domenica 26 marzo 2023

Grandi cineasti presi in causa da Bertolucci ne "Il conformista"


III.2 Apporti personali del regista
Un regista che si possa considerare autore, quale è senz’altro Bertolucci, infonde se stesso e la sua visione in ogni suo film, anche nel caso in cui questo sia l’adattamento di un’opera precedente con diversa paternità. Nel caso del "Conformista", egli, oltre a modificare la storia e ad arricchirla - come è stato riscontrato nel corso dell’analisi comparata dei due testi in esame - con un contributo del tutto personale, ha utilizzato la materia dell’opera letteraria di partenza per intessere una trama autobiografica sotterranea e non si è fatto scrupolo ad aggiungere elementi ex novo che gli hanno permesso sia di trattare in modo originale alcuni dei temi moraviani che di introdurre riferimenti altri.
III.2.1 Autobiografismo nel film
L’autoanalisi diviene interesse primario nell’attività artistica di Bertolucci a partire da "Strategia del ragno" (1970) perché proprio in quel periodo egli intraprende un percorso analitico allo scopo di indagare e sciogliere un nodo cruciale della propria esistenza, ovvero i problemi riguardanti il rapporto e il confronto con il padre. <27 Da quel momento la macchina da presa del regista inizia a rivolgere l’obiettivo anche verso la sua interiorità, «conducendolo a percorrere film dopo film le tappe successive di un percorso alla ricerca di sé, della propria identità». <28 Ogni espressione creativa dell’autore può essere interpretata quindi come una testimonianza e una tappa della «guerra di indipendenza» <29 nei confronti delle figure del padre anagrafico, Attilio, e del padre eletto, Pier Paolo Pasolini. Il secondo infatti quando Bertolucci è un ragazzo vive nel suo stesso palazzo; tra i due si sviluppa presto un forte legame intellettuale e proprio Pasolini veicola l’ingresso del regista nel mondo del cinema, affidandogli le riprese di "La commare secca" (1962), da una sua sceneggiatura.
Sia Attilio Bertolucci, sia Pasolini, sono poeti e letterati di primaria importanza che impongono un confronto impari al giovane Bernardo finché si cimenta nello scrivere versi; allorché questi decide di dedicarsi al cinema, usufruisce di molti loro insegnamenti anche in questo campo, ma riesce a volgere il nuovo mezzo espressivo contro di loro, perché si sforza di codificare un linguaggio autonomo da qualsiasi derivazione paterna e di creare uno stile personale. <30
Nel "Conformista", a ben guardare, Bertolucci ribadisce il suo «conflitto con il mondo letterario dei padri» <31 rappresentando la pagina scritta, attraverso la quale l’autorità paterna rivela la propria negatività, come falsa, inaffidabile, ingannatrice: l’anziano avvocato Perpuzio, uomo infido e abusante che si è approfittato sessualmente di una giovanissima Giulia, si serve di una lettera per infamare la reputazione di Marcello sperando di compromettere le nozze con la ragazza; il protagonista, come nel romanzo non accade, ridicolizza il folle memoriale scritto dal padre pazzo; inoltre Quadri, il ‘genitore’ antifascista, gli tende un tranello per metterlo alla prova, cercando di affidargli una lettera, che è in realtà un foglio bianco, da portare in Italia. <32
Bertolucci trova nel mondo del cinema «altri ‘padri’, da imitare, affrontare, superare con coinvolgimento emotivo minore ma non diverso da quello sperimentato nei confronti dei padri precedenti». <33 Egli stesso avverte che «nelle sue pellicole vengono messi in scena anche rapporti edipici con padri sociali e culturali». <34 Nel "Conformista" infatti il regista compie allusioni culturali nei confronti di due cineasti francesi, Jean-Luc Godard e Jean Renoir. <35
Il primo è il maestro del ’68, fautore di un cinema politicamente e ideologicamente impegnato, rivolto solamente a un pubblico disponibile a un coinvolgimento intellettuale, <36 un cinema ‘sadico’, che impone allo spettatore l’obbligo di estraniarsi dalla sia parte emotiva, forzandolo a tutti i costi alla riflessione. <37 Egli è stato per il regista italiano, come per tutti i giovani cineasti di quegli anni, un punto di riferimento con cui fare i conti. <38 Nel film in analisi due particolari espedienti registici operano un accostamento intenzionale tra il personaggio del professore rivoluzionario antifascista e il cineasta francese. <39 Il principale consiste senz’altro in una citazione: quando Marcello telefona al professor Quadri, gli ricorda una sua vecchia frase, detta prima di abbandonare l’insegnamento: “Ora il tempo della riflessione è finito, comincia quello dell’azione”. Questa frase che Bertolucci mette in bocca a Quadri, apre in realtà un film di Jean-Luc Godard, "Le petit soldat". <40
Il secondo collegamento tra le due figure, quasi uno «scherzo riservato a pochi cinephiles aggiornati», <41 è realizzato dal regista attraverso la scelta di utilizzare indirizzo e numero di telefono reali di Godard nella scena in cui Marcello chiede al centralino una comunicazione telefonica con il MED 15 37 e si fa portare dal taxi in rue St. Jacques 17. <42
L’altro grande cineasta preso in causa da Bertolucci, Jean Renoir, è da lui citato esplicitamente nella sequenza di apertura attraverso una scritta intermittente a luce rossa, che si riverbera sulla faccia di Marcello in primo piano, con il titolo di un film famoso, "La vie est a nous". Non si tratta solo di stabilire una data e un luogo alla vicenda raccontata (Parigi, 1936), quanto piuttosto di fare un omaggio esplicito ad un tipo di cinema e al suo alfiere (a Jean Renoir cioè, che realizzò il film per la campagna elettorale del P.C.F. del 1936 e a cui si devono tra gli esempi più illustri, nell’anteguerra, di cinema “politico” narrativo). <43
Renoir, con questo e con altri suoi film, ha dimostrato la possibilità di girare pellicole spettacolari e socialmente impegnate che trasmettono temi di tipo politico esprimendoli in modo accessibile al grande pubblico. Egli, che ha unito cultura e spettacolo, arte e vita, incarna il modello perfetto per il regista italiano che, dal "Conformista" in poi intende girare pellicole colte, altamente professionali ma al contempo adeguate alla distribuzione commerciale. <44
Se, come suggerisce Francesco Casetti, si pensa, assecondando il gioco iniziato con la sovrapposizione tra Quadri e Godard, che Bertolucci sia un poco Marcello, il senso di tutta la costruzione sotterranea del regista si comprende facilmente: <45 «è Bertolucci che va a Parigi ad “uccidere” Jean-Luc Godard». <46 Il regista a tal proposito dichiara: "Il "Conformista" è la storia di me e Godard. Quando attribuii al professor Quadri il numero di telefono di Godard e il suo indirizzo, lo feci per scherzo, ma più tardi mi dissi: “Beh, forse tutto questo ha un significato… Io sono Marcello e faccio film fascisti e voglio uccidere Godard che è un rivoluzionario, che fa film rivoluzionari e che fu il mio maestro”." <47
Così, nella pellicola, questo ‘padre inadeguato’ «si sovrappone in qualche modo agli altri padri di Bertolucci e di Marcello, e viene simbolicamente ucciso dal regista italiano che pare contrapporgli un padre ulteriore, Jean Renoir, a lui più affine per stile, sensibilità e scelta culturale». <48
Bertolucci in questo modo sottoscrive la sua scelta: "sì a Renoir e no a Godard, dunque. O meglio sì al cinema politico anche quando questo passi per le strutture solite e no al cinema politico quando questo voglia dire marginalità (Renoir e Godard possono essere facilmente assunti come i rappresentanti più illustri di queste due posizioni)". <49
Non si può dimenticare che il cineasta, un po’ per esorcismo forse, un po’ per spirito di contraddizione, tenta (proprio nel periodo in cui esce "Il Conformista") due esperienze di cinema militante, girando, entrambi con una cooperativa indipendente, "La salute malata" e un film mai terminato sul lavoro a domicilio e sul suo sfruttamento; ma un regista talvolta è chiamato a delle scelte, ed è la sua scelta di fondo che "Il Conformista" testimonia in termini anche metacinematografici. <50
[NOTE]
27 F. PRONO, Bernardo Bertolucci, Il Conformista, cit., p. 66.
28 Ivi, p. 65.
29 Ivi, p. 66.
30 Ivi, p. 66.
31 Ivi, p. 68.
32 Ibidem.
33 Ivi, p. 67.
34 Ivi, p. 75.
35 Ivi, p. 75.
36 Ibidem.
37 S. SOCCI, Bernardo Bertolucci, cit., p. 7.
38 F. PRONO, Bernardo Bertolucci, Il Conformista, cit., p. 75.
39 F. CASETTI, Bernardo Bertolucci, cit., p. 76.
40 Ibidem. La frase pronunciata dal protagonista di Le petit soldat è: «Pour moi, le temps de l’action a passé. J’ai vielli. Le temps de la réflexion commence» (JEAN-LUC GODARD, Le petit soldat, 1963).
41 M. MORANDINI, Il Conformista, cit., p. 69.
42 Ibidem; F. PRONO, Bernardo Bertolucci, Il Conformista, cit., p. 75.
43 F. CASETTI, Bernardo Bertolucci, cit., p. 76.
44 F. PRONO, Bernardo Bertolucci, Il Conformista, cit., p. 76.
45 F. CASETTI, Bernardo Bertolucci, cit., pp. 76-77.
46 Ivi, p. 77.
47 F. PRONO, Bernardo Bertolucci, Il Conformista, cit., p. 76.48 Ibidem.
49 F. CASETTI, Bernardo Bertolucci, cit., p. 77.
50 Ibidem.
Elena Zanetti, Bertolucci adatta Moravia. Il Conformista e il complesso rapporto tra letteratura e cinema, Tesi di Laurea, Università Ca' Foscari Venezia, Anno Accademico 2021/2022