domenica 15 settembre 2024

Fin dai primi mesi altrettanto attiva fu l'assistenza agli ex prigionieri alleati

Sassa, frazione del comune de L'Aquila. Fonte: Wikipedia

Per il servizio di informazioni, la formazione partigiana "La Duchessa" si avvalse dell'opera di Mario Bafile <557 che, prima da L'Aquila e poi da San Marco in Preturo, strutturò <558 una fitta rete di collaboratori e di contatti estesa «all'alto bacino dell'Aterno, da S. Demetrio a Montreale; ed all'altipiano di Rocca di Mezzo» <559. Fu convincimento del Bafile che, «scartata la guerriglia arma pericolosissima che si sarebbe potuta ritorcere a tutto danno delle nostre popolazioni», solo attraverso un efficiente e ramificato servizio di informazioni si potesse nuocere ai tedeschi. Di primaria importanza risultava quindi raccogliere dettagliate notizie circa l'ubicazione e il movimento sul territorio di reparti, batterie contraeree, obiettivi strategici quali depositi, officine ed opere di fortificazione, e automezzi, per poi comunicarle agli associati con la massima celerità, «a voce o in inscritto, in qualunque ora del giorno e magari della notte» <560.
Sebbene unitaria nella composizione, operativamente la banda venne suddivisa fin dal suo esordio in tre distaccamenti con a capo un proprio capogruppo che, essendo originario del paese di competenza, aveva una maggiore conoscenza del territorio e della popolazione: a Sassa venne destinato lo Sciomenta, a Tornimparte il Selli, a Lucoli il Colafigli coadiuvato dal Madrucciani. Solo verso la fine dell'anno [1943] <561 venne costituito un quarto gruppo alle dipendenze del sottotenente di Fanteria Gaetano Tiberi <562, operante nelle frazioni di Foce, Piagge e Piè La Villa <563. Verso l'inizio di gennaio [1944] si unì alla banda anche un drappello di partigiani guidati da Ubaldo Pasqualone che si era formato grazie agli armamenti forniti dal tenente D'Amico de L'Aquila che fino a quel momento aveva operato «lungo la strada Aquila-Rieti cercando di sabotare in ogni modo mezzi di trasporto, munizioni e carburante che venivano prese dal deposito munizioni di Lucoli per portarle al fronte di Nettuno, e carburante che veniva trasportato dal campo Madonna della Strada Comune di Scoppito al posto di rifornimento verso il fronte» <564.
Il Marrone - più anziano in grado ed in età - assunse all'interno della banda l'incarico di collegare e coordinare i diversi gruppi, e su suo consiglio, l'organizzazione venne ad essere ideata a compartimenti stagni tali per cui «ognuno non doveva conoscere che i propri uomini e da questi essere conosciuto» <565. La misura cautelare fu motivata della forte preoccupazione che la cattura di uno potesse significare «la morte di tutti», soprattutto «la distruzione di famiglie e di interi villaggi» a seguito delle rappresaglie nazi-fasciste. Così solo il Marrone e i tre capigruppo, più il Madrucciani, restarono sempre in piena conoscenza di tutto quanto inerente la formazione, impegnandosi «con la loro parola, a tacere in tutti i momenti e per qualsiasi frangente» <566.
Dal punto di vista logistico la «speranza - allora per tutti certezza - che presto sarebbero arrivati gli alleati» e le difficoltà a reperire vettovagliamenti, ma anche alloggi in grado di dar riparo ai rigori dell'inverno, convinsero gli organizzatori a posticipare almeno fino all'inizio della primavera il trasferimento degli uomini alla macchia in montagna. Detta scelta, benché ai loro occhi del tutto motivata, di fatto comportò come conseguenza - e fu lo stesso Marrone a dirlo - «rimanere in paese, anche se questo richiedeva la massima prudenza e limitava notevolmente le azioni armate, per evitare le immancabili rappresaglie in danno dell'ignara popolazione» <567.
Un primo impegno per la banda fu diretto al reperimento armi <568: nella notte del 19 settembre '43 un ristretto gruppetto, guidato dal Colafigli, penetrò nella Caserma Allievi Ufficiali de L'Aquila, riuscendo a sottrarvi «dieci fucili mod. 91, tre mitra Beretta, tre casse di munizioni, sei pistole Beretta» <569. L'azione fu condotta con grave rischio per i partigiani dato che presso la caserma si erano acquartierate «le guardie già adibite alla custodia di Mussolini a Campo Imperatore, dopo la liberazione del quale esse, trasferitesi in città, avevano assunto un atteggiamento tedescofilo» <570. Non fu l'unica operazione del genere. La notte del 18 ottobre un più ampio drappello al comando sempre di Colafigli e comprensivo anche dei partigiani Giulio Marotta <571, Dante Aliucci e Giorgio Vespaziani <572, riuscì a trafugare dal Municipio di Lucoli alcune tra le armi in esso raccolte per essere consegnate ai tedeschi; a distruggere gli elenchi di leva e perfino a «bruciare il ritratto di chi aveva presenziato per venti anni a tutti i soprusi compiuti negli uffici d'Italia» <573. Da quando poi, agli inizi di dicembre, i tedeschi realizzarono un imponente deposito di munizioni e di esplosivo esteso per circa 10 chilometri lungo la strada che «da Genzano di Sassa mena alle Ville di Lucoli», le incursioni dei partigiani si ripeterono quasi ogni sera, coadiuvate dagli operai che vi lavoravano e con il concorso di due infiltrati della banda. A seguito di dette azioni, la banda entrò in possesso soprattutto di «ingenti quantità di munizioni di tutti i calibri, per tutte le armi; proiettili per Mauser, per Parabellum, per mitra, per cannoni, per obici, per mortai; bombe a mano italiane; bombe a mano tedesche […]; mine anticarro; dinamite» <574. In un primo tempo il materiale sottratto venne ad essere occultato in un piccolo ripostiglio alle pendici del monte, successivamente fu trasferito «in un grande deposito costruito ad arte in alta montagna, in un sotterraneo sotto i ruderi di una casa diroccata» <575.
Al contempo la banda diede inizio ad un'intensa e perdurante opera di propaganda antifascista e antinazista presso le popolazioni, atta soprattutto a evitare che i giovani di leva e gli sbandati rispondessero ai reiterati appelli di chiamata alle armi del governo repubblicano di Salò, diffondendo allo stesso tempo il messaggio di radio Bari presso i contadini e gli allevatori della zona: «contadini, seminate quanto più potete; non una zolla incolta; non un chicco al nemico; Nascondete quel che potete! Sotterrate quel che non potete nascondere! Avviate il bestiame nei boschi!» <576. «Opera continua, indefessa, una lotta non cruenta» - la definì il Marrone - «ma altrettanto rischiosa, laddove incominciavano a pullulare i delatori» <577.
Fin dai primi mesi altrettanto attiva fu l'assistenza agli ex prigionieri alleati transitanti in zona dopo la fuga dai campi di concentramento abruzzesi. Venivano trattenuti, ospitati, trattata da amici, scrisse il Marrone, aggiungendo poi che alcuni vennero ad essere alloggiati presso contadini disponibili; mentre per chi volle proseguire, pur nelle estreme difficoltà nell'avventurarsi per montagne inospitali in condizioni climatiche avverse e con il continuo pericolo di rastrellamenti nemici, la banda fornì guide attraverso i valichi montani per superare le linee del fronte <578.
[NOTE]
557 Nato a Tornimparte (AQ) nel 1899, ha svolto patriottica nella banda. Cfr. ivi, schedario patrioti. Il Bafile rientrò il 10 settembre a L'Aquila da cui si era allontanato nel 1936 per stabilirsi a Roma. Esente da obblighi militari e non avendo in alcun modo partecipato alle precedenti fasi di guerra, decise di dedicarsi «alla semplice attività informativa […] prima per proprio conto e poi in contatto con la “Duchessa” […] sebbene, in verità con risultati alla fine piuttosto modesti», in Costantino Felice, Dalla Maiella alle Alpi. Guerra e Resistenza in Abruzzo, cit., pp. 238-239.
558 In collaborazione con l'ing. Filauro Ferdinando «che era tornato da Roma con me e si era stabilito presso i suoi Vecchi a S. Demetrio», ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda La Duchessa, memoriale di Bafile Mario del 15 giugno 1944.
559 Ibidem.
560 Ibidem. L'area precedentemente identificata, fu divisa dal Bafile in 13 distretti, ognuno sotto in controllo di uno o più collaboratori. A se stesso il Bafile riservò il compito «di seguire un po' tutti e, all'occorrenza, coordinare e dirigere», mentre il ruolo di coordinatore fu affidato all'avv. Giovanni Carloni de L'Aquila - «fra tutti il più esposto al pericolo […] al centro dell'organizzazione avrebbe più facilmente potuto destare dei sospetti», ibidem.
561 Cfr. ivi, relazione Marrone.
562 Nato a Tornimparte (AQ) il 3 maggio 1920, sottotenente del 41° Artiglieria, ha svolto attività partigiana nella banda come comandante di distaccamento partigiano, dal 01/10/1943 al 13/06/1944. Cfr. ivi, schedario partigiani. All'8 settembre era di stanza a Firenze: ricevuto l'ordine di uscire con la batteria alle dipendenze del capitano comandante per raggiungere il Passo della Futa a metà strada fra Firenze e Bologna per appoggiare una compagnia di fanteria che doveva arginare le prime colonne tedesche scendenti verso Firenze, percorsi tre quarti di strada furono «bloccati da due macchine tedesche cariche di armati, fatti prigionieri ed inviati alla volta di Bologna; dopo mezz'ora di strada» furono «liberati dai nostri paracadutisti». Ottenuta dal Capitano una licenza per tutti i suoi uomini, il Tiberi al pari di molti altri, non rientrò in caserma a fine del perìodo, e non potendo restare nascosto a lungo a Firenze senza essere catturato dai tedeschi, preferì fare ritorno a Tornimparte dove si unì alla banda della Duchessa. Ivi, Banda La Duchessa, relazione personale di Tiberi Gaetano del 31 gennaio 1948.
563 Cfr. ibidem.
564 Ivi, relazione personale di Pasqualone Ubaldo. Il gruppo di Pasqualone Ubaldo era formato dai partigiani: Loddi Alessandro, Nardocci Angelo, Pasqualone Italo, Pesce Celestino, Pesce Giuseppe, Prescenzi Carlo e Prescenzi Giglio. Loddi Alessandro, nato a Tornimparte (AQ) il 21 ottobre 1922, soldato del 157° Rgt. mitraglieri di Fanteria, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/01/44 al 13/06/44; Nardocci Angelo, nato a Tornimparte (AQ) il 26 marzo 1922, soldato, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/01/44 al 13/06/44; Pasqualone Italo, nato a Tornimparte (AQ) il 29 settembre 1919, soldato, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/01/44 al 13/06/44; Pesce Celestino, nato a Tornimparte (AQ) nel 1918, soldato del 65° Artiglieria, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/01/44 al 13/06/44; Pesce Giuseppe, nato a Tornimparte (AQ) il 21 luglio 1924, soldato, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/01/44 al 13/06/44; Prescenzi Carlo, nato a Tornimparte (AQ) l'8 settembre 1924, soldato del 25° Rgt. Fanteria, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/01/44 al 13/06/44; Prescenzi Giglio, nato a Tornimparte (AQ) il 2 marzo 1922, soldato del 37° Mitraglieri, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/01/44 al 13/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
565 Ivi, Banda La Duchessa, relazione Marrone.
566 Ibidem.
567 Ibidem.
568 I mezzi materiali di cui allora disponevamo erano scarsi: solo qualche pistola che gli ufficiali avevano gelosamente custodita, simbolo del grado e dell'onore mai perduti. Cfr. ibidem.
569 Ibidem. Secondo quanto riferito dal Bafile: «alla Caserma Allievi Ufficiali i capitani Mario Lolli […] e Vincenzo Giglio furono molto solerti; armi e munizioni furono date a tutti coloro che le richiesero, ed ho ragione di ritenere che la maggior parte delle armi che sono passate più tardi nelle mani dei patrioti, uscirono dalla Caserma Allievi Ufficiali in quei giorni», ivi, memoriale di Bafile Mario del 15 giugno 1944. Questa versione dei fatti è solo in apparente contrasto con quanto riferito dal Marrone, in quanto, come ci ricorda Costantino Felice, «probabilmente, come di solito accadeva, viene sferrata un'azione dall'esterno con complicità dall'interno», in Costantino Felice, Dalla Maiella alle Alpi. Guerra e Resistenza in Abruzzo, cit., p. 240.
570 ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda La Duchessa, relazione Marrone. La circostanza trovò conferma anche nel memoriale del Bafile secondo cui nella caserma «furono accasermate le guardie che erano state addette alla custodia di Mussolini e che scesero da Campo Imperatore giusto in quei giorni […] ed impiantarono subito una specie di corpo di guardia all'ingresso della Caserma ed assunsero un atteggiamento alquanto tedescofilo», ivi, memoriale di Bafile Mario del 15 giugno 1944.
571 Nato a Lucoli (AQ) il 12 febbraio 1923, alpino, ha svolto attività partigiana nella banda dal 15/09/43 al 13/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
572 Nato a Roma il 29 aprile 1922, aviere presso il 1° Rgt. Avieri Roma, ha svolto attività partigiana nella banda dal 15/09/43 al 13/06/44. Cfr. ivi, schedario patrioti e ivi, Banda La Duchessa, ruolino.
573 Ivi, relazione Marrone.
574 Ibidem.
575 Ibidem.
576 Ibidem.
577 Ibidem.
578 Cfr. ibidem.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018