A fianco dell'VIII zona viene a costituirsi anche la VII, profondamente legata alla VI zona operativa ligure. <859 La situazione della VII zona è molto complessa. Legata alle formazioni liguri, in particolare alla Divisione Garibaldi "Mingo", per i contatti che questa stringe con le brigate "Patria" e "Martiri della Benedicta", la provincia di Alessandria è zona vasta e contesa. A inizio febbraio si costituisce un primo Comando unico, con Pietro Minetti "Mancini" (Garibaldi) comandante e Ernesto Pasquarelli "Barbero" (com.te VIII divisione GL, in sostituzione di Ferdinando Cioffi "Ivan", arrestato nel gennaio) come vice (accordi di Carpeneto). Questo primo accordo però presenta dei limiti: la mancanza nel comando di un rappresentante delle Matteotti e la difficoltà di esercitare un vero e proprio comando su tutto il territorio. A ciò si aggiungono i contrasti con i liguri, che a fine '44 avevano unilateralmente ufficializzato l'appartenenza della zona tra lo Scrivia e il Sassello, tra il mare e Tortona-Novi-Predosa e sud di Acqui alla VI zona ligure. Alcune brigate entrano operativamente a far parte della VI zona, <860 sollevando le proteste di "Barbero", il quale tenta in ogni modo di far annullare gli accordi tra garibaldini e Merlo, comandante della brigata GL "Martiri della Benedicta". Solo verso la fine di marzo si giunge a un accordo tra liguri e alessandrini, ma che non scioglie il nodo dei confini. La discussione sul comando di zona si riapre infatti ad aprile, questa volta per iniziativa dell'ex comandante della VIII divisione GL, "Ivan", e di Elio Pochettini, "Aldo Red", comandante della X divisione Garibaldi. In un incontro tra i rappresentanti della VIII divisione GL, della X Garibaldi e della Divisione autonoma "Patria", viene proposto infatti di scindere la zona in due parti, una nord, comprendente la val Cerrina, e una a sud, per i territori dell'Acquese-Ovadese, ritenendo questa suddivisione più utile ai fini del coordinamento delle bande. <861
La proposta, inviata al costituito comando della VII, viene valutata positivamente nelle sue premesse, ma invece di accordare la costituzione di un nuovo comando viene decisa la creazione di una «sottozona con funzioni operative staccate». <862 La controproposta di "Barbero", con cui "Ivan" non era in buoni rapporti, <863 e di "Mancini" non piace all'ex comandante della VIII divisione, il quale il 13 aprile dichiara la sua opposizione alla costituzione della «sottozona», e pochi giorni dopo, scrivendo al CMRP, richiede l'autorizzazione per la creazione della VII zona, specificandone comando, confini e formazioni che vi operano. <864
Il comando di "Ivan" non avrà reale esecuzione, contribuendo invece a creare ulteriore confusione nella difficile gestione della provincia di Alessandria. <865
La creazione di questi comandi, in particolare quello dell'VIII zona, pur non toccando direttamente le Langhe, ne condiziona assetti territoriali e organizzazione interna. L'influenza maggiore però eserciterà la decisione del CMRP di costituire, nel mese di marzo, una nuova zona operativa, la IX.
3.7.2.3 Tra VI e IX zona
Le vicende conclusive sulla costituzione del comando della VI zona, seppur non fondamentali per l'insurrezione generale in Piemonte, <866 ci offrono l'opportunità di fare le ultime considerazioni in merito ai rapporti tra i comandanti della zona e di inquadrare questi ultimi nel contesto più generale del basso Piemonte.
Il 10 febbraio, con la circolare n. 231/945, il CMRP ufficializzava la costituzione della VI zona operativa piemontese, i cui confini erano delimitati a est da Casotto e Mondovì, a nord da Bra, Canale e Asti, mentre a ovest dal corso dei fiumi Bormida e Belbo fino al confine con la Liguria. <867 Per il mese successivo il comando non è ancora stato costituito, e ciò fa ritenere necessario l'intervento del comitato militare. Nel frattempo, nella VI zona i colloqui tra comandanti proseguono, ma le difficoltà a raggiungere un compromesso si trasformano in ostacoli insormontabili verso la metà di marzo, dopo cioè la decisione del CMRP di concedere la propria autorizzazione alla costituzione di una nuova zona operativa, la IX. <868
D'ora in avanti le vicende dei due comandi risultano strettamente legate. In una riunione tra "Nanni", "Mauri" [Enrico Martini] e delegati del CMRP, tenutasi nella seconda metà di marzo, <869 si palesano le difficoltà di procedere alla costituzione del comando delle Langhe se prima non viene sciolto il nodo della IX zona. "Di fronte a questo atteggiamento del Maggiore Mauri [chiusura verso creazione IX zona] ed in assenza del delegato delle formazioni autonome il problema della formazione del comando della zona VI diventava insolubile sul posto ed i due delegati hanno deciso di rimetterlo al C.M.R.P." <870 L'opposizione di "Mauri" alla creazione della IX zona, di cui pare non voglia neppure discutere i confini, supera di molto l'interesse del maggiore per la VI, il cui comando militare pure gli viene offerto. <871 Evidentemente "Mauri" sa che una proposta di quel tipo è una contropartita al suo nulla osta rispetto alla costituzione della IX zona, il cui comando andrebbe ai GL. Ma il maggiore è anche consapevole - ed è questa la ragione della sua opposizione - che della IX zona entrerebbero a far parte alcune delle sue divisioni, di cui perderebbe di fatto il comando proprio nella fase finale della guerra.
"Mauri" infatti scrive: "I due membri del CMRP facenti parte della Commissione incaricata di definire la costituzione del comando VI zona mi hanno confermato che, in sede di CMRP, sarebbe già stata disposta la costituzione della IX zona. Di conseguenza verrebbero a cessare di dipendere da me la 6ª Divisione "Asti", la 5ª Divisione "Monferrato", la 15ª Divisione "Alessandria" e la 12ª Divisione "Bra", cioè circa la metà delle forze attualmente dipendenti da me" <872 rivolgendo infine un appello "Prego vivamente cotesto Comando di esaminare la possibilità di evitare simile provvedimento, ma di fare anzi il possibile affinché tutte le unità alla cui costituzione ho io provveduto rimangano sotto il mio Comando [...] In caso contrario io sarò costretto a dimettermi". <873
La non ostilità del CFA del Piemonte alla creazione della IX zona, con tutte le conseguenze per le divisioni di "Mauri", è motivata dal fatto che - secondo quanto si legge nella citata relazione dell'ispettore GL "F." - lo stesso comando autonomo ritiene che il maggiore non sia più in grado di tenere collegamenti «con alcune sue divisioni e precisamente con quelle che dovranno passare sotto la IX zona». <874 Il maggiore però si difende da queste accuse, sostenendo che "Non solo non corrisponde a realtà la ragione di cattive possibilità di collegamento con le formazioni del Monferrato e di riva sinistra del Tanaro, ma anzi tanti vincoli di affetto, di sentimenti, di fraternità d'armi legano tra loro le mie formazioni che né io né i miei dipendenti le possiamo vedere disgiunte" <875
Nel frattempo, le discussioni intorno al comando della IX zona continuano. In una lettera della delegazione piemontese del CBG indirizzata a "Costa", si parla di un incontro, di cui riferisce anche la relazione dell'ispettore F., a cui partecipano il comandante "Alberto" e il commissario "Paolo" della III divisione GL, il commissario "Leo" della X divisione GL, il delegato del comando GL "Panfilo", il comandante "Nanni", il commissario del raggruppamento di divisioni Garibaldi "[indecifrabile]", il comandante della IX divisione Garibaldi "Primo" Rocca, "Ulisse" e il commissario "Emilio" del raggruppamento Monferrato-Astigiano. I comandanti e i commissari sono d'accordo a nominare, per la nuova zona che comprenderà l'area tra le Langhe e il Monferrato, un comandante proveniente dai GL, scelto tra "Aldo", comandante della I divisione, "Nuto", comandante della brigata Rosselli e "Detto", commissario del I raggruppamento divisioni "Duccio Galimberti". I garibaldini esprimono però la preferenza per il comandante "Alberto", e chiedono che una volta costituito il comando vengano distribuite equamente le armi. I garibaldini propongono inoltre che "Ulisse" ricopra il ruolo di vicecomandante e "Emilio" quello di commissario di zona, in rappresentanza delle Matteotti. <876 L'accordo tra garibaldini e GL esclude di fatto gli autonomi del Monferrato da una qualsiasi rappresentanza all'interno del Comando, creando così un contesto in cui i maurini, pur rappresentando una consistente forza militare, non ottengono adeguate posizioni di comando. Inoltre, per la designazione di "Mauri" al comando della VI zona, bisognerà attendere la fine di marzo, quando dopo l'ultimo fallimento nel tentativo di trovare un accordo il CMRP, <877 avocando a sé i poteri per il comando, nomina il maggiore degli alpini comandante, Latilla vicecomandante e Guerra commissario politico, <878 in un contesto in cui le Langhe, in previsione di un maggiore sforzo operativo lungo la via Asti-Torino e Alessandria-Milano, perdono definitivamente di importanza nel piano generale di insurrezione. <879
[NOTE]
859 Cfr. G. Pansa, Guerra partigiana tra Genova e il Po, cit., pp. 357-370
860 Giorgio Agosti, all'incirca nello stesso periodo, esprimeva «l'intendimento [...] [di] addivenire ad una più stretta collaborazione fra le formazioni alessandrine e quelle liguri; e questo non solo per ragioni militari (controllo dei valichi appenninici), ma anche per gravitare politicamente su Genova e rafforzare col peso delle GL la nostra situazione in quella città», "Relazione del commissario politico del Comando piemontese delle formazioni Giustizia e Libertà", 31.12.44, in G. De Luna et alii (a cura di), Le formazioni GL, cit., doc. 104, p. 270
861 Comunicazione di "Ivan" al Comando Regionale Piemontese delle Formazioni G.L., 10.4.45 in AISRP, B 37 a, p. 2. Il comando prende la seguente configurazione: Comandante della zona settentrionale è "Ivan" per le GL, il commissario politico "Aldo" per le Garibaldi e vicecomandante e capo di Stato Maggiore ad interim "Malerba" per la divisione "Patria".
862 G. Pansa, Guerra partigiana tra Genova e il Po, cit., pp. 447-448
863 Ivi, p. 448
864 "Richiesta retifica [sic] VII zona", comandante "Ivan", comm. pol. "Aldo Red" al CMRP, 16.4.45 in AISRP, B 37 a
865 «L'accordo definitivo sulla sua [comando VII zona] composizione venne raggiunto soltanto il 29 aprile nella prefettura di Alessandria, quando già tutta la provincia era libera», in G. Pansa, Guerra partigiana tra Genova e il Po, cit., p. 449
866 Non è infatti la VI, ma la VIII zona, comandata da "Barbato", a dover liberare Torino, insieme alla III e IV. Parte delle formazioni langarole avrebbero costituito truppe di riserva e sostegno. Si veda Circolare CMRP del 10.2.45 in AISRP, B 59 d/4, citata in A. Young, "La missione Stevens e l'insurrezione di Torino", cit., p. 107
867 "Competenza territoriale", "Mauri" al Comando I divisione Langhe, 24.3.45 in AISRP, B AUT/mb 1 d
868 La IX zona nasce da un settore nord occidentale della VI, collocandosi a ovest della VIII di "Barbato", comprendendo due divisioni Garibaldi, una GL, una Matteotti e tre autonome, in Comunicazione di "Ivan" al Comando Regionale Piemontese delle Formazioni G.L., cit.; si veda anche P. Maioglio, A. Gamba, Il movimento partigiano nella provincia di Asti, cit.
869 «Il Comandante Nanni, V. [indicato come delegato garibaldino] e F. [a matita] si sono recati nel pomeriggio di sabato dal maggiore Mauri per prendere con lui opportuni accordi su due punti sostanziali: la delimitazione esatta della IX zona di recente costituzione e la scelta dei componenti del comando della VI zona», "Relazione dell'ispettore F. nella VI e IX zona", Al Comando Regionale Piemontese delle Formazioni "Giustizia e Libertà", [fine marzo] 1945 in AISRP, B 37 a, pp. 1-3
870 Ibidem
871 Come vicecomandante viene proposto "Nanni", "Remo" invece commissario e un membro delle GL nel ruolo di vicecomandante o di commissario, "Relazione dell'ispettore F. nella VI e IX zona", cit.
872 "Comunicazione sulla costituzione del Comando IX zona", "Mauri" al Comando F. A. Piemonte, 31.3.45 in G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., doc. 41, p. 419
873 Ibidem
874 "Relazione dell'ispettore F. nella VI e IX zona", cit. Per quello che riguarda i collegamenti tra il comando del 1° GDA e le divisioni "periferiche" si veda il seguente episodio. Nel luglio il cap. Della Rocca, comandante della XII divisione "Bra", lamentava di essere trattato con superficialità dal Comando Langhe e di essere in scarsità di armi a causa della spartizione di queste con Marco e Renato; inoltre accusava "Mauri" di non aver fatto nulla per cercare di liberare suoi cinque uomini catturati dai fascisti, "Schiarimenti (a proposito dello sbandamento di Marco)", Comando Distaccamento n. 10, comandante Della Rocca al Comando Langhe, 19.7.44 in AISRP, B AUT/mb 4 c. Non abbiamo trovato altri documenti che contengano denunce di questo tipo. Probabilmente perché il collegamento che intendono le formazioni maurine si basa su un semplice appoggio logistico e militare, e non su un costante scambio di informazioni sul coordinamento generale della guerriglia; inoltre il loro carattere «autonomo» è segnale di una certa indipendenza sul piano operativo, almeno è quanto emerge dalle parole di "Otello", comandante della VI divisione "Asti", che nella citata lettera del 28 febbraio '45 teneva a precisare che la dipendenza da "Mauri" «è venuta naturalmente per poter essere appoggiati ad un'attività veramente forte in condizione da poterci fornire le armi che a noi mancavano e per poter operare sotto una certa unità di indirizzo», "Comunicazione di Otello al generale Nito", cit.
875 "Comunicazione sulla costituzione del Comando IX zona", cit.
876 "Relazione dell'ispettore F. nella VI e IX zona", cit., al punto 4) Costituzione del Comando della IX zona. Secondo quanto riportato da P. Maioglio, A. Gamba, Il movimento partigiano nella provincia di Asti, cit., al comando della IX zona va il comandante della X divisione alpina GL, "Raimondo" Paglieri, il commissario il garibaldino "Tino" Ombra, vicecomandante "Ulisse", capo di Stato Maggiore "Gino" Paltrinieri, vicecommissario Giuseppe Gerbi "Leo". In ogni caso, il rapido procedere degli eventi bellici non permetterà la formalizzazione della IX zona, la quale non parteciperà come comando effettivo alle operazioni finali né sarà contemplata nel Piano E. 27
Giampaolo De Luca, Partigiani delle Langhe. Culture di banda e rapporti tra formazioni nella VI zona operativa piemontese, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013
I "buoni" rapporti sono, in realtà, determinati da motivazioni diverse ma convergenti: ai gielle interessa potersi inserire a pieno titolo nelle Langhe ed ai garibaldini sono utili le armi che Bocca e compagni concedono loro dopo i lanci <37. Non dissimili sono le relazioni con le formazioni autonome del maggiore Mauri, nel cui schieramento le unità GL si sono infilate dopo il "buco" creatosi con il rastrellamento del dicembre 1944 <38.
"Ho avuto l’impressione" - scrive Giorgio a Detto e Gigi - "che [Mauri] nonostante la freddezza voluta e calcolata per il solito gioco di prestigio, in sostanza ha accolto la notizia del nostro arrivo abbastanza bene. Questo per il fatto che tanta acqua è passata sotto i ponti dai fastigi di Alba e per il fatto che l’astuto politico […] ci vede (e noi non abbiamo smentito) in funzione anti Garibaldi" <39.
Anche sul comandante autonomo e sulla sua direzione della guerra partigiana cala la "scure" dei "puristi": "Mauri, già di per se poco disposto a prestare obbedienza a un organo come il CLN (che puzza alle sue narici delicate di rivoluzione ed i pochi atti di obbedienza che fa li compie con mille riserve espresse e non espresse) non possiede poi assolutamente il controllo sulle sue sparse formazioni libere così di seguire gli indirizzi dati dai singoli comandanti" <40.
Vivissimo anche nelle Langhe, come in tutto l’universo partigiano, il problema delle armi, delle munizioni e dell’equipaggiamento in generale. La X divisione deve - per mantenere uno standard operativo efficiente - dibattersi fra le sue necessità interne e le cessioni alle unità consorelle (III divisione) o alle formazioni Garibaldi. Queste arrivano persino ad appoggiare candidature di elementi del Partito d’Azione a cariche di rilievo pur di accedere ai lanci alleati:
"I Garibaldini avrebbero offerto a Ivan il C.do della zona" - scrive Raimondo - "fiduciosi nella sua possibilità, quale GL , di poter fare avere loro lanci […]. A me personalmente hanno chiesto parecchie armi. Ho rifiutato per i seguenti motivi: 1) perché non sarebbero i nostri 10 sten invocati a sollevare una situazione che dovrebbe essere impostata da principio. 2) dopo la cessione di armi e uomini alla III Div. (totale 98 armi, di cui moltissime automatiche) non possiamo permetterci simili lussi" <41.
L’abilità di Bocca e Scamuzzi prima e il piglio "militaresco" di Raimondo poi, servono a stabilire un cordiale rapporto di collaborazione con gli inglesi della missione di assistenza, positivamente impressionati dalla organizzazione della X divisione, ma pur sempre guardinghi, soprattutto in tema di armi ed equipaggiamento. "Ci siamo lasciati molto cordialmente [Giorgio Bocca ed il maggiore Ballard. Nda] dopo che mi aveva fatto capire che di lanci da parte loro sino a che non lo giudicheranno opportuno, ne vedremo pochi. A meno di non essere più apolitici e ossequienti" <42.
Il 15 marzo 1945 Giorgio traccia il bilancio della situazione, individuando sei punti principali: la sistemazione dei quadri, la regolarizzazione dell’amministrazione, la creazione di un servizio informazioni efficiente, la creazione di un servizio stampa e propaganda, il rigido inquadramento di tutte le forze secondo i principi più squisitamente GL e lo sfollamento dei comandi con la conseguente riorganizzazione dei collegamenti. Questi, un mese dopo, sono ancora un nodo da sciogliere sicché il comando regionale striglia, alla vigilia dell’insurrezione, il vertice della X poiché "bisogna che trovi un paio di buone staffette [..] in modo da assicurarvi un collegamento bisettimanale. Deve però trattarsi di staffette professionali, capaci di raggiungere la città in bici o a piedi o in qualsiasi altro modo possa essere necessario […] ma le staffette bisogna che le scoviate e le amministriate voi" <43.
Per la 1ª brigata - costituita il 21 gennaio 1945 e intitolata al caduto Vincenzo Squassino - il problema principale era rappresentato dalla fusione degli elementi locali con quelli scesi dalla montagna, sia a livello di uomini, sia a livello di quadri. Gli ufficiali locali sono considerati con condiscendenza dai "montanari": le tre bande che formano la brigata sono guidate rispettivamente dai fratelli Silvestri, Ercole e Luigi, e Luri <44. Le prime due sono formate da persone del luogo, l’ultima è composta da distaccamenti provenienti dalle vallate alpine; la "Squassino", poco più di 110 uomini, è sistemata fra Costigliole e Repergo (I banda), Agliano e Montegrosso (II banda), Isola e Mongardino (III banda). Anche nella formazione della 2ª brigata, intestata al comandante caduto Gianni Alessandria, il principio guida è stato quello di rompere e dividere le vecchie cricche, di vivificare l’ambiente. Al comando è stato confermato Libero, commissario politico è stato nominato Edolo, medico della Varaita. La brigata è organizzata su due bande ed un distaccamento comando: alla guida della I banda è stato chiamato il capitano Cecco, già ufficiale della formazione, mentre la II è diretta da un altro ufficiale in spe, Angelo; il distaccamento comando è direttamente agli ordini di Libero. L’unità, una novantina di uomini, è schierata nei dintorni di Castagnole, senza occupare centri degni di nota <45. La 3ª brigata, dedicata al giovane volontario Rodolfo Bertolotti, è comandata da Gildo, con commissario Libero; le bande sono affidate a Gruffia e Mic, già ufficiali in val Maira <46, e sono sistemate a Mango e fra Neviglie e Neive. La brigata conta poco più di un centinaio di volontari <47. L’amministrazione è affidata ad Antonio Semini. A capo del servizio informazioni è stato inviato Fiore <48 che dispone della polizia divisionale e di brigata. In via di costituzione anche una rete informativa e spionistica composta da elementi di supporto esterni. La stampa, affidata a Gildo, ha progetti grandiosi. Due giornali, uno polemico, dal titolo "corrosivo" di H2SO4 e un secondo - meno pretenzioso - simile ad un semplice notiziario degli avvenimenti; la mancanza di carta blocca entrambi i progetti anche se le tipografie disponibili alla collaborazione con i GL sono due. In attesa della stampa, il comando divisionale, avendo rilevato la profonda diseducazione civile dei nuovi arrivati, sforna una serie di volantini da distribuire fra gli uomini.
A metà marzo il cambio di comandante pone Enzo Paglieri alla guida della divisione. Raimondo, con 14 suoi fidati partigiani, parte per le Langhe verso la metà del marzo 1945 ed il 27 è a Bene Vagienna <49. Il 3 aprile riceve le consegne da Giorgio Bocca e quattro giorni dopo, al termine di un giro esplorativo e di conoscenza, stende un primo bilancio della sua unità, definendo buona la situazione militare, sufficiente l’armamento e in via di definizione l’affiatamento fra vecchi e nuovi partigiani. Sebbene le Langhe siano una zona relativamente "ricca" rispetto alle valli alpine, i gielle insistono per avere maggiori riguardi nei confronti degli abitanti: Matteotti, Garibaldi ed Autonomi tassano ogni merce uscente dalla zona senza criteri di eguaglianza che possano dare alla popolazione una parvenza di legalità […]. E’ necessario che si indica presto, prestissimo una conferenza […] dove il CLN […] imponga la costituzione del comando zona il quale stabilirà in modo definitivo la legalità e la misura di certe tassazioni <50.
L’8 aprile, a Castagnole, un documento redatto da Edolo Fogliati regolarizza in modo progressivo, cioè sulla base delle brente prodotte nel 1942, ultima annata di cui è stata conservata la documentazione, la procedura di ammasso del vino. Il prodotto così immagazzinato andrà metà alla popolazione, un quarto alle formazioni di Poli ed un quarto alla divisione GL <51.
[NOTE]
38 Enrico Martini (Mauri), nato a Lesegno il 29 gennaio 1911, laureato in giurisprudenza, ufficiale presso il Comando Superiore FFAA in Africa Settentrionale. Dopo l’armistizio costituisce le formazioni autonome del Monregalese subendo la disfatta del marzo 1944. Riorganizzatosi nelle Langhe, da origine alle formazioni autonome della provincia di Cuneo, di cui sarà il responsabile indiscusso fino alla chiusura delle ostilità.
39 L’incontro con il comandante autonomo è ben descritto nel romanzo Il provinciale, che ricalca - nella sostanza - il testo della relazione scritta a Dalmastro e Ventre. Cfr. G. Bocca, Il provinciale, cit., p. XX a Isrcn, Detto Dalmastro, B. VIII F. 64.
40 Isrp, C 45 a.
41 Ferdinando Cioffi (Ivan), napoletano, classe 1909, patriota, nella Resistenza dall’ottobre 1944, comandante della VIII divisione GL da metà novembre 1944 al 9 gennaio 1945, quando è arrestato e destituito. Sul suo passato gravano ombre pesanti. Bernieri scrive Colajanni che "Ivan comandante della divisione GL della VII zona, a parte il fatto che era fino ad uno o due mesi fa ufficiale della repubblica fascista, alle dirette dipendenze del famigerato generale Delogu comandante della piazza di Alessandria, era nel 1940 ufficiale della milizia fascista con incarico di polizia a Ventotene presso i confinati politici. Il riconoscimento è certo. Non servono commenti". Isrp, C 45 b. In relazione al problema della armi cfr. anche A. Cipriani, Armi e partigiani, in "Il Presente e la Storia", 50/1996. In merito a Cioffi cfr. C. Pavone (a cura di), Le brigate, cit. 448 - 449.
42 Edward (o Ugo) Ballard, maggiore dell’esercito britannico, giunto nelle Langhe nel novembre 1944 con la missione TEC, insieme al tenente colonnello Stevens ed all’ardito radiotelegrafista Tullio Biondo. Isrp, C 45 a. In merito alle missioni alleate cfr. R. Amedeo (a cura di), Le missioni alleate e le formazioni dei partigiani autonomi nella Resistenza piemontese. Atti del convegno internazionale. Torino, 21 - 22 ottobre 1978, Cuneo, L’Arciere, 1980.
43 Isrp, C 45 b.
44 Silvestri Ercole (Lino), classe 1920, cuneese, dottore in lettere, sottotenente di complemento degli alpini, partigiano nelle formazioni GL della val Varaita dall’ottobre 1943. Silvestri Luigi (Luis), classe 1920, cuneese, dottore in lettere, sottotenente di complemento degli alpini, partigiano delle formazioni GL della val Varaita dall’ottobre 1943.
45 Edolo Fogliati, (Megu, Stelvio), torinese, classe 1920, medico chirurgo, partigiano con i gielle di val Varaita dall’aprile 1944.
46 Michelangelo Ghio (Mic), cuneese, classe 1924, studente, partigiano dal marzo 1944 in val Maira. Sebastiano Parola (Gruffia), cuneese, classe 1923, geometra, partigiano dal novembre 1943 prima in val Grana e poi in val Maira.
47 Alle cifre summenzionate vanno aggiunti 20 uomini del distaccamento comando divisionale che ha il compito di fornire i collegamenti; le forze di polizia, 15 uomini, e gli addetti ai municipi ed alla stampa, in tutto la forza della
divisione ascende ai 300/350 uomini. "La brigata val Bormida che su denuncia dei suoi comandi sarebbe forte di 150 uomini è da noi considerata per ora solo sotto influenza e non inquadrata". Isrp, C 45 a.
48 Vittorio Leccà (Fiore), fiorentino di nascita, classe 1907, impegato, partigiano dal giugno 1944 nelle colonne di Alessandro Scotti. Aisrp, C 45b.
49 Cfr. E. Paglieri, Diario, cit., p. 190.
50 Isrp, C 45 a.
51 Piero Balbo (Poli), classe 1917, ufficiale di marina, dottore in legge, partigiano dal settembre 1943, poi comandante della II divisione autonoma "Langhe". Isrp, C 45 b.
Marco Ruzzi, La X Divisione Giustizia e Libertà, Asti Contemporanea, n. 7, 2000, ISRAT Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti