lunedì 12 settembre 2022

Il governo di Washington era a conoscenza del tentativo di golpe ben prima che del Piano Solo si avessero le prime notizie


Rispetto alla questione delle interferenze statunitensi nella lotta al comunismo in Italia, gli anni del mandato di Johnson comportarono grandi cambiamenti rispetto al passato, a partire dalla realizzazione del primo governo di centrosinistra <709. Sin dai primi giorni del suo mandato, Johnson proseguì il cammino intrapreso da Kennedy in favore dell’apertura a sinistra e seguì con interesse le trattative di Moro e Nenni per la costituzione del governo <710.
Il primo incontro ufficiale di Johnson avvenne proprio in relazione alla situazione italiana. Il 25 novembre 1963, Johnson incontrò alcuni esponenti del governo italiano: il presidente del Senato Cesare Merzagora, il Ministro degli Esteri Piccioni e l’ambasciatore italiano negli Stati Uniti Fenoaltea <711. Durante l’incontro, i rappresentanti del governo italiano rassicurarono gli americani che, nonostante la transizione in atto verso il centro-sinistra, i rapporti tra i due paesi avrebbero continuato ad ispirarsi ai principi della fedeltà atlantica e agli impegni derivanti. Tuttavia alcune questioni in particolare generavano perplessità a Washington. La prima era relativa agli scontri tra Dc e Psi nell’assegnazione degli incarichi ministeriali, che lasciavano presagire qualche difficoltà di collaborazione sulla strada delle riforme e dello sviluppo. Inoltre, a Washington preoccupavano le divisioni interne ai singoli partiti di governo, le cui ripercussioni avrebbero potuto produrre effetti negativi sulla stabilità del governo <712. Ciononostante, in questa fase gli Stati Uniti apparivano piuttosto fiduciosi sulle possibilità del centro-sinistra di isolare il Pci e promuovere una vasta attività di riforme, soprattutto nel Mezzogiorno <713. Per timore che la crisi economica e la necessità di adottare misure di austerità potessero compromettere la realizzazione delle riforme, a conferma della fiducia riposta nel gabinetto gli Stati Uniti erogarono un prestito di circa un miliardo di dollari <714. Questo intervento non va letto come il frutto di un assistenzialismo disinteressato, in quanto rientra nella logica anticomunista legata all’esigenza di evitare che l’Italia si avvicinasse al blocco comunista: un pericolo reso ancora più reale dall’accordo commerciale tra Italia e Cina per l’apertura di uffici commerciali nelle rispettive capitali e da alcune considerazioni allarmanti sul futuro della stabilità italiana provenienti dagli esponenti delle istituzioni italiane più allineati a destra. Uno dei questi, il Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni, si diceva pronto a dare il suo contributo per porre fine all’esperimento il prima possibile <715. Anche il gen. De Lorenzo guardava con preoccupazione gli sviluppi italiani. L’imminente pericolo di disordini di piazza e di scioperi rendeva necessario adottare atteggiamento di grande fermezza da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine, che con determinazione (“backbone”) e una linea d’azione ben definita (“a definite line of action”), anche a costo di vittime avrebbero dovuto arrestare la deriva verso il comunismo <716. Il generale si dimostrava poi abbastanza fiducioso sul fatto che, attraverso i suoi contatti con le più alte sfere istituzionali, sarebbe riuscito a trovare un sostegno per delle “proposte eccezionali” da adottare contro le forze di opposizione.
I timori espressi nei documenti americani anticiparono i fatti che, nel giugno 1964, avrebbero segnato la fine del primo esperimento di centro-sinistra. Il 25 giugno infatti si aprì la crisi di governo a causa del mancato accordo dei partiti sui finanziamenti alle scuole religiose <717. Il governo venne così posto in minoranza e Moro fu costretto alle dimissioni. Nonostante la confusione generata dalla caduta del governo, tuttavia, nei documenti americani continuava ad emergere l’atteggiamento di fiducia nella figura di Aldo Moro, in cui gli Stati Uniti riponevano le speranze per un ruolo di guida della Dc e di mediazione con gli altri partiti, e un’avversione nei confronti della formazione di un governo di destra quale antidoto all’instabilità democratica italiana <718. La strada del centro-sinistra, per quanto ardua, continuava dunque ad essere l’unica alternativa percorribile per fronteggiare i cambiamenti sociali che l’Italia stava vivendo e che erano all’origine di un grande allarme comunista <719.
Se il centro-sinistra non sembrava governare i cambiamenti della società italiana in maniera efficace come alcuni esponenti delle forze dell’ordine e delle destre si sarebbero aspettati, questi stessi ambienti si convinsero che fosse giunto il momento di intervenire direttamente <720. La convinzione che l'esperienza del centro-sinistra determinasse una modificazione della collocazione atlantica della penisola e una deriva a sinistra della società, convinsero queste forze della necessità di un’eventuale azione di forza <721. In questo contesto, tra il 15 e il 19 giugno 1964 maturò l’ideazione di un progetto di golpe ad opera del Gen. De Lorenzo. Il nome del progetto, “Piano Solo”, derivava dal fatto che la sola Arma dei carabinieri (oltre 20.000 uomini) avrebbe preso parte alla sua attuazione, per ragioni di maggiore sicurezza e affidabilità. Concordato fra William Harvey, nominato direttore della stazione Cia di Roma nel giugno 1963, e il comandante generale dell’Arma Giovanni de Lorenzo, il piano fu studiato per fronteggiare una situazione emergenza determinata da un asserito complotto in preparazione da parte dei comunisti. Di tale complotto, peraltro inesistente, fu messo al corrente l’allora presidente della Repubblica Antonio Segni, per condizionarlo e ottenerne l’avallo. Il Piano era basato sull’adozione di misure eccezionali il cui scopo consisteva nel sovvertire l’ordine costituito attraverso l’esclusione dei socialisti dal governo o, quantomeno, un ridimensionamento dei progetti riformisti in atto (riforma regionale, legge urbanistica e patti agrari) e, in ultima istanza, nel mettere fuori legge il Pci e costituire un governo vicino alle forze di destra. Il progetto prevedeva l’occupazione di centri nevralgici del potere come prefetture, stazioni radio, sedi del partito e centrali telefoniche delle principali città italiane, nonché l’arresto e la deportazione nella base Gladio in Sardegna degli esponenti politici di primo piano <722. In caso di sommossa o avvenimenti gravissimi, i carabinieri sarebbero stati affiancati da militari in congedo, gruppi di civili ed ex militari arruolati e stipendiati dal Sifar in funzione anticomunista <723. Quest’azione di reclutamento clandestino era nota alla Cia sin dall’immediato dopoguerra e per certi versi incoraggiata dalla stessa agenzia statunitense con l’obiettivo di mettere a segno azioni illegali come piazzare bombe, compiere attentati o provocare incidenti da attribuire alle sinistre, in maniera tale da spingere il governo ad adottare misure eccezionali in difesa della sicurezza nazionale e bloccarne la deriva a sinistra <724 <725.
Il Piano Solo non fu mai attuato, forse perché non ricevette una accoglienza favorevole da parte delle istituzioni oppure, con maggiore probabilità, perché era stato pensato come una vera e propria “intentona”, con lo scopo di controllare il potere, non di conquistarlo <726. Un'involuzione autoritaria della politica italiana costituiva un esito estremo e non gradito dalle istituzioni. Il Piano Solo sarebbe stato quindi progettato con l’unico scopo di intimidire e avvertire le istituzioni delle possibili conseguenze di una deriva a sinistra del governo e di condizionare l’operato delle forze politiche italiane, quindi come uno strumento di pressione del “doppio stato” sulle istituzioni democratiche del paese per trovare una soluzione immediata alla crisi di governo <727.
In sostanza, il Piano si inserisce perfettamente nel quadro dei colpi di stato “regolarmente sventati al momento di divenire operativi e puntualmente occultati al momento di dover essere chiariti” grazie al costante appoggio e alla copertura delle istituzioni italiane e americane per esigenze politiche e istituzionali superiori. Allo stesso tempo, pur non riuscendo nelle loro finalità prettamente “militari”, connesse alla presa del potere, questi tentativi sono riusciti dal punto di vista politico, in quanto erano progettati per condizionare “verso il centro il sistema politico e ci si è riusciti anche quando l’intero continente era attraversato da un vento riformatore che ha fatto traballare strutture politiche e statali ben più salde della nostra” <728. Nel caso italiano, nello specifico, il tentato golpe serviva a bloccare il riformismo del governo Moro. Come è noto, infatti, la crisi fu subito risolta con la creazione di un nuovo governo (3 luglio 1964) sempre presieduto da Moro con la stessa base parlamentare del precedente, ovvero con la partecipazione del Psi, il cui programma riformatore risultava tuttavia notevolmente ridimensionato <729.
Quello che è importante rilevare è che il governo di Washington era a conoscenza del tentativo di golpe ben prima che del Piano Solo si avessero le prime notizie <730. Lo dimostrano tutta una serie di informative precedenti che forniscono dettagli sul pericolo imminente di un colpo di stato militare in Italia, da attuarsi in seguito ad una dimostrazione finanziata da industriali italiani e coordinata da Pacciardi. Si faceva anche riferimento al supporto dei Carabinieri nel caso di scontri o incidenti <731. Già si avvertiva, insomma, un gran “tintinnare di sciabole” come avrebbe scritto Nenni, ovvero un clima di grande tensione che era premonitore degli sviluppi cui la democrazia italiana sarebbe andata incontro nelle settimane successive. A questo proposito è interessante notare che dai documenti statunitensi sul Piano Solo non traspare un’ansia particolare per la gravità dei fatti eversivi in atto. Emerge invece un grande allarme rispetto al pericolo di infiltrazione comunista nelle istituzioni democratiche italiane, e l’identificazione nel gen. De Lorenzo dell’unica figura del panorama italiano in grado di gestire la complessità della situazione politica <732. Questa constatazione aiuta a definire meglio il quaadro di responsabilità degli Stati Uniti nel Piano Solo. Senz’altro, gli intenti dei golpisti corrispondevano pienamente agli interessi perseguiti da certi settori dell'amministrazione statunitense, contrari al centro-sinistra e in linea con ampi strati del ceto dirigente e imprenditoriale italiano. Pertanto è ipotizzabile gli Stati Uniti non solo sapessero, ma abbiano anche collaborato al progetto in quanto strumentale ai loro obiettivi in Italia. In quest’ottica, il Piano Solo si può collocare all'interno di un disegno strategico più ampio che, a livello nazionale, mirava a depotenziare la capacità riformista del governo di centro-sinistra e, a livello internazionale, puntava alla riduzione dell’influenza del comunismo nel mondo. <733 Il Piano Solo dimostra quindi l’annidarsi di forze sleali alla democrazia in settori molto delicati dell’apparato statale, nonché le simpatie da esse riscosse non solo nell’estrema destra, ma anche a livello internazionale. Il silenzio fatto calare sulla vicenda dell’estate 1964 è significativo del timore che venisse sollevato un velo su possibili e complicità di cui il generale De Lorenzo appariva sicuro al momento dell’ideazione del progetto.
[NOTE]
709 A. M. Schlesinger, I Mille giorni, cit., p. 873.
710 U. Gentiloni Silveri, L’Italia e la nuova frontiera, cit. p. 228.
711 Nara, Department of State, Central Files, Pol-It-US, Memorandum of conversation, Washington, 25 novembre 1963, Confidential.
712 Frus, 1961-63, vol. XII, Telegram From Secretary of State Rusk to the Department of State, Paris, 16 dicembre, 1963, pp. 893-94, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1961-63v13/pg_890; Cia Special Report, “The Moro Government’s program and prospects”, Office of Current Intelligence, 3 gennaio 1964; L. Nuti, Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra, cit. pp. 442-443; S. Romano, Lo scambio ineguale: Italia e Stati Uniti da Wilson a Clinton, Laterza, Roma-Bari, 1995, p. 44.
713 Frus, 1961-63, vol. XII, Memorandum of Conversation,The Italian Political Situation, 14 gennaio 1964, pp. 175 e ss, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_175; Cia, Special Report, “Problems and Prospects in Southern Italy”, Office of Current Intelligence, 21febbraio 1964.
714 Frus, 1961-63, vol. XII, Memorandum From Secretary of the Treasury Dillon to President Johnson, Financial Assistance for Italy, Washington, 13 marzo, 1964, pp. 183-184 , disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_183.
715 Frus, 1961-63, vol. XII, Telegram From the Embassy in Italy to the Department of State, Rome, 10 gennaio, 1964, pp. 173-75, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_173.
716 Frus, 1964-68, vol. XII, Intelligence Information Cable,Washington, 13 marzo, 1964, pp. 185-188, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_185; Id., Airgram From the Embassy in Italy to the Department of State, Lt. Gen. De Lorenzo’s Comments on Security and Political Subjects, Rome, 26 maggio, 1964, pp. 189-192, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_188; M. Franzinelli, Il Piano Solo, cit. p. 86.
717 G. Bedeschi, La prima Repubblica (1946-1993). Storia di una democrazia difficile, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013.
718 Cia, Special Report, Italian Christian Democratic National Congress, Office of Current Intelligence, 26 giugno 1964.
719 U. Gentiloni Silveri, L’Italia e la nuova Frontiera, cit. p. 263.
720 Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, Il terrorismo, le stragi ed il contesto storico-politico, Proposta di relazione, redatta dal Presidente della Commissione, senatore Giovanni Pellegrino, XII legislatura, 12 dicembre 1995, pp. 9-44, 74-76.
721 Frus, 1964-68, vol. XII, Telegram From the Embassy in Italy to the Department of State, 10 gennaio, 1964, cit. p. 173
722 Commissione parlamentare d’inchiesta sugli eventi del giugno luglio 1964, Relazione di minoranza, Roma, 1971, pp. 88 e ss.; G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti, cit. p. 82; S. Flamigni, Dossier Pecorelli, Milano, Kaos, 2005, p. 8.
723 Commissione parlamentare d’inchiesta sugli eventi del giugno luglio 1964, cit. pp. 92-95, 267.
724 Negli archivi della stazione Cia di Roma sono state ritrovate le liste di queste formazioni paramilitari addestrate in funzione anticomunista. G. De Lutiis, Il lato oscuro del potere, cit. pp. 68-69.
725R. Faenza, Il Malaffare, cit. 367; Commissione parlamentare d’inchiesta sugli eventi del giugno luglio 1964, cit. p. 281; F. Parri, Al fondo della crisi, in “L’Astrolabio”, 4 febbraio 1964; N. Tranfaglia, La strategia della tensione e i due terrorismi, in “Studi Storici”, 39, 4 (1998): pp. 989-998; M. Franzinelli, Il Piano Solo, cit. p. 35, 42.
726 G. De Luna, Necessità storica, uno strano concetto, in “La Stampa”, 24 dicembre 1990, p. 3.
727 U. Gentiloni Silveri, L’Italia e la nuova frontiera, cit. p. 270; A. Lepre, Storia della prima repubblica, cit. p. 207; P. Scoppola, La repubblica dei partiti, cit. p. 350; G. De Lutiis, Il lato oscuro del potere, cit. pp. 63-68; 93-100.
728 A. Giannuli, P. Cucchiarelli, Lo stato parallelo, cit. pp. 227-228.
729 Commissione Moro, 125; CS, 381-383; numerazione tematica 1, Memoriale Moro, La crisi del 1964: il Presidente della Repubblica Segni e il piano del Gen. De Lorenzo; Commissione parlamentare d’inchiesta sugli eventi del giugno luglio 1964, cit. pp. 206 e ss.
730 L. Jannuzzi, Finalmente la verità sul SIFAR. 14 luglio 1964: complotto al Quirinale. Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di stato, in “L’Espresso”, 14 maggio 1967; Id., Fatti del luglio 1964: ecco le prove, in “L’Espresso”, 21 maggio 1967.
731 Frus, 1964-68, vol. XII, Telegram From the Consulate in Frankfurt to the Department of State, Frankfurt, 25 giugno, 1964, pp. 192-194, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_192; Frus, 1964-68, vol. XII, Telegram From the Commanding General, U.S. Army South European Task Force to the Commander in Chief, U.S. Army in Europe, Verona, 26 giugno, 1964, pp. 198-99, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_198; Frus, 1964-68, Intelligence Information Cable, Washington, 26 giugno, 1964, pp. 194-97, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_194; Incoming Telegram, spedito al Dipartimento di stato dal centro Setaf di Verona, al comando delle forze armate di heidelberg, 28 giugno 1964, in “L’Espresso”, 25 agosto 1995; U. Gentiloni Silveri, L’Italia e la nuova frontiera, cit. p. 309.
732 R. Faenza, Il Malaffare, cit. p. 364; S. Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana, cit. pp. 327-328.
733 Frus, 1964-68, vol. XII, Airgram from the Embassy in Italy to the Department of State, The July Rumors on an Italian Coup d’Etat, Rome, 14 agosto, 1964, pp. 208 e ss., disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1964-68v12/pg_208.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020