mercoledì 31 luglio 2024

Hic sunt Antilopes


"La caccia all’Antilope di Stato è appena agli inizi, ma l’Inquirente marcia già spedita verso una ben determinata direzione. Agisce insomma, come se le fosse già noto il traguardo da raggiungere (il nome del principe della corruzione da smascherare); e le mancassero invece solo le prove probanti, atte a dar seguito alle sue rivelazioni. Ha pertanto dato mandato alla Guardia di Finanza di procedere alla perquisizione di alcuni istituti di credito della capitale" <176.
«Osservatore politico» descrisse in maniera positiva, con l’articolo "Safari di Stato" del 28 aprile 1976, la ricerca svolta dalla Commissione Inquirente per scoprire l’identità del destinatario delle tangenti Lockheed. Entusiasmo destinato a spegnersi pochi mesi dopo.
La nuova Commissione, presieduta dal senatore democristiano Mino Martinazzoli, dichiarò ufficialmente aperta l'inchiesta nei confronti dei deputati Rumor, Gui e Tanassi.
Nel numero di «Osservatore politico» "Lockheed: la traccia c’è, solo che Martinazzoli volesse scavare" del novembre 1976, Pecorelli continuò a sostenere la sua linea accusatoria contro Antonio Lefebvre. "Piuttosto che menar tanto il can per l’aia, l’Inquirente farebbe meglio a porre l’attenzione sulle verità palpabili che ha a portata di mano. Per esempio i prelievi effettuati sui conti della First National Bank e trasmessi a vari istituti di credito su conti utilizzati da uomini di Antonio Lefebvre - la medaglia d’oro della Pubblica Istruzione italiana - per provare operazioni di carattere speculativo […]. Va inoltre considerato che all’epoca della corruzione, Antonio Lefebvre aveva estremo bisogno d’enormi quantità di denaro" <177.
Per tutta la durata del processo della Corte Costituzionale, che si svolse tra il 1977 e il 1979, Pecorelli mantenne l’idea dell’esistenza d’altri personaggi all’interno dello scandalo; il giornalista li definì come gli innominati. Secondo «Osservatore politico», inoltre, non vi sarebbe stata la reale intenzione di scoprire l’identità del maggior beneficiario delle tangenti dell’azienda americana. "L’hanno chiamato il processo del secolo, per la prima volta nella storia della Repubblica la Corte Costituzionale s’è trasformata in alta corte di giustizia, ma dopo due anni di istruttoria e sei mesi di processo, nonostante costosissime trasferte di deputati, magistrati ed esperti in America e in Svizzera, dopo due anni di aspre polemiche, di tribolatissime dimissioni, pattuizioni e ricatti, il paese riuscirà a sapere tutta la verità su Lockheed? Leone è stato costretto a lasciare il Quirinale anzitempo, ma si saprà mai chi è l’Antilope? I commissari d’accusa della Consulta stanno concludendo le requisitorie, ma sul banco degli imputati siedono solo Antonio e Ovidio Lefebvre; Gui, Tanassi, Olivi ed altri minori. Dove sono l’Innominato n. 1, il n. 2 e il terzo, dov’è l’Antilope Cobbler che dell’imbroglio è il vero artefice e il maggior beneficiario?" <178
Lamentando la lentezza delle indagini italiane in contrasto con l’efficienza dei tribunali esteri, in particolar modo i tribunali olandesi e giapponesi nella vicenda delle tangenti aeree, descrisse il processo come viziato dalle origini.
"A seguire i lavori della Consulta, sembra quasi che la maggiore preoccupazione sia quella di non trovarsi all’improvviso tutta la verità in aula. Quasi che il vero processo o la sentenza fossero già stati pronunciati nella famosa seduta congiunta del Parlamento, e che ormai non si trattasse più che di espletare la formalità di condannare Gui e Tanassi" <179.
Nell’articolo "Hic sunt Antilopes", del 3 ottobre 1978, Carmine Pecorelli dichiarò d’avere utili informazioni per sviluppare le indagini. Si tratta di tre assegni versati dalla società Lockheed in conti svizzeri protetti dai controlli fiscali italiani. Il giornalista li pubblicò su «Osservatore politico», chiedendosi per quale motivo, vista la disponibilità della polizia di Berna, la Corte Costituzionale non avesse ancora vagliato tali documenti.
"Che dire infatti dei due documenti che pubblichiamo qui affianco? Nel primo, il 21 marzo di quest’anno il dipartimento di polizia di Berna faceva sapere alle nostre autorità di non poter rivelare i nomi del beneficiario di tre assegni Lockheed finiti in banche svizzere […]. A questo punto il lettore imprecherà contro le autorità elvetiche: al solito, pur di lucrare sui depositi bancari, impediscono il corso della giustizia, pur di guadagnare un franco, preferiscono ingannare un intero popolo. Purtroppo le cose sono andate diversamente. Perché nello stesso documento la polizia di Berna aggiungeva cortesemente: «se la Corte Costituzionale giudica che la conoscenza dell’identità di questa persona è indispensabile per poter giudicare i fatti sui quali si basa la commissione rogatoria, le è consentito di rivolgere una seconda richiesta a questa divisione». Non ci risulta che dal 21 marzo ad oggi la Corte Costituzionale abbia osato tanto. Forse perché, escluso che potesse essere l’imputato Gui o l’imputato Tanassi, esclusi persino i due fratellini di Napoli, si trattava di ricercare il titolare di quel conto troppo scottante nel ristrettissimo novero di quelle persone da sempre sospette che si è avuto gran cura di non tirare in ballo" <180.
Gli sviluppi dell’indagine vennero narrati nel numero del 14 novembre 1978, "Gli assegni della vergogna". «Osservatore politico» si attribuì una parte del merito, riguardante la scoperta degli assegni svizzeri e la rivelazione dei beneficiari di tali conti. Carmine Pecorelli dimostrò il suo ottimismo e si auspicò una rapida e risolutiva fine della vicenda.
"I difensori degli imputati minori stavano concludendo le loro arringhe ma il processo non riusciva a scrollarsi dal triste cammino segnato dai giudici parlamentari dell’Inquirente, quando la settimana scorsa è giunto dalla Svizzera il colpo della grande svolta: le autorità elvetiche hanno comunicato ai giudici della Consulta il nominativo dei titolari e i movimenti dei conti cifrati sui quali sono confluite le tangenti Lookheed. Ovidio ed Antonio Lefebvre non possono più farsi beffa della nostra giustizia, il processo dismette i panni e toni della sceneggiata napoletana per assumere quelli asciutti e nordici delle cifre. Era ora: Op aveva rivelato che la Svizzera era disposta a fare i nomi dei corrotti fin dal 21 marzo scorso, purché qualcuno in forma ufficiale glielo avesse chiesto. A quel punto diventava impossibile impedire che tutte le verità elvetiche giungessero sui tavoli dei giudici ed avvocati della consulta. Così è stato infatti e ora, anche grazie al nostro intervento, si può parlare di cose serie, smetterla di ciurlare nel manico con Innominati e piuttosto passare a fare i conti in tasca ai Lefebvre e agli altri corrotti. A ripercorrere il cammino delle tangenti: fino all’Antilope, con un po’ di fortuna e molto coraggio" <181.
[NOTE]
176 Safari di Stato, Ivi, 28 aprile 1976.
177 Lockheed: la traccia c’è, solo che Martinazzoli volesse scavare, «Osservatore politico», 26 novembre 1976.
178 Hic sunt Antilopes, Ivi, 3 ottobre 1978.
179 Hic sunt Antilopes, Osservatore politico, 3 ottobre 1978.
180 Ibidem.
181 Gli assegni della vergogna: Lockheed, «Osservatore politico», 14 novembre 1978.
Giacomo Fiorini, Penne di piombo: il giornalismo d’assalto di Carmine Pecorelli, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno accademico 2012-2013