sabato 4 giugno 2022

Due mesi dopo la Marcia su Roma, Igi parte per Nizza con la copertura del gerarca umbro Giuseppe Bastianini

Nizza: Piazza Garibaldi

Attivo nel Partito Cristiano dei Lavoratori durante la campagna elettorale del maggio 1921, pochi giorni prima dell’invasione fascista del Friuli, Ricchi aderisce nel corso dei mesi successivi al fascismo. Ritornato nella natia Cesena e poi trasferitosi a Torino, scivola nel mondo della delinquenza comune. Non le attività cui si dedica per sbarcare il lunario, ma le sue critiche contro un regime dove prosperano i profittatori gli provocano nel 1929 l’espulsione dal Pnf, contenitore rivelatosi non meno inadatto del Ppi per valorizzare le energie di questo vulcanico sindacalista <173.
Analoga sul piano dello scacco personale, ma ben diversa negli accadimenti è la vicenda politica dell’umbro Francesco Igi, che negli stessi caldi mesi delle vertenze agrarie del dopoguerra fissa la sua dimora presso il capo delle leghe bianche sanvitesi, il vecchio sindaco clerico-moderato Pio Morassutti, agrario diventato capo della sinistra del Ppi e segretario provinciale del partito <174. Igi parte nell’ottobre 1920 da Umbertide per raggiungere Este, dove per due mesi è il segretario delle leghe bianche. E’ costretto ad allontanarsi a causa del suo carattere irruento. Questo almeno secondo il prefetto di Perugia: in realtà Igi è attivo nel Sanvitese già dal luglio precedente, e prima, secondo il viceprefetto di Udine, sarebbe stato attivo a Bergamo come sindacalista socialista <175. Il riferimento a Bergamo è importante, poiché là opera Romano Cocchi ed il Ppi è prevalentemente di sinistra <176.
La vicenda successiva di Igi ci dà di lui un’immagine frastagliata e potenzialmente aperta ad ogni interpretazione: spionaggio, millantato credito, ambiguità, autosuggestione o assoluta mancanza di cautela, oppure forse solo il cul-de-sac della disperazione per la vita grama dell’esule e la frustrazione di tante energie non riconducibili ad una normale esistenza borghese, che solo alla fine riuscirà a raggiungere. Igi è senz’altro indicato come spia del regime da Fucci, sulla base delle pionieristiche indicazioni di Berneri (che però si limita a definire Igi un tipo equivoco). Fucci lo colloca fra gli emissari che, fra il 1924 ed il 1926, costituiscono una rete della polizia politica italiana all’estero, basata sui consolati, gli uffici del turismo, i fasci all’estero e su informatori prezzolati, con lo scopo di raccogliere informazioni sugli antifascisti e fare opera di provocazione. Le fonti di finanziamento di questa rete sono quelle ufficiali, ma anche traffici occulti <177.
Se fosse confermata con assoluta certezza la sua deliberata partecipazione alla rete spionistica fascista, Igi inizierebbe probabilmente la sua azione ancora prima, passando pure lui - come Ricchi - nelle file del fascismo senza soluzione di continuità rispetto alla precedente attività nel sindacalismo bianco. Poco importa quanto la sua adesione sia dimostrata o frutto di una catena di equivoci: certo le stimmate della provocazione o della sconsideratezza sono contenute nel primo atto della vicenda. Il resoconto della sua attività verrà dettato ai due funzionari che lo interrogheranno a Perugia, dopo otto anni all’estero: la chiave di lettura ruota quasi certamente attorno ai due funzionari che gli fanno rilasciare il passaporto, dando un senso ad avvenimenti che altrimenti apparirebbero solo la degenerazione di un sindacalista bianco, votato al fallimento dal non voler accettare la confluenza nella sinistra marxista, non potendo neanche rientrare nei ranghi di un cattolicesimo moderato cui forse non ha mai appartenuto <178.
Il 24 dicembre 1922, due mesi dopo la Marcia su Roma, Igi parte per Nizza, con la copertura del gerarca umbro Giuseppe Bastianini, che di lì a poco diventerà responsabile dei Fasci all’estero, e del comm. dott. Giovanni Gasti, Ispettore Generale di P.S. e fondatore nel 1916 dell’Ufficio centrale investigazione, il prototipo dell’Ovra, costituito durante la guerra per lottare contro il pacifismo e lo spionaggio nemico. E proprio in Provenza è protagonista di primo piano di una grande agitazione sindacale degli operai italiani immigrati, di cui assume la direzione dopo averne estromesso i precedenti portavoce: colpito da espulsione, Igi può trattenersi in Francia per molto tempo, a causa di un presunto errore di indirizzo nella notifica del provvedimento <179.
Esule in Francia e Belgio, viene ritenuto dall’infiltrato Serracchioli l’anello di congiunzione tra Miglioli ed il partito comunista in Belgio, ed è l’uomo di fiducia di Miglioli. Ma Igi non segue Guido Miglioli fino in fondo nel suo avvicinamento ai comunisti.
[...] L’esperienza di Igi sembra quindi subire una battuta d’arresto in questa fase, con un rifiuto di superare il diaframma fra la militanza nella sinistra cristiana ed una scelta sofferta in campo comunista, in forma organica come Cocchi o da “compagno di strada” come Miglioli. Fino alla metà del 1927 esiste un gruppo del Ppi a Bruxelles, ma proprio a partire da questo momento si disgrega, forse anche a causa delle minori visite di Miglioli, ma probabilmente proprio per il dissenso politico di fondo che si va manifestando. Rimane alla fine solo Igi, che continua la sua attività scrivendo articoli antifascisti sui giornali belgi, cercando di organizzare un centro stampa per diffondere volantini antifascisti fra gli operai emigranti e discorrendo, come troppi esuli, di ipotetici attentati in Italia.
Focalizziamo gli avvenimenti del periodo: il dissenso fra Igi e Miglioli sul rapporto con il Pcd’i; l’acquisizione del controllo comunista sulle leghe antifasciste (dirette da Sammartino); la collaborazione con "Il Riscatto degli Italiani", diretto da Sartor appena arrivato dalla Francia, che muore in luglio; quella con i fascisti, che potrebbe iniziare in questo periodo. Troppi “pordenonesi”, troppe coincidenze.
Dopo ulteriori peregrinazioni fra Belgio ed Olanda, Igi si fa letteralmente rinviare in via coatta in Italia dalle autorità olandesi. Interrogato nella Questura di Perugia, nelle sue dichiarazioni ai funzionari non fa assolutamente alcun riferimento ai principali agenti fascisti che avevano ronzato soprattutto attorno a Miglioli, all’altro esule popolare Giuseppe Donati ed all’anarchico Berneri, montando provocazioni: come Silvio Ghini, Ermanno Menapace, Angelo Savorelli e Giuseppe Serracchioli. Indubbiamente quest’ultimo si era mosso contro Igi, provocandone anche l’arresto da parte della polizia belga nel dicembre 1926: ma ciò non toglie che si trattasse di cordate che, autonomamente l’una dall’altra, operavano con l’obiettivo di seminare la confusione nell’ambiente antifascista, e quindi potenzialmente capaci di colpire in ogni direzione, con l’obiettivo prioritario di delegittimare, dividere ed isolare gli antifascisti <181. Per parte sua, Igi non smentisce l’accusa di appartenere a quegli ambienti, riportata dalla stampa antifascista dell’epoca, oltre che dal libro di Berneri <182.
Dopo l’interrogatorio in Questura a Perugia, momentaneamente la sua vicenda si conclude con una semplice diffida ed il rimpatrio ad Umbertide, presso il padre dipendente comunale. L’anno dopo, Igi - disoccupato nonostante la sua buona volontà e interessamento degli stessi fascisti del paese - richiede il passaporto per il Lussemburgo, con il sostegno del prefetto. Dopo aver fatto perdere le tracce per un po’, Igi riappare in settembre a Bruxelles <183. Nel frattempo, quello stesso mese ha scritto da Ostenda nuovamente ad Arnaldo Mussolini per chiederne il sostegno. L’opinione ufficiale su di lui, contenuta in un appunto della Dpp a Ferrari, è netta: E’ un mascalzone! <184.
Per parte loro, invece, i socialisti diffidano pubblicamente Igi sulle pagine dell’Avanti! di Parigi, notandone la compresenza con i vari Ghini, Savorelli, Cestari, ecc. e definendolo ex popolare e figura molto equivoca, dopo una lunga assenza, perché ritornato in Italia per circa due anni, è rivenuto nel Belgio in questi ultimi tempi con regolare passaporto. Questa volta Igi risponde, ammettendo di aver conosciuto Menapace e le altre spie nominate, ma vantando anche altri meriti inesistenti, come 10 mesi di confino mai effettuati. E ribadendo che era stato naturale per uno come lui, popolare cattolico, non frequentare più ambienti antifascisti che si connotano come massonici o comunisti <185.
Igi rientra da Bruxelles nell’agosto 1932, facendosi buttare fuori dal Ministero dell’Interno, dove si reca per consegnare un memoriale nel quale accusa di leggerezza l’agente Giovanni Rigobello (cui afferma di aver recapitato rapporti settimanali sull’attività antifascista, l’attentato di Sbardellotto ed i prossimi voli di Gl), soprattutto perché si fida dell’amante Claudina Froloff, secondo Igi agente comunista. Rimandato ad Umbertide col foglio di via... viene lasciato ripartire legalmente per l’Olanda, non prima di essersi recato dal federale di Perugia, cui lascia copia del rapporto.
Finalmente Igi si sistema dal punto di vista personale in Olanda, si dichiara fedele al regime ma continua a fare od a voler fare l’agente segreto, frequentando antifascisti anche nei paesi contermini, soprattutto in Belgio. L’11 luglio 1934 Igi scrive a Benito Mussolini, vantando i suoi servizi spionistici e richiedendo nuovamente di essere stipendiato: l’accenno a propositi dei fuorusciti di sequestrare i figli del dittatore riesce a sollecitarne le corde più sensibili, ottenendo una qualche attenzione <186. Pochi mesi dopo scrive anche alla moglie del dittatore. Talvolta qualcuna fra le autorità diplomatiche, come il consolato in Olanda o quello di Anversa, caldeggia la sua assunzione, magari in un posto secondario, giustificando il suo operato. Ma Igi non si accontenta, e colpisce sempre più in alto: arriva, in autunno, a mettere sotto accusa il conte Bonarelli, consigliere presso l’Ambasciata a Bruxelles.
Forse consumato da tanto affannarsi senza costrutto e riconoscimenti, Igi - ufficialmente del tutto isolato sia dagli antifascisti che dalle autorità del regime, e probabilmente ormai incapace di gestire un gioco più grande di lui - termina infine le sue peregrinazioni fra Olanda, Belgio, Francia e Lussemburgo il 29 maggio 1935 a L’Aja, con una morte per infarto.
Gli esponenti della sinistra cristiana non reggono un gioco che impone loro di schierarsi: o rinunciando alla loro ideologia di fondo, annullandosi nella sinistra laica (e le stesse vicende di Cocchi e di Miglioli dimostrano con quale sofferenza) oppure accettando la disciplina dell’istituzione ecclesiale, che muove le masse cattoliche solo nei momenti di confronto con il potere, per poi ritornare ad un generalizzato sostegno al regime, mentre si preparano i propri quadri in ambito ecclesiale, in attesa del momento del ricambio che prima o poi verrà. Non appare esistere una terza via, che non sia quella del disorientamento e del cedimento.
[NOTE]
173 Acs, Pol.Pol., f. Ricchi Natale.
174 Acs, Cpc, b. 2626, f. 2777; Pol.Pol., b. 671, f. 5, Igi Rag. Francesco; su Morassutti ed il movimenti agrari nel Sanvitese, cfr. MARIUZ, Giuseppe, Leghe bianche e rosse in un’area rurale friulana. Irruenza e declino delle lotte di massa nel Sanvitese 1919-20, in Storia Contemporanea in Friuli, anno XVIII, n. 19, Udine, Ifsml, 1988, pagg. 67-104.
175 Acs, Cpc, b. 2626, f. 2777, trascrizione dattilografica della nota della Prefettura di Perugia n. 2941 del 14 settembre 1926; la nota della Prefettura di Udine del 5 luglio 1920 è in: PILLOT, Pier Paolo e CAMISA, Livio, Il primo dopoguerra nel Friuli Occidentale (1919-1923), Pordenone, Concordia Sette, 1997, p. 221. Ma la Prefettura di Perugia anche successivamente insiste sul fatto che apparteneva al partito popolare del quale si mostrò acceso e attivo propagandista: cfr. Acs, Cpc, b. 2626, f. 2777, lettera della Prefettura di Perugia al Cpc del 4 agosto 1928, prot. n. 681 Gab. P.S.
176 Esponente della sinistra migliolina, viene prima esautorato dal vescovo e costretto a formare una Unione del Lavoro autonoma, e poi espulso dal Ppi nel febbraio-marzo 1921. Dopo la breve esperienza del Partito cristiano del lavoro, confluisce nel Psi e successivamente (con la corrente terzinternazionalista) nel Pcd’i. Direttore del quindicinale dedicato ai contadini Il seme e membro del Cc (con lo pseudonimo Adami), Cocchi è uno dei principali organizzatori del partito nell’emigrazione e, nel 1937, diventa il segretario generale dell’Unione popolare italiana, l’organizzazione di massa promossa in Francia dai comunisti e poi dai socialisti. La firma del patto tedesco-sovietico del 1939 provoca la rottura fra Cocchi ed il Pcd’i; combattente nella Resistenza francese, è deportato a Buchenwald dove muore nel 1944. Cfr. la biografia, a cura di M.G. Rossi, in: ANDREUCCI-DETTI, cit., secondo volume, pp. 58-61.
177 FUCCI, Franco, cit., pp. 36-37; BERNERI, Carlo, cit. pp. 39, 41 e 81. Va ricordato il commercio di residuati di guerra austroungarici fra la caserma della Comina di Pordenone - dove sono conservati gli immensi depositi di residuati della 2a e della 3a armata - e la Croazia da parte di Dumini, denunciato da Matteotti poco prima della sua uccisione: cfr. FABBRO, Mario, cit., pp. 143-144.
178 Acs, Cpc, b. 2626, f. 2777, verbale dell’interrogatorio del 30 aprile 1930 nella Questura di Perugia.
179 Su Bastianini cfr.: FRANZINELLI, Mimmo, I tentacoli dell’Ovra, cit., p. 47; su Gasti, oltre a Franzinelli, ad indicem, cfr. inoltre CANALI, Mauro, Le spie del regime, cit., ad indicem.
181 Sui rapporti fra Igi e questi ed altri agenti fascisti: cfr. BERNERI, Carlo, cit. ed Acs, Pol.Pol., b. 671, f. 5, nota da Bruxelles dell’informatore n. 148 (Umberto Ferrari, operativo a Bruxelles e Reggio Emilia, pseudonimo Ferto,) del 22 gennaio 1932, che fa riferimento esplicitamente ai precedenti contatti con Serracchioli (n. 19) e Roberto (Ottavio Angelelli di Parigi, n. 602, pseudonimi Lisippo e Roberto).
182 Acs, Pol.Pol., b. 671, f. 5, ritagli dell’Avanti! allegati alle note da Bruxelles di Ferrari del 25 febbraio e del 4 marzo 1932.
183 La sorveglianza su Igi viene assunta da Umberto Ferrari, referente dell’Ovra nel Granducato, informatore n. 148, e dal dr. Andrea Vari, pseudonimo Anvar, funzionario della filiale belga del Banco di Sicilia ed informatore n. 173: cfr. FRANZINELLI, Mimmo, I tentacoli dell’Ovra, cit., ad indicem.
184 Acs, Pol.Pol., b. 671, f. 5, note del 3 febbraio 1932, s.n., indirizzata al n. 148.
185 Acs, Pol.Pol., b. 671, f. 5, ritagli dell’Avanti! allegati alle note da Bruxelles di Ferrari del 25 febbraio e del 4 marzo 1932.
Gian Luigi Bettoli, Novecento friulano antagonista. Genesi e sviluppo di un movimento operaio di frontiera: dal primo al secondo dopoguerra, Friuli Occidentale. La storia, le storie