Cardamine asarifolia |
Cardamine flexuosa |
Un gruppo di rigogliose Crucifere abbellisce ogni anno il sottobosco montano di latifoglie nel periodo in cui è completamente inondato di luce perché i rami degli alberi sono ancora spogli e le altre piante continuano ad essere immerse nel letargo invernale.
Sono le quattro ex Dentaria, presenti nelle faggete della Liguria ricche di humus e caratterizzate da un sottofondo di rocce calcaree; con la loro presenza, ne segnalano le zone più umide raggiungendo considerevoli dimensioni (60-70 cm di altezza) quando abbondino sostanze in decomposizione.
A seguito di recenti riassetti sistematici, sono state tutte inserite nel Genere Cardamine, composto da piante considerate insignificanti se si eccettuano la Cardamine pratensis, la rigogliosissima Cardamine asarifolia e la Cardamine hirsuta, comuni lungo le rive dei torrenti e nei prati umidi montani ed alpini.
Fra le diverse erbe chiamate dalla tradizione popolare "Crescioni dei prati" alcune Cardamine, sono note come prelibate insalate selvatiche, utilizzabili alla pari del più celebrato Nasturtium officinalis; condite con il solo olio extravergine d'oliva oppure come verdura cotta nei ripieni e nei minestroni.
In passato la Cardamine pratensis era comunemente coltivata come ortaggio, giudicata eccellente se cucinata con le patate o deposta sopra i crostoni di pane leggermente abbrustoliti.
Unica avvertenza era quella di coglierne le foglie a primavera, nel periodo in cui sono più tenere. La sua fioritura primaverile, molto abbondante nel mese mariano, ha suscitato nella fantasia popolare il desiderio di collegarla al rito delle Madonna, anche se non mancano pregiudizi di carattere assolutamente negativo.
In Austria, per diffusa credenza contadina, chiunque l'avesse raccolta sarebbe stato morso da una vipera entro pochi giorni; ma se la cosa accadeva oltre confine, ad esempio in Germania, l'incauto sarebbe stato fulminato al primo temporale della stagione.
Forse a causa della sua fama iettatoria la Cardamine pratensis non è mai stata considerata interessante dagli erboristi, nonostante contenga sostanze stimolanti ed antiscorbutiche analoghe a quelle di molte specie consorelle; con il valore aggiunto di essere uno ottimo foraggio precoce per gli erbivori ed una delle prime piante a fornire materia prima alle api.
Le Cardamine formano un raggruppamento comprendente 130 specie (20 nella nostra regione); crescono con abbondanza sui monti d'Europa, dell'Asia, dell'America ed in Africa, sino al Sudafrica. Sono caratterizzate dalle silique a due valve che si arrotolano restando appese al picciolo con in i semi messi a nudo, ben aderenti alla parete divisoria. In alcune specie l'apertura è talmente immediata che i semi vengono espulsi con forza all'intorno.
Continuando a considerare Dentaria, come se fosse ancora l'antico Genere denominato dal botanico francese Tournefort ed accettata da Linneo, c'è da osservare il suo curiosissimo apparato radicale, caratterizzato da una serie di squame incise sul rizoma dai piccioli fogliari delle annate precedenti in modo da formare una corona di protuberanze puntute, sorprendentemente somigliante a denti umani; o meglio, nel loro insieme, ad una protesi mobile. Questa singolare similitudine è responsabile della vecchia denominazione e del suo impiego terapeutico descritto da Paracelso, uno dei propugnatori della teoria della segnatura, il quale si dichiarava certo della loro capacità di guarire ogni tipo di malattia collegata con la bocca.
Per questo motivo la medicina medievale si è interessata a lungo della Dentaria digitata e della Dentaria bulbifera, piante definite nei vecchi manuali "abitatrici delle selve ombrose e di altri luoghi opachi”. Il campo d'applicazione del decotto preparato con la radice si usava, inoltre, nella cicatrizzazione di tagli ed in ortopedia per la saldatura di fratture; le dosi indicate dai medici cinquecenteschi erano queste: “il peso di una dracma, con acqua di Equiseto, per le ferite del petto e dei polmoni”.
L’analisi dei principi contenuti nelle ex Dentaria non è stata più approfondita da quando si è riscontrata la presenza di un olio volatile maleodorante e di una serie di alcaloidi e glucosidi dei quali si ignora la reale valenza.
Nonostante ciò, nelle campagne, il decotto di Cardamine bulbifera, in uso interno, continua ad essere proposto per alleviare le irritazioni gastro-intestinali e le bronchiti, mentre il rizoma e le sommità della Cardamine pentaphyllos sono tuttora utilizzati sottoforma di decotto cicatrizzante.
L'antica e la nuova specificazione, ossia digitata e pentaphyllos sono riferite al numero delle eleganti foglie divise in cinque larghi lembi seghettati simili al palmo d'una mano aperta.
Secondo John Gerard, erborista inglese, nel XVI° secolo era chiamata "Fiore del cuculo" perché tutto il periodo della sua fioritura è accompagnato, come sottofondo audio, dal canto monotono del più opportunista degli uccelli.
Un'altro battesimo contadino esistente è quello di "Sputo del cuculo", per giustificare erroneamente la presenza sulle sue foglie delle secrezioni schiumose prodotte dalle ninfe della "Sputacchina" (Philaenus spumarius).
Se l'antica denominazione Dentaria ha una sola causa accertata, il termine Cardamine porta invece ad una duplice interpretazione: secondo alcuni deriva dal suo presunto uso medicinale come cardiotonico, secondo altri dal termine greco "kardamon", con il quale allora si indicava uno dei tanti "Crescioni" selvatici.
Dal 1640 queste nostre vistose Crucifere sono coltivate nei giardini europei, mentre i giardinieri italiani le hanno sempre trascurate benché i loro fiori colorati di rosa, violetto o bianco, e le foglie finemente disegnate, costituiscano altrettanti validi motivi per una doverosa inclusione fra le specie ornamentali primaverili destinate alle zone ombrose.
Le Dentaria sono perenni, hanno grossi rizomi squamosi orizzontali, fusti angolosi semplici o poco ramosi, nudi nella parte bassa, portanti 2-3 foglie palmatosette o pennatosette e fiori grandi in racemo o in corimbo.
I fiori hanno 4 petali piani ed unguicolati, manifestamente più lunghi dei calice, 6 stami ed uno stilo sottile a stimma intaccato.
Le Cardamine possono essere perenni, annue o bienni, ed hanno una radice a fuso talvolta ramosa o munita di fibre con granulazioni. Hanno fusti semplici o con rami alternati e foglie intere o pennate. I fiori a 4 petali di colore bianco o rosato, sono portati in corimbo.
Le silique di queste Crucifere polimorfe assumono la forma di un racemo e sono più o meno appiattite; le valve esterne si aprono accartocciandosi e lasciando i semi in evidenza, attaccati alla parete divisoria centrale.
Sono le quattro ex Dentaria, presenti nelle faggete della Liguria ricche di humus e caratterizzate da un sottofondo di rocce calcaree; con la loro presenza, ne segnalano le zone più umide raggiungendo considerevoli dimensioni (60-70 cm di altezza) quando abbondino sostanze in decomposizione.
A seguito di recenti riassetti sistematici, sono state tutte inserite nel Genere Cardamine, composto da piante considerate insignificanti se si eccettuano la Cardamine pratensis, la rigogliosissima Cardamine asarifolia e la Cardamine hirsuta, comuni lungo le rive dei torrenti e nei prati umidi montani ed alpini.
Fra le diverse erbe chiamate dalla tradizione popolare "Crescioni dei prati" alcune Cardamine, sono note come prelibate insalate selvatiche, utilizzabili alla pari del più celebrato Nasturtium officinalis; condite con il solo olio extravergine d'oliva oppure come verdura cotta nei ripieni e nei minestroni.
In passato la Cardamine pratensis era comunemente coltivata come ortaggio, giudicata eccellente se cucinata con le patate o deposta sopra i crostoni di pane leggermente abbrustoliti.
Unica avvertenza era quella di coglierne le foglie a primavera, nel periodo in cui sono più tenere. La sua fioritura primaverile, molto abbondante nel mese mariano, ha suscitato nella fantasia popolare il desiderio di collegarla al rito delle Madonna, anche se non mancano pregiudizi di carattere assolutamente negativo.
In Austria, per diffusa credenza contadina, chiunque l'avesse raccolta sarebbe stato morso da una vipera entro pochi giorni; ma se la cosa accadeva oltre confine, ad esempio in Germania, l'incauto sarebbe stato fulminato al primo temporale della stagione.
Forse a causa della sua fama iettatoria la Cardamine pratensis non è mai stata considerata interessante dagli erboristi, nonostante contenga sostanze stimolanti ed antiscorbutiche analoghe a quelle di molte specie consorelle; con il valore aggiunto di essere uno ottimo foraggio precoce per gli erbivori ed una delle prime piante a fornire materia prima alle api.
Le Cardamine formano un raggruppamento comprendente 130 specie (20 nella nostra regione); crescono con abbondanza sui monti d'Europa, dell'Asia, dell'America ed in Africa, sino al Sudafrica. Sono caratterizzate dalle silique a due valve che si arrotolano restando appese al picciolo con in i semi messi a nudo, ben aderenti alla parete divisoria. In alcune specie l'apertura è talmente immediata che i semi vengono espulsi con forza all'intorno.
Continuando a considerare Dentaria, come se fosse ancora l'antico Genere denominato dal botanico francese Tournefort ed accettata da Linneo, c'è da osservare il suo curiosissimo apparato radicale, caratterizzato da una serie di squame incise sul rizoma dai piccioli fogliari delle annate precedenti in modo da formare una corona di protuberanze puntute, sorprendentemente somigliante a denti umani; o meglio, nel loro insieme, ad una protesi mobile. Questa singolare similitudine è responsabile della vecchia denominazione e del suo impiego terapeutico descritto da Paracelso, uno dei propugnatori della teoria della segnatura, il quale si dichiarava certo della loro capacità di guarire ogni tipo di malattia collegata con la bocca.
Per questo motivo la medicina medievale si è interessata a lungo della Dentaria digitata e della Dentaria bulbifera, piante definite nei vecchi manuali "abitatrici delle selve ombrose e di altri luoghi opachi”. Il campo d'applicazione del decotto preparato con la radice si usava, inoltre, nella cicatrizzazione di tagli ed in ortopedia per la saldatura di fratture; le dosi indicate dai medici cinquecenteschi erano queste: “il peso di una dracma, con acqua di Equiseto, per le ferite del petto e dei polmoni”.
L’analisi dei principi contenuti nelle ex Dentaria non è stata più approfondita da quando si è riscontrata la presenza di un olio volatile maleodorante e di una serie di alcaloidi e glucosidi dei quali si ignora la reale valenza.
Nonostante ciò, nelle campagne, il decotto di Cardamine bulbifera, in uso interno, continua ad essere proposto per alleviare le irritazioni gastro-intestinali e le bronchiti, mentre il rizoma e le sommità della Cardamine pentaphyllos sono tuttora utilizzati sottoforma di decotto cicatrizzante.
L'antica e la nuova specificazione, ossia digitata e pentaphyllos sono riferite al numero delle eleganti foglie divise in cinque larghi lembi seghettati simili al palmo d'una mano aperta.
Secondo John Gerard, erborista inglese, nel XVI° secolo era chiamata "Fiore del cuculo" perché tutto il periodo della sua fioritura è accompagnato, come sottofondo audio, dal canto monotono del più opportunista degli uccelli.
Un'altro battesimo contadino esistente è quello di "Sputo del cuculo", per giustificare erroneamente la presenza sulle sue foglie delle secrezioni schiumose prodotte dalle ninfe della "Sputacchina" (Philaenus spumarius).
Se l'antica denominazione Dentaria ha una sola causa accertata, il termine Cardamine porta invece ad una duplice interpretazione: secondo alcuni deriva dal suo presunto uso medicinale come cardiotonico, secondo altri dal termine greco "kardamon", con il quale allora si indicava uno dei tanti "Crescioni" selvatici.
Dal 1640 queste nostre vistose Crucifere sono coltivate nei giardini europei, mentre i giardinieri italiani le hanno sempre trascurate benché i loro fiori colorati di rosa, violetto o bianco, e le foglie finemente disegnate, costituiscano altrettanti validi motivi per una doverosa inclusione fra le specie ornamentali primaverili destinate alle zone ombrose.
Le Dentaria sono perenni, hanno grossi rizomi squamosi orizzontali, fusti angolosi semplici o poco ramosi, nudi nella parte bassa, portanti 2-3 foglie palmatosette o pennatosette e fiori grandi in racemo o in corimbo.
I fiori hanno 4 petali piani ed unguicolati, manifestamente più lunghi dei calice, 6 stami ed uno stilo sottile a stimma intaccato.
Le Cardamine possono essere perenni, annue o bienni, ed hanno una radice a fuso talvolta ramosa o munita di fibre con granulazioni. Hanno fusti semplici o con rami alternati e foglie intere o pennate. I fiori a 4 petali di colore bianco o rosato, sono portati in corimbo.
Le silique di queste Crucifere polimorfe assumono la forma di un racemo e sono più o meno appiattite; le valve esterne si aprono accartocciandosi e lasciando i semi in evidenza, attaccati alla parete divisoria centrale.
Cardamine amara |
Cardamine amara L. (V- VIII. Nasce sul bordo dei rivi dai 600 sino ai 2500m). Ha rizoma trasversale con fusti glabri a sezione tonda ascendenti, alti sino a 40 cm. Le foglie inferiori imparipennate a 5-7 foglioline lanceolate con picciolo lungo che verso l’alto diventano a 7-9 segmenti. Il racemo corto porta 10-20 fiori bianchi, talvolta venati di viola.
Cardamine asarifolia L. (V- VIII. Nasce sul bordo dei ruscelli dai 500 sino ai 2000 m). Ha rizoma strisciante con fusti glabri a sezione tonda ascendenti, ramosi superiormente, alti sino a 40 cm. Le foglie presentano un lembo reniforme con nervature a ventaglio, le cauline semitondeggianti con base troncata. Il racemo corto porta fiori bianchi, con calice gialliccio.
Cardamine bulbifera Cranz. (Sin Dentaria bulbifera L. IV- VI. Nasce al limitare dei boschi dai 200 sino ai 1600m) Ha rizoma gracile, fusti ascendenti a base violacea e pubescenti, alti sino a 60 cm, caratterizzati da bulbilli ascellari. Le foglie inferiori sono pennate con 7 segmenti bislungo lanceolati mentre le superiori sono semplici e piccole. I fiori roseo- porporini, raramente bianchi sono portati in corimbo terminale.
Cardamine heptaphylla O.E.Schulz. (Sin. Dentaria pinnata Lam. . IV- VI. Condivide luoghi di fioritura con le precedenti) Ha rizoma a scaglie arrotondate, ottuse; è alta sino a 70cm. Ha foglie pennate a 7-9 segmenti in basso, mentre nelle superiori sono solo 7, tutti inegualmente seghettati. I fiori sono rosei o giallastri o bianchi. Molto simile è:
Cardamine kitaibelii Becherer che ha scaglie del rizoma molto evidenti, foglie del fusto con 7-13 segmenti che sembrano formare un verticillo.
Cardamine hirsuta L. (Annuale I- XII. Nasce nei prati sino ai 1400m). Ha radice a fittone, fusti ascendenti, subito ramosi , alti sino a 25 cm. Le foglie basali a rosetta sono imparipennate con 7-11 foglioline (l’estrema reniforme) che verso l’alto diventano più brevi. Il corimbo corto porta fiori bianchi. Con la maturazione le silique sono erette ed appressate fra loro. Simile è:
Cardamine flexuosa With. che differisce per essere in genere perenne avere le foglie del fusti più grandi delle basali, le silique sono peduncolate e patenti.
Cardamine asarifolia L. (V- VIII. Nasce sul bordo dei ruscelli dai 500 sino ai 2000 m). Ha rizoma strisciante con fusti glabri a sezione tonda ascendenti, ramosi superiormente, alti sino a 40 cm. Le foglie presentano un lembo reniforme con nervature a ventaglio, le cauline semitondeggianti con base troncata. Il racemo corto porta fiori bianchi, con calice gialliccio.
Cardamine bulbifera Cranz. (Sin Dentaria bulbifera L. IV- VI. Nasce al limitare dei boschi dai 200 sino ai 1600m) Ha rizoma gracile, fusti ascendenti a base violacea e pubescenti, alti sino a 60 cm, caratterizzati da bulbilli ascellari. Le foglie inferiori sono pennate con 7 segmenti bislungo lanceolati mentre le superiori sono semplici e piccole. I fiori roseo- porporini, raramente bianchi sono portati in corimbo terminale.
Cardamine heptaphylla O.E.Schulz. (Sin. Dentaria pinnata Lam. . IV- VI. Condivide luoghi di fioritura con le precedenti) Ha rizoma a scaglie arrotondate, ottuse; è alta sino a 70cm. Ha foglie pennate a 7-9 segmenti in basso, mentre nelle superiori sono solo 7, tutti inegualmente seghettati. I fiori sono rosei o giallastri o bianchi. Molto simile è:
Cardamine kitaibelii Becherer che ha scaglie del rizoma molto evidenti, foglie del fusto con 7-13 segmenti che sembrano formare un verticillo.
Cardamine hirsuta L. (Annuale I- XII. Nasce nei prati sino ai 1400m). Ha radice a fittone, fusti ascendenti, subito ramosi , alti sino a 25 cm. Le foglie basali a rosetta sono imparipennate con 7-11 foglioline (l’estrema reniforme) che verso l’alto diventano più brevi. Il corimbo corto porta fiori bianchi. Con la maturazione le silique sono erette ed appressate fra loro. Simile è:
Cardamine flexuosa With. che differisce per essere in genere perenne avere le foglie del fusti più grandi delle basali, le silique sono peduncolate e patenti.
Cardamine impatiens |
Cardamine impatiens L. (Annuale IV- VII. Nasce nei boschi montani di latifoglie, nei luoghi umidi e presso le case dai 400 sino ai 1300m). Ha fusti glabri, ascendenti, angolosi, alti sino a 50 cm. Le foglie sono imparipennate a pianta lanceolata con segmenti ovaleggianti nelle inferiori, quindi lanceolati; sono caratteristiche le due orecchiette abbraccianti il caule. I fiori sono piccoli e bianchi in racemo allungato: le silique sono peduncolate ed eretto patenti.
Cardamine pentaphyllos Cranz. (Sin. Dentaria digitata Lam. Dentaria pentaphyllos L. IV- VI. Nasce nei boschi montani di latifoglie dai 400 sino ai 1300m). Ha rizoma a scaglie triangolari acute, fusti alti sino a 50 cm. Le foglie radicali hanno picciolo lungo e sono digitate a 5 segmenti seghettati, ovali lanceolati, mentre le cauline sono alterne, brevemente picciolate, digitate a 3 segmenti. I fiori sono rosei o bianchi in racemo a corimbo.
Cardamine pentaphyllos Cranz. (Sin. Dentaria digitata Lam. Dentaria pentaphyllos L. IV- VI. Nasce nei boschi montani di latifoglie dai 400 sino ai 1300m). Ha rizoma a scaglie triangolari acute, fusti alti sino a 50 cm. Le foglie radicali hanno picciolo lungo e sono digitate a 5 segmenti seghettati, ovali lanceolati, mentre le cauline sono alterne, brevemente picciolate, digitate a 3 segmenti. I fiori sono rosei o bianchi in racemo a corimbo.
Cardamine pratensis |
Cardamine pratensis L. (V- VII. Nasce nei prati umidi e nelle radure dei boschi montani di latifoglie sino ai 1700m). Ha radice allungata, fusti semplici eretti, alti sino a 50 cm. Le foglie inferiori imparipennate ed a rosetta, hanno picciolo lungo lobo terminale molto più grande; le cauline hanno segmenti lineari. I fiori, in racemo di max. 20, hanno sepali scuri e petali rosei venati.
Come raccoglierle e coltivarle
Nel giardino alle ex Dentaria vanno riservate loro le zone più fresche ed ombrose, curandole con frequenti annaffiature e moltiplicandole sia per seme che per divisione dei ceppi; preferendo questa seconda via di diffusione perché la loro produzione di semi è piuttosto scarsa con la sola eccezione della Cardamine bulbifera i cui bulbilli possono essere tranquilla mente lasciati cadere al suolo perché fanno tutto da soli.
Come raccoglierle e coltivarle
Nel giardino alle ex Dentaria vanno riservate loro le zone più fresche ed ombrose, curandole con frequenti annaffiature e moltiplicandole sia per seme che per divisione dei ceppi; preferendo questa seconda via di diffusione perché la loro produzione di semi è piuttosto scarsa con la sola eccezione della Cardamine bulbifera i cui bulbilli possono essere tranquilla mente lasciati cadere al suolo perché fanno tutto da soli.
Si tratta di piante molto eleganti i cui fragili fiori decorano mirabilmente gli angoli ombrosi del giardino.
Per le Cardamine la possibilità di localizzazione è più ampia purché si tratti di luoghi non eccessivamente soleggiati e sufficientemente umidi od umidificati. Vanno bene come piante da bordura o disseminate in gruppi compatti nel tappeto erboso; il substrato deve essere ricco e sciolto, meglio se con molta terra di bosco. La moltiplicazione consigliata è quella del frazionamento dei cespi da praticarsi in autunno con pezzi di radice trapiantati a piccola profondità.
Per le Cardamine la possibilità di localizzazione è più ampia purché si tratti di luoghi non eccessivamente soleggiati e sufficientemente umidi od umidificati. Vanno bene come piante da bordura o disseminate in gruppi compatti nel tappeto erboso; il substrato deve essere ricco e sciolto, meglio se con molta terra di bosco. La moltiplicazione consigliata è quella del frazionamento dei cespi da praticarsi in autunno con pezzi di radice trapiantati a piccola profondità.