venerdì 11 novembre 2022

Nella primavera del 1944 Lexert preparò i piani di sabotaggio della collettrice della Cogne

Fonte: Wikipedia

Le acciaierie Cogne furono fondamentali per l’industria bellica italiana: tutta la produzione era finalizzata a supportare lo sforzo bellico. La sua importanza emerge dal fatto che dall’estate del 1943 il comandante degli Alpini, il colonnello Borrione, venne incaricato di assicurare la vigilanza presso la Cogne dove erano stati segnalati degli operai antifascisti e alla direzione degli stabilimenti era stato nominato un colonnello del Genio, Alberto Bettica che, in realtà, poi, non avrebbe arginato i movimenti antifascisti <81.
Il lavoro in fabbrica era equiparato al servizio militare, quindi gli operai erano esonerati dal servizio di leva. Vigeva una disciplina militare e gli operai inquadrati nel “Battaglione lavoratori”, a turno, dovevano provvedere al rifornimento dei soldati sul confine italo-francese <82.
Nello stabilimento era presente sia la guardia nazionale sia il servizio di sorveglianza ispettiva disciplinare. Nell’ottobre del 1943 i tedeschi assunsero il controllo della fabbrica.
Inoltre la Cogne fu molto importante anche per il contributo dato alla Resistenza, se si considera che il 46% del partigianato valdostano era costituito da operai e il 35% da contadini (vista la realtà valdostana) e che quindi il contributo maggiore alla Resistenza è stato dato dal mondo operaio <83.
Non si può parlare di mondo operaio antifascista senza ricordare in particolare Émile Lexert (Miló), Giovanni Chabloz (Carlo) e Claudio Manganoni (Tell).
Partiamo da Lexert che entrò a lavorare alla Cogne nel 1940 dopo essere rientrato dalla Svizzera, dove era già attivista comunista. Nello stabilimento si impegnò subito politicamente e organizzò, con alcuni antifascisti, gruppi di studio sul marxismo; a questo affiancò l’organizzazione di un gruppo di propaganda antifascista finalizzata al sabotaggio della produzione.
Faceva parte di questo gruppo anche Claudio Manganoni che era rientrato in Valle d’Aosta alla fine del 1936, era iscritto al PCF, ed era il punto di riferimento per il recapito della stampa clandestina. Entrò in contatto con alcuni comunisti operai alla Cogne e qui venne assunto (era regolarmente iscritto alla Gioventù italiana del Littorio) <84.
Nel 1941 rientrò dalla Francia anche Giovanni Chabloz, che a Parigi era segretario di un’organizzazione degli antifascisti emigrati ed era stato reclutatore di volontari per la Spagna. Venne assunto alla Cogne dove prese contatto con gli altri ed era incaricato dal PCI clandestino di tenere i collegamenti con il Canavese e Torino.
In questo periodo venne assunto anche Sergio Graziola che era in contatto con il Comitato federale del PCI di Biella. Oltre a questi appena citati bisogna aggiungere: Silvio Gracchini, Romano Biasiol, Giuseppe Chappellu e Nazzareno Chiucchiurlotto.
Tramite Lino Binel e Antonio Caveri, Lexert e Manganoni allacciarono contatti con Émile Chanoux e con la Jeune Vallée d’Aoste di cui entrarono a far parte come rappresentanti del PCI. Insieme portarono avanti azioni dimostrative che attirarono l’attenzione delle autorità fasciste.
Alla vigilia del 25 luglio l’organizzazione comunista era già ben strutturata ed aveva collegamenti, oltre che nella Valle, anche con Ivrea, soprattutto operai e tecnici dell’Olivetti. <85
Dopo l’8 settembre, a casa di Lexert si tenne la prima riunione per l’organizzazione del movimento partigiano in Valle d’Aosta.
I partecipanti erano quasi tutti operai della Cogne: Angelo Fontan, Amedeo Pepellin, Giovanni Chabloz. Verso metà settembre venne costituito il primo gruppo partigiano della Valle d’Aosta, comandato da Lexert. Anche questo primo nucleo era composto prevalentemente da operai della Cogne. Oltre a quelli sopra ricordati c’erano anche: Italo Cortivo, Gastone Ferrère, Mario Grange, Giulio Ourlaz e Pierino Diémoz <86.
Fin dall’autunno del ’43 la banda di Lexert, in accordo con Franz Elter, direttore delle miniere di Cogne, portò avanti azioni di boicottaggio della produzione bellica, rendendo difficile l’esportazione di manufatti, macchinari e maestranze, senza interrompere però completamente la produzione, perché questo avrebbe comportato la deportazione degli operai e il trasferimento dei macchinari in Germania <87.
Nella primavera del 1944 - è necessario ricordare che il 1° marzo c’era stato il primo sciopero generale italiano dopo 20 anni di fascismo - Lexert preparò i piani di sabotaggio della collettrice della Cogne, azione poi bloccata da Franz Elter, che preferiva sabotaggi finalizzati all’interruzione della linea ferroviaria. Continuarono, tuttavia, i sabotaggi sulla linea elettrica e alle varie centrali idroelettriche e fu proprio durante un sopralluogo ad una di questa che Lexert venne individuato e ucciso nell’aprile del 1944. Fu un duro colpo per la prima banda partigiana, considerando che anche Chabloz era stato arrestato.
Con l’estate vi fu una ripresa del movimento e dopo l’occupazione di Cogne da parte dei partigiani, allo stabilimento Cogne continuarono i movimenti antifascisti ad opera di un Comitato segreto di agitazione che era stato formato già nel 1943 da Pepellin, Chabloz e Graziola e, in particolare, il 12 luglio la fabbrica venne occupata per un’ora da uno sciopero compatto e vennero portate avanti alcune richieste: 40 lire al giorno di carovita, uno spaccio aziendale gestito dalla fabbrica a prezzi di calmiere oppure 5 lire al giorno di aumento e la cessazione dell’invio in Germania della produzione.
Questo sciopero segnò la ripresa della lotta politica e sindacale alla Cogne e fu anche il momento in cui il PCI vide lo sviluppo della sua organizzazione all’interno della fabbrica indicando, come metodo di lotta, il sabotaggio <88. In particolare veniva consigliato agli operai di “lavorare poco e male. Sabotate le macchine che lavorano per i tedeschi, guastate il prodotto del vostro lavoro destinato ai tedeschi” <89.
All’interno dello stabilimento si formò tra l’autunno del ‘44 e l’inverno del ‘45 la SAP (Squadra di Azione Patriottica) ben organizzata (prenderà poi il nome di Brigata “G. Elter”), che contava numerosi effettivi. Questo sviluppo portò al successo dello sciopero generale del 1° febbraio 1945 indetto per rivendicazioni economiche e per protestare contro il servizio obbligatorio in alta montagna (il 26 gennaio 33 operai inviati al Col du Mont erano stati travolti e uccisi da una valanga).
Gli operai, nonostante le intimidazioni, non ripresero il lavoro e furono arrestati in massa dai fascisti e rilasciati in seguito, per l’intervento dei tedeschi che non volevano l’interruzione della produzione <90.
Gli ultimi giorni della guerra furono momenti molto delicati per la Cogne, in quanto vi era il pericolo di distruzione da parte dei tedeschi in ritirata ed è per questo motivo che compito fondamentale della SAP “Elter” fu la difesa degli impianti industriali della Cogne.
Arrivò la Liberazione e nell’immediato vi fu lo smantellamento delle forze partigiane. Ad agosto il Cln della Cogne è oggetto di un attacco da parte del Governatore Alleato che vuole impedire l’epurazione che il Cln aveva iniziato nei confronti dei dirigenti Cogne. Il Cln è obbligato a sciogliersi e i suoi componenti dovettero riprendere il posto di lavoro occupato prima della Liberazione, altrimenti sarebbero stati arrestati e processati da una corte militare Alleata <91.
Qui si concluse il contributo delle maestranze della Cogne alla lotta di Liberazione, una conclusione che non avrebbero desiderato, come sottolinea Ariano, vice comandante della II zona Valle d’Aosta, in una lettera a Manganoni: “Abbiamo commesso degli errori (…), spesso ci ha giocato la buona fede e l’inesperienza. Noi della montagna eravamo rudi ma buoni, inesorabilmente giusti ma semplici (…) scesi a valle abbiamo trattato con della gente che sarebbe stato assai meglio rinviare con qualche raffica al creatore. Il fascismo si è salvato allora, quando abbiamo abboccato alle “sagge parole” degli imboscati spettatori che, al grido di legalità, hanno disperso le nostre formazioni, le hanno minate, demoralizzandole, nella compattezza e nella disciplina, ci hanno quasi “cacciato” a casa senza lavoro ed assistenza, con un miserabile acconto in pagamento dei vantaggi conseguiti alla “Patria”, intanto boicottando ed impedendo ad ogni modo l’epurazione, il funzionamento spiccio dei nostri tribunali” <92.
Queste parole amare riflettono una realtà storica e personale: storica, perché, effettivamente, per volontà Alleata, venne meno quell’epurazione sperata dai partigiani, personale perché riflette lo stato d’animo di quei tanti giovani che avevano combattuto sì per liberare l’Italia dal nazifascismo, ma anche per creare una società diversa e migliore. Tuttavia, nonostante la delusione iniziale, uomini come Ariano e Manganoni non persero quella volontà di rimanere vicino a quella classe operaia per la quale avevano combattuto affinché si emancipasse socialmente e politicamente e dalla quale, è il caso di Manganoni, proveniva. Lo dimostra in particolare una lettera di Ariano all’amico Tell in cui manifesta il suo desiderio di lavorare vicino agli operai: “E alla Cogne nulla da fare? Mi affascinerebbe la professione di medico sociale, medico dei minatori, come ispettore igienista alle miniere” <93 e come dimostra l’attività politica di Manganoni nelle fila del PCI.
[NOTE]
81 P. Momigliano Levi, “Franz Elter”, Cantagalli, Siena 2009, pp. 59-60.
82 Ibidem.
83 A. Quarello-E. Viberti, “Indagine sociale sul partigianato in Valle d’Aosta”, Aosta 2009, p. 7.
84 R. Nicco, “Elementi per una storia dei comunisti in Valle d’Aosta”, Nuova società, Ivrea 1977, pp. 65-67.
85 R. Nicco, “Elementi” cit., pp. 67-68.
86 E. Riccarand, “Il partigiano Miló. Diario di una banda”, Musumeci, Aosta 1980, pp. 11-58.
87 P. Momigliano Levi, “Franz Elter” cit., p. 70.
88 R. Nicco, “Elementi” cit, pp. 78-80.
89 Ibidem.
90 Ivi, pp. 106-107.
91 Ivi, p. 124.
92 S. D’Agostino, “Barbaro. Un partigiano garibaldino in Valle d’Aosta”, Le Château, Aosta 2012, p. 95.
93 Ivi, p. 114.
Simona D’Agostino, Il ruolo degli operai della Cogne nella Resistenza, Atti del Convegno "Due giornate per non dimenticare" (26 agosto/6 settembre 2014), Associazione dei musei di Cogne - ANPI Valle d'Aosta, 2014