mercoledì 18 ottobre 2023

I rapporti, che le forze partigiane ebbero con la popolazione, sono descritti analizzando la situazione nei vari comuni

Uno scorcio di Valcellina. Fonte: Wikipedia

La maggior parte dei volumi sulla Resistenza è di carattere politico militare; all’interno di questa categoria vi sono testi strettamente militari che analizzano l’evolversi del movimento partigiano descrivendo le formazioni, il territorio in cui operarono e le principali azioni militari, opere che studiano la presenza tedesca, analisi politiche dei rapporti fra le varie componenti partigiane e testi in cui vi sono sia analisi politica sia storia militare. L’insieme di questi testi fa capire l’importante apporto dato dalla Destra Tagliamento alla guerra di liberazione.
Il primo volume pubblicato sulla Resistenza [in Friuli Venezia Giulia] è opera di G.A. Colonnello; l’autore, che fu tra gli organizzatori delle prime formazioni partigiane nelle zone alpine e pedemontane dei mandamenti di Spilimbergo, Maniago e Pordenone, per la stesura di questo volume si avvale di una serie di documenti di fonte comunista, del C.L.N., e di organi tedeschi e fascisti. <2
Colonnello afferma che il movimento di lotta popolare contro l’invasore fascista, da parecchio in atto in Jugoslavia, e in particolare nelle vicinanze del confine con l’Italia, ha in misura notevole favorito, dopo l’8 settembre 1943, nel Friuli orientale, dapprima, e altrove poi, il sorgere di un movimento partigiano che ebbe a base l’avversione all’impopolare e disastrosa guerra fascista contraria ai sentimenti individuali del popolo italiano e in contrasto con le tradizioni e gli interessi della nazione, nonché l’insofferenza verso il regime che l’aveva imposta e le forze sociali nel cui interesse era condotta <3.
Colonnello pone l’accento sul fatto che per salire in montagna e inquadrarsi in reparti armati, l’8 settembre 1943 e successivamente, non ci fu ordine di mobilitazione, la via della lotta e del sacrificio, che definisce quella dell’onore e del riscatto, fu affrontata istintivamente, patriotticamente.
Questo è per l’autore il segno più tangibile che la Resistenza è sorta da una spinta della dignità umana, spinta che risale virtualmente al periodo in cui nacque il fascismo. <4 L’autore afferma che il popolo friulano, nella sua stragrande maggioranza, il giorno in cui la vecchia classe dirigente abbandonava il paese, inerme, all’invasione tedesca, cementava la propria unità e la propria volontà di lotta per il riscatto; accusando così in modo netto la classe dirigente italiana. <5
In questo volume si parla dei Gap (gruppi armati patriottici) [n.d.r.: la vera definizione era, invece, Gruppi d'Azione Patriottica] e si spiega la loro importanza; <6 i Gap erano nuclei partigiani creati per la guerriglia urbana, dai primi mesi dell’occupazione tedesca, la cui azione fu rivolta al disarmo dei presidi cittadini, nonché al sabotaggio dei mezzi di comunicazione tedeschi e di qualche impianto e ad attentati contro ufficiali tedeschi, dirigenti del Pfr (partito fascista repubblicano), spie e delatori riconosciuti. <7
Nel testo compare un elenco delle brigate garibaldine e osovane con l’indicazione della zona in cui operavano, dei comandi e delle principali azioni. <8
Colonnello assicura che gli osovani furono tenuti meno in considerazione, dai tedeschi, rispetto ai garibaldini; questo secondo lui sarebbe dimostrato dalla dichiarazione del comandante Globocknik che si diceva disposto a favorire gli osovani se si fossero schierati contro i garibaldini, <9 ma allo stesso tempo afferma che il movimento osovano può essere considerato alla pari di quello garibaldino per via di un’onesta e fattiva collaborazione. <10
L’autore parla della crisi di Pielungo e racconta che Verdi, comandante delle formazioni Osoppo gruppo ovest, era ritenuto responsabile di un rovescio, subito a Pielungo il 19 luglio 1944, dovuto secondo le accuse ad incapacità e impreparazione militare. Colonnello afferma che la causa principale del problema fu la mancanza, di continuo sollecitata dalla Garibaldi, di un funzionante comando unico di coordinamento, almeno in senso operativo. <11
L’autore parla della Valcellina, raccontando le azioni tedesche contro Barcis e le motivazioni che le hanno causate; nell’estate del 1944 Barcis costituiva una sorta di “distretto militare” partigiano, vale a dire un centro di raccolta, di preparazione e di coordinamento delle forze della libertà ivi confluenti dalle vallate e dalla pianura per inserirsi nelle formazioni osovane e garibaldine; <12 e proprio per questo fu colpita così duramente. Raccontando gli eventi di Barcis l’autore afferma che gli uomini della X Flottiglia Mas non furono per nulla inferiori ai tedeschi nella tecnica terroristica e criminale. <13
L’autore parla dei cosacchi e di come si insediarono in Carnia e in altre zone del Friuli. Hitler aveva promesso il territorio della Carnia ai cosacchi in cambio della loro attività antipartigiana. La connotazione che viene data dei cosacchi è altamente negativa, sono definiti una “cenciosa e anacronistica armata di mercenari” e una “accozzaglia di elementi scacciati dalla rivoluzione di ottobre e di disertori e traditori”. <14
In questo testo, l’autore, nel descrivere sono i principali eventi della guerra di Liberazione dà giudizi molto netti sulle questioni politico-militari.
Nel 1971, è pubblicato un saggio composto da testimonianze di Gian Pietro Boria e di alcuni ex appartenenti alla V^ Brigata Osoppo. Nella prefazione si afferma che questo scritto, pur non essendo esauriente, è stato pubblicato in quanto primo tentativo di ricostruzione delle vicende di una delle più efficienti brigate del Gruppo Divisioni Osoppo Friuli <15. Gli autori ripercorrono le vicende della Quinta Brigata Osoppo dalle origini, nel giugno 1944, fino alla liberazione, analizzando i principali eventi di cui la brigata fu protagonista e i rapporti che ebbe con la popolazione, con il clero e con l’autorità civile. All’inizio del testo sono elencati i vari gruppi, che dal periodo immediatamente successivo all’8 settembre, operavano fra la Valcellina, il Piancavallo e la zona di Sacile <16; i primi gruppi erano formati soprattutto da studenti ed ex ufficiali. Gli autori affermano che il comando della Osoppo aveva deciso di inviare, nel giugno 1944, un gruppo di trenta uomini nella zona di Piancavallo in quanto sapeva della presenza di gruppi locali che si trovavano in zona e voleva dargli un indirizzo unitario e maggior consistenza militare <17.
I rapporti, che le forze partigiane ebbero con la popolazione, sono descritti analizzando la situazione nei vari comuni; nel saggio si afferma che i partigiani furono accolti in modo caloroso dagli abitanti di Barcis e Claut, che diedero un grande contributo alla guerra di liberazione <18. Gli autori affermano che dopo l’incendio di Barcis la popolazione della Valcellina ebbe un atteggiamento meno favorevole verso i partigiani, per timore di ulteriori rappresaglie sia per l’opera denigratoria compiuta dai commercianti che temevano una riduzione dei loro affari dovuta all’attività partigiana. <19 Il rapporto fra la Resistenza e il clero è definito discontinuo e incerto <20. Dalla descrizione dei comportamenti dei parroci dei principali centri della Valcellina si evince che non si compromisero con la Resistenza; nella maggior parte dei casi i parroci non espressero le proprie idee ma si preoccuparono soprattutto di salvaguardare i loro paesi dai pericoli della guerra civile <21.
[NOTE]
2 G.A.COLONNELLO, Guerra di Liberazione. Friuli-Venezia Giulia - Zone Jugoslave, Ed. Friuli, Udine, 1965, p. 19
3 AA.VV., La Resistenza nel Friuli e nella Venezia Giulia - guida bibliografica, Ribis, Udine, 1979, p. 35
4 Ivi, p 20
5 Ivi, p. 22
6 Ivi, p. 38
7 AA.VV., Dizionario della Resistenza vol.2, Einaudi, ,Torino, 2001, pp. 209-210
8 Ivi, pp. 52-71
9 Ivi, p. 154
10 Ivi, p. 155
11 Ivi, p. 155
12 Ivi, p. 171
13 Ivi, p.172
14 Ivi, p. 208
15 AA.VV., La Resistenza in Valcellina: appunti sull’attività della Quinta Brigata “Osoppo Friuli” in Storia contemporanea in Friuli vol. 1, Istituto Friulano perla Storia del Movimento di liberazione, Udine, 1971, p. 51.
16 Ivi, pp. 51- 52.
17 Ivi, p. 51
18 Ivi, p. 53
19 Ivi, p. 54
20 Ivi, p. 54
21 Ivi, p. 54
Andrea Bortolin, La storiografia sulla guerra di Liberazione sulla Destra Tagliamento, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, 2007