martedì 21 marzo 2023

I liberali nella Resistenza in Liguria


Come accennato, a partire dal 9 settembre 1943 un gruppo di ex ufficiali, in collegamento con il Comitato di Liberazione Nazionale della Liguria, fondò un primo Comitato Militare con l’intenzione di studiare la possibilità di organizzare la guerriglia sui monti ed in città e di ergersi ad organo del CLN regionale. Facevano parte di tale organo: il Colonnello Mario Zino <107, il Colonnello Giacomo Ferrari <108 e il tenente Colonnello Giulio Bertonelli [Balbi], <109 una delle personalità più importanti per il PdA ligure. Capo dell’organizzazione militare del partito in Liguria <110. Il comitato fin da subito cercò di prendere contatto con i gruppi di soldati sbandati nascosti fra i monti per raccoglierli in bande armate adatte alla guerriglia, con lo scopo di disciplinare l’attività organizzativa militare in ogni zona della Liguria. Anche senza il riconoscimento del CLN - del quale esso doveva essere l’organo tecnico e consultivo in materia militare - il lavoro svolto dal Comitato in questi mesi fu molto proficuo. Sicuramente gravò sul mancato riconoscimento la diffidenza data dal fatto che due (Zino e Bertonelli) dei tre componenti fossero del PdA ed il terzo (Ferrari) pur professandosi apolitico fosse in diretto contatto con il medesimo partito. In più, limite insormontabile del Comitato era costituito dal fatto che non sarebbe mai riuscito ad entrare in contatto con quelle forze organizzate per interessamento dei partiti politici, mancando appunto un organo di collegamento. Al problema si sopperì con la creazione di un sottocomitato formato da un membro di ogni partito appartenente al CLN, con il compito di tenere i contatti tra il CM e le formazioni di partito. Ma essendo tale struttura di difficile e lento funzionamento, a causa del doppio tramite, si decise di sostituire ai due Comitati un Comando Militare Unico composto di un elemento di ciascun partito aderente al CLN.
Il secondo Comitato Militare per la Liguria nacque verso la metà di ottobre del 1943 con il compito di curare l’organizzazione partigiana nella regione, di essere l’organo di consultazione militare operante all’interno del CLN Liguria e, funzione più importante, di fungere da coordinamento dell’impegno militare di tutti i partiti. Ne facevano parte: Dante Bruzzone [Ciravegna] <111 per il PSI, Eros Lanfranco [Lanata] <112 per il PdA, Adriano Agosti per il PCI, Umberto Lazagna [Canevari] per il Partito liberale ed Enrico Raimondi [Leonardi] per la DC.
Organigramma confermato nel diario Minoletti:
"8 Ottobre, Nervi 1943
Virginia [Virginia Minoletti] vede la Dett. da B. [Bruno Minoletti] vengono Giorgi [Mario Albini] e Nando C. [Ferdinando Croce]. Giorgi riferisce sulla nuova sistemazione del Comitato Militare del Partito liberale, a lui affidato: consta di un ufficio Informazioni affidato a Perasso [Leopoldo Trotti] con la collaborazione di Trapani [Ugo Attilio Palmisano], di un ufficio Servizi affidato a Mo [Emanuele Mor] e di un ispettore, Nando [Ferdinando Croce]. Da questa riorganizzazione, con migliore distribuzione di uomini e con maggiore senso di responsabilità, si conta di avere un rendimento maggiore che per il papato. Al tempo stesso ci si ripromette di ottenere maggiore attività dell’azione del C[omitato] M[ilitare] affidato a Giorgi. Egli ritiene opportuno che venga premiata la figura politica di Canevari [Umberto Lazagna], tanto più essendo egli stato ora nominato capo di SM di zona. Giorgi infine chiede che gli sia dato un elemento liberale adatto per affiancare il capo ufficio stampa del C[omando] U[nico], uno risiederà presso una banda, l’altro dovrà risiedere presso il CU. Nando prende accordi con V. [Virginia Minoletti] per stabilire un collegamento Piemonte-Liguria. La cosa maturerà domani".
La Liguria venne così divisa in cinque zone, ognuna delle quali affidata alla responsabilità di uno dei membri del Comitato Militare:
- 1a zona. Riviera di Ponente e relativo entroterra, alla responsabilità del PSI.
- 2a zona. Dalla Valle dell’Orba alla Valle dello Scrivia, al rappresentante della DC
- 3a zona. Zona centrale della Valle Scrivia a quella di Fontanabuona al PC
- 4a zona. Dalla Valle della Fontanabuona alle Centocroci (Valle dell’Aveto), a Umberto Lazagna e di conseguenza al Partito liberale <113.
- 5a zona. Riviera di Levante dalle Centocroci a Sarzana, al PdA.
Il piano di mobilitazione automatica diffuso nel settembre del 1944 nella IV zona a guida liberale prevedeva la mobilitazione di 120 donne così distribuite:
- Sigla A. 15 infermiere delle quali due dovevano essere diplomate.
- Sigla B. 12 staffette.
- Sigla C. 8 impiegate dattilografe e stenografe.
- Sigla D. 30 addette alle mense.
- Sigla E. addette generiche.
- Sigla F. 30 ausiliare.
La mobilitazione sarebbe avvenuta automaticamente solo dopo la diffusione per radio (ritenuta ufficiale) della capitolazione della Germania o al segnale di insurrezione popolare. Le mobilitate rispondenti alla sigla A si sarebbero dovute trovare tutte di fronte alla sede n.1 e avrebbero dovuto prendere ordini dalla Comandante. Le mobilitate B, C, D, E, F si sarebbero trovate invece tutte alla sede n.2 e ogni gruppo avrebbe preso ordini dalle rispettive comandanti alle quali sarebbero state presentate le staffette loro assegnate. Purtroppo, anche questa organizzazione di divisione in zone aveva un limite intrinseco, cioè quello di porre sotto la guida di un membro del Comando formazioni con le quali egli non poteva venire direttamente in contatto. Da ciò derivavano la lentezza del suo funzionamento e la mancanza di coordinazione.
Per ovviare a ciò nel marzo del 1944, pur mantenendosi la divisione in zone, venne deciso di dare ad ogni membro la possibilità di occuparsi dell’intera regione, mediante l’ispezione di tutte le zone. Alla fine, fallita anche questa nuova organizzazione, si decise di procedere ad una suddivisione dei compiti, e al rappresentante del Partito liberale venne affidata l’ispezione delle zone centrali dall’Aveto al Turchino.
Il problema più difficile si pose, però, con il funzionamento dei Gruppi di Azione Patriottica, facenti parte del Partito comunista, dove il collegamento tra le une e le altre formazioni era pressoché nullo. Altra questione era quella delle formazioni di montagna, che come quelle cittadine sfuggivano completamente al controllo del Comitato. Si decise allora per l’unificazione di tutte le forze sotto il controllo di un Comando Militare vero e proprio al quale tutti i partiti apportassero la loro forza militare.
Il Comando Generale del Corpo Volontari per la Libertà del CLNAI, nato alla fine di maggio del 1944, avrebbe svolto tale funzione. Come primo atto, esso inviò subito istruzioni in Liguria per la creazione di un Comando Unificato che, costituito nel giugno del 1944, era composto dai sei <114 membri dei partiti del CLN. I sei erano: Cesare Rossi [Carlo] (apolitico), Antonio Uckmar [Miro] per il PC, Renato Martorelli [Renato I] per il PSI, Giulio Bertonelli [Balbi] per il PdA, Mario Albini [Giorgi] <115 per il Partito liberale, Marcello Bianchi per il PRI, Raimondo Enrico [Leonardi] per la DC.
Il rappresentante liberale del Comando Unificato «Giorgi» nacque a Taranto il 17 ottobre 1906. Si laureò presso la scuola di ingegneria navale di Genova nel 1930. Nel 1931 divenne direttore responsabile della rivista delle industrie del mare «La Marina Italiana». Antifascista di famiglia liberale, dopo il 25 luglio del 1943 ricostituì a Genova, assieme a Errico Martino, Bruno Minoletti e Francesco Manzitti, il PLI.
Effettivamente tale comando ebbe il controllo su tutte le formazioni partigiane di montagna e di città della regione, alle dirette dipendenze del CLNAI. Si procedette poi in un secondo momento alla suddivisione del II Comando unificato in sezioni, e ai liberali toccò la guida della Sezione Sabotaggi. Questa fu creata quale Sezione del Comando Unificato Regionale Ligure nel luglio del 1944, come organo tecnico per le azioni di sabotaggio in città e in montagna.
Preparò piani per la manomissione degli impianti elettrici delle ferrovie, delle strade, nonché di fabbriche interessanti la produzione bellica. Studiò la disattivazione delle mine piazzate dai tedeschi e compì una vasta opera di contro-sabotaggio. In unione con il CLN delle ferrovie e in accordo con l’ufficio tecnico del SIN, nei giorni precedenti l’insurrezione, essa riuscì, tramite dipendenti del CLN ferroviario, a sospendere l’erogazione di corrente di trazione su tutta la rete ferroviaria ligure, bloccando di conseguenza l’intero traffico. Si occupò poi di organizzare squadre di sabotatori sia in città che in montagna e numerose furono le manomissioni portate a termine da personale da loro dipendente. L’Ufficio aveva questi incarichi: raccolta di notizie oltre che sul traffico ferroviario, come abbiamo visto, e di informazioni sulla situazione delle principali industrie liguri, dare notizie sulla situazione del porto e sulle zone minate e soprattutto preparare lo studio e l’attuazione dei progetti di sabotaggio ai danni dell’esercito tedesco. La Sezione Informazioni di questo ufficio forniva relazioni settimanali sulla situazione del movimento ferroviario ligure, sulla forza dei depositi di locomotori, sulla disponibilità dei carri ferroviari e sul numero dei treni effettuati e sull’eventualità di un intervento aereo. Nacque quindi un Ufficio Sabotaggi, avente compiti dapprima consultivi ed in seguito soprattutto esecutivi, tramite azioni coadiuvate dalla segretaria Silvia Caro.
I liberali comparivano poi anche nell’Ufficio Organizzazione con Ferdinando Croce, detto Jack. Egli nacque a Genova il 24 luglio 1914 e dal 15 settembre del 1943 entrò a far parte dell’organizzazione cospirativa del Partito liberale a Roma, contribuendo alla formazione ed al funzionamento dei Centri Cittadini di reclutamento e di Resistenza. Oltre a collaborare alla stampa clandestina ed alla sua diffusione, ebbe frequenti contatti con le Missioni Militari Alleate. Nel 1944 entrò a far parte dell’organizzazione cospirativa di Genova come componente del relativo Centro Militare per la Liguria. Fu molto attivo nell’organizzazione della Banda della Val Lemme e nel riassetto degli Uffici Centrali. Organizzò un Ufficio documenti falsi al servizio del Comitato Militare per la Liguria e del CLN ligure. Nel giugno del 1944, dopo la costituzione del primo Comando Militare Unificato, fu nominato ispettore del Comitato Militare della regione, per passare in agosto agli ordini del Comandante Cesare Rossi. Durante il periodo dei rastrellamenti (dicembre 1944 - gennaio 1945) tenne le file del Centro Militare del PL. Il 13 febbraio del 1945 entrò a far parte del Comando Militare ligure, quale membro rappresentante dei liberali, nonché responsabile dei Servizi Informazioni Militari e Politiche della Direzione Sanitaria Militare e dell’Ufficio tecnico del SIM. Durante il periodo di lotta fu più volte in zona partigiana, e nell’ultimo periodo per mantenere i contatti con la missione alleata nella VI zona operativa. Fu parte attiva nell’elaborazione dei piani insurrezionali e nella direzione dell’ultima vittoriosa battaglia, che portò nel giro di quattro giorni alla resa incondizionata di tutte le forze tedesche e neofasciste in Liguria.
L’Ufficio Informazioni militari, invece, passò sotto il diretto controllo liberale nell’agosto del 1944, con il Generale Farri. Anche qui si trovano fidate “collaboratrici” della Minoletti: Giovanna Boccardo, segretaria; Ida Boccardo Monaci, Intendente delle Brigate SAP; e le staffette Franca Martini e Clelia Molini Silvi, nell’Ufficio aviolanci con Nando Merlo [Pedemonte]. Proprio la giovanissima Giovanna Boccardo [Rossana], nata a Firenze il 29 gennaio 1926, fu uno dei membri più attivi dell'Ufficio. Nell’agosto del 1944, dopo l’arresto del colonnello Rocca, Leopoldo Trotti (PLI) divenne comandante dell’Ufficio Informazioni Militari del Comando regionale ligure, e la Boccardo ne divenne la segretaria, incarico che tenne fino alla liberazione di Genova. Nel dicembre del 1944, dopo l’arresto di Trotti, con grave rischio e personale pericolo, «Rossana» raccolse e fece scomparire tutto il materiale compromettente presente nell’ufficio ed avvertì tutti i collaboratori dell’arresto. Dopo pochi giorni riprese servizio, sempre come segretaria, alle dipendenze del successore di Trotti, il Dottor Palmisano, il quale trovò nella Boccardo un validissimo aiuto per il riallacciamento delle file disperse dell’organizzazione cospirativa. Rientrò, poi, a far parte dell’Ufficio Informazioni Militari e Politiche del Partito liberale agli ordini di Trotti e di Bruno Minoletti come segretaria. In tale veste, indirettamente, collaborò con il Comando Regionale ligure trasmettendo informazioni politiche, perché tale Ufficio, per mezzo di Ferdinando Mor, era in stretto collegamento con questi enti. La Boccardo dimostrò notevoli doti di prudenza e sangue freddo, si comportò sempre in modo perfetto dal punto di vista cospirativo, lavorando con zelo e disinteresse, essendo il suo lavoro non retribuito. Anzi, per dedicarsi interamente alla causa cospirativa abbandonò anche gli studi. La Direzione della Sanità, con a capo il Dottor Virgilio Bardellini, nata sempre nell’ottobre del 1944, venne affidata all’Ufficio Sanitario Militare Ligure del Partito liberale. Diresse con grande successo sia la sanità di montagna, che quella di città, nonché di alcune delle province liguri. Fornì al Comando ed agli Alleati dettagliatissime relazioni sulle questioni medico-sanitarie della regione. Organizzò il servizio di pronto soccorso per i feriti nei giorni dell’insurrezione, raccolse e distribuì medicinali, attrezzature chirurgiche, materiale sanitario alle formazioni di montagna e di città. Ai suoi ordini era la Brigata Sanità facente parte della Brigata SAP San Giorgio.
Bardellini era affiancato dalla eccellente segretaria e coordinatrice Graziana Priano, anche lei attivissima nel «circolo» della Minossina, assieme a Maria Pia Tirinnanzi Bausi e Marianna Gilli, entrambe al servizio di Emanuele Mor presso l’Ufficio Servizio e collegamenti <116.
Le riunioni, sempre clandestine, erano organizzate di volta in volta nelle varie abitazioni: è il caso dell’appartamento di Mario Albini o di Villa Emma a Nervi, di proprietà di Emma Quarello, sorella di Virginia. Lo stesso accadeva per gli uffici e le segreterie, che cambiarono spesso le proprie sedi, spesso sconosciute a tutti, in quanto i collegamenti venivano effettuati indirettamente con apposite staffette di città attraverso recapiti in negozi fidati: azioni, queste, nelle quali «le donne» <117 svolgevano la funzione chiave. Anche la Segreteria del Comando, impeccabile dal punto di vista cospirativo faceva da centro di raccolta e di smistamento di tutte le relazioni tra il Comando e gli Uffici. Quotidianamente ogni membro del Comando faceva depositare dalla propria staffetta le relazioni provenienti dagli uffici indipendenti e faceva ritirare la corrispondenza proveniente dalla Segreteria. Anche qui due liberali la collaboratrice attiva: Maria Eugenia Burlando e la staffetta, nonché collaboratrice Nicoletta Ferro.
La Burlando, nata a Genova nel 1913, insieme a Paolo Emilio Taviani e a Marcella Alloisio [Rossella] andarono, poi, a costituire l’efficientissima segreteria tecnica del CLN ligure. <118
Questo complicatissimo meccanismo era collegato alle Missioni alleate, con le quali si era in costante contatto radio attraverso l’Ufficio aviolanci, il quale aveva anche il compito di istruire il personale di banda, di tenere registrati tutti i movimenti dei campi di lancio nonché degli stessi lanci, e registrava in quali zone venivano effettuati. Essendo queste missioni molto rischiose, si decise di limitare al minimo i contatti fra queste e il Comando. La Liguria fu così divisa operativamente in quattro zone: Imperia, Savona, Genova e La Spezia. Al Comando non riuscì mai l’effettiva unificazione delle forze partigiane, rispondendo queste ai partiti che le organizzavano, e non ci fu mai dunque una collaborazione unitaria efficace nella lotta al nazi-fascismo. Vi si riuscì con le formazioni di montagna - le quali avendo abbandonato il colore politico - fu possibile amalgamare in un esercito di liberazione. Gli stessi quadri del Comando dovettero costantemente essere sostituiti per via degli arresti che si susseguirono. Alla fine di agosto del 1944 la Sezione Operativa divenne un vero e proprio stato maggiore delle forze partigiane della Liguria.
Dal dicembre dello stesso anno la direzione, dopo l’arresto di Trotti (PLI), passò al suo principale collaboratore, Ugo Attilio Palmisano <119.
Alla fine nella seconda metà del dicembre del 1944 a Genova la polizia nazifascista riuscì a chiudere tutte le maglie della catena che da vario tempo cercava di stringere attorno al Comando regionale, e di lì a poco partirono numerosi arresti che sancirono la fine dell’intero Comando e la nascita di un altro Comando nel gennaio del 1945, questa volta con elementi del tutto nuovi, dove come responsabile del Servizio Informazioni e della Direzione della Sanità si insediava Ferdinando Croce.
[NOTE]
107 Fu membro del I Comitato Militare dal 9 settembre 1943 al 15 ottobre dello stesso anno. Ricercato, si diede alla macchia continuando comunque a dirigere gli affari militari del PdA ligure.
108 Dopo il ritiro dal I CM il 15 ottobre 1943, non risulta svolse più attività politica o cospirativa.
109 Si veda Dizionario della Resistenza in Liguria, a cura di P. BATTIFORA, F. GIMELLI, De Ferrari, Genova 2008, p.56.
110 Si veda Appendice. 7 ottobre 1944.
111 Socialista, fu membro del II CM dal 15 ottobre 1943 al 1° novembre 1943.
112 Azionista, dopo l’esperienza nel II comando militare si diede all’attività politica. Cadde durante la lotta per libertà.
113 ASC., ISML, Fondo Camurani, b. 25, Resistenza.
114 I partiti erano passati da cinque a sei perché si era registrata l’adesione al CLN del Partito repubblicano.
115 Morì a Genova il 27 giugno 1971.
116 Cfr. Appendice, 6 ottobre 1944, 1° novembre 1944
117 Il Documento in questione che riconosce pienamente la funzione delle donne dei vari partiti all’interno del CVLAI è a firma di Mario Albini, quindi non manipolato dalla letteratura femminile. Si veda ILSREC, Partito liberale, Azioni militari.
118. Si veda C. BRIZZOLARI, Un archivio della Resistenza in Liguria, Di Stefano, Genova 1974, p.170; R. BALESTRIERI, un centro cospirativo nella facoltà di Ingegneria, in «Genova», XXXII, n.4, pp.45-49.
119 Cfr. Appendice, 27 settembre 1944, 15 ottobre 1944.
Rosa (Rossella) Pace, Noi, le altre. Le donne liberali nella Resistenza, Tesi di Dottorato, "Sapienza" Università di Roma, Anno Accademico 2018-2019