sabato 30 novembre 2024

Decisero di portarsi verso le linee alleate in quel momento in grande movimento

Palena (CH). Foto: Zitumassin. Fonte: Wikipedia

Nella prima decade di dicembre [1943] la banda [Bandiera Rossa] fu costretta a lasciare Palena che a seguito degli incalzanti eventi bellici - l’avanzata dell’8a armata verso Ateleta, l’affluire di un gran numero di forze tedesche impegnate nella difesa delle linee del fronte, ed i pesanti bombardamenti alleati su tutta la zona - fu giudicata troppo rischiosa per un’ulteriore permanenza. Gli uomini della banda si diressero quindi verso nord, prima a Civitella, poi a Palombaro, Guardiagrele e Rapino in cui giunsero il 18 e che abbandonarono subito perché «il movimento tedesco sulla camionabile […] era ingente e costituiva un pericolo tanto che molti contadini della zona si erano allontanati e sparpagliati alle falde della Majella», ed infine Pretoro dove sostarono per 5 giorni <1882. Durante questo periodo di peregrinazioni non mancarono gli avvicendamenti: il giorno 16 il Ciavarella ed il Fatatà decisero di lasciare i compagni per «portarsi verso le linee alleate in quel momento in grande movimento e superando le alture di Ricca Scalegna scesero verso il Sangro all’altezza di Valle Cupa, si portarono verso gli avamposti alleati» <1883, e così in comando dei gruppi passò al Novelli <1884; per contro a Pretoro si unì alla banda il capitano del genio Domenico Passalacqua la cui grande esperienza tecnica «incoraggiò molto gli uomini» <1885. Durante la pur breve sosta a Pretoro, i partigiani non rimasero inattivi: il 20 dicembre uno dei gruppi affrontò in località Sant’Angelo una pattuglia tedesca di razziatori in uno scontro violento che portò al ferimento del partigiano Vittorio La Salandra <1886 e di un soldato tedesco, e «alla morte di due bovi […] nonché la cattura di due giovenchi e di sette sacchi a pelo»; in contemporanea un altro gruppo minò e fece saltare una postazione antiaerea tedesca posta sulla cima di «Torre Di Colle» <1887. Informati di un prossimo rastrellamento tedesco attivato in seguito alle loro azioni, i partigiani sfuggirono alla cattura rifugiandosi a Lettomanoppello, poi a San Valentino e quindi a Roccamorice dove trascorsero il Natale. In quei giorni si procedette ad un nuovo riassetto della banda con la formazione di tre squadre: una con a capo il Novelli stanziata nella zona di San Valentino, un’altra distaccata nell’area di Manoppello alla guida del Passalacqua, e la terza costituita da soli 6 elementi diretta dal Galletti con funzione di raccordo tra le precedenti due <1888. In attesa degli eventi ritenuti di rapida risoluzione <1889 individuarono quale «settore operativo le pendici dei colli che degradavano sulla camionabile Popoli-Pescara» <1890.
Nel mese di gennaio i due gruppi divennero operativi nell’area, alternandovi scontri armati col nemico ad azioni di sabotaggio. Il 10, il gruppo del Novelli si incontrò improvvidamente con due auto cisterne tedesche dirette a Caramanico e nell’impossibilità di nascondere le armi si decise per aprire il fuoco contro i mezzi che esplosero «in modo pauroso»: nell’azione un partigiano e due tedeschi rimasero feriti <1891. Seguirono due azioni di sabotaggio: il 15 da parte della squadra del Passalacqua che danneggiò in contrada Madonna delle Grazie sei baracche approntate dai tedeschi quali depositi di materiale bellico; mentre il 19 il Novelli e i suoi distrussero una linea telefonica provvisoria abbattendone i sostegni, per un raggio di oltre cento metri in contrada Madonna del Monte <1892. Il 21 gennaio, il Galletti e due suoi compagni <1893, di ritorno dal gruppo di San Valentino a cui aveva comunicato «come erano stati predisposti i collegamenti e quali erano le vie più sicure di comunicazione fra i due gruppi», furono sorpresi presso Lettomanoppello da una pattuglia tedesca: ne seguì una fuga rocambolesca con tanto di guado del torrente Lavino, durante la quale uno dei partigiani - l’ex prigioniero «Enrico Ecwith» - fu catturato dai tedeschi «e non si seppe come andò a finire», mentre gli altri due riuscirono a mettersi in salvo <1894. Con notizie via via più confortanti dal fronte <1895, il Novelli decise di mettere a segno un’azione contro un deposito di munizioni e vettovaglie tedesco installato nel pianoro delle Coste di Plaja. Pianificato il colpo con diversi appostamenti, ed organizzati i suoi uomini in un nucleo operativo e uno di copertura, nella notte del 28 gennaio raggiunse il deposito provocandovi un incendio che distrusse due capannoni <1896.
All’alba del 6 febbraio il Passalacqua ed il suo gruppo attaccarono con lancio di bombe a mano un’autocolonna tedesca diretta verso Pescara, sotto il ponte della ferrovia nei pressi della stazione di Manoppello. Il 16 febbraio il gruppo di Novelli sostenne una faticosa marcia sulle montagne del Marrone con l’intento di danneggiare le postazioni di artiglieria antiaerea «site nel versante nord presso le Officine Elettriche di San Martino»: dopo un appostamento durato un giorno entrano in azione posizionando due mine che nella successiva esplosione danneggiarono «due pezzi da 881» <1897.
Intanto il Ciavarella, rientrato a Roma il 12 febbraio per riferire delle sue missioni oltre il fronte al Comando della Bandiera Rossa, venne arrestato in seguito ad un’«oscura macchinazione» il 13 marzo mentre si accingeva a partire per rientrare dai suoi compagni in Abruzzo. Nottetempo arrestato e condotto a via Tasso, fu sottoposto a «sevizie inaudite» ma rimase «fermo e deciso nel suo silenzio [ed] uscì da quel triste luogo» - si legge nella relazione del Novelli - «solo la sera del 24 Marzo, per essere condotto, insieme a tanti altri Eroi, alle Fosse Ardeatine ed essere trucidato».
[NOTE]
1882 Cfr. Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1883 Secondo la dichiarazione di Rossi Costantino, capo della banda Rossi, assente dal carteggio esaminato, attiva «nella zona di Monte Carico e delle Mainarde», il Ciavarella si trattenne nell’area per breve tempo dando «prove di arditezza e di coraggio non comuni e pur sapendo a quali rischi andava incontro, si decise al passaggio [delle linee del fronte], con cosciente e superiore sprezzo del pericolo», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, dichiarazione di Rossi Costantino del 24 aprile 1949.
1884 Cfr. ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1885 Ibidem.
1886 Secondo la dichiarazione di Novelli Bruno dell’8 gennaio 1949, La Salandra Vittorio, riportò una ferita riportata all’occhio che lo costrinse ad allontanarsi dalle zone operative, dopo aver partecipato «a diverse azioni nelle zone del Sangro, di Palena e di San Valentino», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa. Secondo il Nuccitelli Alvise, il La Salandra si aggregò alla banda della «Vittoria» «presentatoci dalla signora La Sorsa nostra partigiana, addetta al servizio di collegamento», per restarvi solo due mesi e poi aggregarsi con la stessa La Sorsa alla banda del Ciavarella. Ivi, dichiarazione di Nuccetelli Alvise del 6 gennaio 1948. Cfr. ivi, anche dichiarazione di La Sorsa Cordelia e dichiarazione di Daniele Italo. La Salandra Vittorio, nato a Foggia il 3 novembre 1918, caporale, ha svolto attività partigiana nella banda dal 08/09/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1887 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1888 Cfr. ibidem.
1889 Secondo la ricostruzione del Novelli, «le notizie che giungevano dal fronte erano quanto mai incoraggianti perché l’8[a] Armata combatteva ormai sulla linea Guardiagrele, Orsogna, Arielli, Villa Grande, Ortona e dal movimento delle forze tedesche e dei furibondi bombardamenti che avvenivano in tutta la zona costiera e sui contrafforti della Maiella, si arguiva che da un giorno all’altro l’8[a] Armata avrebbe raggiunto Pescara riuscendo così a forzare il dispositivo tedesco ed inoltrarsi verso Roma», ibidem.
1890 Ibidem.
1891 Cfr. ibidem.
1892 Cfr. ibidem. Nell’azione restò ferito il Savoca Salvatore. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1893 Il Sarra Gaetano e un ex prigioniero alleato di cui a breve si dirà nel testo.
1894 Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1895 «Da Orsogna giungevano notizie sempre più incoraggianti circa l’avanzata della 8a Armata e l’eco della battaglia si faceva più vicino ed attanagliava con sempre maggiore aggressività il dispositivo della resistenza tedesca che per altro aumentava di giorno in giorno, con l’affluire sulle linee di sempre maggiori forze. I bombardamenti si susseguivano di notte e di giorno e di notte il pericolo per i nostri costretti a vivere alla macchia era maggiore perché i movimenti tedeschi si effettuavano quasi sempre di notte e nei luoghi a volte più impensati», ibidem.
1896 Cfr. ibidem.
1897 Ibidem.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018