venerdì 14 ottobre 2022

Socialdemocratici in difficoltà in Europa


È evidente che la socialdemocrazia europea sta attraversando un periodo di crisi, particolarmente accentuato negli ultimi dieci anni. Come è stato già sottolineato in questo capitolo, l’indice rile, che mostra un orientamento più di sinistra dei partiti socialdemocratici analizzati, prende in considerazione esclusivamente i programmi elettorali dei partiti e vale la pena ribadire che quindi questo non coincide necessariamente con le politiche effettivamente realizzate, le quali incidono anche sulla percezione, sul giudizio che l’elettorato ha dei partiti stessi e, di conseguenza, sulla scelta di voto. Il primo capitolo di questa tesi si concludeva con l’ipotesi dell’adozione di un orientamento più moderato da parte della sinistra europea ed è stato anche menzionato che sarebbe stata proprio questa tendenza ad andare verso il centro, con il conseguente avvicinamento delle posizioni politiche del centro-sinistra a quelle del centro-destra, a facilitare l’emergere di nuovi partiti, responsabili di aver messo in difficoltà i socialdemocratici (e in alcuni casi anche i partiti tradizionali di centro-destra) in termini di conquista del consenso. Nonostante dall’analisi del rile emerga un posizionamento dei partiti più a sinistra, sono stati comunque già sottolineati i limiti dell’indice e sono inoltre molteplici gli autori, già citati in precedenza, che sulla base dei loro studi sostengono la svolta verso il centro dei partiti di sinistra. Dunque, oltre agli spostamenti, nel corso del tempo, dei partiti sull’asse sinistra-destra, sui quali metodi di misurazione e parametri diversi possono portare a risultati dissimili, un fenomeno che invece è oggettivo e che concretamente, in svariati contesti nazionali, ha contribuito al calo dei partiti di sinistra, è la nascita di partiti nuovi, principalmente antisistema, alternativi, radicali o populisti di destra o di sinistra.
Esempio più calzante, e anche più estremo, è quello del PASOK in Grecia, tanto che si parla di Pasokification, concetto che fa riferimento ad una situazione in cui il principale partito socialdemocratico nazionale diventa il più piccolo del parlamento a causa della crescita di un partito di sinistra più radicale <3. Con la crisi del 2008, il PASOK si è trovato costretto ad adottare una politica di austerity molto rigida che, ovviamente, già non era popolare all’interno dell’elettorato; inoltre, il partito era noto per essere clientelare e corrotto, dunque, in un certo senso, non era legittimato ad imporre politiche di tale austerità alla popolazione (Cuperus, 2017). Questo ha fatto sì che il PASOK fosse superato e sostituito dalla sinistra radicale di Syriza già nel 2012. Come è stato già precisato, il caso greco è estremo, ma il resto dei socialdemocratici europei è comunque sottoposto a rischi simili. Infatti, l’implementazione sostanzialmente obbligata delle politiche di austerity può avere come effetto collaterale la convergenza e la sovrapposizione dei partiti che si trovano vicino al centro del sistema, con la conseguenza che le differenze tra centro-destra e centro-sinistra rischiano di svanire (Cuperus, 2017). Pertanto, quando le differenze e i contrasti cruciali tra sinistra e destra iniziano a venire meno, si creano le circostanze favorevoli per la formazione di un altro asse di contrasto politico, quello populista che vede la contrapposizione tra popolo e élite (Mouffe, 2005). Questo è quello che è successo in Grecia tra Syriza e PASOK, ma si è verificato anche in altri paesi europei, anche se spesso con cali meno drastici e di portata inferiore rispetto a quello che ha colpito i socialdemocratici greci, oppure con l’emergere di partiti radicali di destra, o comunque anti-establishment. Altri due contesti in cui il partito socialdemocratico tradizionale si è ridotto a livelli simili a quelli del PASOK sono la Francia e l’Olanda. Alle elezioni del 2017 in Francia, per la prima volta non c’è stato nessun partito tradizionale al ballottaggio, al quale si sono qualificati infatti Marine Le Pen, con il partito populista radicale di destra Front National (FN), ed Emmanuel Macron, con La République en Marche (LaREM) un partito liberale e pigliatutto. È stato in occasione di queste elezioni che i socialisti francesi sono stati ridotti al 7,4%. Anche il Partito del Lavoro (PvdA) olandese, attualmente al 5,7%, si trova al suo minimo storico e la seconda forza politica è il Partito per la Libertà (PVV) sovranista, populista di destra ed euroscettico.
Ci sono, inoltre, altri contesti nazionali europei dove, sebbene il calo della sinistra non sia stato drammatico quanto quello dei casi appena citati, i partiti hanno comunque risentito della crescita delle forze populiste. Il Partito Democratico (PD) in Italia, alle ultime elezioni del 2018, ha perso consensi in concomitanza del rafforzamento del Movimento 5 Stelle e della Lega; in Germania, il partito populista ed euroscettico Alternativa per la Germania (AfD) è entrato in Parlamento alle elezioni del 2017 con il 12,6%, un risultato importante considerando che era stato fondato solo nel 2013, anno in cui per poco non superò la soglia di sbarramento (Kennedy & Manwaring, 2017). Il populismo, dunque, rappresenta oggi una grande sfida per la politica tradizionale e consolidata in generale e, in particolar modo, per la socialdemocrazia. I populisti tendono a demonizzare i partiti di sinistra facendoli apparire, agli occhi dell’elettorato, come una parte ormai debole o anonima del centro politico, dell’establishment; ritraendoli negativamente come antipatriottici o come i rappresentati delle élite e degli immigrati, come traditori della loro storia e del loro elettorato tradizionale (Cuperus, 2017).
3 "Reducing a country's main social democratic party to the smallest party in parliament as a result of the rise of a more radical left party" (Collins Dictionary, 2015)
Livia Milana, L’evoluzione dei partiti socialdemocratici europei: correlazione tra orientamento ideologico e performance elettorali, Tesi di laurea, Università Luiss, Anno Accademico 2019/2020