domenica 12 settembre 2021

Ho dovuto lasciare Napoli, la cattedra, l’università e persino la presidenza dell’Accademia

Ezio Levi da giovane. Su concessione di Viviano Levi D'Ancona - Fonte: Intellettuali in fuga dall'Italia fascista

Flora Aghib in una fotografia successiva al 1939, opera di Benjamin Crane di Detroit. Su concessione della famiglia Levi D'Ancona - Fonte: Intellettuali in fuga dall'Italia fascista

Ezio [Levi d'Ancona] rubava le poche ore libere dall’insegnamento per correre da noi a Firenze.
Conobbe la mia nonna Henriette e la sua fedele amica Miss Dorothea Lucy Mingay. La nonna era stata sorpresa a Parigi, minacciata d’assedio, ai giorni della battaglia della Marna. Il console d’Italia l’aveva avvisata, che non era prudente la sua residenza nella città capitale. Henriette pensò di andare con la sorella Blanche e con le cugine verso il Sud della Francia. Poi si convinse che avrebbe fatto meglio di venire da noi. Insieme a Miss Mingay e alla fedele cameriera casentinese Stella Marianini fece le valigie in grande fretta, diede un semplice giro di chiave alla porta, raccomandò l’appartamento al portiere gallonato e in grande uniforme e si avviò in carrozza alla stazione ferroviaria Paris-Lyon-Méditerranée.
La nonna aveva più di ottant’anni e Miss Mingay ne aveva poco meno.
La stazione era affollata di profughi e i treni partivano senza nessun orario. Le due vecchiette e la Stella riuscirono a trovar posto in un scompartimento e il treno partì. Si udiva lontano il rombo del cannone: era la battaglia della Marna.
Il viaggio in treno fino a Ventimiglia durò cinque giorni; dal fronte i feriti civili riportavano notizie contraddittorie. Finalmente si apprese che Parigi era salva.
A Firenze la nonna prese alloggio all’hotel Savoia, in Piazza Vittorio Emanuele, ora della Repubblica. Veniva quasi ogni giorno a trovarci in via Nardi. Il 6 dicembre 1915 presentammo Ezio alla nonna e subito si stabilì fra di loro un rapporto molto affettuoso. Lei chiamava Ezio «mon petit gendre».
Lo zio Alessandro D’Ancona era morto alla fine del ’14. Ma già a Pisa Ezio aveva conosciuto Adele D’Ancona, che poté finalmente chiamare zia <49. Paolo compiva allora il suo dovere di soldato semplice (si rifiutò categoricamente ad essere ufficiale) in Trentino <50. Giulietta, l’unica figlia dello zio pittore Vito D’Ancona, si era sposata con l’orientalista Carlo Puini <51. La loro figlia Matilde Onori, bella e molto intelligente, veniva a trovarci quasi giornalmente <52. Ezio conosceva già bene le mie amiche Ramorino, Mazzoni e Milani e non ci fu bisogno di presentazioni. Ezio ed io, sempre sotto vigilanza dei miei genitori, come si usava allora nelle famiglie di vecchio stampo, andavamo a passeggiare a piedi al Viale dei Colli, oppure sulla collina di Fiesole. Quando eravamo lontani ci scrivevamo ogni giorno. Ezio mi regalò, per contenere le sue lettere, un bellissimo scatolone di cuoio fregiato d’oro, opera dell’artigianato fiorentino. Lo portai sempre appresso, chiuso per mezzo di una chiavina; ma lo lasciai indietro quando partii con Ezio per l’America.
I tedeschi, o chi per loro, fecero man bassa sullo scatolone; chi lo aprì dev’essere rimasto disilluso ed aver gettato le preziose lettere al vento.
A primavera inoltrata fervevano i preparativi per le nozze; al mese di maggio andai con i miei genitori e con Ezio in Lombardia. A Cremona il papà e la mamma mi fecero un’affettuosissima accoglienza. Luigia mi parve un poco pensosa; sapeva già di avere la vita insidiata dallo stesso male che aveva portato le sue sorelle Maria ed Amelia alla tomba; e si domandava forse, se la giovanissima signorina, molto lontana dalla vita pratica, avrebbe saputo prender cura del suo Ezio. Luigia mi mostrò le fotografie di Ezio bambino e mi disse ch’era stato di una bontà veramente angelica. Due persone lontane dalla realtà com’eravamo noi avremmo saputo far fronte alle tempeste della vita? Così dovette interrogarsi in cuor suo Luigia; e non a torto.
A Mantova conoscemmo Elide ed Enea; il quale era in licenza dal fronte. Ezio chiese ai miei genitori il permesso di uscire noi due soli. Ci avviammo lungo le vecchie vie, passammo davanti al palazzo Gonzaga, attraversammo sul lago di Mantova il ponte San Giorgio, con al centro il vecchio torrione e ci avviammo nella pianura dov’è la tomba di Piero Fortunato Calvi, uno dei martiri di Belfiore.
Mi lasciavo guidare alla cieca; e quale non fu il mio stupor quando Ezio mi condusse per mano verso un boschetto di cipressi, cinto da un muricciolo. Entrai con lui nel cimitero ebraico di Mantova: tutto un candore di semplici lastre tombali sull’erba verde. Ezio mi parlò del nonno pittore, Giuseppe Vita Levi, la cui tavolozza era scolpita in alto rilievo sul marmo. Mi parlò del nonno Lazzaro Cantoni e della sua specchiata onestà: «La parola di Lazzaro Cantoni è una sola». Mi parlò della nonna Pamela che cantava gli antichi romances spagnoli. Mi disse che Pamela portava sempre con sé, in casa e fuori casa, una borsetta di seta nera, dove teneva il fazzoletto e gli occhiali. Pamela diceva ai nipoti: «Dentro la borsetta c’è una busta con la chiave della mia eredità: quando non ci sarò più potrete aprirla, non prima». Quando i nipoti aprirono la busta, con gli occhi annebbiati dalle lagrime per la scomparsa della nonna Pamela, essi trovarono un foglietto solo, sul quale era scritto: «Il nome dell’Eterno sia sopra di voi».
Dopo Cremona e Mantova andammo a Milano, per conoscere Ettore: piccolo magro, intelligente e spiritoso. Per ragioni di salute non era stato accettato alla leva militare; lavorava da ragioniere, sempre circondato da amici. Ezio ci condusse alla Biblioteca Ambrosiana, dove appena laureato, aveva studiato chino sui codici medievali sotto la guida di don Achille Ratti, Papa Pio XI.
Tornammo a Firenze per gli ultimi preparativi prima delle nozze. La zia Adele D’Ancona prospettò il problema del matrimonio religioso. Le nostre due famiglie non erano osservanti; Ezio ed io eravamo molto credenti; Ezio, alla domanda della zia Adele rispose di sì. Quindi i miei genitori si rivolsero al famoso rabbino Shmuel Zvi Margulies <53, il quale venticinque anni prima aveva benedetto le nozze dei miei genitori, in piazza d’Azeglio a Firenze, in casa dello zio Sansone D’Ancona <54.
Il 12 giugno 1916 Ezio ed io ci presentammo coi due testimoni per il rito civile in Palazzo Vecchio. Orazio Bacci, sindaco di Firenze e discepolo di Alessandro D’Ancona ci offrì la tradizionale penna d’oro.
49 Adele Nissim D’Ancona (1853-1932), moglie di Alessandro D’Ancona (1835-1914).
50 Paolo D’Ancona (1878-1964), storico dell’arte e accademico italiano.
51 Giulietta D’Ancona, nata nel 1857, figlia del pittore macchiaiolo Vito D’Ancona si era sposata con Carlo Puini (1839-1024). Su Vito D’Ancona e sulla figlia Giulietta che appare in vari dei suoi ritratti, si veda I. Ciseri, Vito D’Ancona, Edizioni del Soncino, Soncino 1996. Puini fu uno dei primi orientalisti in Italia, ricordato soprattutto come sinologo ma anche traduttore dal giapponese. Dal 1878 al 1920 insegnò Storia e Geografia dell’Asia Orientale all’Università di Firenze. La sua ampia raccolta di arte orientale fu venduta al castello Sforzesco nel 1926. Si veda L. Vitali, La raccolta Puini al Castello Sforzesco, «Le arti plastiche», III (16), 1926, p. 65.
52 Matilde Puini Onori moglie del notaio Ferdinando Onori.
53 Sul rabbino Shumel Zvi Margulies (1858-1922) e David Prato (1882-1951), si veda ad vocem A. Piattelli, Repertorio biografico dei rabbini italiani, 1861-2015, Gerusalemme 2017.
54 Su Sansone D’Ancona (1814-1894), finanziere e uomo politico, si veda L. Levi D’Ancona, Borghesia ebraica: visioni della famiglia tra Firenze e Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, tesi di laurea, Università di Firenze 1998.

(a cura di) Luisa Levi D’Ancona Modena, Flora Aghib Levi D’Ancona, La nostra vita con Ezio e ricordi di guerra, Biblioteca di storia, 38, Firenze University Press, 2021

Ezio Levi con il figlio Viviano nel 1938 - Fonte: Luisa Levi D’Ancona Modena, Op. cit.

Villa Fattoria Levi D'Ancona, a San Piero in Frassino, Ortignano Raggiolo, (AR). La cartolina è un disegno di Flora Aghib di inizio anni '20 - Fonte: Luisa Levi D’Ancona Modena, Op. cit.

Lettera di Ezio Levi D'Ancona, 1940. Fanny Zlabovsky-National Council of Jewish Women case files, MS 508, CL, b. 1, f. 41. Su concessione di The University of Texas at El Paso Library - Fonte: Intellettuali in fuga dall'Italia fascista

Flora Aghib a Fanny Zlabovsky, 1940. Fanny Zlabovsky-National Council of Jewish Women case files, MS 508, CL, b. 1, f. 41. Su concessione di The University of Texas at El Paso Library - Fonte: Intellettuali in fuga dall'Italia fascista

«Ho dovuto lasciare Napoli, la cattedra, l’università e persino la presidenza dell’Accademia e mi sono ritrovato a vivere a Firenze». Così, nel febbraio 1939, il professor Levi D’Ancona si confidava ad un amico. A 54 anni, doveva ricominciare da capo. Doveva farlo almeno per i suoi figli, che erano cinque, fra i 21 e i 2 anni di età. Ecco perché partì con la moglie per gli Stati Uniti a cercar lavoro presso qualche università, pensando che poco dopo si sarebbero riuniti. Invece avrebbe rivisto soltanto uno di loro.
Storia familiare e formazione
Nato a Mantova il 19 luglio 1884 da una famiglia ferrarese di origini sefardite, Ezio Levi era stato allievo del Collegio Ghislieri e si era laureato in Lettere all’Università di Pavia nel 1906. Si era perfezionato all’Istituto di studi superiori di Firenze, con una tesi sulla poesia del XIV secolo che venne premiata dall’Accademia delle scienze di Torino e pubblicata. Allievo di Pio Rajna e di Alessandro D’Ancona, nel 1916 si era sposato con la nipote di questi, Flora Aghib (1895-1982) e dieci anni dopo, nel 1926, al proprio cognome aveva aggiunto quello materno della moglie che era al contempo quello del proprio maestro. Ebbero cinque figli: Antonio Giacomo nel 1917, Mirella Luigia nel 1919, Vivaldo Ernesto nel 1921, Pier Lorenzo Arturo nel 1926 e Viviano Ludovico Emanuele nel 1937. La famiglia Levi D’Ancona, pur avendo relazioni con altre famiglie ebraiche, non era osservante.
Filologo e ispanista, aveva iniziato come insegnante di lettere nei licei di Lucera e di Napoli, e dal 1912 al 1918 era stato professore di letteratura italiana alla R. Accademia militare di Livorno <1. Nel 1918-19 aveva avuto un incarico di letteratura comparata presso l’Istituto Superiore di Magistero Femminile a Firenze fin quando, nel 1923, era passato a Letterature neolatine all’Università di Palermo e nel 1925 - ad aprile aveva firmato il Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile - aveva chiesto il trasferimento a Napoli dove la Facoltà di Lettere, onorata di acquisire un «cultore valentissimo di letterature romanze […] non ritiene opportuno» sottoporlo a concorso <2.
Specializzatosi nello studio della lingua e della letteratura spagnola, tra il 1929 e il 1931 era stato professore dell’ateneo di Madrid, dal 1934 al 1936 aveva insegnato ai corsi estivi dell’Università di Santander e tenuto varie conferenze all’estero. Era membro dell’Hispanic Society of America a New York dal ’37 <3.
Espulso, estromesso, ma «discriminato»
Fu espulso a seguito delle leggi razziali il 14 dicembre 1938, con DM di cessazione dal servizio del 30 novembre 1938, n. 446. Al suo posto venne nominato professore ordinario Salvatore Battaglia (Catania 1904 - Napoli 1971) che aveva allora 34 anni, e che dal 1924 al 1926 aveva studiato all’università di Firenze per seguirvi, da Catania, il proprio maestro Mario Casella, convinto antifascista e antigentiliano. Levi D’Ancona fu inoltre: espulso dall’Istituto Superiore di Magistero pareggiato femminile Suor Orsola Benincasa di Napoli, estromesso dalla presidenza della Reale accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, dalla Società napoletana di storia patria, nonché dalla direzione della Biblioteca hispanoamericana.
Chiese la «discriminazione per eccezionali benemerenze», poiché aveva prestato servizio in Marina dal 1912 al 1922 ed aveva ottenuto la nomina a ufficiale sottotenente dell’Esercito nel 1936, nonché i riconoscimenti di ufficiale dell’Ordine della corona d’Italia e di commendatore dell’Ordine della corona di Spagna e di Romania. La sua domanda sarebbe stata accolta - previo parere della Demorazza e sentito lo stesso ministro Bottai nel settembre 1940 - quando ormai si trovava all’estero <4. Ma la concessione della cosiddetta «discriminazione» riguardava solo la non applicabilità di alcune minori misure di effettiva discriminazione (RDL n. 1728, 17 novembre 1938, art.16), non certo il recupero del posto universitario.
[...]
Sempre con la moglie al fianco
Ezio e Flora Levi D’Ancona salparono da Genova con la nave Saturnia il 10 dicembre 1939, con un visto temporaneo dichiarando di recarsi a New Orleans dove il professore era stato invitato per il Congresso della Modern Language Association, presieduto da Henry Carrington Lancaster della Johns Hopkins University. Arrivarono a New York il 21 dicembre e all’Immigration officer dichiararono di avere come loro riferimento negli Stati Uniti Charles S. Singleton della Johns Hopkins University a Baltimora <8. Il giorno prima anche Carrington Lancaster aveva scritto a Stephen Duggan dell’ECADFS per raccomandare il collega italiano quale esperto di francese antico <9.
Appena arrivati vennero ospitati da Laura e Enrico Fermi nella loro casa a Leonia, in New Jersey. Il notissimo scienziato gli precisò che in ambiente accademico distante dalla sua disciplina nulla poteva fare, e questo abbatté non poco Ezio. Lui e la moglie presero una camera d’albergo a Manhattan, prenotata per loro dalla sorella della direttrice del Magistero Femminile Suor Orsola Benincasa a Napoli presso cui Ezio aveva insegnato, la quale viveva e lavorava a New York <10.
[...]
Peripezie e aiuti per il permesso di soggiorno
Per trovare lavoro, aveva urgente bisogno di ottenere i documenti che consentissero loro di rimanere negli USA. Tanto più che il figlio Vivaldo stava per raggiungerli in USA dopo molte peripezie. Ezio fece domanda al Consolato degli Stati Uniti a Ciudad Juàrez per ottenere il permesso di immigrante in status extra quota e anche al Consolato messicano a El Paso per entrare in Messico, con l’intento di rientrare da lì con i documenti negli Stati Uniti, come facevano molti emigrati europei. Ancora una volta chiese aiuto, per sé e per sua moglie, a un’organizzazione ebraica soprattutto di donne, cui si rivolse su consiglio della moglie di Sydney Meyers, un musicista e promettente film editor di New York, conosciuto dai Levi D’Ancona tramite amici comuni <13. Il 1° giugno 1940 scrisse perciò a The National Council of Jewish Women (NCJW) di El Paso, in Texas dove funzionava un apposito Committee for Service to the Foreign Born <14.
La pratica venne seguita da Fanny Hutman Zlabovsky che da vent’anni lavorava per gli immigrati europei in quella sede del NCJW, e che gli espose la procedura assai più complicata e onerosa di quanto avessero previsto.
Dovevano dimostrare di avere abbastanza soldi per stare in Messico senza gravare sulla pubblica assistenza, e per ottenere un permesso permanente per gli Stati Uniti lui doveva esibire un contratto di professore per i due anni successivi in un’istituzione accademica americana accreditata, oltre a provare di essere già in precedenza stato professore. Levi D’Ancona aveva un invito della Mary Whiton Calkins Foundation presso il Wellesley College, il più prestigioso college femminile in Massachusetts, ma soltanto per un anno; il Console degli Stati Uniti in Messico era alquanto intransigente e chiedeva anche che il professore straniero fosse essenziale all’istituzione americana che intendeva reclutarlo e non fosse in concorrenza con un professore americano. La Zlabovsky consigliò i suoi assistiti di portarle le carte per esaminarle direttamente; il 30 giugno i Levi D’Ancona arrivarono ad El Paso, e risultò evidente che non solo l’incarico a Wellesley non era biennale ma che il professore italiano aveva dato per scontato che le sue dichiarazioni sul proprio ruolo accademico in Italia fossero sufficienti, mentre non aveva nessun documento che le comprovasse.
Oltre alle sue insistenze vari suoi colleghi americani confermarono le sue qualifiche e il suo c.v. Per sbloccare l’impasse, il console italiano a El Paso lo accompagnò al Consolato statunitense a Juàrez insieme ad un rappresentante del Council of Jewish Women: il non quota visa gli fu comunque negato, per le solite motivazioni. Decise allora di ritornare a El Paso, ma in forza di una legge che era entrata in vigore proprio quel giorno, il 1 luglio 1941, non poteva tornare in Texas senza un permesso del console americano che gli negò anche quello. Fu costretto dunque a rimanere in Messico e siccome ci era entrato senza la formale dichiarazione che era divenuta necessaria, pur avendo un visa messicano, dovette seguire una procedura molto complessa per legalizzare il suo ingresso.
La situazione sembrava senza via d’uscita; fu l’ufficio del NCJW a New York a rivolgersi al Dipartimento di Stato a Washington per chiedere di risolvere il caso dei coniugi Levi D’Ancona.
Dopo sette settimane di obbligata attesa a Juárez, il parere fu positivo, ma sempre per la mancante documentazione sul ruolo accademico tenuto in Italia da Levi D’Ancona gli avrebbero rilasciato un visa solo se lui e la moglie fossero rientrati nella quota italiana, previo accertamento da parte del Consolato americano in Italia. In realtà emerse poi che solo il Consolato americano di Lisbona poteva garantire sulle quote dei paesi mediterranei, e dunque dovettero interpellare anche quello. La risposta giunse il 21 agosto 1941, e fu favorevole.
Ezio e la moglie partirono subito; si fermarono a New York presso il solito Emerson Hotel al 111 West 75th Street, e ripartirono per Wellesley alla fine di ottobre, per sistemarsi giusto prima che il professore iniziasse ad insegnare.
Decisivo era stato proprio l’intervento della presidente del Wellesley College, donna alquanto eccezionale divenuta la prima capitano della USA Navy; Mildred H. McAfee (1900-1994) <15 aveva fatto pressione in favore del professore italiano sul Consolato americano in Messico e si era recata personalmente al Dipartimento di Stato a Washington, come risulta dalla corrispondenza conservata dal NCJW; aveva dichiarato Levi D’Ancona necessario al suo College e, poiché non poteva estendergli la fellowship che aveva sempre durata annuale, aveva proposto di dividere su due anni il salario di 5000 dollari, in modo da soddisfare il requisito richiesto.
Quest’ultima proposta non convinse, tuttavia il permesso era stato finalmente accordato.
Tutto risolto perciò, con grande soddisfazione anche degli uffici del NCJW che considerarono quello di Levi D’Ancona un caso pilota da far valere anche per altri loro assistiti <16. In quanto a lui, l’incarico di Mary Whiton Calkins visiting professor di italiano al Wellesley College era appunto solo temporaneo.
1 Come risulta dal c.v. in inglese che presentò all’Emergency Committee in Aid of Displaced Foreign Scholars di New York nel 1939. Cfr. NYPL, MAD, ECADFS, I.B. Non Grantees, b. 87, f. 27, «Levi D’Ancona, Ezio», 1939-41, c.v. 1939.
2 ACS, MPI, DGIU, Divisione I, Professori ordinari, 3° versamento (1940-1970), b. 268, f. «Levi D’Ancona, Ezio», Consiglio di facoltà, seduta del 3 novembre 1925.
3 NYPL, MAD, ECADFS, I.B. Non Grantees, b. 87, f. 27, «Levi D’Ancona, Ezio», 1939-41, c.v. 1939.
4 Antonella Venezia, La Società Napoletana di Storia Patria e la costruzione della nazione, Napoli, Federico II University Press, 2017, p. 183.
8 Ellis Island Foundation, Passenger Search, ad nomen <https://www.libertyellisfoundation.org> (accesso su registrazione 20 novembre 2018).
9 NYPL, MAD, ECADFS, I.B. Non Grantees, b. 87, f. 27, «Levi D’Ancona, Ezio», 1939-41, lettera di H. Carrington Lancaster a S. Duggan, 20 dicembre 1939.
10 Notizie tratte da F. Aghib, La mia vita con Ezio, cit.
13 Sidney Meyers, movie director [obituary] «New York Times», 5 dicembre 1969. La moglie era Edna Ocko Meyers; all’epoca Meyers (1906-1969) che aveva studiato alla Cuny ed era cresciuto in una famiglia ebrea di polacchi immigrati a East Harlem, lavorava per il Federal Arts Project della Work Projects Administration, sotto i cui auspici nel 1937 aveva diretto il film People of the Cumberland.
14 Per questa lettera e tutta la corrispondenza relativa alla richiesta di permesso di soggiorno negli USA, vedi The University of Texas at El Paso Library, Fanny Zlabovsky-National Council of Jewish Women case files, MS 508, C.L., b. 1, f. 41, «D’Ancona, Ezio Levi», 1940.
15 Elizabeth G. Hendricks, Mildred McAfee Horton (1900-1994). Portrait of a Pathbreaking Christian Leader, «The Journal of Presbyterian History», 76, 2, 1998, pp. 159-174, e Regina T. Akers, Horton, Mildred McAfee in Susan Ware (ed.), Notable American women. A Biographical Dictionary Completing the Twentieth Century, Cambridge (MS), Harvard University Press, 2004, pp. 311-313.
16 Tutto il caso è riferito dal NCJW, in un dettagliato rapporto su «Levi D’Ancona Ezio», 27 marzo 1941, con l’intensa corrispondenza da giugno a ottobre 1941 fra i vari personaggi ed enti citati, vedi The University of Texas at El Paso Library, Fanny Zlabovsky-
National Council of Jewish Women case files, MS 508, C.L., b. 1, f. 41, «D’Ancona, Ezio Levi»,1940.
Patrizia Guarnieri, Ezio Levi D’Ancona in Intellettuali in fuga dall’Italia fascista, © Firenze University Press 2019, ISBN: 978-88-6453-872-3