Con riguardo ai fatti poc’anzi citati, desta interesse la convergenza narrativa espressa nelle deposizioni dei collaboratori di giustizia Carmelo Serpa e Carmine Dominici. Il primo, ascoltato nel processo “’Ndrangheta Stragista” in data 27 giugno 2019421, ha fornito una ricostruzione verosimile di quanto accaduto quella mattina a Serro Juncari. Picciotto di giornata del gruppo Saraceno con un’infanzia trascorsa nel quartiere Archi, ha dichiarato di aver presenziato all’assemblea <in qualità di vedetta <422. Di per sé questa informazione non collimerebbe con quanto asserito, all'opposto, dal Commissario Sabatino, convinto di un’esclusiva partecipazione all’assemblea riservata a sodali con il grado di capo bastone, capo società, contabile o mastro di sgarro. Tralasciando ciò, è essenziale contestualizzare l’urto interpretativo raccolto nella versione di Serpa e nella possibile verosimiglianza di una duplice assise: “non si trattava di un’unica riunione. In realtà, nello stesso posto e nello stesso momento se ne sono svolte due. Alla prima partecipava il gotha della ‘Ndrangheta dell’epoca e nel corso della discussione dal gruppo ad un certo punto si allontanarono 4 o 5 persone per andare a prendere degli ospiti. […] Quando ebbe l’ok da Zappia, De Stefano fece allontanare quattro-cinque persone che andarono a prendere i politici” <423. I nomi, accostati alle figure introdotte dal leader degli Arcoti, coincidono con i personaggi indicati negli atti delle corrispondenze fra Questure (Cosenza, Reggio, Catanzaro e Roma) e forze dell’ordine citati nei paragrafi precedenti <424. Si sarebbe trattato di Valerio Junio Borghese, la cui presenza è accertata dal comizio convocato per il 25 ottobre a Reggio Calabria; Stefano Delle Chiaie, braccio destro del leader di F.N. e abituè della città calabrese; Pierluigi Concutelli, comandante militare di Ordine Nero e uomo che condividerà con De Stefano un periodo di latitanza <425 presso il covo di via Sartorio a Roma <426; Sandro Saccucci, ex paracadutista e membro dell’ufficio informazioni del corpo dei paracadutisti; e il marchese Genoese Zerbi, luogotenente di F.N. in Calabria. Ad ogni buon conto, in assenza di standard probatori esaustivi ogni oltre ragionevole dubbio, gli imputs racchiusi nelle parole del pentito calabrese convergono con il dettato narrativo di altri protagonisti della stagione rivoluzionaria reggina. Dominici, dal canto suo, ha comprovato indirettamente quanto sostenuto da Serpa e indicato in Delle Chiaie ed altri avanguardisti il gruppo d’ordine al servizio di Borghese nell’ottobre ’69: “Ritornando all'ambiente di Reggio Calabria… vi fu, nel settembre 1969, un comizio del Principe Borghese a Reggio Calabria che fu proibito dalla Polizia. In quell'occasione c'era anche Delle Chiaie e il divieto da parte della Questura provocò scontri a cui tutti partecipammo. Vi fu anche un assalto alla Questura per protesta” <427.
Quindi, in virtù delle considerazioni espresse al punto b) e dei brevi sunti testimoniali qui riportati, appare delineabile l’incidenza rivestita dalla superficialità degli atti di polizia redatti sotto un duplice effetto deterrente nell’accertamento storico dei fatti. Se da un lato l’esiguità dei soggetti individuati può aver sottratto da ogni responsabilità penale pezzi consistenti di substrato criminal-terroristico, di controverso essa ha costruito nell’opinione pubblica un’aura mistificatrice attorno all’intera vicenda. In ogni caso, rimangono comunque lapalissiane le convergenze dichiarative raccolte nei contributi testimoniali di diversi uomini d’onore ed eversori, tutte accomunate dall’univoca constatazione di una assidua frequentazione fra gli ambasciatori di questi due ecosistemi criminali.
3. Il Fronte Nazionale di V.J. Borghese e il progetto golpista. La presenza a Reggio Calabria
Le violenze e gli attentati compiuti nella provincia di Reggio Calabria furono 351 nel periodo compreso fra il 1969 ed il 1980. Il dato tiene conto di 12 morti, 190 attentati a monumenti e sedi istituzionali, oltre a 149 episodi di violenza <428. Il maggior numero di questi eventi coincise con il biennio a ridosso della rivolta di Reggio, e vide la provincia calabrese collezionare un totale di 351 fenomeni di violenza ingiustificata a fronte dei 478 collezionati in tutta la regione nei dodici anni considerati (’69-’80). Ben 199 <429 di essi andarono a dislocarsi a ridosso dei moti, favoriti dall’azione perpetua dei gruppi neofascisti che consacrerà la cittadina quale sesta provincia italiana per numero di violenze dopo Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna. L’individuazione del colorito politico della protesta è ben delineabile anche dalle statistiche inerenti agli attentati compiuti contro sedi sindacali e partitiche: su 41 sedi colpite furono 17 quelle del Partito Comunista Italiano, 7 del Partito Socialista e 5 della Democrazia Cristiana <430.
L’elemento numerico, affiancato alla ricostruzione storica dei fatti di Montalto e alla costante attività di monitoraggio avviata dalle Questure sui flussi terroristici, consacra la città di Reggio quale importante crocevia per l’eversione di destra italiana. Del resto, l’egemonizzazione del palcoscenico reggino attrasse i due volti bifronte della destra nazionale. Avanguardia Nazionale, e successivamente il Fronte Nazionale di Borghese, furono presenti nell’hinterland reggino già da metà anni Sessanta. La rappresentanza istituzionale di queste due sigle, apparentemente autonome fra loro, fu impersonificata nel perimetro regionale dalla figura del Marchese Felice Genoese Zerbi, latifondista della Piana di Gioia Tauro e trait d’union fra la vecchia borghesia agraria, la galassia eversiva e le cosche emergenti nella zona. La venerazione dell’aristocratico reggino nei riguardi dell’ex comandante della X Flottiglia Mas è testimoniata anche dalla duplice appartenenza dello stesso al Fronte Nazionale e alla federata organizzazione di Avanguardia Nazionale, vero crogiolo di politiche violente al servizio del disegno golpista. In un colloquio investigativo <431 svolto dal Cap. del ROS Massimo Giraudo con il - già noto - collaboratore Dominici, detenuto al tempo presso la casa circondariale di Carinola (CE), emerse la disponibilità in seno ad A.N. di campi paramilitari di addestramento istituiti proprio sui fondi agricoli di proprietà della famiglia Zerbi. Questi, sarebbero serviti alla riproduzione delle strutture di addestramento precedentemente frequentate dagli avanguardisti nei loro viaggi ellenici, in ottemperanza alla previsione di un papabile colpo di stato. Così, ancor prima che insorgesse contro la revoca di capoluogo di regione, Reggio Calabria fu indicata quale terra di approdo di un nuovo laboratorio politico.
Parimenti, l’altro volto della destra del tempo, l’M.S.I. del neosegretario Almirante, dopo un iniziale momento di scetticismo abusò della singolarità di un movimento di piazza capitanato dalla destra nazionale per riaggregare le componenti dell’arcipelago nero in vista delle amministrative del 1971 e dell’imminente congresso missino. Riferendo alla Commissione Stragi <432, nel 1997 Delle Chiaie raccontò al Pres. Pellegrino di aver preso contatti con Almirante per la preparazione di un comizio a Reggio rivendicando, quale contropartita per la concessione di uno spazio politico in un circondario assoggettato al controllo delle sigle eversive, due scranni parlamentari: uno al Senato (nel collegio di Reggio Calabria) per il principe Borghese; e uno alla Camera in beneficio del leader del Comitato di Azione Ciccio Franco. La trattativa venne comunque meno a seguito dei dinieghi espressi da Romualdi e Servello, allarmati dalla deriva estremista celata dietro una possibile elezione dei due.
La cooperazione interna alla rete eversiva durante i moti di Reggio fu comunque condita anche da conclamati episodi di tensione. La relazione di servizio <433 del Cap. Giraudo del 7 aprile 1993 parla senza mezze misure di un clima di esplicita conflittualità fra gli uomini di A.N (Zerbi, Barletta, Ligato e Cristiano), il Movimento Sociale Italiano e il gruppo dei “Boia Chi Molla”. Nel farlo, il documento si spinge però ben oltre ad una minuziosa descrizione dei singoli episodi di litigiosità, ponendo in rilievo l’attività intermediatoria e di brokeraggio informativo assunta da una nutrita cerchia di uomini del mondo delle professioni. Emerge così, in linea con una tendenza costante negli studi sulla criminalità mafiosa, l’incidenza di uno spazio opaco dispiegato tra il legale e l’illegale, in cui presero vita forme di relazioni collusive e complici <434. La peculiarità di questa esperienza, rispetto alle manifestazioni più tipizzate nella storiografia mafiosa, va indicata nella sua funzionalità e nella pervasività dell’impatto sociale. Nella maggioranza dei casi, l’estrinsecazione operativa di una “borghesia mafiosizzata” al servizio dei sodalizi trova giustificazione nel tentativo di porre rimedio all’indebolimento subito dall’area militare dei gruppi e, dunque, della loro struttura formale <435.
Nell’esperienza reggina, invece, essa ripresenta i caratteri di un coté professionale simbiotico, impregnato da elementi ideologici e di puro opportunismo che ne delineano l’accavallamento fra l’essenza “mafiosizzata” e quella “fascistizzata”. In tal senso, il contributo svolto da esponenti come Zerbi determinò l’implementazione del peso militare degli agglomerati eversivi, cucendo al contempo una filiera di rapporti strategici atti ad implementarne l’appeal sociale all’interno dei movimenti di massa riottosi. Il tema, la cui risoluzione oscilla negli studi moderni lungo la linea della dicotomia tra “zona grigia” e “criminalità dei colletti bianchi”, riceverà ampia trattazione nel capitolo seguente, cercando di differenziare il grado di incidenza delle contiguità compiacenti.
Un’ulteriore affinità con l’universo criminale perviene dai metodi di risoluzione delle controversie interne alle sigle. Conclamata l’applicabilità della risorsa violenta per sedare conflittualismi endogeni ai cartelli, perfino il terrorismo diffusosi in Calabria tendette a mutuare l’uso di rapporti di parentela (o di sangue) per appianare dissidi e tensioni. Ne fu emblematico il vincolo di comparaggio sedimentatosi tra Ciccio Franco e lo stesso Zerbi, divenuti compari di anello a pochi mesi dallo scoppio dei moti e abili, proprio in virtù di questo legame parentale, a gestire le avversioni sorte dopo l’omicidio dell’avanguardista Benvenuto Dominici, ucciso dopo una lite dal missino Romeo di Gallico <436.
Le informative del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, incaricato dal giudice istruttore di Milano Dott. Salvini di far luce sulle stragi continentali, forniscono implicitamente una giustificazione all’elevato grado di tolleranza dimostrato dai sodalizi calabri verso le solari - e manifeste - attività del terrorismo nero in loco. Per mezzo delle parole del collaboratore Paolo Pecoriello <437, avallate in seconda istanza da Dominici, fu possibile ripercorrere le attività di provocazione e detenzione di materiale esplosivo promosse da Avanguardia Nazionale proprio negli anni immediatamente successivi alla strage di Piazza Fontana <438. Con particolare riferimento alla seconda attività, densa di significato proprio al cospetto dell’interrogativo poc’anzi esposto e coordinata nel mandamento “centro” dallo stesso Dominici, fu ricostruita la filiera di un traffico di armi, esplosivi e timers istituito dagli avanguardisti fra la Calabria e Roma. È indubbio che Avanguardia Nazionale a Reggio Calabria disponesse di molto materiale esplosivo, avendone nella sua disponibilità addirittura tre tipologie differenti. La gelignite, estratta dalla cava di Bagnara di cui era proprietario l’Ing. Musella sotto la supervisione degli uomini della cosca De Stefano; tritolo, micce, bombe a mano SRCM e detonatori provenienti dai depositi militari da cui attinsero i militanti di A.N. impegnati nel servizio militare in qualità di paracadutisti; e dell’esplosivo al plastico del tipo color rosso mattone proveniente dalla filiale romana dell’organizzazione <439. Così, se originariamente questo traffico di materiali bellici fu teorizzato quale fonte di autosostentamento dell’azione neofascista, ben presto divenne la tassa di ingresso e soggiorno delle sigle terroristiche sul territorio. La stipulazione di un patto di non belligeranza con i clan di ‘ndrangheta non va inquadrata solo nella sua funzione indennizzatrice verso i sodali (o i loro familiari) danneggiati -materialmente o moralmente- dagli attentati di matrice eversiva <440. Essa assunse con il protrarsi dei moti una connotazione proselitica, quasi identitaria, contribuendo a spostare l’asse delle simpatie politiche verso il polo destroide in chiave di un pieno appoggio logistico.
In realtà, qualcosa di analogo era già avvenuto nei primi mesi del 1969, quando il leader del F.N. aveva avvicinato, tramite il massone Carlo Morana <441, gli epigoni di Cosa Nostra (Di Cristina e Calderone) promettendo, in cambio di un eventuale appoggio logistico al disegno golpista, l’alleggerimento della posizione processuale di alcuni importanti esponenti mafiosi detenuti <442 nonché la concessione, da parte del nuovo Governo, di un’amnistia ad hoc <443. Il primo a riferire sulla stipula di tale patto fu nel dicembre 1984 il neo estradato Tommaso Buscetta <444, comprovato a posteriori dai contributi testimoniali di Luciano Liggio <445, Antonino Calderone <446 e da quelli dei capibastone calabresi raccolti nella relazione sullo stato della lotta alla criminalità organizzata in Calabria del luglio 2000 <447.
[NOTE]
421 Deposizione di Carmelo Serpa, Proc. Penale ‘Ndrangheta Stragista, OCCC n. 3798/15 RGNR DDA 5/17 RG GIP/GUP/DIB Tribunale di Reggio Calabria.
422 N. GRATTERI, A. NICASO, Storia segreta della ‘Ndrangheta, Mondadori, Milano 2020, pag.128.
423 Deposizione di Carmelo Serpa, Proc. Penale ‘Ndrangheta Stragista, OCCC n. 3798/15 RGNR DDA 5/17 RG GIP/GUP/DIB Tribunale di Reggio Calabria.
424 Nota della Questura di Roma, Div. Gab. N.050163, riferita a Nota della Questura di Cosenza, Div. Gab. N.03285 del 5 settembre 1960, tramessa alla III Sezione dell’Ufficio Affari Riservati ed alle Questure di Cosenza, Napoli, Salerno, Catanzaro e Reggio Calabria, Categoria G 242/150 tratta da ACS, Dipartimento Pubblica Sicurezza (Dal 1981), Divisione Affari Generali, Categoria G 242/150 (associazioni) codice Id 0001937, n. inventario 13/224 (Ordine Nuovo), busta n.289. Nota della Questura di Cosenza, Div. Gab. N.03285, 5 settembre 1960, tramessa alla III Sezione dell’Ufficio Affari Riservati ed alle Questure di Roma, Salerno, Catanzaro e Reggio Calabria, Categoria G 242/150 tratta da ACS, Dipartimento Pubblica Sicurezza (Dal 1981), Divisione Affari Generali, Categoria G 242/150 (associazioni) codice Id 0001937, n. inventario 13/224 (Ordine Nuovo), busta n.289.
425 La circostanza è più volte confermata da Vincenzo Vinciguerra, ex eversore nero transitato tra le fila di Ordine Nuovo Friuli e poi Avanguardia Nazionale. Esame del teste Vincenzo Vinciguerra, processo per la strage di Bologna, imputato Gilberto Cavallini, Bologna 16 ottobre 2019.
426 Deposizione di Pierluigi Concutelli nell’udienza del 13 maggio 1999 nel Proc. Penale n.72/94 R.G./P/ DDA a carico di Romeo Paolo. Tratto da F. CUZZOLA, Reggio 1970. Storie e memorie della rivolta, Donzelli editore, Roma, 2007, pag.151.
427 Tribunale di Milano, Ufficio Istruzione, n.2643/84. Proc. Penale contro Nico Azzi + 23. 19 marzo 1995, pag. 255.
428 M. GALLENI, Rapporto sul terrorismo. Le stragi, gli agguati, i sequestri e le sigle dal 1969 al 1980, Rizzoli editore, Milano 1981, pag.146.
429 199 su un totale di 351 eventi avvenuti a Reggio Calabria.
430 Ivi cit., pag.147.
431 Relazione di servizio n. 13308/3, prot. “P”, colloquio investigativo con il detenuto Dominici Carmine, casa circondariale di Carinola (CE), 5 marzo 1993, Cap. Massimo Giraudo. Informazioni inerenti a Proc. Penale contro Delle Chiaie Stefano + 3. Tratto da ACS, Raccolte speciali, Direttiva Renzi, Ministero della Difesa, Arma dei Carabinieri, Piazza della Loggia (1994), Raggruppamento Operativo Speciale ROS, Reparto anti-eversione (1992-2013), attività di supporto nelle indagini del giudice istruttore Salvini nell’ambito delle inchieste sull’eversione di destra (proc. Pen. 721/88F, poi 2/92F), Dominici Carmine (1993-1999), Proc Pen. Contro Delle Chiaie Stefano (1993 marzo 08).
432 Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, XIII Legislatura, venticinquesima seduta 16 luglio 1997. Deposizione di Stefano Delle Chiaie.
433 Relazione di servizio n. 13308/7-2, prot. “P”, colloquio investigativo con il detenuto Dominici Carmine, casa circondariale di Lecce (LE), 4 aprile 1993, Cap. Massimo Giraudo. Informazioni inerenti a Proc. Penale contro Delle Chiaie Stefano + 3. Tratto da ACS, Raccolte speciali, Direttiva Renzi, Ministero della Difesa, Arma dei Carabinieri, Piazza Fontana (1969), Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), attività di supporto alle indagini del giudice istruttore Salvini nell’ambito delle inchieste sull’eversione di destra (proc. Pen. 721/88F, poi 2/92F), Dominici Carmine (1993-1999), Appunto Alternativa Nazional (1993, 24 maggio).
434 R. SCIARRONE, Mafie, relazioni e affari nell’area grigia. Articolo tratto da Alleanze nell’ombra. Mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno, Donzelli editore, Roma, 2011, pag.11.
435 Supra cit., pag.14.
436 Informativa DDA di Reggio Calabria, Centro operativo di Reggio, Procedimento Penale Olimpia Nr. 46/93 R.G.N.R. D.D.A. Nr. 72/94 R. G.I.P. D.D.A N. 3/99, Parte V, pag. 6634.
437 Pecoriello è l'unico dissociato "storico" di Avanguardia Nazionale, organizzazione che egli ha abbandonato dopo una lunga militanza a Roma, in Emilia e in Toscana in ragione di un ripudio personale dell'uso della violenza e un rifiuto della disponibilità a farsi strumentalizzare che A.N. aveva mostrato. Sentito più volte nel corso dell'istruttoria, egli ha accettato di ripercorrere, aggiungendo numerosi dettagli, gli episodi cui egli aveva personalmente partecipato nella seconda metà degli anni '60 o di cui aveva avuto precise notizie nell'ambiente di A.N. Fra di essi ancora l'operazione "manifesti cinesi", il corso sull'uso degli esplosivi tenuto a Roma in una sede di A.N. da un francese di nome “Jean” e l'importazione, nel 1968, di due ingenti carichi di armi dalla Grecia all'Italia.
438 Tribunale di Milano, Ufficio Istruzione, n.2643/84. Proc. Penale contro Nico Azzi + 23. 19 marzo 1995, cap. XL, pp. 385 e seguenti.
439 Informativa DDA di Reggio Calabria, Centro operativo di Reggio, Procedimento Penale Olimpia Nr. 46/93 R.G.N.R. D.D.A. Nr. 72/94 R. G.I.P. D.D.A N. 3/99, Parte V, pag. 6908-6909.
440 Relazione di servizio n. 13308/3, prot. “P”, colloquio investigativo con il detenuto Dominici Carmine, casa circondariale di Carinola (CE), 5 marzo 1993, Cap. Massimo Giraudo. Informazioni inerenti a Proc. Penale contro Delle Chiaie Stefano + 3. Tratto da ACS, Raccolte speciali, Direttiva Renzi, Ministero della Difesa, Arma dei Carabinieri, Piazza della Loggia (1994), Raggruppamento Operativo Speciale ROS, Reparto anti-eversione (1992-2013), attività di supporto nelle indagini del giudice istruttore Salvini nell’ambito delle inchieste sull’eversione di destra (proc. Pen. 721/88F, poi 2/92F), Dominici Carmine (1993-1999), Proc Pen. Contro Delle Chiaie Stefano (1993 marzo 08).
441 M. BIANCO, Il legame tra piazza Fontana e il "Golpe Borghese" nelle recenti indagini giudiziarie, Studi Storici, Anno 41, No. 1, Jan. - Mar., 2000, p. 16.
442 Processo Rimi e Processo Liggio.
443 N. TONIETTO, Un colpo di stato mancato? Il golpe Borghese e l’eversione nera in Italia, Diaconie, studi di storia contemporanea, n.27 marzo 2016, pag.2.
444 Deposizione di Tommaso Buscetta del dicembre 1984 ripresa dalla Commissione Parlamentare Antimafia, 16 novembre 1992, Relazione della Commissione Stragi, Doc. XXIII n. 64, Volume I, tomo II, p 356.
445 Deposizione di Luciano Liggio al Maxiprocesso, Palermo 1986. Tratto da A. BECCARIA, G. TURONE, Il boss. Luciano Liggio da Corleone a Milano, una storia di mafia e complicità, Castelvecchi editore, Roma, 2018.
446 Audizione di Antonino Calderone alla Commissione Parlamentare Antimafia, 11 novembre 1992, cit. in BERTONI, Raffale, CIONI, Graziano, PARDINI, Alessandro, STANISCIA, Angelo, ATTILI, Antonio, BIELLI, Valter, CAPPELLA, Michele, GRIMALDI, Tullio, RUZZANTE, Piero, Stragi e terrorismo in Italia dal dopoguerra al 1974, Relazione della Commissione Stragi, Doc. XXIII n. 64, Volume I, tomo II, p. 300.
447 Senato della Repubblica-Camera dei Deputati, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, Relazione sullo stato della lotta alla criminalità organizzata in Calabria, Sen. Figurelli, XIII Legislatura, Doc. XXIII, n. 42, 26 luglio 2000.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021
Quindi, in virtù delle considerazioni espresse al punto b) e dei brevi sunti testimoniali qui riportati, appare delineabile l’incidenza rivestita dalla superficialità degli atti di polizia redatti sotto un duplice effetto deterrente nell’accertamento storico dei fatti. Se da un lato l’esiguità dei soggetti individuati può aver sottratto da ogni responsabilità penale pezzi consistenti di substrato criminal-terroristico, di controverso essa ha costruito nell’opinione pubblica un’aura mistificatrice attorno all’intera vicenda. In ogni caso, rimangono comunque lapalissiane le convergenze dichiarative raccolte nei contributi testimoniali di diversi uomini d’onore ed eversori, tutte accomunate dall’univoca constatazione di una assidua frequentazione fra gli ambasciatori di questi due ecosistemi criminali.
3. Il Fronte Nazionale di V.J. Borghese e il progetto golpista. La presenza a Reggio Calabria
Le violenze e gli attentati compiuti nella provincia di Reggio Calabria furono 351 nel periodo compreso fra il 1969 ed il 1980. Il dato tiene conto di 12 morti, 190 attentati a monumenti e sedi istituzionali, oltre a 149 episodi di violenza <428. Il maggior numero di questi eventi coincise con il biennio a ridosso della rivolta di Reggio, e vide la provincia calabrese collezionare un totale di 351 fenomeni di violenza ingiustificata a fronte dei 478 collezionati in tutta la regione nei dodici anni considerati (’69-’80). Ben 199 <429 di essi andarono a dislocarsi a ridosso dei moti, favoriti dall’azione perpetua dei gruppi neofascisti che consacrerà la cittadina quale sesta provincia italiana per numero di violenze dopo Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna. L’individuazione del colorito politico della protesta è ben delineabile anche dalle statistiche inerenti agli attentati compiuti contro sedi sindacali e partitiche: su 41 sedi colpite furono 17 quelle del Partito Comunista Italiano, 7 del Partito Socialista e 5 della Democrazia Cristiana <430.
L’elemento numerico, affiancato alla ricostruzione storica dei fatti di Montalto e alla costante attività di monitoraggio avviata dalle Questure sui flussi terroristici, consacra la città di Reggio quale importante crocevia per l’eversione di destra italiana. Del resto, l’egemonizzazione del palcoscenico reggino attrasse i due volti bifronte della destra nazionale. Avanguardia Nazionale, e successivamente il Fronte Nazionale di Borghese, furono presenti nell’hinterland reggino già da metà anni Sessanta. La rappresentanza istituzionale di queste due sigle, apparentemente autonome fra loro, fu impersonificata nel perimetro regionale dalla figura del Marchese Felice Genoese Zerbi, latifondista della Piana di Gioia Tauro e trait d’union fra la vecchia borghesia agraria, la galassia eversiva e le cosche emergenti nella zona. La venerazione dell’aristocratico reggino nei riguardi dell’ex comandante della X Flottiglia Mas è testimoniata anche dalla duplice appartenenza dello stesso al Fronte Nazionale e alla federata organizzazione di Avanguardia Nazionale, vero crogiolo di politiche violente al servizio del disegno golpista. In un colloquio investigativo <431 svolto dal Cap. del ROS Massimo Giraudo con il - già noto - collaboratore Dominici, detenuto al tempo presso la casa circondariale di Carinola (CE), emerse la disponibilità in seno ad A.N. di campi paramilitari di addestramento istituiti proprio sui fondi agricoli di proprietà della famiglia Zerbi. Questi, sarebbero serviti alla riproduzione delle strutture di addestramento precedentemente frequentate dagli avanguardisti nei loro viaggi ellenici, in ottemperanza alla previsione di un papabile colpo di stato. Così, ancor prima che insorgesse contro la revoca di capoluogo di regione, Reggio Calabria fu indicata quale terra di approdo di un nuovo laboratorio politico.
Parimenti, l’altro volto della destra del tempo, l’M.S.I. del neosegretario Almirante, dopo un iniziale momento di scetticismo abusò della singolarità di un movimento di piazza capitanato dalla destra nazionale per riaggregare le componenti dell’arcipelago nero in vista delle amministrative del 1971 e dell’imminente congresso missino. Riferendo alla Commissione Stragi <432, nel 1997 Delle Chiaie raccontò al Pres. Pellegrino di aver preso contatti con Almirante per la preparazione di un comizio a Reggio rivendicando, quale contropartita per la concessione di uno spazio politico in un circondario assoggettato al controllo delle sigle eversive, due scranni parlamentari: uno al Senato (nel collegio di Reggio Calabria) per il principe Borghese; e uno alla Camera in beneficio del leader del Comitato di Azione Ciccio Franco. La trattativa venne comunque meno a seguito dei dinieghi espressi da Romualdi e Servello, allarmati dalla deriva estremista celata dietro una possibile elezione dei due.
La cooperazione interna alla rete eversiva durante i moti di Reggio fu comunque condita anche da conclamati episodi di tensione. La relazione di servizio <433 del Cap. Giraudo del 7 aprile 1993 parla senza mezze misure di un clima di esplicita conflittualità fra gli uomini di A.N (Zerbi, Barletta, Ligato e Cristiano), il Movimento Sociale Italiano e il gruppo dei “Boia Chi Molla”. Nel farlo, il documento si spinge però ben oltre ad una minuziosa descrizione dei singoli episodi di litigiosità, ponendo in rilievo l’attività intermediatoria e di brokeraggio informativo assunta da una nutrita cerchia di uomini del mondo delle professioni. Emerge così, in linea con una tendenza costante negli studi sulla criminalità mafiosa, l’incidenza di uno spazio opaco dispiegato tra il legale e l’illegale, in cui presero vita forme di relazioni collusive e complici <434. La peculiarità di questa esperienza, rispetto alle manifestazioni più tipizzate nella storiografia mafiosa, va indicata nella sua funzionalità e nella pervasività dell’impatto sociale. Nella maggioranza dei casi, l’estrinsecazione operativa di una “borghesia mafiosizzata” al servizio dei sodalizi trova giustificazione nel tentativo di porre rimedio all’indebolimento subito dall’area militare dei gruppi e, dunque, della loro struttura formale <435.
Nell’esperienza reggina, invece, essa ripresenta i caratteri di un coté professionale simbiotico, impregnato da elementi ideologici e di puro opportunismo che ne delineano l’accavallamento fra l’essenza “mafiosizzata” e quella “fascistizzata”. In tal senso, il contributo svolto da esponenti come Zerbi determinò l’implementazione del peso militare degli agglomerati eversivi, cucendo al contempo una filiera di rapporti strategici atti ad implementarne l’appeal sociale all’interno dei movimenti di massa riottosi. Il tema, la cui risoluzione oscilla negli studi moderni lungo la linea della dicotomia tra “zona grigia” e “criminalità dei colletti bianchi”, riceverà ampia trattazione nel capitolo seguente, cercando di differenziare il grado di incidenza delle contiguità compiacenti.
Un’ulteriore affinità con l’universo criminale perviene dai metodi di risoluzione delle controversie interne alle sigle. Conclamata l’applicabilità della risorsa violenta per sedare conflittualismi endogeni ai cartelli, perfino il terrorismo diffusosi in Calabria tendette a mutuare l’uso di rapporti di parentela (o di sangue) per appianare dissidi e tensioni. Ne fu emblematico il vincolo di comparaggio sedimentatosi tra Ciccio Franco e lo stesso Zerbi, divenuti compari di anello a pochi mesi dallo scoppio dei moti e abili, proprio in virtù di questo legame parentale, a gestire le avversioni sorte dopo l’omicidio dell’avanguardista Benvenuto Dominici, ucciso dopo una lite dal missino Romeo di Gallico <436.
Le informative del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, incaricato dal giudice istruttore di Milano Dott. Salvini di far luce sulle stragi continentali, forniscono implicitamente una giustificazione all’elevato grado di tolleranza dimostrato dai sodalizi calabri verso le solari - e manifeste - attività del terrorismo nero in loco. Per mezzo delle parole del collaboratore Paolo Pecoriello <437, avallate in seconda istanza da Dominici, fu possibile ripercorrere le attività di provocazione e detenzione di materiale esplosivo promosse da Avanguardia Nazionale proprio negli anni immediatamente successivi alla strage di Piazza Fontana <438. Con particolare riferimento alla seconda attività, densa di significato proprio al cospetto dell’interrogativo poc’anzi esposto e coordinata nel mandamento “centro” dallo stesso Dominici, fu ricostruita la filiera di un traffico di armi, esplosivi e timers istituito dagli avanguardisti fra la Calabria e Roma. È indubbio che Avanguardia Nazionale a Reggio Calabria disponesse di molto materiale esplosivo, avendone nella sua disponibilità addirittura tre tipologie differenti. La gelignite, estratta dalla cava di Bagnara di cui era proprietario l’Ing. Musella sotto la supervisione degli uomini della cosca De Stefano; tritolo, micce, bombe a mano SRCM e detonatori provenienti dai depositi militari da cui attinsero i militanti di A.N. impegnati nel servizio militare in qualità di paracadutisti; e dell’esplosivo al plastico del tipo color rosso mattone proveniente dalla filiale romana dell’organizzazione <439. Così, se originariamente questo traffico di materiali bellici fu teorizzato quale fonte di autosostentamento dell’azione neofascista, ben presto divenne la tassa di ingresso e soggiorno delle sigle terroristiche sul territorio. La stipulazione di un patto di non belligeranza con i clan di ‘ndrangheta non va inquadrata solo nella sua funzione indennizzatrice verso i sodali (o i loro familiari) danneggiati -materialmente o moralmente- dagli attentati di matrice eversiva <440. Essa assunse con il protrarsi dei moti una connotazione proselitica, quasi identitaria, contribuendo a spostare l’asse delle simpatie politiche verso il polo destroide in chiave di un pieno appoggio logistico.
In realtà, qualcosa di analogo era già avvenuto nei primi mesi del 1969, quando il leader del F.N. aveva avvicinato, tramite il massone Carlo Morana <441, gli epigoni di Cosa Nostra (Di Cristina e Calderone) promettendo, in cambio di un eventuale appoggio logistico al disegno golpista, l’alleggerimento della posizione processuale di alcuni importanti esponenti mafiosi detenuti <442 nonché la concessione, da parte del nuovo Governo, di un’amnistia ad hoc <443. Il primo a riferire sulla stipula di tale patto fu nel dicembre 1984 il neo estradato Tommaso Buscetta <444, comprovato a posteriori dai contributi testimoniali di Luciano Liggio <445, Antonino Calderone <446 e da quelli dei capibastone calabresi raccolti nella relazione sullo stato della lotta alla criminalità organizzata in Calabria del luglio 2000 <447.
[NOTE]
421 Deposizione di Carmelo Serpa, Proc. Penale ‘Ndrangheta Stragista, OCCC n. 3798/15 RGNR DDA 5/17 RG GIP/GUP/DIB Tribunale di Reggio Calabria.
422 N. GRATTERI, A. NICASO, Storia segreta della ‘Ndrangheta, Mondadori, Milano 2020, pag.128.
423 Deposizione di Carmelo Serpa, Proc. Penale ‘Ndrangheta Stragista, OCCC n. 3798/15 RGNR DDA 5/17 RG GIP/GUP/DIB Tribunale di Reggio Calabria.
424 Nota della Questura di Roma, Div. Gab. N.050163, riferita a Nota della Questura di Cosenza, Div. Gab. N.03285 del 5 settembre 1960, tramessa alla III Sezione dell’Ufficio Affari Riservati ed alle Questure di Cosenza, Napoli, Salerno, Catanzaro e Reggio Calabria, Categoria G 242/150 tratta da ACS, Dipartimento Pubblica Sicurezza (Dal 1981), Divisione Affari Generali, Categoria G 242/150 (associazioni) codice Id 0001937, n. inventario 13/224 (Ordine Nuovo), busta n.289. Nota della Questura di Cosenza, Div. Gab. N.03285, 5 settembre 1960, tramessa alla III Sezione dell’Ufficio Affari Riservati ed alle Questure di Roma, Salerno, Catanzaro e Reggio Calabria, Categoria G 242/150 tratta da ACS, Dipartimento Pubblica Sicurezza (Dal 1981), Divisione Affari Generali, Categoria G 242/150 (associazioni) codice Id 0001937, n. inventario 13/224 (Ordine Nuovo), busta n.289.
425 La circostanza è più volte confermata da Vincenzo Vinciguerra, ex eversore nero transitato tra le fila di Ordine Nuovo Friuli e poi Avanguardia Nazionale. Esame del teste Vincenzo Vinciguerra, processo per la strage di Bologna, imputato Gilberto Cavallini, Bologna 16 ottobre 2019.
426 Deposizione di Pierluigi Concutelli nell’udienza del 13 maggio 1999 nel Proc. Penale n.72/94 R.G./P/ DDA a carico di Romeo Paolo. Tratto da F. CUZZOLA, Reggio 1970. Storie e memorie della rivolta, Donzelli editore, Roma, 2007, pag.151.
427 Tribunale di Milano, Ufficio Istruzione, n.2643/84. Proc. Penale contro Nico Azzi + 23. 19 marzo 1995, pag. 255.
428 M. GALLENI, Rapporto sul terrorismo. Le stragi, gli agguati, i sequestri e le sigle dal 1969 al 1980, Rizzoli editore, Milano 1981, pag.146.
429 199 su un totale di 351 eventi avvenuti a Reggio Calabria.
430 Ivi cit., pag.147.
431 Relazione di servizio n. 13308/3, prot. “P”, colloquio investigativo con il detenuto Dominici Carmine, casa circondariale di Carinola (CE), 5 marzo 1993, Cap. Massimo Giraudo. Informazioni inerenti a Proc. Penale contro Delle Chiaie Stefano + 3. Tratto da ACS, Raccolte speciali, Direttiva Renzi, Ministero della Difesa, Arma dei Carabinieri, Piazza della Loggia (1994), Raggruppamento Operativo Speciale ROS, Reparto anti-eversione (1992-2013), attività di supporto nelle indagini del giudice istruttore Salvini nell’ambito delle inchieste sull’eversione di destra (proc. Pen. 721/88F, poi 2/92F), Dominici Carmine (1993-1999), Proc Pen. Contro Delle Chiaie Stefano (1993 marzo 08).
432 Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, XIII Legislatura, venticinquesima seduta 16 luglio 1997. Deposizione di Stefano Delle Chiaie.
433 Relazione di servizio n. 13308/7-2, prot. “P”, colloquio investigativo con il detenuto Dominici Carmine, casa circondariale di Lecce (LE), 4 aprile 1993, Cap. Massimo Giraudo. Informazioni inerenti a Proc. Penale contro Delle Chiaie Stefano + 3. Tratto da ACS, Raccolte speciali, Direttiva Renzi, Ministero della Difesa, Arma dei Carabinieri, Piazza Fontana (1969), Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), attività di supporto alle indagini del giudice istruttore Salvini nell’ambito delle inchieste sull’eversione di destra (proc. Pen. 721/88F, poi 2/92F), Dominici Carmine (1993-1999), Appunto Alternativa Nazional (1993, 24 maggio).
434 R. SCIARRONE, Mafie, relazioni e affari nell’area grigia. Articolo tratto da Alleanze nell’ombra. Mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno, Donzelli editore, Roma, 2011, pag.11.
435 Supra cit., pag.14.
436 Informativa DDA di Reggio Calabria, Centro operativo di Reggio, Procedimento Penale Olimpia Nr. 46/93 R.G.N.R. D.D.A. Nr. 72/94 R. G.I.P. D.D.A N. 3/99, Parte V, pag. 6634.
437 Pecoriello è l'unico dissociato "storico" di Avanguardia Nazionale, organizzazione che egli ha abbandonato dopo una lunga militanza a Roma, in Emilia e in Toscana in ragione di un ripudio personale dell'uso della violenza e un rifiuto della disponibilità a farsi strumentalizzare che A.N. aveva mostrato. Sentito più volte nel corso dell'istruttoria, egli ha accettato di ripercorrere, aggiungendo numerosi dettagli, gli episodi cui egli aveva personalmente partecipato nella seconda metà degli anni '60 o di cui aveva avuto precise notizie nell'ambiente di A.N. Fra di essi ancora l'operazione "manifesti cinesi", il corso sull'uso degli esplosivi tenuto a Roma in una sede di A.N. da un francese di nome “Jean” e l'importazione, nel 1968, di due ingenti carichi di armi dalla Grecia all'Italia.
438 Tribunale di Milano, Ufficio Istruzione, n.2643/84. Proc. Penale contro Nico Azzi + 23. 19 marzo 1995, cap. XL, pp. 385 e seguenti.
439 Informativa DDA di Reggio Calabria, Centro operativo di Reggio, Procedimento Penale Olimpia Nr. 46/93 R.G.N.R. D.D.A. Nr. 72/94 R. G.I.P. D.D.A N. 3/99, Parte V, pag. 6908-6909.
440 Relazione di servizio n. 13308/3, prot. “P”, colloquio investigativo con il detenuto Dominici Carmine, casa circondariale di Carinola (CE), 5 marzo 1993, Cap. Massimo Giraudo. Informazioni inerenti a Proc. Penale contro Delle Chiaie Stefano + 3. Tratto da ACS, Raccolte speciali, Direttiva Renzi, Ministero della Difesa, Arma dei Carabinieri, Piazza della Loggia (1994), Raggruppamento Operativo Speciale ROS, Reparto anti-eversione (1992-2013), attività di supporto nelle indagini del giudice istruttore Salvini nell’ambito delle inchieste sull’eversione di destra (proc. Pen. 721/88F, poi 2/92F), Dominici Carmine (1993-1999), Proc Pen. Contro Delle Chiaie Stefano (1993 marzo 08).
441 M. BIANCO, Il legame tra piazza Fontana e il "Golpe Borghese" nelle recenti indagini giudiziarie, Studi Storici, Anno 41, No. 1, Jan. - Mar., 2000, p. 16.
442 Processo Rimi e Processo Liggio.
443 N. TONIETTO, Un colpo di stato mancato? Il golpe Borghese e l’eversione nera in Italia, Diaconie, studi di storia contemporanea, n.27 marzo 2016, pag.2.
444 Deposizione di Tommaso Buscetta del dicembre 1984 ripresa dalla Commissione Parlamentare Antimafia, 16 novembre 1992, Relazione della Commissione Stragi, Doc. XXIII n. 64, Volume I, tomo II, p 356.
445 Deposizione di Luciano Liggio al Maxiprocesso, Palermo 1986. Tratto da A. BECCARIA, G. TURONE, Il boss. Luciano Liggio da Corleone a Milano, una storia di mafia e complicità, Castelvecchi editore, Roma, 2018.
446 Audizione di Antonino Calderone alla Commissione Parlamentare Antimafia, 11 novembre 1992, cit. in BERTONI, Raffale, CIONI, Graziano, PARDINI, Alessandro, STANISCIA, Angelo, ATTILI, Antonio, BIELLI, Valter, CAPPELLA, Michele, GRIMALDI, Tullio, RUZZANTE, Piero, Stragi e terrorismo in Italia dal dopoguerra al 1974, Relazione della Commissione Stragi, Doc. XXIII n. 64, Volume I, tomo II, p. 300.
447 Senato della Repubblica-Camera dei Deputati, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, Relazione sullo stato della lotta alla criminalità organizzata in Calabria, Sen. Figurelli, XIII Legislatura, Doc. XXIII, n. 42, 26 luglio 2000.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021