venerdì 16 luglio 2021
La letteratura femminile degli anni '90 si realizza in tanti aspetti
[...] Questa idea mi è venuta negli ultimi giorni di aprile scorso leggendo un articolo intitolato «Gli italiani e il sesso» sul «Focus» allora appena uscito in cui si leggevano le seguenti informazioni: Finire in galera per aver intrecciato una relazione extraconiugale: successe a Giulia Cechini, amante "ufficiale" del grande ciclista Fausto Coppi (sposato anche lui) - qualche tempo fa abbiamo potuto vedere un telefilm a proposito su un canale Tv della Rai -, e madre di un suo figlio illegittimo. Ma fino al 1968, quando in Italia fu abolita la legge che puniva l'adulterio femminile - N.d.R. quello maschile però non così, quello non fu così scandaloso (!!!) -, accadde a moltissime altre donne. Da allora a oggi, molto è cambiato nelle leggi italiane, ma anche nel modo di pensare degli italiani e di confrontarsi con le questioni che riguardano la sfera sessuale, dall'educazione nelle scuole alla pornografia.
[...] Nel mio studio intitolato «Le donne nella società italiana di ieri e di oggi: Donne italiane nella letteratura, nel giornalismo» pubblicato sulla nostra rivista in forma estesa e in forma ridotta - quest’ultima prima fu pubblicata nel 2004 sull’«Annuario 2004» del Dipartimento Italianistica della Facoltà di Magistero «Gyula Juhász» dell’Università degli Studi di Szeged (in Ungheria) - a cura di Simone Meriggi e Ferenc Szénási – ho iniziato il saggio con le seguenti parole: «il senso dell’esistenza della donna ancora ondeggia tra miti e mete distanti e diversi. E gli uomini, al di là dei confini dei rapporti affettivi, continuano a guardarle con sospetto, a giudicarle, a diffidarne. Il cammino è stato lungo, ricco di quelle che chiamano conquiste secondo una cronologia dettata dalla storia degli uomini. Ma oggi si è certi che le conquiste non sono mai acquisite... La questione femminile è storicamente segnata dalle differenze sessuali che si sono tradotte immediatamente in differenze di ruolo sociale e di condizione culturale e morale. In tal modo, assumendo come fondamentale la distinzione sessuale tra uomini e donne, ai maschi si sono attribuiti un ruolo di potere, di decisione e di direzione e alle femmine è stata assegnata ed imposta una funzione subordinata di custode della casa e della famiglia relegando la donna in una condizione di sottomissione all'uomo, impedendole non soltanto di svilupparsi e realizzarsi, come natura umana, in piena libertà ed autonomia, ma destinandola immutabilmente ad un compito subalterno...
[...] Il Novecento si era aperto in modo squillante, con una sorte di libro manifesto della emancipazione sociale, ed insieme della emancipazione letteraria: «Una donna» di Sibilla Aleramo alias Rina Faccio (1870-1960), epopea dell'affermazione femminile a dispetto dei vincoli consacrati della famiglia, della coniugalità e della maternità, esce nel 1906. La scrittrice rilanciò in Italia la problematica di «Casa bambola» di Ibsen, imponendo un salto di qualità al dibattito sulla questione femminile. La novità di questo romanzo sta nella critica radicale ai ruoli femminili tradizionali di moglie e di madre con l’intento di ridefinire un’identità femminile libera ed autonoma, proponendo una nuova dinamica nel rapporto tra i sessi. La pubblicazione diviene immediatamente un caso letterario: da un canto, tradotto in sette lingue, riscuote un forte successo ed è apprezzato da Maxim Gorkij e Luigi Pirandello; dall’altro è argomento di forti dissensi, suscita scandalo soprattutto in quanto autobiografico. Nel romanzo viene affermato pubblicamente il diritto su sé stessi, primo dovere di un essere umano che sopravanza i doveri verso la maternità. È inutile e superfluo commentare quanto il messaggio, allora e non soltanto allora, risulti eversivo.
[...] Nel Novecento troviamo sempre più scrittrici e poetesse valide che si esprimono liberamente, dando forma ai propri sentimenti, pensieri e visioni del mondo.
[...] Dopo gli anni ’70 ci sono molte altre figure notevoli di autrici (poetesse e scrittrici) italiane contemporanee, però non sto qui ad elencarle tutte, se non alcune che improvvisamente mi vengono in mente: Mariella Bettarini, Francesca Duranti, Ornella Fiorini, Giovanna Mulas, Daniela Raimondi, Fabrizia Ramondino, Susanna Tamaro, Patrizia Valduga, Sara Virgillito, etc.
L’elenco è lungo.
Una particolarità che è un punto fermo nel panorama letterario italiano di fine millennio è proprio l’esecrata scrittura femminile ricca, particolare e piena di motivazioni negli ultimi 20-25 anni. L’altra metà del cielo letterario va ad occupare un po’ più del democratico 50 per cento. Nel senso che le donne che scrivono e pubblicano non costituiscono più una sparuta minoranza. Sono tante le scrittrici, sono ben consapevoli dei propri mezzi testuali e anche extratestuali, sono determinate e sono raggruppabili in linee ben determinabili, dal punto di vasta critico, linee tra loro tanto diverse, a volte persino antitetiche, al punto che davvero adesso non avrebbe senso parlare in generale di universo femminile.
La nuova letteratura italiana, di donne e di uomini risale convenzionalmente al 1981, vera fine - secondo i critici del Novecento italiano. La pagina del XXI si apre un po’ prima rispetto al calendario. La novità di questa letteratura viene determinata da tanti elementi: i plot, le funzioni narrative, ma soprattutto il fatto linguistico, una reale rivoluzione. Secondo il giudizio di Angelo Guglielmi, «gli anni Ottanta hanno liberato il linguaggio, stanandolo dal ricovero in cui si era rifugiato negli anni Sessanta e Settanta». [v. Angelo Guglielmi: «I giovani scrittori hanno la lingua di plastica», 1993]
La letteratura femminile di fine millennio si può articolare in quattro grossi gruppi: l’attrito, badare all’essenziale, la via dell’estremo, il sortilegio del romanzo. Un romanzo è attrito nel senso fisico del termine, perché, anche se sono di facilissima lettura, pesano ogni parola, problemizzano ogni istanza, in senso espressionistico, che sia ironico o piuttosto tragico. Rientrano in questo gruppo due romanzi molto diversi: «La guerra degli Antò» di Silvia Ballestra e «Il pettine» di Laura Pariani.
La tendenza «badare all’essenziale» della letteratura italiana di fine millennio è pure tutta femminile. Le sue caratteristiche sono una narrazione rastremata, asciutta, volutamente ridotta fino all’osso, e una lingua altrettanto sorvegliata che si serve di lemmi facilmente comprensibili, frequenti iterazioni e una ipotassi quasi assente. Ecco due esempi: «Il libro di Teresa» di Carola Susani e «Palline di pane» di Paola Mastrocola.
A proposito de «la via dell’estremo»: la letteratura femminile degli anni '90 si realizza in tanti aspetti, talvolta decisamente contrastanti tra loro e anche che i temi e i motivi che hanno caratterizzato il periodo si ritrovano, ciascuno a suo modo, in «quello che le donne dicono».
Una delle caratteristiche degli anni ’90 è l’esplosione del fenomeno pulp o della letteratura cannibale. Con «cannibale» si intende una letteratura che divora se stessa, che si nutre di se stessa, che distrugge se stessa. Questo fenomeno iniziato nel 1995 ha avuto il fiato corto: già nel 2000 si parlava di post pulp e di morte del pulp, il cui punto di forza è stata la portata ironica, come ad es. per Niccolò Ammaniti e Tiziano Scarpa, l’autore di un libero caposaldo del pulp, intitolato «Occhi sulla graticola»; per le scrittrici il terreno cannibale è stata l’occasione per raccontare cose estremamente tragiche. Non tanto per i temi, quanto per l’intensità. Ecco le due autrici e i loro libri che possono bene esemplificare come il genere sia stata l’occasione per un tragico quasi sublime in senso letterario: Simona Vinci, scrittrice del libro «In tutti i sensi come l’amore» e Isabella Santacroce autrice del libro «Luminal».
Si può dire che nel panorama letterario di fine millennio c’è posto anche per la tradizione. Tradizione del romanzo non significa necessariamente ricorso a strutture e a linguaggio già codificati, ma piuttosto ricerca restando entro un solco tracciato da secoli, senza limitarsi ad accennare, esaurire quello che si ha da raccontare nella lingua che da sempre è stata la lingua letteraria. L’ipercaratterizzazione soprattutto linguistica della narrativa femminile dei nostri anni contempla anche questo: si può dire, raccontare, evocare in tanti modi, anche restando fedeli alla tradizione. «Il sortilegio del romanzo» perché il sintagma evoca due caratteristiche essenziali di questa narrativa: la passione per il destino del proprio personaggio, la passione per una struttura solida, quasi ottocentesca. Che non lascia spazio alle interpretazioni.
E soprattutto la passione per un discorso articolato, con periodi lunghi e con la punteggiatura al posto canonico. Il linguaggio è estremamente letterario, talvolta ricercato, le descrizioni diffuse, la psicologia indagata. A questa tendenza appartiene Romana Petri con il suo romanzo «La donna delle Azzorre».
I romanzi citati non raccontano di minoranza. Da spettatrice, da lettrice, la donna ora è consapevole di essere parte attiva e di essere forse più all’avanguardia dei colleghi.... <6
Vedete quante poetesse e scrittrici hanno lasciato traccia sul campo letterario italiano? Tra loro ho riportato soltanto alcuni nomi!... Peccato che ancor’oggi in maggior parte c’incontriamo con i nomi degli scrittori nei compendi e nei dizionari critici della letteratura italiana nonostante che non hanno meno valore di loro, anzi. Il perché del motivo lo sappiamo...
Dopo questa riflessione sintetica Vi propongo i lavori degli autori selezionati su questo fascicolo augurandoVi buona lettura, buona meditazione! Ci risentiremo nel mese di novembre prossimo!
6 «Paradigmi Letterari di fine millennio», a cura di Cristiana Lardo, Scuola Iad/Università degli Studi di Roma «Tor Vergata», Roma, 2006.
Melinda B. Tamás-Tarr, Editoriale, OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove - ANNO XIII - NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009
[...]
Sergio Cimino - Napoli
UN GRIDO NEL COSMO
Avevo in mano destino,
materia nebulosa,
e tu in cambio
mi hai dato vita
Non l’ordinario tempo
in cui il niente si misura,
ma l’indicibile fremito
dell’attimo eterno
Cadendo su di me
mia piccola stellina,
appena un tuo frammento,
sai, è bastato,
ad illuminare i sogni
del mio pianeta buio
Nel silenzio del cosmo,
viaggia il mio grido.
Ascolta, lo senti ?
Dice ti amo
e la notte,
lentamente, si svapora
Chiara Luciani - Casteldelpiano (Gr)
STORIA DI UN AMORE
Il tempo che consuma non ritorna,
disse la luna al sole
prima di impallidire.
Il sole la rincorse senza sosta
ma non riuscì a sfiorarla,
nemmeno per un attimo.
Poi la fissò in silenzio
da lontano,
ed in eterno
attese il suo ritorno.
DOLCEAMARO
Guardi dai vetri sporchi
scrosci di pioggia,
che bagnano da ore
le strade ormai deserte.
Non c'è riposo Judith,
la notte non è fatta per dormire.
Nel freddo acre della stanza vuota,
tra i libri aperti a caso e la vergogna,
quel niente che rimane
di un incompiuto slancio,
vissuto appena il tempo di un respiro.
Si spenge un lampo,
il cielo chiude gli occhi.
Dal disaccordo di una melodia,
cade una lacrima d'argento
e tutto tace,
per far posto all'alba.
Alessandro Monticelli - Sulmona (AQ)
MAL D’AFRICA
È un guardare muto
Nuvole bianche di passaggio
Ricordare movimenti lenti e sinuosi
Di un ballo tuareg nel deserto di notte.
Poi, getto uno sguardo di depressa curiosità
Fuori dal finestrino.
Trasparenze inattese mettono in mostra
Il seno di una viaggiatrice alla stazione.
Di nuovo faccio l’amore
Con chi non ho mai conosciuto.
Patrizia Trimboli - Ancona
LA SENNA
Dove si adagia il fiume
s’oscura l’ora
delle sillabe misteriose
che la luna rapina al vento.
Declina, nelle sue acque materne
voci soffuse, velate
in un unico presente,
stremato da intere vite, eclissate
in una musica eterna, inviolabile
che lo affina
nella sua sinfonia nascente.
Scende, lei, l’anima
recide ombre
sul tacco del destino, scandisce gigli e rovina
in quieta armonia,
e in quella sua pazienza premonitrice
già sente, dentro, vacillare
il secolo per vie straniere.
Ravvisa, il fiume, i fragili crepacci
le insidie, conosce
le passioni, i fatui bagliori, le cupidigie.
S’intorbida la pallida luce. Ingoia
la sua voce, i sorrisi riflessi, l’inquietudine,
gli universi muti.
Nell’ora senza fine,
lui, sopra i tracolli della sera
al lieve bisbiglio delle stelle
si cala nella sacra fluidità, vera.
Sono con te, col cuore, qui, ora, e ancora.
Valentino Vannozzi - Torrita di Siena (Si)
PICCOLO FIORE
Ho ricercato il tuo profumo
in ogni piega del lenzuolo,
in ogni lato del cuscino.
Ho ricercato dentro me
la sensazione di averti accanto,
ho tenuto stretto il ricordo della notte passata,
il tuo corpo, il tuo calore.
Ho ricercato te
ma non è stato piacevole,
visto che è servito solo
a ricordarmi che stanotte
non sei qui con me.
[...]
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