sabato 3 settembre 2022

Sia la pittura industriale di Pinot-Gallizio sia le ricerche per un'architettura liberata di Jorn e Constant saranno centrali per la pratica e le teorie situazioniste dei primi anni


È durante una riunione del Mouvement nel 1955 che Asger Jorn e Giuseppe Pinot-Gallizio si incontrano e danno vita al “Laboratorio sperimentale” che avrà sede nello studio di Pinot-Gallizio ad Alba e che avrà un ruolo cardine come centro degli incontri e manifestazioni internazionali che - in risposta all'affermarsi dell'arte funzionalista, tesa a fare dell'artista un servo dell'industria - diedero inizio a una ricerca teorica finalizzata alla costruzione di un'arte antagonista alla società e ai suoi valori commerciali e standardizzati <3.
Pinot-Gallizio si concentrò quasi esclusivamente sulla produzione di pitture industriali (allo scopo di dimostrare come le nuove tecnologie potessero e dovessero servire alla realizzazione di situazioni ludiche, antieconomiche e completamente inutili, oltre che allo scopo di inflazionare il mercato delle pitture stesse) <4, Jorn e Constant si dedicarono invece prevalentemente alle ricerche in campo architettonico.
Sia la pittura industriale di Pinot-Gallizio sia le ricerche per un'architettura liberata di Jorn e Constant saranno centrali per la pratica e le teorie situazioniste dei primi anni e verranno ampiamente argomentate in numerosi articoli della rivista.
È grazie a Enrico Baj <5 - anche lui artista e sostenitore della necessità di un'arte che fosse attivamente protagonista nell'imprescindibile conflitto per i mutamenti sociali - che il Mouvement entrerà finalmente in contatto con l'Internationale Lettriste <6 di Guy Debord. Quest'ultima parteciperà al “Primo Congresso mondiale degli Artisti liberi” organizzato dal Laboratorio Sperimentale di Alba e i due gruppi si scopriranno subito accomunati da innumerevoli interessi e obiettivi. Durante l'incontro verrà stesa una «piattaforma comune per definire la totalità dell'esperienza in corso» in cui si stabilirà la "necessità di una costruzione integrale della vita per mezzo dell'Urbanistica Unitaria, volta ad utilizzare l'insieme delle arti e delle tecniche moderne; l'inutilità di qualsiasi rinnovamento dell'arte dall'interno dei suoi confini tradizionali; il riconoscimento di una interdipendenza essenziale tra l'Urbanistica Unitaria e un nuovo modo di vita a venire; [la necessità di porre] questo modo di vita nella prospettiva di una maggiore libertà complessiva e di un più grande dominio sulla natura; l'unità di azione fra i firmatari del programma; l'enumerazione delle diverse modalità di reciproco appoggio". (La piattaforma d'Alba, in Potlatch, n. 27, 2 novembre 1956)
L'Internationale Lettriste portava già avanti, attraverso la pubblicazione dell'opuscolo Potlatch, ricerche sull'urbanismo unitario, sulle pratiche della deriva e sugli esperimenti psicogeografici: tali interessi, unitamente alle esperienze ad essi connesse di sperimentazione creativa del tempo e dello spazio, non potevano non convergere con gli studi di Jorn, Constant e Pinot Gallizio e non diventare l'elemento di unione tra i due gruppi.
A tutto questo l'Internationale Lettriste aggiungeva l'attenzione ai “loisirs” - nella duplice accezione di divertimenti e di tempo libero - come problema centrale per la lotta di classe, tutta giocata ormai proprio sul terreno del controllo e dell'organizzazione del tempo libero e del suo impiego, tempo libero che si accresceva sempre di più proporzionalmente allo sviluppo tecnico nella produzione.
"[…] La ricerca dell'Internationale Lettriste diede maggiore impulso al Laboratorio sperimentale di Alba, impegnato nella sperimentazione di una «nuova architettura per la vita». Infatti, l'interesse dell'Internationale Lettriste per […] la critica dell'architettura e dell'urbanistica si concentrò in un'analisi critica dei fattori che - in seguito alla ricostruzione postbellica - stavano uniformando l'habitat urbano, pianificando e condizionando la vita dei cittadini <7 sul «modello prefabbricato» di matrice U.S.A. e secondo l'unico principio dell'utilità".
L'incontro tra il Mouvement e l'Internazionale Lettrista - e il loro comune interesse per un'urbanistica e un'architettura fondate sulle passioni umane, insieme alla volontà di saldare la ricerca artistica alla critica rivoluzionaria della società - determinò il principiarsi dell'esperienza situazionista. Quest'ultima è dunque frutto di quel percorso di ricerca delle diverse avanguardie artistiche post surrealiste unite dal comune intento di costituire una nuova (e ultima) Internazionale di artisti liberi contro le tendenze retrograde e conservatrici in campo culturale <8 e di mettere radicalmente in discussione l'ordine sociale vigente.
L'“Internationale Situationniste” nasce ufficialmente il 28 luglio 1957 a Cosio d'Arroscia, un paesino in provincia di Imperia, durante il piacevole soggiorno di Guy Debord, Michèle Bernstein, Ralph Rumney, Asger Jorn, Pinot Gallizio <9, Walter Olmo ed Elena Verrone (un gruppo realmente cosmopolita di artisti e intellettuali) nella casa di famiglia di Piero Simondo, tra qualche bicchiere di vino buono, utopie amorose e disertori dell'arte mercantile […] un gruppo di artisti avvezzi alla disobbedienza e poco inclini alla mondanità del successo […] gettano lì i fiori, le pietre e gli architravi dell'Internazionale Situazionista <10.
L'anno seguente uscirà a Parigi il primo numero di 'Internationale Situationniste', la rivista semestrale di diffusione delle teorie e delle pratiche del gruppo.
In un clima bizzarro e festoso, ampiamente innaffiato dal dolcetto locale, ribattezzato da Debord “cosiate”, con il sottofondo musicale dei Platters e di Vivaldi, fu discussa e approvata la proposta di scioglimento dei gruppi preesistenti e la loro confluenza nella nuova organizzazione <11.
Nel Rapport sur la construction des situations et sur les conditions de l’organisation et de l’action de la tendance situationniste, presentato da Debord ai compagni della “Conferenza” di Cosio, si legge:
"L'unione di diverse tendenze sperimentali per un fronte rivoluzionario nella cultura, cominciata al Congresso tenuto ad Alba, in Italia, alla fine del 1956, presuppone che noi non trascuriamo tre fattori importanti. In primo luogo, si deve esigere un completo accordo tra le persone e tra i gruppi che partecipano a questa azione unita; e non facilitare questo accordo permettendo si dissimulino alcune conseguenze. Si devono cacciare i buffoni e gli arrivisti che abbiano l'incoscienza di voler procedere su una tale via. In seguito, si deve ricordare che se ogni attitudine realmente sperimentale è utilizzabile, l'impiego abusivo di questa parola ha molto spesso cercato di giustificare un'azione artistica in una struttura attuale, cioè trovata prima da altri. Il solo procedimento sperimentale valido si fonda sulla critica esatta delle condizioni esistenti, e sul loro deliberato superamento. Deve essere chiaro, una volta per tutte, che non si può chiamare creazione ciò che non è che espressione personale in un quadro creato da altri. La creazione non è combinazione di oggetti e di forme, ma l'invenzione di nuove leggi su tali combinazioni. Infine, si deve liquidare tra di noi il settarismo, che si oppone all'unità d'azione con possibili alleati, per scopi definiti, che impedisce l'infiltrazione di organizzazioni parallele".
E ancora,
"Insieme dobbiamo eliminare tutte le sopravvivenze del passato prossimo. Oggi riteniamo che un accordo per un’azione unitaria dell’avanguardia rivoluzionaria nell’ambito della cultura debba essere condotto sulla base di un tale programma. Non possediamo ricette né risultati definitivi. Proponiamo soltanto una ricerca sperimentale da condurre collettivamente verso alcune direzioni che stiamo definendo in questo momento e verso delle altre che devono essere ancora definite" <12.
Il Rapport... doveva quindi servire da base per traghettare le esperienze dei vari gruppi in un unico movimento. Si trattava di un testo che Debord aveva stampato a Parigi poco più di un mese prima e che, a quanto pare, almeno così ebbe a dire Piero Simondo, non venne mai discusso né approvato nei due giorni di Cosio. In ogni caso, il Rapport... viene generalmente identificato come la carta costitutiva dell’I.S. (e Debord lo definiva esplicitamente l’expression théorique adoptée à la conference de fondation de l’Internationale situationniste) e nella prefazione al Rapporto... pubblicato a Torino nel maggio 1958 da «Notizie», lo stesso Pinot-Gallizio scrive:
"Il rapporto di Debord è stato pubblicato a Parigi, nel giugno 1957, in quanto documento preparatorio per una conferenza di unificazione che doveva riunire il mese seguente l'Internazionale Lettrista, il Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista e un Comitato psico-geografico di Londra. I delegati di questi movimenti alla conferenza di Cosio d'Arroscia (27-28 luglio 1957) hanno fondato l'Internazionale Situazionista. Tale organizzazione ha in questo momento sezioni in Algeria, Belgio, Francia, Germania, Italia e Scandinavia. Dobbiamo dunque intraprendere traduzioni e riedizioni in ciascuno di questi paesi […]. Bisogna capirci subito, perché le nostre esperienze andranno sempre più lontano".
Il Rapport..., in cui si esplicita la necessità di superare i movimenti d'avanguardia formatisi dopo il 1945 - e che si chiude a tal proposito con la frase «si sono interpretate a sufficienza le passioni: si tratta ora di trovarne di altre», si apre invece con un'affermazione che fa risaltare da subito, è bene mettere le cose in chiaro, quale fosse l'intento fondante del futuro movimento situazionista:
"Noi pensiamo innanzitutto che bisogna cambiare il mondo. Noi vogliamo il cambiamento più liberatorio della società e della vita in cui ci troviamo rinchiusi" <13.
È una frase che, come sottolinea anche Sandro Ricaldone nel sopracitato articolo, rimanda all'asserzione di Breton «Transformer le monde», a dit Marx ; «Changer la vie», a dit Rimbaud : ces deux mots d’ordre pour nous n’en font qu’un», e che sancisce "la necessità di un'arte imperniata sulle ricerche per un'azione diretta sulla vita quotidiana nell'ambito delle sole costruzioni che in definitiva ci interessano: situazioni capaci di sconvolgere tutti gli astanti".
L'intento principale è dunque quello di trasformare la vita quotidiana in una vita di qualità superiore, è questo il vero e unico compito dell'artista:
"Un'azione rivoluzionaria nella cultura non potrà avere come scopo tradurre o spiegare la vita, ma ampliarla. Si deve far arretrare l'infelicità ovunque. Con lo sfruttamento dell'uomo devono morire le passioni, le compensazioni e le abitudini che ne erano i prodotti. Si deve intraprendere ora un lavoro collettivo organizzato, tendente a un impiego unitario di tutti i mezzi di stravolgimento della vita quotidiana". <14
È un testo importante, che porta in grembo le principali tematiche in seguito sviluppate dall'I.S. e che facevano già parte, per lo più, del corredo delle pratiche elaborate dall’Internationale Lettriste: la dérive e la psicogeografia, il détournement, l'urbanismo unitario e la costruzione di situazioni.
"Noi dobbiamo mettere avanti le parole d'ordine dell’urbanismo unitario, del comportamento sperimentale, della propaganda iperpolitica, della costruzione di ambienti" <15.
L'idea di situazione viene inoltre qui connessa al concetto di spettacolo, introdotto nella sua prima formulazione e destinato a diventare il cardine della lucida analisi di Debord:
"la costruzione di situazioni comincia al di là del crollo moderno della nozione di spettacolo. È facile vedere in che modo sia legato all'alienazione del vecchio mondo il principio stesso di spettacolo: il non-intervento. […] La situazione è così fatta per essere vissuta dai suoi stessi costruttori". <16
Ma la novità più ricca di futuro del Rapport, non sta forse in questo […], quanto piuttosto nella cornice di analisi sociale e politica che Debord disegna attorno alle ipotesi d’azione dell’Internazionale situazionista: lo scenario di una società che non ha saputo comprendere le trasformazioni epocali in atto e che (non molto diversamente da oggi) rimane costretta in logiche superate anziché affrontare il nodo di una rivoluzione necessaria <17.
[NOTE]
3 Gianfranco Marelli, L'ultima internazionale, i situazionisti oltre l'arte e la politica, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, p. 31
4 Dopo la sua morte Michèle Bernstein dirà che la pittura di Pinot Gallizio, “odorante o ludica”, era destinata a realizzare il superamento e la distruzione dell'oggetto pittorico. Altri evidenzieranno invece come il suo lavoro fosse immerso in una “pratica inflattiva tesa a provocare l'azzeramento del valore di scambio”.
5 «L'evoluzione in arte non è mai esistita; i mutamenti, sì. Ed è proprio l'avanguardia che mette in causa il sistema: il conservatore, invece, lo mantiene... a che varrebbe l'invenzione estetica mentre quello [Giuseppe “Pino” Pinelli... ] sta lì sfracellato per terra, in mano alla polizia, quella stessa che difende le nostre proprietà e incolumità e i nostri vernissages e non siamo forse tutti responsabili con le nostre convenzioni, con il nostro conformismo, colla sifilide mentale delle tradizioni e dei pregiudizi, che ancora oggi, dopo millenni, reclamano il capro espiatorio? E loro in via Fate Bene Fratelli te lo danno il capro, se proprio lo vuoi» (Enrico Baj).
6 L'Internationale lettriste nasce nel '52 a seguito della scissione - sollecitata proprio da Debord - di alcuni membri dell'ala di sinistra del movimento lettrista di Isidore Isou e si caratterizza subito per la stretta connessione stabilita tra ricerca artistica e critica rivoluzionaria della società.
7 Gianfranco Marelli, L'ultima internazionale, i situazionisti oltre l'arte e la politica, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, pp. 32, 33
8 Gianfranco Marelli, L'ultima internazionale, i situazionisti oltre l'arte e la politica, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, p. 15
9 Partigiano della Resistenza e ora partigiano della “pittura industriale”, farmacista cattolico, assessore comunale...scompare improvvisamente nel 1964. Si porta dietro i baffi da zingaro e la bellezza cospiratrice della sua vita/opera, dove il sovvertimento culturale è inscindibile dal disvelamento della falsa felicità della società corrente. Pino Bertelli, Guy-E. Debord, Il cinema è morto, La Fiaccola, Ragusa, 2005, p. 33
10 Pino Bertelli, Guy-E. Debord, Il cinema è morto, La Fiaccola, Ragusa, 2005, p. 31
11 Sandro Ricaldone, La calata dei situazionisti a Cosio, http://www.alfabeta2.it/2014/07/27/calatadei-situazionisti-cosio/ [n.d.r.: pagina Web oggi visibile a questo link]
12 Guy-E. Debord, Rapport ..., in Guy Debord, OEuvres, Quarto Gallimard, 2006, pp. 321, 322 e 327
13 Guy-E. Debord, Rapport ..., in Guy Debord, OEuvres, Quarto Gallimard, 2006, p. 309
14 Guy-E. Debord, Rapport ..., in Guy Debord, OEuvres, Quarto Gallimard, 2006, pp. 320, 321
15 Ibidem, p. 328
16 Ibidem, p. 325
17 Sandro Ricaldone, articolo citato

Serena Becherucci, Guy Debord e l'Internazionale Situazionista: pensieri e "derive" nella società dello spettacolo, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno accademico 2013/2014