lunedì 16 maggio 2022

Ho potuto così accogliere l’invito per un viaggio in Palestina


Per Umberto Zanotti Bianco il Mezzogiorno d’Italia è quel luogo in cui si può ancora sentire lo spirito di un cristianesimo puro e delle origini e dove si può lavorare per gli ultimi e i dimenticati mirando ad una loro concreta emancipazione. Anche queste convinzioni e motivazioni sono alla base dell’esperienza vissuta durante il suo viaggio in Palestina - raccontato nell’altro diario inedito - che conduce, inoltre, all’interessante intreccio tra colonizzazione, meridionalismo e tensione spirituale, già emerso nella trattazione del legame tra Zanotti Bianco, gli albanesi e gli armeni, ma che qui si carica anche di suggestioni sionistiche. Il secondo diario, infatti, è stato composto nelle circostanze del viaggio compiuto dal meridionalista in Palestina - tra la fine del 1926 e l’inizio del 1927 - lì recatosi per trascorrere le feste natalizie dal fratello Mario, allora console generale italiano a Gerusalemme. Il viaggio nella Terra Santa è per Zanotti Bianco un polivalente percorso di scoperta e confronto. Dal punto vista strettamente politico egli comprende il giudizio che hanno elaborato sul fascismo gli ambienti internazionali - proprio in quei giorni il fratello verrà rimosso dall’incarico e trasferito da Dino Grandi a Tiflis - medita sulle sorti dell’Associazione nella violenta fase reazionaria seguita al delitto Matteotti, rinsalda relazioni con numerose personalità straniere conosciute ai tempi della grande guerra e ora nei ranghi diplomatici che avrebbero potuto essere da supporto alla sua complessa attività. Come infatti scriverà a Roman Rolland (1866-1944) <10 poco dopo la partenza:
"Dopo molte insistenze sono riescito ad ottenere un passaporto ed ho potuto così accogliere l’invito per un viaggio in Palestina, da mio fratello che regge qui il nostro consolato. Non le so dire quanto le sue parole mi commuovano, e quanto bene mi rechino. Ho nel cuore tanta tristezza, tanto disgusto, tanta vergogna per l’atmosfera avvelenata, contaminata da cui esco! Se io avessi la speranza di poter salvare in questi anni di prova l’azione nostra nel Mezzogiorno, Dio mio! La sofferenza di ogni ora avrebbe il suo significato: ma già da un anno parte della nostra attività si esaurisce a parare i colpi di quelle organizzazioni fasciste che cercano di sottrarci le nostre opere. E noi oggi non abbiamo alcuna difesa: non legge, non magistratura, siamo legalmente in balia del malvolere altrui. E ancorché riuscissimo a salvare le nostre opere potremmo mai opporci al loro inquinamento per quello spirito di fazione che ispira tutta la nuova legislazione? Oggi sarà il ritratto del primo ministro imposto in tutte le scuole anche nelle private; domani sarà la camicia nera imposta a tutti gli scolari, la loro iscrizione d’ufficio all’organizzazione Balilla…Come subire ossequienti queste disposizioni" <11?
Dal punto di vista spirituale e culturale i luoghi della Terra Santa esercitano in lui un profondo fascino e lo spingono verso l’intima riflessione, fatta anche di accesi momenti allorquando egli giunge presso i luoghi della vicenda di Gesù Cristo e del primo cristianesimo. Le pagine di questo diario rafforzano poi la declinazione internazionale della questione meridionale. Zanotti Bianco, proprio come aveva fatto nella sua prima inchiesta sull’Aspromonte occidentale, per la situazione albanese e quella armena poi, anche qui non esita ad informarsi sugli aspetti inerenti all’educazione e la scolarità, sulla presenza di biblioteche e strutture sanitarie, sugli enti preposti al sostegno delle attività economiche e culturali. In questa regione si sofferma sui quei campi egli ha già compiutamente investigato e affrontato in altre circostanze e paragona le stesse situazione di disagio, ne elenca le potenzialità di sviluppo, ipotizza anche lì progetti di intervento. Come la cultura democratica americana di quegli anni ha dimostrato un certo interesse per le iniziative organizzate in Italia a favore del Mezzogiorno, allo stesso modo la Palestina di quel momento attrae l’attenzione di certa parte dei riformatori italiani per le opere di colonizzazione e ruralizzazione che lì si impostano durante il mandato inglese che garantisce un breve periodo di relativa pace a quel territorio. Per citare solo un esempio si può ricordare che proprio nello stesso momento in cui Zanotti Bianco giunge in Terra Santa, il fotografo Luciano Morpurgo (1886-1971) e il geografo Roberto Almagià (1884-1962) realizzano una significativa raccolta di materiali fotografici e documentali sulla realtà palestinese <12. Anche Morpurgo e Almagià - il fotografo aveva ritratto proprio quell’esperienza di ruralizzazione e scolarizzazione nell’agro romano alla quale come si è visto si era inizialmente ispirato anche Zanotti Bianco <13 - sono attratti da quel mondo arcaico e povero che sembra essere speculare al Mezzogiorno d’Italia. Numerose erano infatti le analogie tra la Palestina dell’epoca e le zone più arretrate del sud Italia <14. È noto, poi, come il legame tra sionismo, mazzinianesimo e meridionalismo sia stata una leva importante per l’evoluzione culturale e politica di un’intera generazione e cioè quella nata entro i primi dieci anni del Novecento: le vicende di Manlio Rossi Doria (1905-1988), Emilio (1907-1977) e Enzo Sereni (1905-1944) sono ad esempio emblematiche anche sotto questo profilo <15. Questo nesso, che già dalla fine degli anni Venti trova nella strada dell’impegno nel nostro Mezzogiorno una concreta opera riformatrice, fa ribadire anche ad Amendola lo stesso concetto maturato in lui nel 1928: "Per la prima volta, così, attraverso la questione ebraica, i problemi posti dall’imperialismo entravano nella mia sfera di interessi e mi spingevano già a sinistra, oltre le stesse frontiere del laburismo inglese. […] Il riconoscimento della necessità di un’alleanza rivoluzionaria tra classe operaia del Nord e contadini del Mezzogiorno era un tema che, sottolineato con forza da Sereni, veniva particolarmente accolto e compreso da chi, come me, poneva già la questione meridionale come problema politico essenziale dell’intera nazione" <16.
Emblematiche a questo proposito le richieste che Dante Lattes (1876-1965), all’epoca dirigente dell’ufficio di Roma dell’Organizzazione sionistica e futuro rabbino, porge a Zanotti Bianco già tre anni prima la sua partenza in Palestina:
"Un gruppo di giovani ebrei dell’Europa media, i quali si preparano a recarsi in Palestina per dedicarsi all’agricoltura, desidererebbero poter completare in Italia la loro preparazione agricola. Sono tutti giovani organizzati e diretti dalla speciale associazione dei pionieri ebrei la quale ha appunto fra i suoi scopi quello di preparare i futuri coloni ed operai della Palestina nei vari rami di lavoro più necessario e adatti alla ricostruzione di quella terra. Ora il clima dell’Italia ed i generi di cultura delle sue campagne sono, per la loro affinità col clima e colla natura del suolo palestinese, i più adatti a questo tirocinio, specie poi quelli dell’Italia meridionale. […] Potrebbe Ella, signor Zanotti Bianco, vedere se alcuni di questi giovani, desiderosi di portare in Palestina i metodi dell’agricoltura italiana, si potesse trovar posto in qualcheduna delle tenute dell’Italia meridionale, qualunque sia il genere di coltura a cui esse sono destinate? Noi saremmo grati all’Italia dell’ospitalità che offrirebbe così ai futuri contadini ebrei della Palestina e della gentilezza con cui consentirebbe loro di raggiungere quella capacità e quella modernità di lavoro che altrove non potrebbero raggiungere" <17.
[NOTE]
10 Del legame culturale, umano e spirituale con il premio Nobel per la letteratura ne ha parlato Zanotti Bianco nella sua Préface a Chère Sofia: choix de lettres De Romain Rolland à Sofia Bertolini Guerrieri-Gonzaga, 1901-1908, A.
Michel, Paris 1959-1960, pp. 7-10.
11 U. Zanotti Bianco, Carteggio. 1919-1928, cit., p. 646.
12 L’impresa dei due italiani e il contesto nel quale essi operano è ricostruita in G. Borghini, S. Della Seta, D. Di Castro, Palestina 1927 nelle foto di Luciano Morpugno, Ugo Bozzi Editore, Roma 2001. Di estremo interesse è anche il volume di Almagià, Palestina, Editore Luciano Morpugno, Roma 1930 in particolare il Capitolo III dedicato alle opere di colonizzazione interna.
13 Cfr. D. Di Castro, Luciano Morpugno (1886-1971), fotografo, scrittore, editore, in G. Borghini, S. Della Seta, D. Di Castro, Palestina 1927 nelle foto di Luciano Morpugno, cit., p. 45.
14 Cfr. S. Della Seta, 1927: passaggio in Palestina, ivi, p. 40.
15 Cfr. il già citato studio di S. Misiani, Manlio Rossi-Doria. Un riformatore del Novecento, cit., pp. 50-60.
16 G. Amendola, Una scelta di vita, cit., p. 218 e 257.
Mirko Grasso, L’alternativa democratica: Umberto Zanotti Bianco, il sud Italia e il Mediterraneo tra grande guerra e fascismo, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2013