venerdì 10 febbraio 2023

L'ultima volta che vidi Giovanni Franzoni fu a Torino una decina di anni fa


Giovanni Franzoni era stato Abate della Basilica di San Paolo fuori le Mura, nella capitolina via Ostiense.
Il titolo di "abate" era corrispettivo a quello di un vescovo (e infatti Giovanni aveva partecipato in tale veste alle conferenze della C.E.I.).
Piu' tardi aveva cominciato a mettere in discussione la struttura burocratica e sclerotizzata della "casta sacerdotale", venendo gradualmente emarginato, fino alla sospensione "a  divinis".
Da qui la costituzione della Comunità di San Paolo che raccoglieva persone di diversissima provenienza, ma che in comune si riconoscevano in quelli che allora erano definiti "cattolici del dissenso" (già qualche anno prima vi erano stati fenomeni simili a Firenze con la comunità dell'Isolotto di don Mazzi e a Parma, dove i fedeli avevano occupato la Cattedrale).
Nei primi anni '70 Franzoni, insieme ad ex confratelli tra i quali ricordiamo FILIPPO GENTILONI, GIANNI NOVELLI, LUIGI SANDRI, GIULIO GIRARDI e ROSARIO MOCCIARO, avevano dato vita alla rivista COM, che più tardi si fuse con NUOVI TEMPI, diretto dal pastore valdese GIORGIO GIRARDET, assumendo così la testata di "COM/Nuovi Tempi", una rivista referente alla Teologia della Liberazione, prima che anni dopo, il nuovo titolo CONFRONTI diventasse (per usare un'espressione del docente marxista CLAUDIO MOFFA) "una succursale cristianeggiante di SHALOM", mescolante sionismo di "sinistra" con buonismo veltroniano.
Buonista ma fin dove faceva ad essa comodo. Nel 1994 la prof. Bianca Scarcia Amoretti, docente di Islamistica all'Università della Sapienza, venne estromessa da CONFRONTI, con metodi, a dir poco "gesuitico-stalinisti", senza tanti complimenti, solo per essere stata "troppo filo-palestinese". Alla faccia del "confronto". E fu in quel periodo che la Bianca Scarcia Amoretti, insieme a CLAUDIO MOFFA, a COSTANZO PREVE, a FRANCO CARDINI, a DOMENICO LO SURDO ed altri sottoscrissero un documento in cui si rivendicava la LIBERTA' DI RICERCA STORICA sugli avvenimenti del XX Secolo (un po' come in Francia faranno ROGER GARAUDY e l'ABBé PIERRE), attirandosi i fulmini da destra e da manca).
Giovanni Franzoni scrisse diversi libri di teologia, ma anche di antropologia culturale e di critica sociale (alcuni editi dalla casa editrice di orientamento evangelico "Claudiana"), oltre a collaborare a diversi quotidiani, come IL MANIFESTO e piu' tardi LIBERAZIONE.
Franzoni non era un marxista dogmatico, era estimatore di Pasolini e si confrontava anche con il Partito Radicale.
Ma l'ex abate non scriveva solo di politica - Giovanni Franzoni aveva interessi filosofico-antropologici al limite di un certo "esoterismo" -.
Nel 1987 aveva presentato "Il diavolo mio fratello", in cui sosteneva, rifacendosi ad un'antica tradizione caucasica, che alla fine dei tempi il diavolo stesso verrà comunque salvato e con lui tutti gli "empi". Un'analisi che non piacque né ai custodi dell'ortodossia marxista ("... ci siamo ridotti a parlare del diavolo... stiamo scadendo..." disse qualcuno in quel di Imperia...), né a certi mussulmani intransigenti.
Ricordo che nella primavera del 1986 lo incontrai sul treno per Firenze. Sul "Manifesto" lessi la notizia della morte dello scrittore e antropologo romeno MIRCEA ELIADE (articolo scritto con una certa obiettività da quotidiano "gauchista" romano). Giovanni Franzoni mi disse di leggere sempre volentieri i libri dello scrittore deceduto, per quanto certa cultura ufficiale "progressista" lo considerasse "di destra". Gli risposi che culturalmente piaceva anche a me, ma che non trattava mai problemi sociali (ero allora in Cassa Integrazione). Franzoni sorrise.
L'ultima volta lo vidi a Torino una decina di anni fa in una libreria del Gruppo "Abele". Mi riconobbe subito.
Ho saputo della sua morte con una decina di giorni di ritardo.
Penso che dispiacerà a molti. E non solo a chi  si professa "catto-comunista"...
Giovanni Donaudi, Giovanni Franzoni (1928/2017) in Mailing list di Gianni Donaudi, 10 febbraio 2023