domenica 13 agosto 2023

Sono giustissimi gli appunti fatti al Cosiddetto Comando Nord Emilia dal Cappellano Don Giussani

Seduto, al centro, Achille Pellizzari,"Poe". In piedi, a sinistra, don Giussani. Fonte: Guerra e Resistenza in Emilia-Romagna

I rapporti tra il Commissario Poe [Achille Pellizzari] e il Comando delegato del CUMER [Comando Unico Militare Emilia Romagna], non si esaurirono con la questione della sostituzione del comando provinciale. Probabilmente, in seguito all'intervento del CMNE [Comando Militare Nord Emilia] nelle questioni del Comando parmense e avendo avuto modo di constatare più da vicino l'azione del Nord Emilia, Achille Pellizzari nel febbraio 1945 inviò una missiva al Comando Militare e al Comitato Centrale di Liberazione, nella quale denunciava le mancanze e le carenze nel funzionamento del Comando Nord Emilia:
"Sono giustissimi gli appunti fatti al Cosiddetto Comando Nord Emilia dal Cappellano Don Giussani. Questo Comando non funziona, e non si sa se nemmeno realmente esista. Ogni tanto arriva, con ritardo di mesi qualche sua comunicazione, necessariamente anacronistica e inattuale, non si sa chi lo componga, non si sa da chi né come sia nominato, e quasi ogni mese, scomposto e ricomposto. […] e così si ignora dove e a chi bisogna rivolgersi per comunicare con il capo, un giorno tizio è ispettore del Comando, dopo due settimane si apprende che è diventato addirittura Comandante, il mese successivo compare privo di qualsiasi funzione. Fino ad oggi in questo Comando Militare, non abbiamo sentito la presenza di nessun vero esperto di cose militari […] per questo considerazioni io mi domando se non sarebbe preferibile che le formazioni della montagna corrispondessero direttamente col Comando di Milano". <260
La denuncia di Pellizzari di un comando considerato "fluttuante, quasi larvale, inoperante e inutile" <261 per le formazioni parmensi, potrebbe sembrare esagerata e forse di parte, se non fosse che la medesima situazione venne denunciata anche da Don Giussani, Padre Carlo, Cappellano delle formazioni democratiche parmensi, il quale scrisse una lettera al Comando di Milano il 14 febbraio, dove annota degli
"appunti al cosiddetto Com. N.E. [Comando Nord Emilia] […] innanzitutto non si sa mai di preciso chi siano e da chi siano nominati e con quali credenziali si presentano. Ogni tanto cambiano le cariche tra loro, appaiono nuovi uomini e si fanno nuovi ordini e si danno così casi di incomprensione (vedi caso del cambiamento del C.U. parmense nel mese di novembre dopo il fatto di Bosco di Corniglio). C'è poi in esso una troppo aperta intransigenza di partito, soprattutto comunista" <262.
Il Comando Generale, nel marzo del 1945, trasmise i documenti di Pellizzari e Don Giussani al Comando di Zona Nord Emilia, sollecitando una risposta "in merito alle questione sollevate dagli scriventi di rapporti"263. La risposta da parte del Comando avvenne alla fine di marzo 1945, con una missiva inviata al Patriota Poe e per conoscenza al Comando Generale Alta Italia. L'autore del documento, dopo aver contestato il fatto che Poe non abbia riferito le osservazioni mosse direttamente al Nord Emilia ma di averlo scavalcato contattando direttamente Milano, critica i modi usati dal Commissario nella lettera:
"Non è ammissibile una terminologia quale quella da te usata nell'esprimere il tuo parere sulla consistenza, l'attività e la competenza di questo Comando. […] Rileviamo nella tua lettera una certa mentalità "trincerista" che dovrebbe essere superata. […] con maggior incidenza e con minore diplomazia tu insisti sulla incapacità, inconsistenza, inesistenza e così via fantasticando, del C.M.N.E. [Comando Militare Nord Emilia]". <264
Il documento prosegue spiegando di come i cambiamenti in seno al Comando siano dovuti a crisi subite nei mesi precedenti e di come nel frattempo il Comando si stia adoperando per "mettere a posto le cose" <265. Il Comando conclude la lettera riprendendo le difficoltà e i doveri in quanto Commissario esposte da Poe nel rapporto inviato al Comando di Milano e termina con un riconoscimento del lavoro svolto dal Professore Democristiano:
"Siamo d'accordo con te sulla difficoltà che si incontrano nel dare ai combattenti un sano senso di disciplina, una esatta comprensione dei fini per cui lottiamo ed una solida coscienza democratica […] noi dobbiamo riuscire a liberarci di tutte le scorie del passato, di tutte le incomprensioni, i reciproci sospetti e le deficienze. Mediante questo lavoro di autoeducazione e sul crogiolo della lotta comune tutti i combattimenti impareranno a stimarci e rispettare i reciprocamente, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche e religiose. Questo comando apprezza nel tuo giusto valore, il lavoro da te svolto per dare ai Volontari della tua zona una salda coscienza democratica e ti invita a intensificare i tuoi sforzi nella stessa direzione, nel posto di responsabilità che ti sarà affidato". <266
Il rapporto epistolare appena visto è interessante sotto diversi punti di vista. Innanzitutto ci fornisce un quadro più completo dei rapporti tra il Nord Emilia e il comando parmense, e di come quest'ultimo giudicasse il suo operato. La relazione con la Delegazione del CUMER, non riguarda solo la "contesa di potere" che abbiamo visto perpetuarsi tra il Comando di Parma e Nord Emilia dall'autunno del '44 sino agli ultimi mesi della lotta, ma coinvolge gli stessi meccanismi che si potrebbero verificare all'interno di una brigata, dove di fronte ad una situazione di disagio e carenza da parte dei responsabili del Comando, ci si rivolge ad un Comando superiore per prendere provvedimenti. Lo stesso avvenne in questo caso: ottemperando ai propri doveri di Commissario responsabile della zona parmense, constatando il malfunzionamento di un Comando superiore, Poe decise di non tacere ed intervenire per il benessere delle proprie formazioni. Infine, la risposta del Comando Nord Emilia conferma le opinioni espresse da Aceti, Umberto e altri riguardo al lavoro svolto da Pelizzari come Commissario unico.
Conclusioni:
Abbiamo avuto modo di approfondire la figura di Poe principalmente sulla base della sua collaborazione con Arta [Giacomo Ferrari] e dei giudizi espressi sul suo conto. Episodi significativi come la lettera inviata all'On. Bonomi, le direttive emanate come Commissario, la posizione assunta da Poe nella questione della nomina e la lettera di denuncia verso il Nord Emilia, gettano luce invece sul suo modo d'agire. Questi esempi sono la dimostrazione di come Pellizzari con spirito critico ma moderato, non esiti ad intervenire nelle situazioni, compiendo il suo dovere ed esprimendo il suo pensiero. Le parole scritte da Poe nella lettera al Comando Generale, ci forniscono un paradigma del suo modo di pensare e di intendere il suo compito:
"Mi è grato annunziare che le formazioni si sono ricomposte, che vi si è operata una attenta selezione degli uomini, e che ora sono pronte a nuovi cimenti. Devo lamentare qua e là qualche intemperanza nella propaganda politica, soprattutto nell'azione di conservare a certe Brigate un certo colore politico, o per indurre altre a notificare il loro atteggiamento […] io ho fatto e faccio, come è mio dovere, tutto il possibile affinché il pensiero dello scopo concorde al quale mira la guerra di liberazione prevalga sopra ogni cura e ambizione. Dove non era possibile arginare certe situazioni ho preferito favorire un'amichevole divisione e ricomposizione delle unità. Debbo anche aggiungere che le preoccupazioni politiche sono più dei capi che dei gregari […] purtroppo è più difficile ottenere vera disciplina e obbedienza da parte dei Comandanti, giovani a volte inesperti di vita amministrativa ma legati alle città e ai paesi di origine, e scusabilmente desiderosi di esercitarsi [sic] l'influenza delle loro formazioni. Insegnare e imporre l'autonomia dei poteri, il rispetto dovuto ai C. di L. [Comitati di liberazione] i fondamenti teorici e pratici, della vita democratica, è la più dura ma anche la più cara delle mie fatiche. Confido che da quest'esperienza di battaglia e di vita, i nostri combattenti escano, anche, meglio temprati all'esistenza civile di domani". <267
Questo interessante passaggio ci fornisce una prospettiva sulla vita e i rapporti tra le brigate, viste dagli occhi del loro "educatore", il loro Commissario. Dalle sue parole facilmente vengono alla mente i nomi di Dario, Annibale e altri giovani comandanti studiati nella tesi. Lo scritto di Poe può essere interpretato come un suo "programma politico" riassuntivo del suo pensiero e della sua attività di Commissario. Attività che consiste in un intenso lavoro di educazione politica intesa non come appartenenza partitica, ma nel suo più profondo significato, di amore per la polis, la propria città, la propria patria. Un amore che si traduce con il dovere di combattere e affrontare il dolore per ottenere un futuro democratico e libero; il tutto in uno spirito di collaborazione che non lascia spazio alle divisioni politiche. Il Commissario Poe, con il suo esempio, cerca di trasmettere questo messaggio a quelli che saranno i giovani cittadini del domani. Se, come abbiamo visto nel paragrafo sul profilo del Commissario ideale, la disciplina, la moderatezza, l'organizzazione, l'educazione alla coscienza di lotta, sono i principali tratti attribuiti ad un buon Commissario, queste caratteristiche sono facilmente riscontrabili nell'operato del partigiano Poe.
[NOTE]
260 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta 3 OD, fasc. OC d1, f. 83.
261 Ibidem
262 Ibidem
263 Ivi, fasc. OC d1, f. 83b.
264 Ivi, busta 1 OD, fasc. OC d1, f. 37.
265 Ibidem
266 Ibidem
267 Ivi, fasc. OC d1, f. 83.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018