mercoledì 9 agosto 2023

È un grande tesoro da portare con noi, il passato, e dovremmo cercare di proiettare su di esso le luci migliori, perché ci soccorra sempre


È Guido Piovene che riporterà una frase che gli disse Calvino: "Vivere per una donna che considera la tua presenza provvisoria, perché attende il ritorno di chi se n’è allontanato, e sai che sarai tu a dover scomparire se lui torna, è già vivere nella dimensione di un fantasma, su un trapezio senza rete" <109. Si coglie evidente il senso di provvisorietà in cui viveva Calvino, che nelle ultime lettere scriverà al suo amore ormai lontano:
"Cara Elsa, (…)è un grande tesoro da portare con noi, il passato, e dovremmo cercare di proiettare su di esso le luci migliori, perché ci soccorra sempre (…). Saremo molto bravi e degni della parte migliore di noi se riusciremo col tempo a continuare il nostro sentimento trasformandolo in una amicizia intellettuale basata sulla stima e la profonda conoscenza reciproca. Sarà anche l’unico modo che abbiamo di non riprendere a farci del male (contro ogni ragione) a odiarci. So che per questo ci sarà un tributo di dolore da pagare". [lettera 13,1 del 10 novembre 1958]
Il tono che usa Calvino "ad amore finito", prende le distanze completamente dalle parole d’amore usate nel tempo che ormai sta diventando passato. Sono le parole di un amore che inizialmente non era ricambiato, che a volte è stato anche platonico, parole che nutrendosi dell’insoddisfazione, dell’incompletezza, hanno portato il peso della distanza offrendo così un’intensa e lacerante immagine del sentire dello scrittore:
"Sono tanto innamorato di te che lo spasimo supremo di possederti è nulla per esprimerti quanto tendi il mio desiderio, è nulla a confronto dello spasimo fermo, lacerante, interrotto che mi dà il desiderarti. <110
Ti desidero tanto che la prima volta che t’avrò tra le braccia pensò che ti sbranerò, ti strapperò le vesti, mi rotolerò su di te, non so cosa farò per sfogare questo infinito desiderio di baciarti, premerti, amore, donna mia, idolo, strazio. <111
La tua spalla rosa è una rosa bellissima. Io porto con me il suo tiepido e soffice profumo. La tua spalla rosa è una rosa". <112
Si disegnano così, con le lettere di inizio e di fine amore, i margini di un cerchio magico entro cui Calvino in quegli anni sembra essersi incastrato per l’amore che provò per questa donna, che fu il suo idolo e il suo strazio, che lo rese felice come la guerra e che fu la confidente di ogni suo pensiero. Si fa largo l’immagine cinematografica e sublime di un amore elegante e allo stesso tempo drammatico che racchiude tutto il sapore di un’epoca passata ai nostri occhi e la contemporaneità di una stagione che invece non passa mai, quella dell’innamoramento. Si snodano così, tra le varie lettere, a volte giulive e a volte disperate, le immagini di un amante cortese che si rinnova nei secoli; l’immagine di uno scrittore nel tempo della sua crisi e di un uomo colto nelle sue paure più profonde, nelle sue pulsioni più istintive, che si esprimono in piccoli abbagli tra le elucubrazioni di un processo creativo.
E gira gira, ecco che Calvino scrive alla De Giorgi da New York e non è più il Calvino incontrato nel 1955: era iniziato il distacco dall’Italia, dall’Einaudi e da tutto la vita di cui faceva inevitabilmente parte anche Elsa De Giorgi. Le ultime lettere testimoniano i tentativi finali di mantenere vivo un colloquio che andava via via sgretolandosi sempre più. Calvino ha ancora bisogno di scriverle le impressioni suscitate dall’impatto con l’America, ma fu l’attrice, a cui quel nuovo Calvino non interessava più, che scelse un distacco assoluto e severo mantenuto fino alla morte dello scrittore.
Le lettere come avantesto
Nella biografia su Italo Calvino, Domenico Scarpa - riferendosi alla relazione tra Calvino e la De Giorgi - osserva che "(…) dai brevi lacerti apparsi qua e là s’indovina che l’amore fu grande e accidentato, ragionato ed estatico, delicato e furioso. E basta così: la discrezione vuole che ci si fermi. Solo quando i testi saranno disponibili sapremo il resto: e sapremo quanto di Elsa de’ Giorgi sopravvive nella Viola del Barone rampante, nella Claudia della Nuvola di Smog, nei personaggi femminili della serie di racconti Gli amori difficili." <113. Tuttavia, ad ogni buon conto, si può affermare senza dubbio che le lettere sono una sorta di avantesto, cioè la fase embrionale di alcuni dei racconti composti in quegli anni i cui motivi risultano sorprendentemente riconoscibili nei testi epistolari. Alcune lettere - secondo Maria Corti che avanza un’opinione più certa e attestata - possono addirittura considerarsi una sorta di anteprima ai temi e ai personaggi che si ritroveranno in alcune opere calviniane anche della Prefazione di Calvino alle Fiabe <114.
[NOTE]
109 E. De Giorgi, Ho visto partire il tuo treno, pag. 20 e pag. 176
110 L’amore poi l’addio: non odiarmi di Paolo Di Stefano in Corriere della Sera del 5/08/2004
111 ibidem
112 ibidem
113 D. Scarpa, Italo Calvino, Mondadori, 1999, p. 20
114 Maria Corti nel suo saggio (M. Corti, Vuoti del tempo, Bompiani 2003 p. 145) sull’incredibile epistolario riferisce: "Calvino le confessa di essere attratto dall’universo delle fiabe soprattutto dal tema dell’amore e dal riflettere sul fascino della bellezza. Da un lato le dà notizie sulla tradizione popolare italiana e siciliana, sulla scuola finlandese, sull’esistenza di costanti dall’India all’Irlanda, sulle sue frequentazioni del linguista ed etnologo Giuseppe Vidossi e su tante possibilità variantistiche, che ritroveremo sviluppate nella Prefazione alle einaudiane Fiabe Italiane e nel volumetto Sulla fiaba a cura di Mario Lavagetto". Continua poi ad insistere proprio sul fatto che alcune lettere si possano considerare come avantesto della Prefazione alle Fiabe perché in queste Calvino spiega alla De Giorgi che si deve distinguere tra le fiabe di liberazione di una principessa e quindi di un compito, una prova, e le fiabe d’amore, che sono altre in cui "la felicità che fa travedere viene in questo inseguirci, combattere l’assenza, la distanza, riassaporare il miracolo tutto terrestre di unirci".
Eugenia Petrillo, Italo Calvino ed Elsa De Giorgi: l’itinerario di un carteggio, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2014-2015