Assimilabile al ruolo di pontiere tra l’egemonia marsigliese, di cui fu protagonista, e la debuttante Banda della Magliana, Abbruciati trovò nel testaccino Franco Giuseppucci il punto di snodo per coniugare l’esigenza di reinvestimento dei capitali illeciti con l’arruolamento di manovalanza spuria. Figlio di una famiglia di fornai, Giuseppucci detto “er negro” o “er fornaretto” fu, sin da giovane età, simpatizzante del Movimento Sociale Italiano. Leader della batteria della zona Testaccio specializzato, dopo l’omicidio del suo alter ego Franco Nicolini, nella gestione del gioco d’azzardo e dei prestiti usurai, egli seppe volgere a proprio favore il coevo processo di trasformazione avuto luogo nei comparti criminali autoctoni e nel terrorismo nero. In questo, giocò un ruolo decisivo la pregressa conoscenza con Massimo Carminati, picchiatore neofascista di istanza nella sezione del Fuan di via Siena, nel quartiere Nomentano. Tornato agli oneri della cronaca con l’inchiesta Mafia Capitale, Carminati fu l’icona di una galassia neofascista risorta dopo la contestazione generazionale del '77 e il fallito progetto insurrezionalista di Ordine Nero. In un’Italia in pieno compromesso storico <680, scossa dalla partecipazione frontale dei gruppi giovanili neofascisti nella protesta, e dalla nascita di una corrente missina (Linea Futura) migrata da posizioni evoliane ad un fervente interesse per la questione sociale <681, il terrorismo eversivo, rimasto compresso da un rautismo nuovamente egemonico tra i giovani e dalla resa della vecchia guardia micheliniana, fu chiamato ad una svolta identitaria. Con l’avvento dei Campi Hobbit ideati da Tarchi e Simeone, e con essi delle teorie movimentiste <682, prese vita il tentativo di oltrepassare la dogmatica neofascista del secondo dopoguerra dall’esterno, tracciando lo scenario di una terza via percorribile solo attraverso l’allontanamento dalle memorie storiche del fascismo <683 e la riscoperta di un umanesimo culturale.
A dover di cronaca, va pur detto che questo esperimento di riconversione in un grande movimento nazional-rivoluzionario trova i natali nella cronistoria del pensiero Frediano, impegnato dal 1969 a preparare il terreno per un anarchismo di destra che poté rinnegare tutto fuorché la sua discendenza evoliana <684. Si coniuga con questa visione la collaborazione intrattenuta proprio nel 1977 tra il futuro gruppo dirigente di Terza Posizione (Fiore, Adinolfi, Spedicato, Pisa) e il teologo padovano, artefice di un potere d’iniziativa diffuso fin dentro gli istituti penitenziari attraverso il mensile Quex.
Il tutto conduce, quindi, ad una visione fortemente scettica del mito dello “spontaneismo” armato, volendo in questa sede rimarcare la sua più totale conformazione a dottrine politiche (nichilismo di destra, rifiuto delle strutture gerarchiche, etica del legionario, movimentismo) già preesistenti nel prisma identitario del neofascismo italico, oltre alla totale ingerenza in un mosaico che su Roma incontrava condizioni e necessità contingenti. Più che indicarlo quale metodologia di lotta, si è concordi nel ritenere lo stesso quale zona di confine tra azione politica, sfogo esistenziale e interspazio criminale <685, avvalorando suddetta tesi con evidenze e riscontri probatori emergenti da una sua collocazione strategica nel reticolato delittuoso ad oggetto.
In un clima di per sé rovente, e in una metropoli minacciata dall’espansionismo mafioso, saranno i fatti di Acca Larenzia <686 del 7 gennaio 1978 a suggellare la migrazione di masse giovanili nelle fila della lotta armata. In questo spaccato di romanità andarono, così facendo, a precostituirsi le condizioni per un ritrovato stadio del binomio mala-terrorismo, traente profitto da sincroniche - e parallele - manifestazioni dei percorsi evolutivi intrinseci a sodalizi e gruppi. Per quanto concerne la galassia neofascista, la predisposizione genetica ad una configurazione pulviscolare fu accentuata dall’estrema labilità delle forme organizzative emergenti: una moltitudine di microunità in continuo movimento e scambio di componenti e iniziative, nella quale i militanti ebbero possibilità di trasmigrare con estrema facilità da un gruppo all’altro, o di partecipare indifferenziatamente ad azioni di più gruppi <687. In ordine a tali motivi, laddove il tentativo di fornire una precisa classificazione abbia fallito nel suo intento, rimane pacifico identificare la leadership di questa costellazione associativa in seno a tre grandi scomparti: Costruiamo l’Azione; Terza Posizione, e i Nuclei Armati Rivoluzionari.
[NOTE]
680 N. RAO, La fiamma e la celtica. Sessant’anni di neofascismo da Salò ai centri sociali, Sperling & Kupfer editore, Milano 2006, pag.249.
681 Emblematico fu a riguardo il discorso tenuto dall’On. Pino Rauti nel congresso romano del gennaio 1977. Con il suo intervento l’ex leader del centro studi Ordine Nuovo poggiò le basi per il superamento di una destra conservatrice, corporativista, volgendo lo sguardo a quello che verrà poi etichettato come un tentativo in salsa missina di “gramscismo di destra”.
682 N. RAO, La fiamma e la celtica. Sessant’anni di neofascismo da Salò ai centri sociali, Sperling & Kupfer editore, Milano 2006, pag.252.
683 F. FERRARESI, La destra eversiva, Feltrinelli, Milano, 1984, pag. 74.
684 J. EVOLA, Cavalcare la tigre, Vanni Scheiwiller, Milano 1961.
685 F. FERRARESI, La destra eversiva, Feltrinelli, Milano, 1984, pag. 89.
686 Nell’agguato alla sezione missina di via Acca Larenzia perderanno la vita gli studenti Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta.
687 F. FERRARESI, La destra eversiva, Feltrinelli, Milano, 1984, pag. 78.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021
A dover di cronaca, va pur detto che questo esperimento di riconversione in un grande movimento nazional-rivoluzionario trova i natali nella cronistoria del pensiero Frediano, impegnato dal 1969 a preparare il terreno per un anarchismo di destra che poté rinnegare tutto fuorché la sua discendenza evoliana <684. Si coniuga con questa visione la collaborazione intrattenuta proprio nel 1977 tra il futuro gruppo dirigente di Terza Posizione (Fiore, Adinolfi, Spedicato, Pisa) e il teologo padovano, artefice di un potere d’iniziativa diffuso fin dentro gli istituti penitenziari attraverso il mensile Quex.
Il tutto conduce, quindi, ad una visione fortemente scettica del mito dello “spontaneismo” armato, volendo in questa sede rimarcare la sua più totale conformazione a dottrine politiche (nichilismo di destra, rifiuto delle strutture gerarchiche, etica del legionario, movimentismo) già preesistenti nel prisma identitario del neofascismo italico, oltre alla totale ingerenza in un mosaico che su Roma incontrava condizioni e necessità contingenti. Più che indicarlo quale metodologia di lotta, si è concordi nel ritenere lo stesso quale zona di confine tra azione politica, sfogo esistenziale e interspazio criminale <685, avvalorando suddetta tesi con evidenze e riscontri probatori emergenti da una sua collocazione strategica nel reticolato delittuoso ad oggetto.
In un clima di per sé rovente, e in una metropoli minacciata dall’espansionismo mafioso, saranno i fatti di Acca Larenzia <686 del 7 gennaio 1978 a suggellare la migrazione di masse giovanili nelle fila della lotta armata. In questo spaccato di romanità andarono, così facendo, a precostituirsi le condizioni per un ritrovato stadio del binomio mala-terrorismo, traente profitto da sincroniche - e parallele - manifestazioni dei percorsi evolutivi intrinseci a sodalizi e gruppi. Per quanto concerne la galassia neofascista, la predisposizione genetica ad una configurazione pulviscolare fu accentuata dall’estrema labilità delle forme organizzative emergenti: una moltitudine di microunità in continuo movimento e scambio di componenti e iniziative, nella quale i militanti ebbero possibilità di trasmigrare con estrema facilità da un gruppo all’altro, o di partecipare indifferenziatamente ad azioni di più gruppi <687. In ordine a tali motivi, laddove il tentativo di fornire una precisa classificazione abbia fallito nel suo intento, rimane pacifico identificare la leadership di questa costellazione associativa in seno a tre grandi scomparti: Costruiamo l’Azione; Terza Posizione, e i Nuclei Armati Rivoluzionari.
[NOTE]
680 N. RAO, La fiamma e la celtica. Sessant’anni di neofascismo da Salò ai centri sociali, Sperling & Kupfer editore, Milano 2006, pag.249.
681 Emblematico fu a riguardo il discorso tenuto dall’On. Pino Rauti nel congresso romano del gennaio 1977. Con il suo intervento l’ex leader del centro studi Ordine Nuovo poggiò le basi per il superamento di una destra conservatrice, corporativista, volgendo lo sguardo a quello che verrà poi etichettato come un tentativo in salsa missina di “gramscismo di destra”.
682 N. RAO, La fiamma e la celtica. Sessant’anni di neofascismo da Salò ai centri sociali, Sperling & Kupfer editore, Milano 2006, pag.252.
683 F. FERRARESI, La destra eversiva, Feltrinelli, Milano, 1984, pag. 74.
684 J. EVOLA, Cavalcare la tigre, Vanni Scheiwiller, Milano 1961.
685 F. FERRARESI, La destra eversiva, Feltrinelli, Milano, 1984, pag. 89.
686 Nell’agguato alla sezione missina di via Acca Larenzia perderanno la vita gli studenti Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta.
687 F. FERRARESI, La destra eversiva, Feltrinelli, Milano, 1984, pag. 78.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021
