Cistus albidus |
Basta osservare con quale facilità, da ormai quattro secoli, molte specie di Palme si siano facilmente ambientate in tutta la zona costiera per avere la prova della singolarità del clima ligure, testimoniato dalle molte località in cui a numerose altre piante esotiche è permesso di vivere in pien'aria, di fruttificare e, persino, di iniziare un fortunato cammino di naturalizzazione accelerata.
A questo elemento, già di per se molto importante, Alfredo Gismondi, estensore dell'ultimo ed organico Prospetto della Flora Ligustica, aggiunge un altro tassello molto importante, in genere sottovalutato: quello del doppio ciclo di vegetazione annuale al quale si assiste nelle due Riviere:
"E' noto che nei paesi iperborei il ciclo annuo vegetativo è unico, tanto più breve quanto più si risale verso il circolo polare. Il dominante freddo, tronca rapidamente la tardiva primavera confusa con la breve estate, per ripiombare, ogni vita vegetale, in quel torpore dal quale sarà ridestata solo al ricomparire del sole sull' orizzonte. Nei paesi caldi, anche in quelli non propriamente, equatoriali, vi sono due possibilità: o si ha una sufficiente precipitazione atmosferica atta a mantenere un'umidità del terreno ed un indice igroscopico favorevole alla vita vegetale, ed allora il ciclo vegetativo sarà unico ed ininterrotto. Oppure si avranno lunghi periodi di siccità estiva, ed allora si avrà un ciclo vegetale unico invernale primaverile che sarà troncato dalla siccità della stagione calda, quando solo qualche specie xerofila potrà vegetare qua e la. Nelle zone temperate, specialmente in quelle che, come le nostre Riviere liguri godono d'una mitezza particolare della stagione invernale, ma hanno anche un'estate calda e per lo più poverissima di precipitazioni, possiamo osservare due cicli ben distinti di attività vegetale. Il primo e più importante, è il ciclo primaverile, che dura fino alla calura estiva e relativa siccità, quando scompaiono le specie, annue terofite (ossia quelle che passano la loro condizione di quiescenza allo stato di seme) e si riducono al minimo anche i processi vegetativi delle specie perenni, dando l'impressione d'una vera sosta della vita vegetale. Dopo le prime piogge autunnali si assiste ad una ripresa in forze della vegetazione, che si può ben definire un secondo ciclo vegetativo. Insieme alle specie propriamente autunnali vediamo così riprendere a fiorire, altre specie che già avevano fiorito a primavera o all' inizio dell’estate, come ridestate dal forzato riposo della siccità canicolare. Anzi, parecchie di queste specie, che io chiamerei rifiorenti, continuano poi a fiorire tutto l’inverno nelle vallette, solatie e riparate dai venti di tramontana".
A questo elemento, già di per se molto importante, Alfredo Gismondi, estensore dell'ultimo ed organico Prospetto della Flora Ligustica, aggiunge un altro tassello molto importante, in genere sottovalutato: quello del doppio ciclo di vegetazione annuale al quale si assiste nelle due Riviere:
"E' noto che nei paesi iperborei il ciclo annuo vegetativo è unico, tanto più breve quanto più si risale verso il circolo polare. Il dominante freddo, tronca rapidamente la tardiva primavera confusa con la breve estate, per ripiombare, ogni vita vegetale, in quel torpore dal quale sarà ridestata solo al ricomparire del sole sull' orizzonte. Nei paesi caldi, anche in quelli non propriamente, equatoriali, vi sono due possibilità: o si ha una sufficiente precipitazione atmosferica atta a mantenere un'umidità del terreno ed un indice igroscopico favorevole alla vita vegetale, ed allora il ciclo vegetativo sarà unico ed ininterrotto. Oppure si avranno lunghi periodi di siccità estiva, ed allora si avrà un ciclo vegetale unico invernale primaverile che sarà troncato dalla siccità della stagione calda, quando solo qualche specie xerofila potrà vegetare qua e la. Nelle zone temperate, specialmente in quelle che, come le nostre Riviere liguri godono d'una mitezza particolare della stagione invernale, ma hanno anche un'estate calda e per lo più poverissima di precipitazioni, possiamo osservare due cicli ben distinti di attività vegetale. Il primo e più importante, è il ciclo primaverile, che dura fino alla calura estiva e relativa siccità, quando scompaiono le specie, annue terofite (ossia quelle che passano la loro condizione di quiescenza allo stato di seme) e si riducono al minimo anche i processi vegetativi delle specie perenni, dando l'impressione d'una vera sosta della vita vegetale. Dopo le prime piogge autunnali si assiste ad una ripresa in forze della vegetazione, che si può ben definire un secondo ciclo vegetativo. Insieme alle specie propriamente autunnali vediamo così riprendere a fiorire, altre specie che già avevano fiorito a primavera o all' inizio dell’estate, come ridestate dal forzato riposo della siccità canicolare. Anzi, parecchie di queste specie, che io chiamerei rifiorenti, continuano poi a fiorire tutto l’inverno nelle vallette, solatie e riparate dai venti di tramontana".
Euphorbia dendroides |
Il caso più emblematico, ma non è il solo, riguarda le grandi popolazioni di Euphorbia dendroides, ospite abituale molte pietraie e rupi costiere liguri con la sua sorprendente rinascita autunnale quando, con le prime precipitazioni, riappaiono le foglie, assenti per tutto il periodo estivo allo scopo di evitare la calura.
Lobularia maritima |
Alcune piante comuni nel paesaggio ligure, come la Lobularia maritima o il Centranthus ruber non smettono mai di essere coperte di fiori anche se ne diminuiscono la quantità.
La dolcezza del clima in molte zone della Liguria non è "inattendibile propaganda di tipo turistico" ma si basa su elementi consolidati come la distribuzione delle precipitazioni e la temperatura media annuale (tra Alassio e S. Remo è di 16,7° ed oggi con l'effetto serra si è ulteriormente incrementata).
I suoi valori sono identici a quelli delle più tradizionali zone mediterranee dell'Italia meridionale, anche se ambienti specifici della costa li superano ampiamente.
Le precipitazioni eminentemente primaverili ed autunnali, pressoché assenti negli altri periodi dell'anno, portano ai mesi estivi un grado elevato di aridità; soprattutto sul litorale.
La lunga estate asciutta si rivela, infatti, attraverso la diffusa presenza di molte piante perfettamente attrezzate ad una limitatissima traspirazione, con foglie piccole, coriacee e addensate, come nel Mirto, e nel Lentisco; con specie a foglie aghiformi come nei Ginepri, nell'Erica arborea e nel Rosmarino, oppure ricoperte da fitta tomentosità, come alcuni Cisti.
Ma il metodo di sopravvivenza più drastico è quello adottato dall'Osyris alba le cui foglie si formano nel periodo invernale e vengono eliminate con l'avvicinarsi della stagione calda e secca (afillia).
In compagnia di molte altre specie popolano la tipica formazione vegetale che, per la sua compattezza a volte inestricabile, è denominata macchia mediterranea. E' uno degli aspetti più caratteristici della flora litoranea ligure, ma anche il più deteriorato rispetto alla fisionomia originaria.
Negli ambienti in cui le condizioni del terreno, più ricco di sostanze, consentano la sufficiente permanenza di umidità anche in estate, la vegetazione si diversifica maggiormente irradiandosi nella valli dell'entroterra, anche se non di molto, perché l'orografia cambia rapidamente davanti ai primi contrafforti dell'Appennino. Man mano che si sale, il clima è fortemente modificato, subisce mutamenti repentini trasformandosi in quello tipico delle alte quote già a pochi chilometri in linea d'aria dal mare.
La Liguria lungo la sua dorsale costituita da monti di varia altezza è solcata da valli strette; in alcuni tratti serve da barriera consentendo in altre situazioni il passaggio di correnti settentrionali fredde. Queste si scontrano con l'aria marina ben più temperata determinando una quantità di nicchie con microclimi particolari. Il resto lo fanno i fattori orografici, fisici, chimici del suolo, consentendo buone condizioni di vita a piante tipiche di latitudini settentrionali.
La dolcezza del clima in molte zone della Liguria non è "inattendibile propaganda di tipo turistico" ma si basa su elementi consolidati come la distribuzione delle precipitazioni e la temperatura media annuale (tra Alassio e S. Remo è di 16,7° ed oggi con l'effetto serra si è ulteriormente incrementata).
I suoi valori sono identici a quelli delle più tradizionali zone mediterranee dell'Italia meridionale, anche se ambienti specifici della costa li superano ampiamente.
Le precipitazioni eminentemente primaverili ed autunnali, pressoché assenti negli altri periodi dell'anno, portano ai mesi estivi un grado elevato di aridità; soprattutto sul litorale.
La lunga estate asciutta si rivela, infatti, attraverso la diffusa presenza di molte piante perfettamente attrezzate ad una limitatissima traspirazione, con foglie piccole, coriacee e addensate, come nel Mirto, e nel Lentisco; con specie a foglie aghiformi come nei Ginepri, nell'Erica arborea e nel Rosmarino, oppure ricoperte da fitta tomentosità, come alcuni Cisti.
Ma il metodo di sopravvivenza più drastico è quello adottato dall'Osyris alba le cui foglie si formano nel periodo invernale e vengono eliminate con l'avvicinarsi della stagione calda e secca (afillia).
In compagnia di molte altre specie popolano la tipica formazione vegetale che, per la sua compattezza a volte inestricabile, è denominata macchia mediterranea. E' uno degli aspetti più caratteristici della flora litoranea ligure, ma anche il più deteriorato rispetto alla fisionomia originaria.
Negli ambienti in cui le condizioni del terreno, più ricco di sostanze, consentano la sufficiente permanenza di umidità anche in estate, la vegetazione si diversifica maggiormente irradiandosi nella valli dell'entroterra, anche se non di molto, perché l'orografia cambia rapidamente davanti ai primi contrafforti dell'Appennino. Man mano che si sale, il clima è fortemente modificato, subisce mutamenti repentini trasformandosi in quello tipico delle alte quote già a pochi chilometri in linea d'aria dal mare.
La Liguria lungo la sua dorsale costituita da monti di varia altezza è solcata da valli strette; in alcuni tratti serve da barriera consentendo in altre situazioni il passaggio di correnti settentrionali fredde. Queste si scontrano con l'aria marina ben più temperata determinando una quantità di nicchie con microclimi particolari. Il resto lo fanno i fattori orografici, fisici, chimici del suolo, consentendo buone condizioni di vita a piante tipiche di latitudini settentrionali.
Rhododendron ferrugineum |
Lo stesso capita sulle balze delle Alpi con vista sul mare, dove specie mediterranee hanno elevato il loro limite massimo d'altezza come i Lecci, vispi e vegeti presso il colle Langan o sulle pendici meridionali del monte Toraggio o, ancora, le postazioni avanzate di Rhododendron ferrugineum di Monte Bignone.
La continuità orografica costituita dalla dorsale ininterrotta Appennini Alpi liguri e Marittime, collegata al resto della catena alpina, spiega la presenza di specie di elevata altura, calate a quote per loro insolite, anche se in qualità di relitti, ma in condizioni di stretto e raro favore ambientale.
Gli studiosi di migrazioni vegetali hanno stabilito che nel corso delle ere geologiche lungo le Alpi occidentali e l'Appennino ligure correva il percorso obbligato di molte piante nella loro migrazione verso sud durante le glaciazioni, così come avvenne l'esatto contrario quando la temperatura si alzò con quelle che si potrebbero chiamare piante extracomunitarie.
La continuità orografica costituita dalla dorsale ininterrotta Appennini Alpi liguri e Marittime, collegata al resto della catena alpina, spiega la presenza di specie di elevata altura, calate a quote per loro insolite, anche se in qualità di relitti, ma in condizioni di stretto e raro favore ambientale.
Gli studiosi di migrazioni vegetali hanno stabilito che nel corso delle ere geologiche lungo le Alpi occidentali e l'Appennino ligure correva il percorso obbligato di molte piante nella loro migrazione verso sud durante le glaciazioni, così come avvenne l'esatto contrario quando la temperatura si alzò con quelle che si potrebbero chiamare piante extracomunitarie.
Alfredo Moreschi