lunedì 24 febbraio 2025

I colletti bianchi e l'affare di Ronchetto sul Naviglio

Milano: Via Vincenzo Monti

Il quadrilatero della droga
Seguendo La Rosa, gli investigatori arrivarono a monitorare uno strano giro di persone nei pressi del Pio Albergo Trivulzio, la storica casa di cura milanese per anziani che sarebbe stata al centro anche di Mani Pulite. Tra Via Anguissola, Via Cagnoni, Via Palma e Via fra' Galgario vi era per ore un via vai di gente, tra cui spiccavano personalità come Luigi Bonanno, Francesco Sergi, Saverio Morabito e Antonio Papalia, questi ultimi esponenti di spicco della 'ndrangheta originari di Platì e domini incontrastati tra Corsico e Buccinasco. Proprio a seguito di questo successivamente l'area venne ribattezzata il quadrilatero della droga. Tra gli immobili frequentati assiduamente dagli habitué del quadrilatero vennero individuati anche tre immobili che venivano utilizzati per lo stoccaggio e la gestione dei carichi di stupefacenti (Via Creta n.6, Via Ricciarelli n.1, Via Telesio n.2).
Il 9 marzo 1989 la squadra di De Caprio fermò Domenico Palazzolo, ragazzo semilibero dal carcere che durante il giorno, durante la pausa pranzo, frequentava la via, sequestrandogli 2 kg di eroina in un pacchetto che gli era stato consegnato da Zacco <943. Seguendo proprio quest'ultimo, il 28 aprile successivo, i carabinieri arrivarono fino a un vecchio fabbricato industriale in Via Salis 4 a Milano, nel quartiere della Comasina, il cui cancello venne aperto dal futuro protagonista assoluto dell'inchiesta: Toni Carollo <944.
Zacco e altri indagati rimasero all'interno dell'area per quasi tre quarti d'ora, poi uscirono, scortando una Volvo fino all'ingresso della tangenziale: poco prima Zacco e il suo accompagnatore si staccarono del corteo, mentre la Volvo continuò la sua strada finché non incontrò un blocco della Squadra Mobile (provocato dai Carabinieri) e dopo un breve inseguimento l'auto venne perquisita e i militari sequestrarono oltre 10 kg di eroina al suo conducente, Antonio Arena.
Tra il 9 marzo e il 23 maggio gli inquirenti eseguirono quattro sequestri tra stupefacenti e denaro: oltre a quello del 28 aprile, prima vi era stato il 24 il sequestro di 10 milioni di lire a Gaspare Girgenti, mentre il 17 maggio gli inquirenti avevano messo le mani su 248 milioni e 265mila lire in contanti posseduti dal trafficante jugoslavo Momcilo Nikolic. Dopo ben 4 sequestri in due mesi e mezzo, Zacco e i suoi capirono che non potevano trattarsi di semplici casi scollegati e, quindi, trasferirono il baricentro delle proprie attività al Bar Viviana di Via Zurigo 4, poco distante dal Quadrilatero, e fino a maggio tennero un basso profilo <945.
I colletti bianchi e l'affare di Ronchetto sul Naviglio
L'ingresso nelle indagini di Carollo, all'epoca incensurato, portò gli inquirenti ad individuare altri due luoghi, utilizzati per le riunioni: la sede della Monti Immobiliare Srl di Sergio Coraglia in via Vincenzo Monti 55 a Milano e il cantiere della Novedil Srl di Carollo a Lainate.
Dopo l'entrata in vigore del nuovo Codice di Procedura Penale, il 24 ottobre 1989, che introdusse l'utilizzo delle intercettazioni ambientali ai fini d'indagine, dal 29 novembre al 15 febbraio 1990 i Carabinieri intercettarono i vari membri dell'organizzazione, piazzando una microspia anche nella baracca della Novedil e da lì emerse il legame con insospettabili imprenditori come Gaetano Nobile e Sergio Coraglia. Nobile era un ingegnere palermitano, massone, titolare di una serie di società immobiliari e finanziarie a Milano, Palermo e Firenze, alcune delle quali vennero individuate come lo "schermo" dietro cui Carollo manteneva la titolarità di un'area agricola a Ronchetto sul Naviglio <946. Sergio Coraglia, invece, era un costruttore che con la sua Monti Immobiliare aveva costruito palazzi in tutto l'hinterland milanese e dal processo emerse una stabilità di rapporti coi Carollo già ai tempi di Gaetano, a cui aveva infatti affittato la villetta di Liscate <947.
Nell'ambito dei colletti bianchi, il 2 dicembre 1989 entrò nell'indagine anche Adriano Cremascoli, per un periodo venditore di case per conto di Coraglia, in quel momento factotum della Monti Immobiliare. In quell'incontro, i Carabinieri intercettarono in particolare Carollo riferirsi a Nobile come un uomo mio, confermando le ipotesi investigative degli inquirenti. Poco dopo sempre Carollo spiegò a Cremascoli l'origine di 750 milioni di lire che erano entrati nel giro degli amici-imprenditori: erano seppelliti sotto due metri di terra da quattro anni, tenuti nascosti in attesa di un buon business su cui investire, che in questo caso era rappresentato da un'area agricola situata a Ronchetto sul Naviglio.
Sempre conversando con Cremascoli, Carollo affermò «sono stato io ad aver voluto la Edilmoro» <948, cioè una delle società intestate all'imprenditore-prestanome, e sul terreno di Ronchetto sul Naviglio confidò al suo interlocutore di essere stato lui ad averlo venduto a Coraglia e che a breve vi sarebbe stata "la firma", ma senza entrare nel dettaglio, cosa che fece in un'intercettazione ambientale con Salvatore Cangelosi, cognato di Gaetano Fidanzati <949:
«Sto facendo la convenzione che è alla firma di Schemmari, sono andato a firmare la convenzione, ora ho chiesto protezione politica e l'ho trovata. Io là ho un contatto con Pillitteri, il sindaco di Milano, ci chiamiamo giornalmente per [...] fissare [...] accelerando questa pratica qua [...] difatti è alla firma di Schemmari, e dovrebbe firmare oggi o domani, dovrebbe firmare. Ma nel giro di quattro o cinque anni verrebbero edificabili altri 5mila metri cubi, chiaramente con un prezzo politico, poi andremo a suddividere tra noi».
I nomi fatti da Carollo erano due pezzi da novanta della "Milano da bere": Paolo Pillitteri, come abbiamo visto, era il sindaco socialista della città e cognato di Bettino Craxi, mentre Attilio Schemmari era l'assessore all'Urbanistica, socialista della corrente dell'ex-sindaco Aldo Aniasi e indicato all'epoca come successore di Pillitteri alla carica di Sindaco <950.
Dalle intercettazioni emerse che gli interlocutori a cui Nobile si era rivolto per ottenere la firma di Schemmari che valeva mezzo miliardo di lire erano Salvatore Spinello, gran maestro della Gran loggia di piazza del Gesù, detto "il professore", in affari con il costruttore catanese Carmelo Costanzo (uno dei c.d. cavalieri dell'Apocalisse Mafiosa di cui parlò Pippo Fava), e compagno di Anita Garibaldi, pronipote dell'eroe dei due mondi e componente della direzione nazionale del PSI <951.
Nonostante le pressioni, la firma tardava ad arrivare, così il 25 gennaio 1990 Nobile chiamò la Garibaldi a Roma, la quale precisò subito di non essersi dimenticata di lui, ma che la persona con cui lei aveva parlato non seguiva personalmente la cosa ed essendoci la campagna per le amministrative era preso da quella. L'identità del pezzo da novanta con cui la Garibaldi riuscì a parlare per appena 2 minuti e da cui dipendeva lo sblocco della faccenda venne identificato dalle indagini come Pillitteri <952.
[NOTE]
943 Sentenza di 1° grado Duomo Connection, p. 47.
944 Ivi, p. 61.
945 Ivi, p. 72.
946 Portanova, Rossi, Stefanoni, op. cit., p. 237.
947 Si veda Sentenza di 1° grado Duomo Connection, Capitolo “I rapporti di Nobile e Coraglia con il latitante Gaetano Carollo”, p. 247 e ss.
948 Ivi, p. 100.
949 Ivi, p. 102.
950 Rossi, Portanova, Stefanoni, op.cit., p. 239.
951 Sentenza di 1° grado Duomo Connection, p. 728.
952 Ivi, p. 732.
Pierpaolo Farina, Le affinità elettive. Il rapporto tra mafia e capitalismo in Lombardia, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2019-2020