sabato 20 dicembre 2025

I redattori di «Controspazio» saranno impegnati a sostenere una concezione autonoma della disciplina

Fonte: Elena Sofia Moretti, Op. cit. infra

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo, con le sollecitazioni provenienti dagli avvenimenti internazionali come la guerra in Vietnam e i movimenti di rivolta che divampano a Parigi tra il maggio e il giugno 1968, anche in Italia si assiste all’esplosione delle lotte studentesche e operaie. Non è questa la sede per trattare le complesse vicende del ‘68, ma è utile rilevare quanto la situazione di instabilità produca un generale clima di tensione in ambito politico-sociale, coinvolgendo le maggiori istituzioni culturali. Gli studenti, sull’esempio del Maggio Francese, occupano in massa le principali università italiane; la Facoltà di architettura di Roma a Valle Giulia è teatro di forti scontri tra studenti e polizia, mentre a Milano il Movimento prende d’assalto la sede del Corriere della Sera in via Solferino. Anche la XIV Triennale di Milano del 1968 - curata quell’anno da Giancarlo De Carlo e dedicata al “grande numero” <1 -, viene occupata dagli studenti in lotta nel suo primo giorno di apertura <2; mentre la XXXIV Biennale di Venezia vede la luce con estrema difficoltà per le accese proteste studentesche sostenute da numerosi artisti <3. Dal 1968 è possibile osservare come in ambito culturale emergano una pluralità di posizioni critiche e teoriche tali da caratterizzare questo periodo come uno dei più ricchi di ricerche rivolte soprattutto a tematiche che esulano dalla normale pratica professionale <4. L’inquieto clima sembra trovare eco anche nelle pagine delle riviste, che si schierano al fianco degli studenti e si fanno sovente portavoce delle istanze e dei temi legati alla contestazione, divenendo uno dei principali strumenti per la registrazione degli eventi in atto <5. Solo «Domus» e «Abitare» sembrano sottrarsi alla “cultura dell’impegno”, mantenendo una gestione più “diplomatica” e apolitica dei propri contenuti editoriali <6.
In ambito architettonico, proseguono le avventure editoriali nate nella seconda metà degli anni Sessanta come «Marcatré» e «Op. Cit.»; a queste nel 1966 si aggiunge, tra le altre, «Città e società» diretta da Vittorino Colombo, mentre «Lotus» cambia aspetto e dal terzo numero del 1967 Alfieri assume l’esclusiva direzione della rivista. In particolare, il periodico si dota del sottotitolo “rivista” e non più “annuario”, dove al catalogo standardizzato delle opere è sostituito uno spazio per la ricerca teorica e critica <7. Nel 1969 nasce anche la rivista di Marco Dezzi Bardeschi e Francesco Guerrieri dal titolo «Necropoli», e nel 1970, dal numero 349, «Casabella» passa sotto la supervisione di Alessandro Mendini, che le associa il nuovo sottotitolo “Rivista di architettura, urbanistica e disegno industriale”, rendendo così evidente il carattere interdisciplinare che il periodico intende assumere. Nello stesso anno, Giorgio Trebbi e Glauco Gresleri fondano a Bologna la rivista «Parametro», mentre a Venezia vengono pubblicate in forma periodica le ricerche svolte all’Istituto Universitario di Architettura nei corsi di Carlo Aymonino, Romeo Ballardini, Guido Canella, Costantino Dardi, Gianni Fabbri, Pierluigi Nicolin, Raffaele Panella e Gianugo Polesello intitolate "Per una ricerca di progettazione" <8.
È in questa geografia di iniziative editoriali che, nel giugno del 1969, Portoghesi e un nutrito gruppo di giovani critici e architetti, fondano a Milano la rivista mensile «Controspazio». Tra gli studi che si sono occupati la rivista si registrano due tesi di laurea di Alessandro Fiorio (2004/2005) e Antonietta Bonanno (2005/2006) che si sono rivelate utili per circoscrivere alcune aree di interesse tematico <9. Inoltre, tra gli scritti che hanno trattato la rivista, è possibile menzionare alcune pagine del libro di Francesco Tentori "L'architettura contemporanea in dieci lezioni" <10, Carlo Gandolfi, che ha scritto la voce “Controspazio” nel volume "Architettura del Novecento. Teoria, scuole, eventi" <11 e Paolo scrivano nel suo saggio dedicato ai primi anni di uscita del periodico <12. Di «Controspazio», descritta come «la migliore rivista italiana del secondo dopoguerra», Tentori, in particolare, individua due periodi redazionali che hanno attraversato la sua avventura editoriale: il primo, a prevalente direzione milanese, arriva sino al 1972; il secondo, guidato soprattutto da protagonisti della scena architettonica romana, si sviluppa nell’arco temporale 1973-81 <13. Claudio D’amato, in un articolo del 2018 dedicato alla rivista e apparso sul numero di «Festival dell’Architettura Magazine» dedicato a "Le piccole riviste di architettura del XX secolo", scrive che il periodo romano del periodico può essere suddiviso in due ulteriori “stagioni”, dal 1973 al 1976 e dal 1976 al 1981 <14. Ciò è vero se si considerano gli importanti cambiamenti che avvengono in «Controspazio» dal 1976, sia per l’azzeramento della redazione e la conseguente riorganizzazione interna, sia sotto la forma di una nuova veste grafica <15. Complessivamente, le pubblicazioni raggiungono la numerazione di 102 copie, anche se, in realtà, si contano in tutto circa 60 fascicoli effettivi per la presenza di doppie uscite che si accumulano soprattutto nei primi anni di attività. Dal 1969 «Controspazio» pubblica 7-8 fascicoli l’anno, nel periodo dal 1973 al 1976, nonostante la rivista continui ad essere mensile, le uscite sono circa quattro l’anno, mentre dal 1977 al 1981 il periodico diventa bimestrale ma le pubblicazioni continuano ad essere irregolari e si contano quattro numeri l’anno o, come nel caso del 1981, solo un fascicolo <16.
Un documento inedito, riportato da D’Amato nel 2014 nel volume "Studiare l’architettura" <17, sembra sottendere una genesi romana della proposta editoriale <18. Il documento si riferisce alla messa a punto del numero 0, come una sorta di “manifesto programmatico”. Tra i suoi estensori, D’Amato menziona un gruppo di giovani allievi di Portoghesi alla Facoltà di Architettura di Roma, molti dei quali appartenenti all’associazione studentesca di sinistra Goliardi Autonomi <19. L’estratto, scrive D’Amato, esalta il ruolo della politica come «vera finalità dell’architettura, tutta vista in funzione di un processo rivoluzionario in cui essa avrebbe dovuto catarticamente dissolversi» <20. Il dato sembra confermato da Portoghesi in un articolo apparso su «Casabella» nel 2001 <21. «L’ipotesi culturale della rivista», scrive Portoghesi, «era nata a Roma e doveva contenere, in pieno clima sessantottino, una forte implicazione con le istanze del movimento studentesco in campo architettonico» <22. Si tratta, in realtà, di una linea di pensiero assai distante da quella che effettivamente sarà perseguita dal periodico. Diversamente, dal 1969, «Controspazio» si sottrarrà dall’avanzare una visione prettamente politica dell’architettura e i suoi redattori saranno impegnati a sostenere una concezione autonoma della disciplina <23. Come è possibile leggere ancora su «Casabella», sarebbe stata la collaborazione con Ezio Bonfanti a porre le basi che aiutarono Portoghesi a orientare la rivista, impostando una proposta editoriale in modo da «coinvolgere l’ondata ideologica senza esserne travolti» <24. Il primo numero, infatti, sembra evidenziare molte di queste contraddizioni <25. Ne è un esempio la stridente vicinanza dell’articolo di Bonfanti sul tema dell’autonomia dell’architettura con quelli dedicati all’architetto Louis I. Kahn che, al contrario, affrontano il lavoro dell’architetto da un punto di vista ideologico. In tal senso, l’analisi della prima uscita di «Controspazio», per il suo valore seminale, offre la possibilità di avanzare alcune riflessioni relative ai temi e ai problemi intorno ai quali si svilupperà effettivamente il lavoro critico dei suoi protagonisti. Si tratta di una sorta di “numero-manifesto”, non privo di incongruenze, che costituisce un necessario punto di partenza per l’indagine.
[NOTE]
1 Quattordicesima Triennale di Milano, catalogo ufficiale XIV Triennale, Milano, 1968. Cfr. anche: C. Guenzi, XIV Triennale: una selezione difficile, in «Casabella», n. 325, 1968, pp. 4-21.
2 Sull’occupazione della XIV Triennale del 1968 cfr.: C. Guenzi, La Triennale occupata, in «Casabella», n. 325, 1968, pp. 82-85; C. Guenzi, La Triennale del re, in «Casabella», n. 333, 1969, pp. 34-38. La programmazione della Triennale, sino al 1968, era stata interrotta solo durante la Seconda Guerra Mondiale.
3 Alle proteste degli studenti in Piazza San Marco segue una violenta repressione da parte della polizia la sera prima dell’apertura. Diciotto artisti italiani ritirano le loro opere dalla Biennale come forma di protesta, altri rivoltano i dipinti verso le pareti; alcuni hanno scritto sul retro “la Biennale è fascista”. La mattina del 18 giugno i cancelli vengono aperti ma la manifestazione ufficiale è ridotta ai minimi termini mentre artisti e studenti si riuniscono in assemblea permanente all’Accademia occupata. Sulla Biennale cfr.: G. Celant, Una Biennale in grigioverde, in «Casabella», n. 327, 1968, pp. 52-53; P. Restany, La Biennale poids-plume a raté son suicide, in «Domus», n. 466, 1968, pp. 42-50.
4 U. La Pietra, Ricerca, in Cinquanta anni di architettura italiana 1928-1978, catalogo della mostra (Milano - Palazzo delle stelline, 28 marzo - 13 maggio 1979), Domus, Milano 1979, pp. 12-14. Si veda anche: A. Muntoni, Storia e Movimento Moderno, teorie e ricerche progettuali dopo il ’68, in Il dibattito architettonico in Italia 1945-1975, a cura di C. Conforto et al., Bulzoni, Roma, 1977, pp. 177-178.
5 Cfr.: S. Micheli, Le riviste italiane di architettura, in Italia 60/70. Una stagione dell’architettura, a cura di M. Biraghi et al., Il poligrafo, Padova, pp. 125-138.
6 Micheli, op. cit., p. 130.
7 M. Marzo, Lotus. I primi trent’anni di una rivista di architettura, in «FAM», n. 43, 2018, pp. 41-66.
8 Per una ricerca di progettazione I, a cura di C. Aymonino et al., Istituto universitario di architettura, Venezia 1969. Nascono anche altre esperienze che documentano le ricerche nelle facoltà come “politecnico architettura” e “rassegna dell’istituto di architettura e urbanistica” edito dalla facoltà di Roma. Cfr. anche: Micheli, op. cit., pp. 125-138. Un’indicazione parziale delle principali riviste italiane pubblicate tra il 1945 e il 1975 (corredate dagli indici) si trova anche in: Il dibattito architettonico in Italia…, cit., pp. 408-551. Cfr anche: M. Mulazzani, Le riviste di architettura. Costruire con le parole, in F. Dal Co (a cura di), Storia dell’architettura italiana - il secondo novecento, Electa, Milano, 1997, pp. 430-443.
9 A. Bonanno, Nel cantiere di una rivista: "controspazio" 1969-1981, tesi di laurea (prof. A. De Magistris), Politecnico di Milano, a.a. 2005/2006; A. Fiorio, "Controspazio"(1969-1981), tesi di laurea, (relatore C. Olmo), Politecnico di Torino, a.a 2004/2005.
10 F. Tentori, L'architettura contemporanea in dieci lezioni (dividendo per undici). Zibaldone e bibliografia sull'architettura, l'arte italiana e le riviste del Novecento, Gangemi, Roma 1999, p. 132.
11 C. Gandolfi, voce-saggio Controspazio, in Biraghi M., Ferlenga A. (a cura di), Architettura del Novecento. Teorie, scuole, eventi, vol. I, Einaudi, Torino, 2012, pp. 246-250.
12 P. Scrivano, Where praxis and theory clash with reality: ‘Controspazio’ and the Italian debate over design, history, and ideology, 1969-1973, in Sornin A., Janniere H., Vanlaethem F. (a cura di), Revues d’architecture dans les années 1960 et 1970, Institut de recherche en histoire de l'architecture, Montréal, pp. 245-269. Cfr. anche: 30 anni di architettura in Italia. Dalle pagine di Controspazio 1969-2000, a cura di D. Pastore, S. Tuzi, Gangemi, Roma 2003.
13 Tentori, L’architettura contemporanea…, cit., pp. 131-135.
14 C. D’Amato, Controspazio come piccola rivista, in «FAM», n. 43, 2018, pp. 33-40. D’Amato, che aveva collaborato con la rivista sin dai primi numeri, entrerà a far parte del direttivo di redazione nel 1977.
15 Ivi.
16 Tentori, L’architettura contemporanea…, cit. p. 131.
17 C. D’Amato, Studiare l’architettura, Gangemi, Bari, 2014, pp. 145-146.
18 D’Amato, Controspazio…, cit., pp. 35-36.
19 Ivi, p. 35.
20 Ibid. D’Amato specifica che i giovani studenti fanno parte della lista di sinistra “Goliardi Autonomi” che, dal 1963, prendono parte alle prime occupazioni dell’università romana. Cfr. anche: P. Ostilio Rossi, Le proposte di riforma del Biennio. 1964-1965, in Bruno Zevi e la didattica di architettura, a cura di P. Ostilio Rossi, atti del convegno, Quodlibet, Macerata, 2018, pp. 189-207.
21 P. Portoghesi, Le possibilità del passato, in «Casabella», n. 694, 2001, pp. 90-92. L’articolo è dedicato alla pubblicazione di una raccolta di scritti di Ezio Bonfanti. Questa occasione offre a Portoghesi l’opportunità di rimeditare sull’esperienza di «Controspazio».
22 Ibid.
23 Al proposito si veda soprattutto: P. Portoghesi, Autopsia o vivisezione dell’architettura, in «Controspazio», n. 6, 1969, pp. 5-7.
24 Portoghesi, Le possibilità…, cit., p. 90.
25 Ivi, p. 91.
Elena Sofia Moretti, Generazione «Controspazio». Il ruolo di un progetto culturale nel dibattito architettonico italiano (1969-1981), Tesi di dottorato, Università Iuav di Venezia, Anno accademico 2022-2023