Secondo il magistrato Giuliano Turone i documenti sequestrati all’aeroporto di Fiumicino furono deliberatamente fatti ritrovare da Gelli al fine di lanciare un messaggio chiaro sulla quantità e sulla qualità di informazioni che ancora erano in suo possesso. <66
In quest’ottica, il “PRD” sarebbe servito solamente a stimolare una reazione da parte di quei settori della classe politica più compromessi con la storia piduista; un canovaccio di idee atte a richiamare all’ordine tutti quei personaggi politici che sono legati a filo doppio alle logiche e ai ricatti del sistema P2. Quest’ultimo giudizio coincide parzialmente con quello dato da Teodori nella relazione finale, che giudica il “Piano” un “pezzo di carta […], un collage di ovvie e banali proposte di riforme costituzionali in circolazione negli ambienti politici ed accademici alla metà degli anni settanta”. In conclusione il “Piano di Rinascita Democratica” era un testo che lasciava presagire l’ipotesi di una istituzione totale chiusa all’impegno di cittadini consapevoli. Un trattato che se non destabilizzava il sistema democratico, certamente lavorava per mettere la sordina alle sue componenti più vitali.
1.3 La legge istitutiva.
Nei giorni successivi alla perquisizione e al sequestro di Castiglion Fibocchi, il silenzio avvolgeva l’intera operazione della Procura della Repubblica di Milano. Niente era trapelato a livello ufficiale e l’affaire P2 occupava un posto marginale nelle redazioni dei giornali. Ma le voci insistevano nel mese di marzo, e i trafiletti diventavano articoli guadagnando il sempre più vivace interesse dell’opinione pubblica, tanto che nel mese di aprile già ci si domandava: “Quali segreti nelle carte di Gelli?” <67
All’inizio del maggio 1981 alcuni deputati del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale avevano depositato un disegno di legge che estendeva i poteri della Commissione parlamentare che stava indagando sul caso del banchiere Sindona allo scopo di appurare i possibili collegamenti con le inchieste giudiziarie partite dalla Procura della Repubblica di Milano che interessavano il ruolo svolto dalle logge massoniche negli avvenimenti politici, economici e bancari, degli anni 1970-1980. <68
Mentre il Presidente del Consiglio Forlani definiva “fantasiosi” <69 i nomi dei presunti iscritti alla loggia P2 che i giornali continuavano a pubblicare, il settimanale “Panorama” si era spinto a divulgare un’intera lista di 82 personalità del mondo politico, delle forze armate, della magistratura, dell’editoria, del giornalismo e delle banche. Erano nomi importanti: vi si trovava il ministro del Commercio con l’estero, Enrico Manca <70, il senatore Gaetano Stammati, il capogruppo del Partito socialista alla Camera, Silvano Labriola, il segretario del Partito social-democratico, Pietro Longo.
Il Presidente del Consiglio Forlani aveva cercato invano di minimizzare la portata dello scandalo. A capo di una coalizione allargata a socialisti, repubblicani e socialdemocratici, composta da 13 ministri democristiani, 7 socialisti, 3 ciascuno ai repubblicani e ai socialdemocratici, l’indole di Forlani non sembrava reggere il peso di decisioni impellenti come quelle a cui il governo era chiamato in quella primavera del 1981 <71
Nel referendum indetto il 17 maggio il mondo cattolico non era riuscito a impedire che gli italiani aderissero a leggi ritenute dalla Chiesa contrarie all’insegnamento evangelico, tanto che il 68% dei votanti aveva espresso il suo assenso alla legalizzazione dell’aborto. Questa prova elettorale era stata preceduta di soli quattro giorni dall’attentato di Mehemet Ali Agca al Papa in una piazza San Pietro gremita di fedeli.
Contemporaneamente proseguiva lo stillicidio delle azioni sanguinarie dei brigatisti. Mentre si imponeva agli onori della cronaca lo scandalo P2, altri episodi di terrorismo politico si aggiungevano ai tanti del precedente decennio: il sequestro del magistrato Giovanni D’Urso e quello dell’assessore regionale in Campania, Ciro Cirillo.
Il 19 maggio a Montecitorio Forlani, rispondendo alle interrogazioni dei deputati, era chiamato a confermare o smentire quegli elementi di carattere mafioso, di affarismo internazionale e di collusione politica che sembravano essere l’architrave portante dell’ associazione segreta; e quali misure erano state adottate per impedire che queste attività potessero svolgersi in violazione della legge; ma soprattutto, chi erano i nomi contenuti nella lista e perchè il Parlamento non ne era stato informato. <72
I nomi riportati sui giornali non consentivano di temporeggiare dal momento che il danno più ingente nascosto dietro lo scandalo era la congettura, che devastava la realtà colpendo tutti indistintamente. Nel rispondere alle interrogazioni, Forlani aveva provato a coprire la propria prudenza con quella “ispirazione garantista e quel rispetto dei valori democratici” che dovevano presiedere ogni momento della vita del governo e che non gli consentivano di scendere in piazza con i forconi prima ancora che le responsabilità dei singoli fossero state accertate al di là di ogni ragionevole dubbio.
Racchiudere il proprio operato entro il perimetro della legittimità democratica non bastava però a spiegare i mesi di inerzia che il governo aveva lasciato trascorrere senza informare il Parlamento e il paese. Pochi giorni prima era stato affidato ad un gruppo di tecnici, detto il “Comitato dei tre saggi”, il compito di capire cosa fosse questa Loggia e quali finalità perseguisse. Composto da eminenti giuristi - Aldo Sandulli, Lionello Levi Sandri, Vezio Crisafulli - scelti per l’importante prestigio delle loro biografie, il comitato aveva concluso i propri lavori dopo poche settimane dall’inizio dell’indagine con un giudizio estremamente pesante sulla Loggia P2 <73. Ma ai più intransigenti che chiedevano l’immediata pubblicazione degli elenchi, Forlani ancora temporeggiava e ancora una volta la responsabilità di questo ritardo non era la sua: "Desidero dichiarare che sono ben lontano da voler opporre il segreto in parola alla conoscenza o alla pubblicazione degli elenchi di presunti affiliati alla loggia P2. Nessuno ostacolo sarà quindi frapposto dal governo. Condivido anzi l’auspicio di una sollecita pubblicazione degli elenchi. Tuttavia spetta alla stessa autorità giudiziaria disporre in ordine alla libera conoscenza del contenuto degli atti e dei documenti suddetti. <74
Tale strategia sembrava dettata più dal calcolo politico che dall’attitudine alla delega, dal momento che il terzo potere dello Stato non avrebbe potuto pubblicare l’elenco degli iscritti alla Loggia senza venire accusato di interferenza illecita. Come ricorda nelle sue memorie Gherardo Colombo: “Scriviamo una lettera a Forlani. Sosteniamo che non esistono controindicazioni da parte nostra alla pubblicazione del materiale. Nonostante la lettera inviata, il governo non decide”. <75 La situazione si era sbloccata grazie alla Commissione parlamentare sul caso Sindona, la quale, con un comunicato ufficiale, aveva annunciato che avrebbe provveduto essa stessa alla pubblicazione delle liste. Solo a quel punto, dal telegiornale della notte, usciva la notizia che il governo aveva deciso. La lista completa degli affiliati alla Loggia massonica P2 veniva pubblicata dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio alla mezzanotte del 20 maggio 1981. <76 Sarebbe stato l’ultimo atto del governo Forlani prima di essere sfiduciato. Avrebbe lasciato il posto al primo presidente laico della storia repubblicana, Giovanni Spadolini. Nei giorni successivi alla pubblicazione delle liste, tra il 26 maggio e il 5 giugno 1981, venivano depositate alla Camera quattro proposte di legge per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2: la prima su iniziativa della Democrazia Cristiana <77; la seconda del Partito Comunista <78; la terza e la quarta rispettivamente del Partito socialista <79 e del Partito socialdemocratico. <80
Le proposte di legge si presentavano tecnicamente simili. Tutte prevedevano una commissione bicamerale, che assicurasse la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento. <81 Inoltre per tutti i partiti, l’inchiesta doveva avere carattere sia di controllo - ossia finalizzata ad accertare i caratteri, la natura e le finalità dell’associazione massonica - che legislativa, proponendosi di mettere le Camere nelle condizioni di approntare quegli strumenti normativi e organizzativi necessari ad evitare la ricomparsa del fenomeno criminoso. <82
[NOTE]
66 G. Turone, Il contesto e la teorizzazione del golpe strisciante, op.cit., p. 15.
67 S. Bonsanti, Trovato l’elenco supersegreto dei 1720 massoni della “P2”?, «La Stampa», 24.03.1981; la notizia della perquisizione a Castiglion Fibocchi trapela su un telgiornale della sera già il venerdì 20 marzo 1981; sabato 21 marzo sul «Giornale Nuovo»: “Nell’ambito delle indagini per l’affare Sindona, stasera si è appresa una doppia operazione compiuta dalla magistratura di Milano e da quella di Roma, nella villa aretina di Licio Gelli, “venerabile maestro” della loggia P2. Per conto dei giudici milanesi l’intervento sarebbe stato operato dalla Guardia di Finanza mentre Roma avrebbe partecipato agli accertamentei attraverso il sostituto procuratore Domenico Sica”; Su «L’Unità» di lunedì 23 marzo “Dopo il sequestro di materiale importantissimo relativo alla Loggia massonica P2 e alle sue attività economiche svolte tramite il bancarottiere Michele Sindona, dopo l’interrogatorio del deputato socialdemocratico Flavio Orlandi per il suo intervento diretto a evitare a Sindona l’estradizione, questa della Usiris, società svizzera, e di Filippo Micheli, segretario amministrativo della Dc, destinatario di ingenti some sottratte alle banche milanesi del Sindona appare un elemento di grande rilievo”.
68 Atti parlamentari - Camera dei deputati - VIII legislatura - Disegni di legge e relazioni. Proposta di legge n. 2580 d’iniziativa dei deputati Tatarella, Pazzaglia, Menniti, Martinat, Rubinacci, Staiti di Cuddia Delle Chiuse. Integrazione della legge 22 maggio 1980, n. 204 istitutiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona mediante l’articolo unico 1-bis: “La commissione ha anche il compito di accertare ruoli e responsabilità di logge massoniche negli avvenimenti politici, economici, finanziari e bancari negli anni 70-80”.
69 Smentita di Forlani sulla loggia di Gelli, in «Corriere della Sera», 12 maggio 1981.
70 Furono altri due i ministri del governo Forlani i cui nomi erano stati ritrovati nelle liste della Loggia P2: il ministro di Grazia e Giustizia Adolfo Sarti e il ministro del Lavoro Franco Foschi.
71 Definito da Alessandro Piazzesi il “coniglio mannaro”, secondo le suggestioni di Indro Montanelli: “Forlani era un uomo senza molti nemici. Non li aveva per il temperamento accomodante, per le enunciazioni politiche totalmente generiche e prive di qualsiasi concretezza. Mediocre nel comandare, sublime nel minimizzare”, in I. Montanelli, L’Italia degli anni di fango, Milano, Rizzoli, 1993, p. 170; per una coeva ricostruzione politica dei mesi immediatamente precedenti l’istituzione della Commissione d’inchiesta si veda E. Scalfari, Da Sindona a Gelli, in A. Barberi, L’Italia della P2, Milano, Mondadori, 1981.
72 Camera dei Deputati - Discussioni - Seduta del 19 maggio 1981, p.29859 e sg. L’interpellanza a firma Bonino e altri chiede che la Presidenza del Consiglio “pubblichi per intero e immediatamente l’elenco di questa società segreta, lasciando poi ai magistrati e agli interessati il compito e l’onere di acclarare se la semplice appartenenza alla P2 si sia accompagnata per ciascuno di essi ad un comportamento illecito o no”. Nella medesima direzione si muovono le interpellanze degli altri gruppi parlamentari.
73 Il Comitato amministrativo, cominciò i suoi lavori il 7 maggio 1981 consegnando la relazione finale il 5 giugno 1981. La P2 veniva definita “una formazione postasi fuori dall’ordinamento massonico [...] Il vertice della cosiddetta loggia P2 gelliana ha vissuto e si è proposto di operare in Italia come un luogo di influenza e di potere occulto insinuandosi nei gangli dei poteri pubblici e della società civile, e di ordinare in un unico disegno bisogni, aspirazioni, ambizioni e interessi individuali sì da convogliarli verso tutt’altri risultati che quelli della solidarietà umana intesa nel suo autentico significato. [...] Un’associazione occulta può diventare uno Stato nello Stato. E questo non può esser consentito nell’ordine democratico. Un’associazione occulta potrebbe non soltanto contribuire a snaturare il sistema rappresentativo della Repubblica, potrebbe altresì far deviare quegli organi pubblici che sono tenuti a far puntuale applicazione delle scelte del potere politico e ad osservare l’imparzialità nell’esercizio delle rispettive attribuzioni. Nè può essere taciuta la nefasta azione che i centri di influenza occulti potrebbero essere in grado di esercitare in tutta la società civile condizionando le attività economiche, l’informazione, la vita dei partiti e dei sindacati”.
74 Camera dei Deputati - Discussioni - Seduta del 19 maggio 1981.
75 Lettera di G. Turone e G. Colombo ad Arnaldo Forlani, 20 maggio 1981, in CP2, Allegati, Serie II, Vol. I, tomo IV, p. 56; mi sono avvalso di G. Colombo, Il vizio della memoria, Milano, Feltrinelli, 1997, p. 66. . Inoltre per tutti i partiti, l’inchiesta doveva avere carattere sia di controllo - ossia finalizzata ad accertare i caratteri, la natura e le finalità dell’associazione massonica - che legislativa, proponendosi di mettere le Camere
76 Cfr. Barberi (a cura di), L’Italia della P2, op. Cit.; S. Flamigni, Trame atlantiche, op.cit.; G. Galli, La venerabile trama, Lindau, Torino, 2007; G. Mastellarini, Assalto alla stampa, Dedalo, Bari, 2004.
77 Atti Parlamentari, Camera dei deputati, VIII Legislatura, Disegni di legge e relazioni, proposta di legge n. 2623 d’iniziativa dei deputati Carta, Del Rio, Fontana Elio, Grippo, Mora Gianpaolo, Padula, Segni, Silvestri, Zarro, Zurlo, presentata il 26 maggio 1981, Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia Massonica P2.
78 Ivi, proposta di legge n. 2632, d’iniziativa dei deputati Fracchia, Cecchi, Chiovini, Pochetti, presentata il 2 giugno 1981, Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia P2.
79 Ivi, proposta di legge n. 2634, d’iniziativa dei deputati Casalinuovo, Seppia, Raffaelli Mario, Sacconi, Falisetti, Ferrari Marte, presentata il 3 giugno 1981, Costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla cosiddetta Loggia massonica Propaganda 2.
80 Ivi, proposta di legge n. 2643 d’iniziativa dei deputati Reggiani, Rizzi, Cuojati, Madaudo, Furnari, Costi, presentata il 5 giugno 1981, Istituzione di una Commissione palamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2.
81 Così come stabilito con legge istitutiva della “Commissione Moro”, 23 novembre 1979, n. 597, la quale prevedeva che, oltre a garantire la proporzionalità tra i vari gruppi si dovesse comunque assicurare la presenza di un rappresentante per ciascuna componente politica costituita in gruppo in almeno un ramo del Parlamento, Senato della Repubblica, “Bollettino delle Giunte e delle Commissioni”, 12 maggio 1977.
82 La normativa delle Commissioni parlamentari era stata definita in Assemblea Costituente sull’onda della caduta del fascismo, dove era prevalsa la funzione di garanzia. L’articolazione del dibattito sviluppatosi nei decenni successivi intorno allo strumento dell’inchiesta parlamentare è ben descritto in G. De Vergottini (a cura di), Le inchieste delle Assemblee parlamentari,Rimini, Maggioli, 1985; per la distinzione tra inchieste legislative e inchieste di controllo mi sono avvalso di G. Troccoli, Le Commissioni parlamentari di inchiesta nella esperienza repubblicana, op. cit., p. 47; in G. Recchia, L’informazione delle Assemblee rappresentative, Napoli, Jovene, 1979, p. 252-257; in G. Maranini, Storia del potere in Italia, 1848-1967, Firenze, Vallecchi, 1968. Per una trattazione divulgativa delle Commissioni parlamentari come strumento di inchiesta ho consultato A. P. Tanda, Fondamenti normativi e prassi dell’inchiesta parlamentare, in Regione Toscana (a cura di), Le Commissione parlamentari di inchiesta, Regione Toscana, Firenze, 1997; per un raffronto storico sulle inchieste parlamentari negli ordinamenti europei e americani rimando a P. Avril, Le commissioni d’inchiesta in Francia, p. 313; B. Bercusson, Le commissioni parlamentari d’inchiesta nel diritto costituzionale britannico, p. 325 in G. De Vergottini; A. Reposo, L’ordinamento statunitense e Le inchieste negli ordinamenti socialisti, Padova, La Garangola, 1975.
Lorenzo Tombaresi, Una crepa nel muro. Storia politica della Commissione d'inchiesta P2 (1981-1984), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", Anno Accademico 2014-2015
In quest’ottica, il “PRD” sarebbe servito solamente a stimolare una reazione da parte di quei settori della classe politica più compromessi con la storia piduista; un canovaccio di idee atte a richiamare all’ordine tutti quei personaggi politici che sono legati a filo doppio alle logiche e ai ricatti del sistema P2. Quest’ultimo giudizio coincide parzialmente con quello dato da Teodori nella relazione finale, che giudica il “Piano” un “pezzo di carta […], un collage di ovvie e banali proposte di riforme costituzionali in circolazione negli ambienti politici ed accademici alla metà degli anni settanta”. In conclusione il “Piano di Rinascita Democratica” era un testo che lasciava presagire l’ipotesi di una istituzione totale chiusa all’impegno di cittadini consapevoli. Un trattato che se non destabilizzava il sistema democratico, certamente lavorava per mettere la sordina alle sue componenti più vitali.
1.3 La legge istitutiva.
Nei giorni successivi alla perquisizione e al sequestro di Castiglion Fibocchi, il silenzio avvolgeva l’intera operazione della Procura della Repubblica di Milano. Niente era trapelato a livello ufficiale e l’affaire P2 occupava un posto marginale nelle redazioni dei giornali. Ma le voci insistevano nel mese di marzo, e i trafiletti diventavano articoli guadagnando il sempre più vivace interesse dell’opinione pubblica, tanto che nel mese di aprile già ci si domandava: “Quali segreti nelle carte di Gelli?” <67
All’inizio del maggio 1981 alcuni deputati del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale avevano depositato un disegno di legge che estendeva i poteri della Commissione parlamentare che stava indagando sul caso del banchiere Sindona allo scopo di appurare i possibili collegamenti con le inchieste giudiziarie partite dalla Procura della Repubblica di Milano che interessavano il ruolo svolto dalle logge massoniche negli avvenimenti politici, economici e bancari, degli anni 1970-1980. <68
Mentre il Presidente del Consiglio Forlani definiva “fantasiosi” <69 i nomi dei presunti iscritti alla loggia P2 che i giornali continuavano a pubblicare, il settimanale “Panorama” si era spinto a divulgare un’intera lista di 82 personalità del mondo politico, delle forze armate, della magistratura, dell’editoria, del giornalismo e delle banche. Erano nomi importanti: vi si trovava il ministro del Commercio con l’estero, Enrico Manca <70, il senatore Gaetano Stammati, il capogruppo del Partito socialista alla Camera, Silvano Labriola, il segretario del Partito social-democratico, Pietro Longo.
Il Presidente del Consiglio Forlani aveva cercato invano di minimizzare la portata dello scandalo. A capo di una coalizione allargata a socialisti, repubblicani e socialdemocratici, composta da 13 ministri democristiani, 7 socialisti, 3 ciascuno ai repubblicani e ai socialdemocratici, l’indole di Forlani non sembrava reggere il peso di decisioni impellenti come quelle a cui il governo era chiamato in quella primavera del 1981 <71
Nel referendum indetto il 17 maggio il mondo cattolico non era riuscito a impedire che gli italiani aderissero a leggi ritenute dalla Chiesa contrarie all’insegnamento evangelico, tanto che il 68% dei votanti aveva espresso il suo assenso alla legalizzazione dell’aborto. Questa prova elettorale era stata preceduta di soli quattro giorni dall’attentato di Mehemet Ali Agca al Papa in una piazza San Pietro gremita di fedeli.
Contemporaneamente proseguiva lo stillicidio delle azioni sanguinarie dei brigatisti. Mentre si imponeva agli onori della cronaca lo scandalo P2, altri episodi di terrorismo politico si aggiungevano ai tanti del precedente decennio: il sequestro del magistrato Giovanni D’Urso e quello dell’assessore regionale in Campania, Ciro Cirillo.
Il 19 maggio a Montecitorio Forlani, rispondendo alle interrogazioni dei deputati, era chiamato a confermare o smentire quegli elementi di carattere mafioso, di affarismo internazionale e di collusione politica che sembravano essere l’architrave portante dell’ associazione segreta; e quali misure erano state adottate per impedire che queste attività potessero svolgersi in violazione della legge; ma soprattutto, chi erano i nomi contenuti nella lista e perchè il Parlamento non ne era stato informato. <72
I nomi riportati sui giornali non consentivano di temporeggiare dal momento che il danno più ingente nascosto dietro lo scandalo era la congettura, che devastava la realtà colpendo tutti indistintamente. Nel rispondere alle interrogazioni, Forlani aveva provato a coprire la propria prudenza con quella “ispirazione garantista e quel rispetto dei valori democratici” che dovevano presiedere ogni momento della vita del governo e che non gli consentivano di scendere in piazza con i forconi prima ancora che le responsabilità dei singoli fossero state accertate al di là di ogni ragionevole dubbio.
Racchiudere il proprio operato entro il perimetro della legittimità democratica non bastava però a spiegare i mesi di inerzia che il governo aveva lasciato trascorrere senza informare il Parlamento e il paese. Pochi giorni prima era stato affidato ad un gruppo di tecnici, detto il “Comitato dei tre saggi”, il compito di capire cosa fosse questa Loggia e quali finalità perseguisse. Composto da eminenti giuristi - Aldo Sandulli, Lionello Levi Sandri, Vezio Crisafulli - scelti per l’importante prestigio delle loro biografie, il comitato aveva concluso i propri lavori dopo poche settimane dall’inizio dell’indagine con un giudizio estremamente pesante sulla Loggia P2 <73. Ma ai più intransigenti che chiedevano l’immediata pubblicazione degli elenchi, Forlani ancora temporeggiava e ancora una volta la responsabilità di questo ritardo non era la sua: "Desidero dichiarare che sono ben lontano da voler opporre il segreto in parola alla conoscenza o alla pubblicazione degli elenchi di presunti affiliati alla loggia P2. Nessuno ostacolo sarà quindi frapposto dal governo. Condivido anzi l’auspicio di una sollecita pubblicazione degli elenchi. Tuttavia spetta alla stessa autorità giudiziaria disporre in ordine alla libera conoscenza del contenuto degli atti e dei documenti suddetti. <74
Tale strategia sembrava dettata più dal calcolo politico che dall’attitudine alla delega, dal momento che il terzo potere dello Stato non avrebbe potuto pubblicare l’elenco degli iscritti alla Loggia senza venire accusato di interferenza illecita. Come ricorda nelle sue memorie Gherardo Colombo: “Scriviamo una lettera a Forlani. Sosteniamo che non esistono controindicazioni da parte nostra alla pubblicazione del materiale. Nonostante la lettera inviata, il governo non decide”. <75 La situazione si era sbloccata grazie alla Commissione parlamentare sul caso Sindona, la quale, con un comunicato ufficiale, aveva annunciato che avrebbe provveduto essa stessa alla pubblicazione delle liste. Solo a quel punto, dal telegiornale della notte, usciva la notizia che il governo aveva deciso. La lista completa degli affiliati alla Loggia massonica P2 veniva pubblicata dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio alla mezzanotte del 20 maggio 1981. <76 Sarebbe stato l’ultimo atto del governo Forlani prima di essere sfiduciato. Avrebbe lasciato il posto al primo presidente laico della storia repubblicana, Giovanni Spadolini. Nei giorni successivi alla pubblicazione delle liste, tra il 26 maggio e il 5 giugno 1981, venivano depositate alla Camera quattro proposte di legge per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2: la prima su iniziativa della Democrazia Cristiana <77; la seconda del Partito Comunista <78; la terza e la quarta rispettivamente del Partito socialista <79 e del Partito socialdemocratico. <80
Le proposte di legge si presentavano tecnicamente simili. Tutte prevedevano una commissione bicamerale, che assicurasse la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento. <81 Inoltre per tutti i partiti, l’inchiesta doveva avere carattere sia di controllo - ossia finalizzata ad accertare i caratteri, la natura e le finalità dell’associazione massonica - che legislativa, proponendosi di mettere le Camere nelle condizioni di approntare quegli strumenti normativi e organizzativi necessari ad evitare la ricomparsa del fenomeno criminoso. <82
[NOTE]
66 G. Turone, Il contesto e la teorizzazione del golpe strisciante, op.cit., p. 15.
67 S. Bonsanti, Trovato l’elenco supersegreto dei 1720 massoni della “P2”?, «La Stampa», 24.03.1981; la notizia della perquisizione a Castiglion Fibocchi trapela su un telgiornale della sera già il venerdì 20 marzo 1981; sabato 21 marzo sul «Giornale Nuovo»: “Nell’ambito delle indagini per l’affare Sindona, stasera si è appresa una doppia operazione compiuta dalla magistratura di Milano e da quella di Roma, nella villa aretina di Licio Gelli, “venerabile maestro” della loggia P2. Per conto dei giudici milanesi l’intervento sarebbe stato operato dalla Guardia di Finanza mentre Roma avrebbe partecipato agli accertamentei attraverso il sostituto procuratore Domenico Sica”; Su «L’Unità» di lunedì 23 marzo “Dopo il sequestro di materiale importantissimo relativo alla Loggia massonica P2 e alle sue attività economiche svolte tramite il bancarottiere Michele Sindona, dopo l’interrogatorio del deputato socialdemocratico Flavio Orlandi per il suo intervento diretto a evitare a Sindona l’estradizione, questa della Usiris, società svizzera, e di Filippo Micheli, segretario amministrativo della Dc, destinatario di ingenti some sottratte alle banche milanesi del Sindona appare un elemento di grande rilievo”.
68 Atti parlamentari - Camera dei deputati - VIII legislatura - Disegni di legge e relazioni. Proposta di legge n. 2580 d’iniziativa dei deputati Tatarella, Pazzaglia, Menniti, Martinat, Rubinacci, Staiti di Cuddia Delle Chiuse. Integrazione della legge 22 maggio 1980, n. 204 istitutiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona mediante l’articolo unico 1-bis: “La commissione ha anche il compito di accertare ruoli e responsabilità di logge massoniche negli avvenimenti politici, economici, finanziari e bancari negli anni 70-80”.
69 Smentita di Forlani sulla loggia di Gelli, in «Corriere della Sera», 12 maggio 1981.
70 Furono altri due i ministri del governo Forlani i cui nomi erano stati ritrovati nelle liste della Loggia P2: il ministro di Grazia e Giustizia Adolfo Sarti e il ministro del Lavoro Franco Foschi.
71 Definito da Alessandro Piazzesi il “coniglio mannaro”, secondo le suggestioni di Indro Montanelli: “Forlani era un uomo senza molti nemici. Non li aveva per il temperamento accomodante, per le enunciazioni politiche totalmente generiche e prive di qualsiasi concretezza. Mediocre nel comandare, sublime nel minimizzare”, in I. Montanelli, L’Italia degli anni di fango, Milano, Rizzoli, 1993, p. 170; per una coeva ricostruzione politica dei mesi immediatamente precedenti l’istituzione della Commissione d’inchiesta si veda E. Scalfari, Da Sindona a Gelli, in A. Barberi, L’Italia della P2, Milano, Mondadori, 1981.
72 Camera dei Deputati - Discussioni - Seduta del 19 maggio 1981, p.29859 e sg. L’interpellanza a firma Bonino e altri chiede che la Presidenza del Consiglio “pubblichi per intero e immediatamente l’elenco di questa società segreta, lasciando poi ai magistrati e agli interessati il compito e l’onere di acclarare se la semplice appartenenza alla P2 si sia accompagnata per ciascuno di essi ad un comportamento illecito o no”. Nella medesima direzione si muovono le interpellanze degli altri gruppi parlamentari.
73 Il Comitato amministrativo, cominciò i suoi lavori il 7 maggio 1981 consegnando la relazione finale il 5 giugno 1981. La P2 veniva definita “una formazione postasi fuori dall’ordinamento massonico [...] Il vertice della cosiddetta loggia P2 gelliana ha vissuto e si è proposto di operare in Italia come un luogo di influenza e di potere occulto insinuandosi nei gangli dei poteri pubblici e della società civile, e di ordinare in un unico disegno bisogni, aspirazioni, ambizioni e interessi individuali sì da convogliarli verso tutt’altri risultati che quelli della solidarietà umana intesa nel suo autentico significato. [...] Un’associazione occulta può diventare uno Stato nello Stato. E questo non può esser consentito nell’ordine democratico. Un’associazione occulta potrebbe non soltanto contribuire a snaturare il sistema rappresentativo della Repubblica, potrebbe altresì far deviare quegli organi pubblici che sono tenuti a far puntuale applicazione delle scelte del potere politico e ad osservare l’imparzialità nell’esercizio delle rispettive attribuzioni. Nè può essere taciuta la nefasta azione che i centri di influenza occulti potrebbero essere in grado di esercitare in tutta la società civile condizionando le attività economiche, l’informazione, la vita dei partiti e dei sindacati”.
74 Camera dei Deputati - Discussioni - Seduta del 19 maggio 1981.
75 Lettera di G. Turone e G. Colombo ad Arnaldo Forlani, 20 maggio 1981, in CP2, Allegati, Serie II, Vol. I, tomo IV, p. 56; mi sono avvalso di G. Colombo, Il vizio della memoria, Milano, Feltrinelli, 1997, p. 66. . Inoltre per tutti i partiti, l’inchiesta doveva avere carattere sia di controllo - ossia finalizzata ad accertare i caratteri, la natura e le finalità dell’associazione massonica - che legislativa, proponendosi di mettere le Camere
76 Cfr. Barberi (a cura di), L’Italia della P2, op. Cit.; S. Flamigni, Trame atlantiche, op.cit.; G. Galli, La venerabile trama, Lindau, Torino, 2007; G. Mastellarini, Assalto alla stampa, Dedalo, Bari, 2004.
77 Atti Parlamentari, Camera dei deputati, VIII Legislatura, Disegni di legge e relazioni, proposta di legge n. 2623 d’iniziativa dei deputati Carta, Del Rio, Fontana Elio, Grippo, Mora Gianpaolo, Padula, Segni, Silvestri, Zarro, Zurlo, presentata il 26 maggio 1981, Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia Massonica P2.
78 Ivi, proposta di legge n. 2632, d’iniziativa dei deputati Fracchia, Cecchi, Chiovini, Pochetti, presentata il 2 giugno 1981, Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia P2.
79 Ivi, proposta di legge n. 2634, d’iniziativa dei deputati Casalinuovo, Seppia, Raffaelli Mario, Sacconi, Falisetti, Ferrari Marte, presentata il 3 giugno 1981, Costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla cosiddetta Loggia massonica Propaganda 2.
80 Ivi, proposta di legge n. 2643 d’iniziativa dei deputati Reggiani, Rizzi, Cuojati, Madaudo, Furnari, Costi, presentata il 5 giugno 1981, Istituzione di una Commissione palamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2.
81 Così come stabilito con legge istitutiva della “Commissione Moro”, 23 novembre 1979, n. 597, la quale prevedeva che, oltre a garantire la proporzionalità tra i vari gruppi si dovesse comunque assicurare la presenza di un rappresentante per ciascuna componente politica costituita in gruppo in almeno un ramo del Parlamento, Senato della Repubblica, “Bollettino delle Giunte e delle Commissioni”, 12 maggio 1977.
82 La normativa delle Commissioni parlamentari era stata definita in Assemblea Costituente sull’onda della caduta del fascismo, dove era prevalsa la funzione di garanzia. L’articolazione del dibattito sviluppatosi nei decenni successivi intorno allo strumento dell’inchiesta parlamentare è ben descritto in G. De Vergottini (a cura di), Le inchieste delle Assemblee parlamentari,Rimini, Maggioli, 1985; per la distinzione tra inchieste legislative e inchieste di controllo mi sono avvalso di G. Troccoli, Le Commissioni parlamentari di inchiesta nella esperienza repubblicana, op. cit., p. 47; in G. Recchia, L’informazione delle Assemblee rappresentative, Napoli, Jovene, 1979, p. 252-257; in G. Maranini, Storia del potere in Italia, 1848-1967, Firenze, Vallecchi, 1968. Per una trattazione divulgativa delle Commissioni parlamentari come strumento di inchiesta ho consultato A. P. Tanda, Fondamenti normativi e prassi dell’inchiesta parlamentare, in Regione Toscana (a cura di), Le Commissione parlamentari di inchiesta, Regione Toscana, Firenze, 1997; per un raffronto storico sulle inchieste parlamentari negli ordinamenti europei e americani rimando a P. Avril, Le commissioni d’inchiesta in Francia, p. 313; B. Bercusson, Le commissioni parlamentari d’inchiesta nel diritto costituzionale britannico, p. 325 in G. De Vergottini; A. Reposo, L’ordinamento statunitense e Le inchieste negli ordinamenti socialisti, Padova, La Garangola, 1975.
Lorenzo Tombaresi, Una crepa nel muro. Storia politica della Commissione d'inchiesta P2 (1981-1984), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", Anno Accademico 2014-2015