mercoledì 28 ottobre 2020

La Berardia subacaulis, una delle specie mitiche che vivono sulle Alpi Marittime

Berardia subacaulis

La Berardia subacaulis, una delle specie mitiche che vivono sulle Alpi Marittime, è dedicata al farmacista di Grenoble Berard vissuto nel XVIII° secolo, secondo Gaston Bonnier e Sandro Pignatti, oppure (salvo che non si tratti della stessa persona) al Professore di chimica di Montpellier Berard, secondo quanto scrive Fred Chittenden, estensore del The Royal Horticultural Society Dictionary of Gardening.

Berardia subacaulis

L'areale italiano di questo rarissimo ed originale fossile vegetale comincia nei pressi del passo di Flamalgal, punto in cui si incontrano la Provincia di Imperia, quella di Cuneo ed il Dipartimento francese delle Alpi Marittime; la presenza della Berardia subacaulis si estende poi sino alle cime sovrastanti Bardonecchia.

Berardia subacaulis

Nei cladogrammi curati dagli specialisti negli alberi genealogici delle piante la Berardia è tuttora considerato un Genere monospecifico con affinità incerte; è morfologicamente ritenuta  il possibile ipotetico capostipite comune  dei sottogruppi di Composite delle Carduinae e delle Centaureinae.

Secondo la sua carta d'identità  ha portamento nano per la mancanza del fusto, grandi foglie lanuginose e vive ad altitudini comprese fra i 1500 ed i 2500 metri. E’ considerata un residuo tropicale del periodo terziario, apparentemente poco preoccupato, sia del grande caldo secco che del freddo, anche di quello anche  eccessivo.

Berardia subacaulis

Sono ben poche le piante come la Berardia che siano riuscite a sopravvivere alle rigide glaciazioni preistoriche; tuttora conserva l'abitudine di crescere nelle zone di confine degli antichi di ghiacciai  alpini, disegnandone con le sua grandi foglie cotonose i contorni. E' considerata il risultato di una lunghissima, sorprendente evoluzione verificatasi proprio a causa del suo isolamento plurimillenario.

Endemica sui macereti calcarei non assomiglia, neppure vagamente, a nessun'altra specie europea.  In passato era stata considerata prossima all' Onopordum ma recenti studi sostengono che il suo parente più prossimo dovrebbe essere la Warionia saharae che, in ossequio alla sua definizione di specie, risiede nei deserti del Nord Africa condividendo un ambiente simile a quello alpino unicamente per le condizioni estreme: l'elevata temperatura diurna e la forte escursione termica.  

Anche questa specie vanta un'origine antichissima e vive un'esistenza  splendidamente solitaria. Ma non tutti gli specialisti sono d'accordo con la parentela ed alcuni attribuirebbero alla Berardia subacaulis il merito di essersi evoluta in modo assolutamente solitario ed autonomo; senza il suggerimento di nessuno.

La sua biologia è del tutto particolare perché il suo risveglio, comincia a manifestarsi quando è ancora in gran parte coperta dalla neve.

I raggi solari, filtranti  attraverso la coltre nevosa, riscaldano sufficientemente il terreno  staccandolo dal manto sovrastante e creano un modesto spazio vitale simile ad una miniserra; consentono perciò al sistema  vegetativo della pianta di mettersi in azione ed, a neve completamente sciolta, di fiorire e fruttificare frettolosamente per disporsi alla fase di riposo, come avviene ininterrottamente da milioni d'anni.

Berardia subacaulis Vill. (Sin. Berardia lanuginosa Lam. VI-VIII. Nasce sui macereti calcarei alpini dai 1800 sino ai 2700 m.) Forma un rizoma strisciante lungo poco meno di un metro dal diametro di circa 2  centimetri. Alta sino a 15 cm, apre una rosa di foglie picciolate, di forma largamente ovata, coperte da tomento rado sulla pagina superiore e cotonose al di sotto. Il fusto è pressoché inesistente ed il grosso capolino unico ha involucro emisferico, formato da squame intere, lanceolate e lanose. I fiori, tutti ermafroditi hanno la corolla gialla o biancastra  con la fauce laciniata. Il frutto ha forma prismatica a tre angoli e pappo con setole rossastre.


La Warionia saharae Benth. et Coss., 1872 - Wikipedia.

E' una pianta della famiglia delle Asteraceae, endemica dell'Africa nord occidentale. È l'unica specie del genere Warionia (nonché della sottotribù Warioniinae) appartenente alla tribù delle Cichorieae. L'habitus di questa specie è fruticoso (forma arbusti o piccoli alberi) con presenza di latice nelle radici. È una pianta aromatica. Le foglie somigliano a quelle di un cardo (ma senza spine) e sono carnose. I bordi sono grossolanamente dentato-lobati. Le infiorescenze sono composte da capolini terminali e solitari.

I fiori sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice - corolla - androceo - gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono tutti ermafroditi e debolmente zigomorfi (la corolla tubolare è divisa nella metà superiore, quindi non è radialmente simmetrica).

Warionia saharae che vive nelle zone desertiche del Sahara algerino

Secondo gli ultimi studi filogenetici il genere Warionia (e quindi la specie di questa voce) è “gruppo fratello” di tutto il resto della tribù delle Cichorieae e forma un clade monofiletico ben supportato. In effetti questo Genere, da un punto di vista morfologico e molecolare è più vicino alla tribù delle Cichorieae che a qualsiasi altro gruppo delle Asteraceae. Inizialmente era stato collocato nel gruppo delle Cardueae; anche se le caratteristiche del polline lo avvicina a quest'ultimo gruppo, in realtà il latice nelle foglie e negli steli e altre caratteristiche come quelle del floema dimostrano l'appartenenza alle Cichorieae. In questo gruppo in un primo momento Warionia è stato inserito all'interno della tribù Gundelieae DC. ex Lecoq & Juillet, 1831 (insieme al genere Gundelia L.), ma in seguito è stato descritto separatamente. In base al conteggio dei cromosomi e altri dati si può ipotizzare che Warionia e quindi Warionia saharae sia a tutti gli effetti una specie relitta. I capolini, largamente discoidi e con molti fiori, sono formati da un involucro composto da brattee (o squame) all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori tubulosi. Le squame sono disposte su più serie in modo embricato; hanno delle forme lanceolate con apici acuti e basi libere (non sono connate).

Alfredo Moreschi