Nel 1975 il Cardinale Giovanni Benelli assegnò al comandante dell’arma dei Carabinieri, Generale Enrico Mino, l’incarico d’accertare un’eventuale penetrazione massonica tra i prelati della Curia romana. Due mesi dopo il Generale Mino consegnò il dossier dei presunti massoni vaticani, tra cui spiccarono nomi di un certo rilievo.
Nell’estate del 1977 il cardinale ultraconservatore Giuseppe Siri incaricò nuovamente il generale Mino per una seconda inchiesta sui prelati della Curia affiliati o vicini alla massoneria. Il comandante dell’Arma non riuscì a concludere la sua inchiesta poiché, a fine ottobre, precipitò con l’elicottero sulla quale viaggiava. Le dinamiche dell’incidente e dell’esplosione del velivolo non vennero mai chiarite, mentre il dossier del 1975 venne fatto sparire tra le carte dell’archivio Vaticano.
Con due articoli pubblicati rispettivamente il 17 ed il 25 agosto 1977, l’agenzia informativa «Euro-Italia» fornì i nomi in codice, i numeri di matricola e la data d’iniziazione alla massoneria di quattro cardinali appartenenti all’ala più avanzata dello schieramento clericale <120. Pecorelli ottenne una copia di tale lista, apprendendo l’intrigo finanziario che legava il presidente dello IOR <121, monsignor Paul Marcinkus, con i piduisti Sindona, Ortolani, Calvi e Gelli.
La lista venne pubblicata su Op nel celebre numero del 12 settembre 1978, raffigurante un cardinale con un cappuccio nero sul capo, dal titolo "La gran Loggia Vaticana". Centoventuno nominativi di cardinali, vescovi ed alti prelati indicati per numero di matricola impressi su tre pagine del giornale.
Scriveva Pecorelli: "Lanciate le reti un po’ su tutte le piste della capitale non siamo andati delusi. Lunedì ventotto agosto siamo entrati in possesso di una lista di centoventuno tre cardinali, vescovi e alti prelati indicati per numero di matricola e nome codificati come appartenenti alla massoneria. Certo la lista può essere apocrifa, certo persino la firma di un cardinale oggi può essere falsificata. Per un laico l’appartenenza alla massoneria può essere motivo di distinzione perseguendo le logge fini umanitari di libertà, giustizia, ordine e progresso civile. Per un ecclesiastico il discorso è un tantino diverso, l’ufficio sacerdotale di per sé comprende tutti gli obblighi della massoneria e l’appartenenza alla setta segreta è vietata dal Diritto canonico. Chi viola un principio può violarne altri, ci ha detto un alto prelato che ha escluso che un così gran numero di preti possa essere iscritto alla massoneria" <122.
Molto probabilmente la lista, veritiera, venne diluita tramite aggiunta di nominativi erronei o di personale non realmente aderente. Pecorelli lo sospettava: "Papa Luciani ha davanti a sé un difficile compito e una grande missione. Tra le tante quella di mettere ordine ai vertici del Vaticano. Pubblicando questa lista di ecclesiastici forse affiliati alla massoneria, riteniamo di offrire un piccolo contributo. Ci aspettiamo una pioggia di smentite o, nel silenzio, l’epurazione" <123.
In Vaticano circolarono voci riguardanti la preoccupazione di alcuni elementi non soddisfatti dell’elezione di Luciani al soglio pontificio tra i quali il monsignor Paul Marcinkus. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, lasciò chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti.
Lo stesso Marcinkus espresse serie perplessità riguardo il Papa: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno <124».
Su due punti il Papa fu irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alle logge deviate della massoneria e l’uso del denaro della Chiesa nei confronti di talune banche che gravitavano intorno a nomi quali Calvi e Sindona. La prematura ed inspiegabile morte di Papa Luciani, dopo soli trentatrè giorni di pontificato, lasciò aperta l’ipotesi della «longa manus» del circuito massonico.
Ipotesi che Carmine Pecorelli non fece in tempo a vagliare approfonditamente.
[NOTE]
120 Sebastiano Baggio, Seba matricola 85/2640 iniziato alla massoneria il 14 agosto 1957; Salvatore Pappalardo, Salpa matricola 243/07 15 aprile 1968; Ugo Poletti, Upo matricola 32/1425 e Jean Villot, leanvi matricola 041/3 6 agosto 1966, DI GIOVACCHINO, Scoop mortale, Mino Pecorelli, p. 76.
121 Istituto per le Opere di Religione
122 La gran Loggia Vaticana , «Osservatore politico», 12 settembre 1978.
123 Ibidem.
Giacomo Fiorini, Penne di piombo: il giornalismo d’assalto di Carmine Pecorelli, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno accademico 2012/2013
Nell’estate del 1977 il cardinale ultraconservatore Giuseppe Siri incaricò nuovamente il generale Mino per una seconda inchiesta sui prelati della Curia affiliati o vicini alla massoneria. Il comandante dell’Arma non riuscì a concludere la sua inchiesta poiché, a fine ottobre, precipitò con l’elicottero sulla quale viaggiava. Le dinamiche dell’incidente e dell’esplosione del velivolo non vennero mai chiarite, mentre il dossier del 1975 venne fatto sparire tra le carte dell’archivio Vaticano.
Con due articoli pubblicati rispettivamente il 17 ed il 25 agosto 1977, l’agenzia informativa «Euro-Italia» fornì i nomi in codice, i numeri di matricola e la data d’iniziazione alla massoneria di quattro cardinali appartenenti all’ala più avanzata dello schieramento clericale <120. Pecorelli ottenne una copia di tale lista, apprendendo l’intrigo finanziario che legava il presidente dello IOR <121, monsignor Paul Marcinkus, con i piduisti Sindona, Ortolani, Calvi e Gelli.
La lista venne pubblicata su Op nel celebre numero del 12 settembre 1978, raffigurante un cardinale con un cappuccio nero sul capo, dal titolo "La gran Loggia Vaticana". Centoventuno nominativi di cardinali, vescovi ed alti prelati indicati per numero di matricola impressi su tre pagine del giornale.
Scriveva Pecorelli: "Lanciate le reti un po’ su tutte le piste della capitale non siamo andati delusi. Lunedì ventotto agosto siamo entrati in possesso di una lista di centoventuno tre cardinali, vescovi e alti prelati indicati per numero di matricola e nome codificati come appartenenti alla massoneria. Certo la lista può essere apocrifa, certo persino la firma di un cardinale oggi può essere falsificata. Per un laico l’appartenenza alla massoneria può essere motivo di distinzione perseguendo le logge fini umanitari di libertà, giustizia, ordine e progresso civile. Per un ecclesiastico il discorso è un tantino diverso, l’ufficio sacerdotale di per sé comprende tutti gli obblighi della massoneria e l’appartenenza alla setta segreta è vietata dal Diritto canonico. Chi viola un principio può violarne altri, ci ha detto un alto prelato che ha escluso che un così gran numero di preti possa essere iscritto alla massoneria" <122.
Molto probabilmente la lista, veritiera, venne diluita tramite aggiunta di nominativi erronei o di personale non realmente aderente. Pecorelli lo sospettava: "Papa Luciani ha davanti a sé un difficile compito e una grande missione. Tra le tante quella di mettere ordine ai vertici del Vaticano. Pubblicando questa lista di ecclesiastici forse affiliati alla massoneria, riteniamo di offrire un piccolo contributo. Ci aspettiamo una pioggia di smentite o, nel silenzio, l’epurazione" <123.
In Vaticano circolarono voci riguardanti la preoccupazione di alcuni elementi non soddisfatti dell’elezione di Luciani al soglio pontificio tra i quali il monsignor Paul Marcinkus. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, lasciò chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti.
Lo stesso Marcinkus espresse serie perplessità riguardo il Papa: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno <124».
Su due punti il Papa fu irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alle logge deviate della massoneria e l’uso del denaro della Chiesa nei confronti di talune banche che gravitavano intorno a nomi quali Calvi e Sindona. La prematura ed inspiegabile morte di Papa Luciani, dopo soli trentatrè giorni di pontificato, lasciò aperta l’ipotesi della «longa manus» del circuito massonico.
Ipotesi che Carmine Pecorelli non fece in tempo a vagliare approfonditamente.
[NOTE]
120 Sebastiano Baggio, Seba matricola 85/2640 iniziato alla massoneria il 14 agosto 1957; Salvatore Pappalardo, Salpa matricola 243/07 15 aprile 1968; Ugo Poletti, Upo matricola 32/1425 e Jean Villot, leanvi matricola 041/3 6 agosto 1966, DI GIOVACCHINO, Scoop mortale, Mino Pecorelli, p. 76.
121 Istituto per le Opere di Religione
122 La gran Loggia Vaticana , «Osservatore politico», 12 settembre 1978.
123 Ibidem.
Giacomo Fiorini, Penne di piombo: il giornalismo d’assalto di Carmine Pecorelli, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno accademico 2012/2013