sabato 22 marzo 2025

Michele Sindona entra per la porta principale nell'azionariato dell'Unione


Una delle ultime pagine del Libro dei soci della Banca privata finanziaria riferisce che il primo marzo del 1974, su richiesta della Banca Unione di Milano, 7 milioni e mezzo di azioni, che rappresentano l'intero capitale sociale della Banca sono stati trasferiti a nome della Banca unione <23. Di fatto Privata finanziaria è stata venduta o “incorporata“ nella Banca Unione. In seguito a questo provvedimento seguono altri riferimenti inerenti gli annullamenti di azioni sotto vincolo di cauzione degli ex amministratori o dei consiglieri dell'istituto di via Santa Maria Segreta. La fusione tra i due istituti bancari è l'avvisaglia dell'imminente crack. In seguito alla crisi della valuta statunitense Sindona vede implodere il suo sistema bancario ed è costretto a chiedere la fusione dei due istituti.
L'acquisto della Banca Unione è più tardivo rispetto alla Privata che era già controllata nel '61. Nonostante una carriera prodigiosa, bisogna aspettare il '68 per assumere il controllo della Banca Unione, istituto che per certi versi ricorda la Privata (anche in questo caso si tratta di una banca mista <24) ma con una clientela più selezionata e con una storia che inizia sul finire del secondo decennio del Novecento.
La nascita dell'istituto è legata alla famiglia Feltrinelli e all'attività economica che si era andata sviluppando sul finire dell'ultimo decennio dell'Ottocento con la fondazione della Banca Feltrinelli assieme alla famiglia Colombo, prima, grazie ai proventi del commercio e della lavorazione dei legnami, poi per merito dell'operazione di salvataggio della Edison, che lega indissolubilmente la figura di Carlo Feltrinelli alla prima azienda Elettrica d'Italia e al mondo della produzione dell'industria elettrica <25.
Banca unione viene fondata il 27 ottobre 1919, la prima assemblea si svolge presso i locali della Banca Feltrinelli <26 con un capitale di 20 milioni di lire <27, la famiglia Feltrinelli controlla il 15 per cento del capitale azionario <28, altra importante quota azionaria è controllata da imprese di costruzione (la cui presenza tradisce la transizione da Banca Feltrinelli a Banca Unione, all'interno delle attività della famiglia Feltrinelli). Il maggior azionista (25 per cento) è il Credito Italiano. A partire dal '57 è direttore Enrico Marchesano <29.
Un radicale cambiamento nella composizione del portafoglio azionario è registrato in un dei tre Libri dei soci ancora consultabili <30 che si apre <31 il 13 novembre 1968 con il trasferimento di 56.787 azioni intestate alla signora Antonella Feltrinelli d'Ornesson trasferite alla Moizzi e C di Ernesto Moizzi in via Verdi 7 a Milano.
Da questo momento <32 iniziano a comparire trasferimenti alla Common Market Securities SA domiciliata in Lussemburgo (Comarsec). Nella primavera del '69 continuano le girate, stavolta direttamente alla Banca privata finanziaria <33.
A partire da quest'operazione Michele Sindona entra per la porta principale nell'azionariato dell'Unione, prendendo il posto dei discendenti del fondatore dell'Istituto, liberando il Vaticano dalla scomoda convivenza con l'editore di sinistra Giangiacomo Feltrinelli <34.
La cessione dei titoli da parte di Carlo Feltrinelli è stata oggetto di speculazioni <35 ma il carteggio con Cesare Merzagora, amico della coppia, già in rapporti con Sindona, getta luce sulle modalità con le quali l'avvocato di Patti entrò nel capitale di Banca Unione.
I rapporti di Merzagora con l'entourage di Banca unione sono stretti e lontani nel tempo come dimostra la consistenza documentale di carteggi presenti nel suo archivio con varie personalità legate all'istituto ma anche ad azionisti come nel caso dei d'Ormesson <36.
[NOTE]
23 Libro dei soci di Banca privata finanziaria, 1 marzo 1974, Archivio Banca privata italiana, f.62, b. 15. p. 24.
24 Come recita l'articolo 2 dello statuto della banca “la Società ha per oggetto l'esercizio del Credito. Essa potrà quindi compiere con l'osservanza delle disposizioni di legge vigenti, sia per conto proprio che per conto terzi, tanto in Italia che all'Estero, qualsiasi operazione bancaria, mobiliare ed immobiliare, prestare fideiussioni, avalli, cauzioni, interessarsi e partecipare sotto qualsiasi forma in altre Società, Ditte, Aziende priva ed in qualsiasi affare finanziario, commerciale o industriale.” Statuto della Banca Unione, Archivio Banca Privata Italiana, fascicolo 36, scatola 7 presso Archivio Camera di Commercio di Milano.
25 cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-feltrinelli_%28Dizionario-Biografico%29/ e Carlo Feltrinelli, Senior Service, Milano, Feltrinelli 1999.
26 Libro verbale Assemblea dei soci dal 27.10.19 al 17,02.32, Archivio Banca privata italiana, fascicolo 36, scatola 7, presso Archivio Camera di Commercio di Milano. Lo statuto parla di filiali nelle colonie, questo ad indicare i campi d'azione di una banca (il cui carattere è racchiuso nel motto presente nello stemma dell'istituto “In unione fortitudo”, suggerendo che nella complessità vi è la forza dell'istituto). La durata della società è fissata in avanti, al 31 dicembre del 2000. Viene contemplata la possibilità di aumenti di capitale ma è esclusa “di massima” l'emissione di azioni privilegiate ad aventi diritti diversi da quelli delle precedenti azioni”, ripresa chiaramente quando afferma che “ogni azione dà diritto ad un voto”.
27 Il consiglio di amministrazione è formato da Federico Ettore Bulgarotti, Carmine Albino, Carlo Feltrinelli, Giacomo Feltrinelli, Francesco Pasquinelli, Giovanni Prestini, Federico Tobbler. (alla data della fondazione dell'istituto Carlo Feltrinelli è ancora solo commendatore, nella fondazione di Banca privata finanziaria è grande ufficiale).
28 con 6000 azioni. Il portafoglio è costituito da: Bulgarotti (100 azioni), Carmine Albino (100), Carlo Feltrinelli (6000), la Società anonima “Cantieri milanesi” (2000), Società di costruzioni e di imprese fondiarie (2000), Società costruzioni moderne (2000), Giuseppe Feltrinelli (8000), Società anonima G. Gorio per afffari coloniali (6400), Federico Tobbler (200), Francesco Pasquinelli (500), Giovanni Prestini (1000), Augusto Rovigli (500), Credito Italiano (10.000).
29 cfr, http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-marchesano_%28Dizionario-Biografico%29/
30 Sfortunatamente l'Archivio della Camera di Commercio non possiede tutti i Libri dei soci, manca il secondo e il terzo, ma il quarto ci consente di ricostruire l'entrata di Sindona sino alla dissoluzione del capitale sociale e azionario che porta al crack e al commissariamento (atto questo con cui si chiude il successivo registro).
31 Libro dei soci di Banca Unione, volume n. 4, dal 13/11/1968 al 29/12/1970, Archivio Banca Privata Italiana, fascicolo 33, scatola 6. La stessa cartella contiene un appendice documenti fino al 1982.
32 ibidem, annotazione del 20 marzo 1969 su un passaggio di 3840 azioni, cui segue annotazione in stessa data per 1200 azioni trasferite dalla Moizzi e C di Moizzi Ernesto alla Comarsec.
33 annotazione del 2 maggio (per 200 titoli), 9 Maggio (66 azioni), cui si aggiungono nella stessa data altre 67, e ulteriori 67 azioni, il 28 maggio 200 azioni (forse riconducibili all'entourage di Merzagora).
34 Paolo Panerai-Maurizio De Luca, Il crack: Sindona, la DC, il Vaticano e gli altri amici, Milano, Mondadori, 1975, p. 81. La presenza di Giangiacomo Feltrinelli nell'azionariato dell'istituto era causa di disagio per la Santa Sede legata da lungo periodo alla famiglia per via dei titoli azionari. L'ambasciatore della Santa Sede d'Ormesson, discendente dell'aristocrazia nera francese, si era sposato con Antonella Feltrinelli.
35 Alberto Statera riporta la testimonianza di Massimo Spada: «La Banca Unione era controllata dalla famiglia Feltrinelli. Ma nel 1961 l'istituto per le Opere di Religione, al termine di una trattativa fra l'avvocato Enrico Marchesano e me, aveva acquistato dalla Montecatini una partecipazione inferiore al 20 per cento. A un certo punto, il gruppo Feltrinelli e il gruppo d'Ormesson - un d'Ormesson aveva sposato una Feltrinelli - decisero di vendere le loro quote all'avvocato Sindona». Statera conclude che era stato il Vaticano a chiedere di comprare quelle azioni, cui poi aggiunse quelle rilevate dalla Bastogi, perché si trovava in grandissimo imbarazzo per avere come socio l'extraparlamentare di sinistra Giangiacomo Feltrinelli. Alberto Statera, Storia di preti e di palazzinari, L'Espresso 1977, p. 67-68. Questa tesi è ripresa da Ori che sostiene che attraverso i d'Ormesson viene persuasa la sorella di Giangiacomo Feltrinelli a cedere il suo pacchetto d'azioni a Michele Sindona. Ori sostiene altresì che Sindona rileva il pacchetto della Bastogi e mette insieme il 53% togliendo d'incomodo l'imbarazzante personaggio ai finanzieri vaticani. Angiolo Silvio Ori, I faraoni di Milano, Bologna, 1970, p. 30. In, Benny Lai, Finanze vaticane. Da Pio XI a Benedetto XVI, Soveria Mannelli, Rubettino, 2012, p. 126, riporta una Conversazione del cardinale Vagnozzi nella quale il prelato dichiara: «S'è supposto che il Vaticano fosse grato a Sindona per averlo liberato da una scomoda convivenza societaria con i parenti dell'editore dell'ultrasinistra. Non è vero. Lo Ior aveva sempre rifiutato di vendere la quota dell'Unione acquistata da Massimo Spada nel 1960, una quota pari al 16 per4 cento». La testimonianza di Bagnozzi avvalora maggiormente la lettera di Merzagora di cui sopra, se non vi fosse stato l'intervento del senatore, Sindona non sarebbe arrivato all'Unione. Il disagio della Santa Sede nel coinvolgimento dello Ior e di Spada a tutta la vicenda del banchiere è più un problema giornalistico che storico. Quel che conta è la stima di Merzagora che gli consente di impossessarsi del pacco dei Feltrinelli attraverso il quale controlla l'istituto.
36 La corrispondenza esaminata nell'Archivio Merzagora, conservato presso L'archivio Storico della Presidenza della Repubblica, copre un arco temporale che va dal finire degli Cinquanta alla metà degli anni Ottanta, decennio ancora non consultabile.
Ottavio D'Addea, Michele Sindona e l'economia italiana, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016