giovedì 26 settembre 2024

Amato aveva consegnato a De Matteo un rapporto sul terrorismo di destra


Poco dopo, a luglio [1980], si tengono le elezioni amministrative, che non segnalano grandi cambiamenti nel consenso verso i due principali partiti italiani: la Dc perde meno di un punto (rispetto alle politiche del 1979), il Pci mantiene i propri voti; ma un risultato notevole è quello del Psi, che guadagna oltre tre punti percentuali, che consentono al segretario di sbandierare una vittoria, dopo tante delusioni e spaccature interne. Dopo la tregua con la sinistra in occasione del Comitato Centrale di gennaio, Craxi persegue con determinazione il suo obiettivo di estendere il proprio controllo sul partito, dimostrando particolare attenzione al mondo dell’informazione: ad esempio fa sostituire alcuni giornalisti di Rai Due in quanto ritenuti ostili (o non particolarmente pronti nel sostituire la fedeltà a de Martino, che li aveva proposti per quell’incarico, con quella al nuovo segretario) <154. Ad ottobre Craxi si dimette dalla carica di segretario in modo da poter rinnovare completamente la direzione; la conseguenza è che Signorile perde la carica di vicesegretario e la sinistra interna si riduce ad una piccola minoranza. Prosegue in questo modo il processo di controllo del partito che potrà dirsi completato pienamente in occasione del congresso di Palermo <155.
I comunisti, rispetto all’epoca della solidarietà nazionale, non sono più disposti a prestarsi in maniera gratuita ad appoggiare le politiche di moderazione salariale, né a chiedere ai sindacati di fare altrettanto. La cosa diviene di grande evidenza soprattutto in occasione della vertenza della Fiat a settembre, quando l’azienda di Torino decide di licenziare 14mila operai, per poi rivedere i piani e chiedere la cassa integrazione, ma questa volta per 23mila lavoratori. Ciò provoca scioperi e grandi tensioni nelle fabbriche del capoluogo piemontese. Il partito comunista, dopo le definizione degli equilibri nella Dc e nel Psi che hanno portato ad una riedizione del centrosinistra che relega il Pci all’opposizione e senza una visione strategica utile (è ormai evidente a tutti che continuare a marciare sulla via del compromesso storico è semplicemente velleitario), appare sulla difensiva; ma pensa di poter far leva sulla propria forza per dimostrare che «senza il Pci non si governa» ed è quindi indotto ad appoggiare, quasi senza riserve, le richieste degli scioperanti di Torino: diviene famosa la risposta di Berlinguer ad alcuni operai che gli avevano chiesto se i comunisti avrebbero appoggiato lo sciopero anche in caso di occupazione della Fiat; la risposta, poco cauta, del segretario era stata un «sì», sebbene sia stato poi accompagnato da diverse precisazioni <156. I comunisti si ritrovano però ancor più spiazzati ad ottobre, quando alcune decine di migliaia <157 di quadri ed impiegati manifestano a favore del diritto di lavorare e di far funzionare uffici e fabbriche, un evento, anche simbolico, che segna un ribaltamento del potere negoziale tra imprese e sindacati che caratterizzerà il decennio.
Nello stesso mese di ottobre il governo Cossiga, indebolito su vari fronti, giunge al termine ed è chiamato a succedergli Arnaldo Forlani. Secondo Giorgio Galli l’avvicendamento al governo costituisce un successo socialista in quanto Cossiga apparteneva a quella parte della Dc che, con Zaccagnini ed Andreotti guardava ancora alla collaborazione col Pci, mentre Forlani era uno dei firmatari del preambolo di Donat Cattin <158.
Nei mesi precedenti si erano verificati due episodi che avevano riportato alla ribalta il terrorismo di marca neofascista. Il primo e più terribile, nel mese di agosto, costituisce anche il più micidiale attentato nella storia dell’Italia repubblicana: la strage alla stazione di Bologna. L’evento contribuisce a irrigidire la posizione del Pci, il quale riserva giudizi molto duri sulla classe politica in questa fase <159. Il secondo è costituito dall’assassinio del magistrato di Roma Mario Amato, il 23 giugno del 1980, che segna probabilmente il massimo livello di allarme avvertito da tutta l’ordine giudiziario circa i rischi connessi alle inchieste sul terrorismo. Negli ultimi anni numerosi erano stati i giudici vittime di assalti da parte di gruppi eversivi di destra e di sinistra; dopo Coco e Occorsio assassinati nel 1976, vi erano stati i casi di Palma, Tartaglione e Calvosa nel 1978, di Alessandrini nel 1979, ma è nel 1980 che si intensificano gli agguati: il vicepresidente del Csm Bachelet a febbraio, Giacumbi, Minervini e Galli a marzo. Ad accrescere l’esasperazione tra i giudici non è solo la lunga serie di esecuzioni, ma anche la solitudine e la mancanza di tutele e protezione in cui Amato era stato lasciato nelle sue efficaci inchieste sui gruppi eversivi neofascisti.
La reazione immediata da parte dei magistrati romani è quella di proclamare uno sciopero di protesta nei confronti del governo per la mancata protezione del giudice ucciso. Alla Camera il ministro dell’interno Rognoni afferma che Amato aveva rifiutato la scorta, ma i colleghi del magistrato lo smentiscono <160 e annunciano una nuova astensione dal lavoro, che si estende anche ad alcuni uffici giudiziari di Milano. Pochi giorni dopo il governo prospetta aumenti salariali, ne segue una divisione tra le correnti dell’Anm: Md è contraria e determinata nel chiedere le misure di protezione e quindi confermare ulteriori scioperi, le altre correnti, in particolare Mi, si dimostrano molto più elastiche.
Tutte le principali forze politiche affermano la propria disponibilità nel sostenere le richieste dei magistrati. Il Pci, dopo l’incontro di una sua delegazione con i vertici dell’Anm si impegna ad un’azione «incalzante» nei confronti del governo per la sicurezza <161, ma lancia un allarme quando subentrano gli aumenti salariali: "… in pratica qualcuno ha tentato di barattare le sacrosante richieste dei sostituti procuratori di Roma e della grande maggioranza dei magistrati (sicurezza personale) con una manciata di aumenti salariali […] Md lamenta che il confronto tra il ministro e l’associazione magistrati sia stato dedicato quasi esclusivamente al problema economico…" <162, e, ancora: «la parte più progressista dei giudici denuncia il tentativo di svendere la vertenza attraverso le misure retributive» <163, mentre nell’ambito della maggioranza parlamentare, gli aumenti suscitano le proteste di Giorgio la Malfa <164.
Anche la Dc organizza un incontro tra l’associazione dei magistrati e l’ufficio problemi dello Stato del partito, guidato da Bosco; ma circa gli aumenti salariali l’organo del partito osserva un rigoroso silenzio in questa fase <165. Per quanto riguarda il Psi, anch’esso organizza un incontro con l’Anm all’inizio di luglio, mentre già nei giorni precedenti il partito aveva assicurato tutto l’appoggio ai giudici; in particolare Cicchitto aveva dichiarato che, sebbene non fosse facile proteggere adeguatamente tutti i magistrati, è «aberrante» che non siano state prese le misure del caso per Amato, data la natura delle sue indagini e le minacce ricevute <166. Per quanto riguarda l’aspetto dei riconoscimenti economici che si mescolano alle misure di sicurezza richieste dai giudici, il Psi all’inizio si limita a registrare la contrarietà di Md <167, ma in seguito si mostra molto più sensibile ai settori della magistratura che accolgono con favore gli aumenti di retribuzione; Gaetano Scamarcio, membro della commissione giustizia del Senato, dopo aver denunciato l’«assenteistico comportamento» del ministro della Giustizia, spiega che le richieste di sicurezza, ma anche quelle economiche sembrano ragionevoli e possono essere studiate, non ignorate <168.
L’omicidio di Amato costituisce anche un ulteriore duro colpo per De Matteo, dopo che all’inizio di giugno il Csm aveva iniziato la sua inchiesta sul procuratore di Roma per la gestione del caso Caltagirone. Il procuratore è indotto a dimettersi, gli succederà un altro magistrato che in passato non è apparso insensibile alle sollecitazioni del potere politico, l’ex capo dell’ufficio istruzione Achille Gallucci; Bruti Liberati individua negli sviluppi del caso Amato «una tappa importante del processo di “liberazione” della procura di Roma dai condizionamenti interni ed esterni». E aggiunge: «La preoccupazione che, sull’onda della cacciata di De Matteo, la procura di Roma cominci ad esercitare in modo davvero indipendente il suo ruolo istituzionale determina pressioni politiche fortissime sul Csm chiamato a nominare il nuovo procuratore; a stretta maggioranza viene scelto Achille Gallucci; che per il suo passato come capo dell’ufficio istruzione non appare certo l’emblema di un risanamento, come sarà reso manifesto dalle iniziative sconcertanti e clamorose degli anni successivi» <169. Ma i problemi di De Matteo non si esauriscono con le sue dimissioni, il Csm infatti chiede che venga aperta un’inchiesta penale nei confronti dei «vertici giudiziari» che avevano il dovere di proteggere Amato <170; il riferimento è piuttosto chiaro, si tratta del procuratore della Repubblica. L’inchiesta penale viene effettivamente aperta per omissione d’atti d’ufficio e omicidio colposo e sarà gestita da Perugia, sede indicata dalla Cassazione. Attraverso lo sviluppo dell’inchiesta emergono diversi dettagli: ad esempio che la polizia aveva inviato al ministero un rapporto circa i rischi corsi da Amato; oppure che poco prima dell’omicidio il presidente dell’Anm, Beria d’Argentine, aveva sollecitato una scorta per il giudice <171 e che a giugno Amato aveva denunciato al Csm il disinteresse di De Matteo per i suoi processi <172 (alla fine di settembre appaiono sull’Europeo le dichiarazioni in proposito, e virgolettate, di Amato <173). Ma i guai maggiori cominciano quando emergono i dettagli di un rapporto sul terrorismo di destra che Amato aveva consegnato a De Matteo, al quale era allegata la deposizione di un detenuto fascista, Massimi; questi affermava che «Mario Amato è uno degli obiettivi del terrorismo di destra». De Matteo, in un memoriale inviato a Perugia, afferma di non aver letto tale deposizione, ma in precedenza, al Csm aveva spiegato di aver rivelato all’avvocato difensore di Massimi il contenuto della deposizione del terrorista pentito <174. Intanto anche il procuratore aggiunto di Roma, Raffaele Vessichelli, rimane coinvolto nel caso in quanto lo si sospetta di aver informato Semerari (un perito del tribunale di simpatie neonaziste, e sospettato di omicidio e di complicità nella strage di Bologna) del rapporto inviato da Amato al procuratore (cosa che provoca un’interrogazione da parte del Psi) <175. Ma a metà novembre De Matteo viene convocato dal tribunale di Bologna dai giudici che indagano sulla morte di Amato (inchiesta finita nel capoluogo emiliano in quanto connessa con la strage di Bologna) in veste di imputato (per i reati di omissione e rivelazione d’atti d’ufficio; anche Vessichelli viene inquisito, ma solo per il secondo reato); cosa che spinge il ministro Morlino a chiedere la sospensione di De Matteo e Vessichelli, sancita pochi giorni dopo dal Csm. Nei giorni seguenti la vedova di Amato consegna un documento redatto dal marito (rivelato dall’Espresso) ai giudici bolognesi: in esso si racconta delle interferenze e delle minacce da parte del giudice Alibrandi (il cui figlio, Alessandro, è un elemento delle organizzazioni terroristiche di destra e sospettato di complicità per la strage di Bologna) sulle indagini di Amato circa l’eversione nera nel 1977. Alla fine di novembre i giudici di Bologna aggiungono un reato a quelli contestati a de Matteo, quello di calunnia, per aver incolpato il suo vice, Vessichelli, di rivelazione d’atti d’ufficio.
Non mancano le differenze di tono tra i giornali di partito nel trattare l’affaire: l’Unità è quella che dà maggior spazio all’argomento e che, con maggior vigore, sostiene l’accusa a De Matteo per le sue negligenze circa la protezione di Amato; l’Avanti narra tutti i fatti ma, in particolare rispetto all’aggressività dimostrata in passato nei casi di eversione nera o di giudici considerati conservatori, appare molto più cauto. Il Popolo dedica poco spazio alle vicende e le tratta con distacco.
[NOTE]
154 S. Colarizi e M. Gervasoni, La cruna dell’ago. Cit. Pag. 94. Secondo gli autori in questa maniera Craxi dimostrerebbe una certa «Discrasia tra visione strategica e pratica quotidiana»; ma si potrebbe obiettare che dal punto di vista del controllo del partito e della cura circa la stampa, l’azione di Craxi sia stata coerente durante tutta la sua segreteria.
155 In occasione del quale iniziano anche a manifestarsi, da parte di Craxi, i «primi segnali di un culto della personalità, destinato a dilagare negli anni successivi», come afferma S. Colarizi, “La trasformazione della leadership. Il Psi di Craxi”, in AA.VV. Gli anni Ottanta come storia, Rubettino, Cosenza, 2004. Pag. 63.
156 Emanuele Macaluso spiega che, mentre in passato i comunisti desideravano mostrare che non si poteva governare contro il Pci, ora intendevano sottolineare che non si poteva governare senza il Pci; da questo proposito derivava una certa «radicalità» politica. Vedi l’intervento di E. Macaluso in G. Acquaviva e M. Gervasoni (a cura di). Socialisti e comunisti negli anni di Craxi, Marsilio, Venezia, 2011. Pag. 104.
157 L’episodio viene ricordato come la «marcia dei quarantamila». Sulla marcia e sulla politica del Pci dopo le elezioni del 1979 vedere, ad esempio, G. Crainz, Il Paese reale, Donzelli, Roma, 2012. Pag. 34s.
158 G. Galli, Storia del socialismo italiano. Cit. Pag. 444
159 A. Giovagnoli, Il partito italiano. Cit. Pag. 205
160 “Udienze bloccate a Roma e Milano per le proteste dei magistrati”, La Stampa del 1 luglio 1980; oppure “Insufficienti per i magistrati le misure prese dal governo”, Unità del 1 luglio 1980
161 “Berlinguer: piena solidarietà del PCI con la magistratura”, Unità del 3 luglio 80. La valutazione del Pci circa la scarsa l’efficacia con cui il governo provvede alla sicurezza dei magistrati è anche espressa in un documento interno della Sezione problemi dello Stato datato giugno 1980. Fondazione Gramsci, Archivio del Pci, Busta 467, Pagina 1044.
162 “Giudici: verso lo sciopero nazionale?”, Unità del 5 luglio 80
163 “Contrasti tra magistrati di fronte alla mossa del governo per gli aumenti”, Unità del 7 luglio 80 164 Ibid.
165 “Magistratura, la Dc mette a punto le sue proposte”, Il Popolo del 3 luglio 80
166 “Appoggio del PSI alle richieste dei magistrati”, Avanti del 28 giugno 80
167 “Incontro PSI-Anm sui problemi della giustizia”, Avanti del 5 luglio 80
168 “Dove i giudici hanno ragione”, Avanti del 16 luglio 80
169 E. Bruti Liberati, “La magistratura dall’attuazione della Costituzione agli anni Novanta”. Cit. Pag. 205.
170 “Caso Amato: il CSM chiede misure penali”, Unità del 4 luglio 80
171 “Pagherà i conti con la giustizia chi non protesse il giudice Amato?”, Unità del 19 settembre 80
172 “E De Matteo ascoltò Amato infastidito”, Unità del 27 settembre 80
173 “Ma il procuratore De Matteo sarà solo un teste?”, l’Unità del 30 settembre 1980
174 “Caso Amato: De Matteo si contraddice”, Unità del 7 ottobre 80
175 “Inchiesta del CSM sul caso Vessichelli”, Avanti del 29 ottobre 80
Edoardo M. Fracanzani, Le origini del conflitto. I partiti politici, la magistratura e il principio di legalità nella prima Repubblica (1974-1983), Tesi di dottorato, Sapienza - Università di Roma, 2013