Fig. 15: immagine fotografica dell’anfiteatro terrazzato che sovrasta il paese di Manarola. Fonte: questa. Immagine qui ripresa da Erica Lapperier, Op. cit. infra |
Nelle Cinque Terre, di fatto, la popolazione ha tramandato per secoli i saperi tradizionali relativi ai giusti metodi di coltura e manutenzione dei terreni e, facendo ciò, è stata in grado di conservare fino ai giorni nostri il paesaggio e gli ecosistemi ivi presenti. Tuttavia a partire dalla da fine anni ’80 la zona in esame ha conosciuto un incremento notevole delle presenze turistiche, e ciò ha avuto conseguenze considerevoli non solo a livello paesaggistico ma anche per quanto riguarda il cambiamento del tessuto sociale locale e il conseguente allontanamento dai valori tradizionali (Storti, 2012). Innanzitutto, per accogliere la crescente mole di turisti che ogni anno sceglievano questa piccola fascia costiera come meta per le loro vacanze, è stato necessario ampliare l’offerta turistica e ricettiva disponibile in loco.
L’aumento della presenza turistica nell’area ha comportato anche un cambiamento per quanto riguarda il tessuto socio-economico locale. In particolare, è importante mettere in luce che la popolazione autoctona un tempo era formata principalmente da contadini e pescatori; con l’avvento di nuove opportunità di lavoro prima nelle province limitrofe e poi direttamente in loco grazie alla creazione di nuove imprese turistiche, la maggior parte della comunità decise di dedicarsi a nuovi impieghi molto più redditizi. Questo fenomeno di allontanamento dalla vita agricola in favore delle attività di ricezione e accoglienza ha causato in poco tempo un impatto negativo sul fragile equilibrio locale. La popolazione vedendo infatti nuove opportunità di lavoro in settori più vantaggiosi sia dal punto di vista economico che da quello della forza fisica necessaria, iniziò lentamente ad abbandonare i terreni agricoli coltivati per dedicarsi a queste nuove occupazioni emergenti.
L’attività agricola svolta in questo luogo può essere definita come “multifunzionale” <90 o polifunzionale (Frappaz et al., 2008) poiché essa non veniva messa in pratica solamente per semplici finalità produttive ma, al contrario, svolgeva un importante ruolo in relazione al mantenimento della stabilità dei versanti e alla conservazione del paesaggio circostante.
L’allontanamento da questo stile di vita tradizionale fece sì che le lunghe fasce di terra sorrette dalle complesse strutture di muretti a secco venissero abbandonate e, di conseguenza, nuovamente occupate dalla vegetazione infestante che le popolazioni locali erano riusciti a domare con grande fatica. La rinaturalizzazione dei versanti, ovvero la crescita di vegetazione spontanea sui pendii interessati, è però un processo piuttosto lungo e complesso che è necessario monitorare e controllare con attenzione poiché, durante il periodo di assestamento che porta poi alla creazione di nuovi equilibri in sintonia con gli ecosistemi locali, si assiste di norma ad una fase caratterizzata da un alto livello di instabilità in cui il rischio di dissesto idrogeologico aumenta notevolmente (Gilardi, 2015).
Nelle Cinque Terre la quasi totale cessazione dell’attività agricola e il conseguente deterioramento del territorio hanno danneggiato non solo la stabilità del suolo, aumentando per l’appunto il rischio di dissesto idrogeologico, frane o smottamenti, ma anche il tipico paesaggio fortemente antropizzato che ha reso questo luogo una meta così amata a livello nazionale e internazionale. Inoltre, la trasformazione di questi luoghi da borghi fondati sull’economia agraria e abitati quasi esclusivamente da pescatori e agricoltori a mete turistiche famose in tutto il mondo e residenza temporanea di molti turisti facoltosi ha causato anche una progressiva perdita dei valori e del legame che univa le comunità locali con il territorio. «Tutto ciò ha dato il via a un processo, ancora in corso, di indebolimento dell’identità territoriale della comunità locale, dovuto principalmente allo snaturamento del rapporto comunità territorio e a una diffusa trasformazione della percezione del paesaggio» (ibid., pg.56).
Possiamo dunque comprendere che gli organi gestionali del Parco, negli ultimi anni, sono stati posti di fronte ad una complessa sfida, ovvero quella di identificare le tappe necessarie per l’avviamento di un percorso di ripristino della rete di terrazzamenti composta da circa 6.72991 km di muretti a secco, di rafforzamento dei valori tradizionali locali, di corretta condivisione di questi ultimi con il pubblico e di sviluppo di percorsi turistici sostenibili e rispettosi verso la fragile locale. È per questa ragione che a partire dal 2019 l’Ente Parco Nazionale delle Cinque Terre è divenuto il capofila dell’innovativo progetto Stonewallsforlife volto per l’appunto alla rinascita del territorio terrazzato dell’area con l’obiettivo di incentivare la produzione agricola locale migliorando allo stesso tempo la resilienza di questo territorio ad eventi meteorologici estremi e sempre più frequenti.
Dato il ruolo attivo e l’esperienza ventennale dell’Ente Parco nella tutela e salvaguardia di questo fragile territorio, esso ha assunto il ruolo di guida nella gestione delle attività tecniche e finanziarie del progetto stesso. Come è stato affermato nel corso di questo capitolo però, la buona riuscita delle azioni di ripristino e conservazione di questi territori è strettamente correlata al grado di cooperazione a diversi livelli della scala istituzionale nazionale ed internazionale e dei tessuti sociali locali ed esterni; per questa ragione, associazioni ed istituzioni competenti in diversi ambiti scientifici ed economici uniscono le loro forze per concorrere all’ottenimento degli obiettivi comuni del progetto.
L’Ente Parco funge per l’appunto da partner principale per la conduzione delle operazioni tecniche e degli aspetti legati alla sovvenzione del progetto; esperti del DISTAV, Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università degli Studi di Genova hanno il compito di effettuare tutti i rilevamenti scientifici in ogni fase del progetto concernenti sia le caratteristiche proprie del terreno che le dinamiche che interessano specificatamente un determinato manufatto murario. L’Università di Genova è inoltre il partner incaricato di monitorare l’evolversi del progetto e di analizzare i risultati ottenuti. Un ruolo fondamentale per la riuscita di Stonewalls è rappresentato dalle azioni portate avanti dalla Fondazione Manarola, Onlus che sin dal 2014 si impegna nella raccolta dei fondi necessari alla ricostruzione del paesaggio terrazzato di Manarola e alla rimessa a coltura dei versanti <92. Ancora prima del lancio del progetto, la Fondazione si era impegnata nell’individuare attraverso le mappe catastali i proprietari dei terreni posti all’interno dell’“Anfiteatro dei Giganti” di Manarola (Fig. 15) (Raso E. et al., 2020) con l’obiettivo di proporgli contratti di acquisto, locazione o comodato che permettessero l’avvio di interventi di ripristino e manutenzione del sistema di muri a secco ormai in gran parte abbandonati e deteriorati.
L’obiettivo di Stonewalls è quello di ripristinare circa 6 ettari <93 di terreno e la Fondazione è stata in grado, prima con le sue forze e poi con l’aiuto della notorietà del progetto, di ottenere fino ad ora un totale di circa 3 ettari, la metà di quelli previsti <94. Dopo aver acquisito o affittato per prezzo irrisorio i terreni ormai in abbandono e aver riparato i terrazzamenti ivi presenti, il fine della Fondazione è quello di affittare i terreni a lungo termine e allo stesso prezzo ad aziende agricole o agricoltori locali che devono dimostrare di essere in grado di mantenerli uno stato di conservazione idoneo. La Fondazione svolge quindi un ruolo fondamentale nel fare da intermediario tra i proprietari dei lotti di terra, il partenariato del progetto e le aziende agricole che in futuro coltiveranno e manterranno questi terreni. È però importante sottolineare come l’adesione a questo progetto iniziato dalla Fondazione sia aumentata notevolmente a seguito della creazione di Stonewallsforlife; le attività di divulgazione e comunicazione legate al progetto europeo sono infatti state in grado di far comprendere ai cittadini l’importanza della buona riuscita del progetto per i benefici di tipo ambientale, economico e sociale che esso si prefigge di realizzare e hanno quindi facilitato alcuni processi di acquisizione dei terreni. Il partner incaricato della direzione delle attività di comunicazione rivolte a tutti i portatori di interesse è Legambiente che svolge inoltre un ruolo importante nel supporto della gestione amministrativa e finanziaria del progetto. L’onlus si occupa infatti di supervisionare e controllare le rendicontazioni contabili, di vigilare sul rispetto delle norme previste dal bando del programma LIFE e di redigere e condividere con tutti i membri del partenariato una panoramica delle spese che dovranno essere sostenute. Legambiente ricopre quindi il ruolo di tramite tra i membri del partenariato, il pubblico e i membri del Comitato consultivo <95.
Tra gli altri membri del progetto possiamo individuare il Gruppo ITRB, una società di ingegneria internazionale con esperienza su temi legati alla sostenibilità e alla gestione di programmi dell’Unione Europea. Stonewallsforlife è infatti un progetto cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma LIFE “Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici <96” con un budget complessivo previsto di circa € 3.7 milioni, di cui circa 2 milioni provengono direttamente da finanziamenti dell’UE mentre il restante 45% del totale viene cofinanziato da parte dei partner <97. L’Ente Parco con il supporto e la supervisione di Legambiente si occupa della distribuzione delle quote di fondi spettanti ai diversi soggetti del partenariato.
Infine, un’istituzione internazionale e partner del progetto che svolge un ruolo fondamentale per gli obiettivi di replicazione del progetto è il DIBA (Diputació de Barcelona, Àrea d’Infraestructures i Espais Naturals), il Consiglio Provinciale di Barcellona. Uno degli obiettivi del progetto è infatti quello di individuare almeno tre siti con condizioni simili in cui sia possibile applicare le conoscenze acquisite per poterle adattare e trasferire in altri luoghi. È prevista infatti l’identificazione di due siti all’interno dell’area protetta delle Cinque Terre, uno dei quali è l’area di Tramonti nella parte orientale del Parco, e di un luogo di trasferibilità delle conoscenze acquisite in Catalogna, in particolare nell’area di Can Grau (Mandarino et al. 2021). Gli esiti dell’applicazione del progetto in queste differenti zone di intervento fungeranno da base per la stesura di un manuale volto all’analisi dell’utilizzo dei
terrazzamenti di muri a secco come strumenti contro la lotta ai cambiamenti climatici; si presenteranno infatti piani di adattamento del territorio terrazzato che dimostreranno come la riconversione dei versanti terrazzati e la loro manutenzione tramite tecniche tradizionali possano implementare la resistenza del territorio ad eventi meteorologici estremi. Il fine ultimo delle attività di divulgazione dei risultati sarà quello di poter utilizzare l’esperienza acquisita con l’ottica di riprodurre il progetto in altri territori dell’Unione Europea e di tutto il mondo che presentano condizioni e necessità differenti.
Il progetto Stonewalls è stato presentato per la prima volta nel novembre 2019 nel paese di Vernazza alla presenza non solo dei membri attivi del partenariato, ma anche di molti cittadini, imprenditori ed associazioni locali interessanti alle potenzialità e ai benefici che il progetto prometteva di apportare al territorio in oggetto. La pandemia ha causato alcuni rallentamenti nell’evolversi del progetto a causa dell’impossibilità di riunirsi in sedute collettive volte alla definizione dei piani di intervento e anche in conseguenza dell’interdizione nei mesi di lockdown di poter effettuare sopralluoghi e rilevamenti sul campo. Nonostante questi impedimenti però i partner hanno potuto riunirsi in sessioni telematiche per definire gli step necessari all’avvio del progetto e da giugno 2020 hanno preso il via le operazioni di studio sul campo riguardanti lo stato di conservazione dei manufatti murari e le migliori tecniche di intervento per procedere con la ricostruzione di essi. A dicembre 2021 sono state avviate nel primo lotto del sito pilota all’interno dell’anfiteatro di Manarola le operazioni volte alla rimozione della vegetazione infestante dai pendii, in modo tale da poter riscoprire i muri scomparsi da decenni e in parte gravemente compromessi; dai rilievi effettuati è emerso infatti che circa il 30% dei manufatti versava in una condizione di degrado tale da necessitare interventi di ricostruzione e in alcuni casi, specialmente nelle zone caratterizzate da una maggiore verticalità e pertanto abbandonate da più tempo, i danni strutturali causati dall’erosione rendevano i lavori di recupero molto costosi e difficoltosi e per questa ragione si è resa necessaria la demolizione totale del muro e la sua ricostruzione integrale <98. Uno dei compiti dei ricercatori e dei geologi incaricati di seguire lo sviluppo del progetto è anche quello di identificare i metodi costruttivi tradizionali più idonei per ricostruire le porzioni di manufatti crollate e comprendere in che modo queste ultime possano essere adattate ed innovate senza però perdere il loro originario legame con la cultura locale. Nelle azioni di costruzioni dei muri uno degli aspetti che sicuramente ha subito un cambiamento radicale rispetto alle pratiche originali di creazione dei terrazzamenti è quello riguardante all’approvvigionamento e al trasporto dei materiali in loco. Nell’antichità le pietre utilizzate per la costruzione dei muri venivano infatti reperite direttamente in loco ma oggigiorno molti dei massi disponibili versano in uno stato di conservazione che non li rende idonei all’utilizzo; per questa ragione, i nuovi materiali vengono acquistati in cave situate in Liguria ed Emilia-Romagna, a seguito di indagini che dimostrino la loro idoneità per il luogo <99. Per quanto riguarda le operazioni di trasporto, come affermato esse hanno subito un drastico cambiamento poiché mentre un tempo i materiali venivano trasferiti tra i versanti direttamente dagli agricoltori locali con un dispendio ingente di forza e fatica fisica, però nell’ambito delle azioni di ripristino odierne essi vengono al contrario portati in loco grazie all’ausilio di elicotteri che rendono le operazioni più sicure e repentine.
I ricercatori hanno inoltre il compito di individuare le tecniche agricole di coltura che potranno essere utilizzate sui versanti a seguito del loro affidamento alla cura delle aziende agricole che provvederanno con l’impianto di coltivazioni a vite; anche in questo caso le tecniche tradizionali di coltura a pergola verranno integrate o sostituite da approcci innovativi, più sostenibili dal punto di vista della fatica fisica e più adattivi rispetto alle problematiche legate ai cambiamenti climatici <100. Per monitorare la risposta dei versanti e dei manufatti murari agli eventi atmosferici che si verificano sul territorio, sono state installate quattro stazioni multiparametriche in aree che versano in circostanze differenti in modo tale da poter comprendere come terrazzamenti che presentano stati di conservazione e tecniche di costruzione diversi possano reagire agli stessi fenomeni climatici. In particolare, i ricercatori dell’Università di Genova avevano già raccolto dati necessari a stabilire che i versanti abbandonati da più tempo sono quelli a maggiore rischio di dissesto idrogeologico, ma questi nuovi rilevamenti sono volti a comprendere quali tecniche di costruzione e manutenzione possano essere più efficaci nel mitigare questo rischio e nel migliorare la resilienza dei versanti <101.
[NOTE]
90 Fonte: intervento di Vivaldi M. all’interno del podcast “Voci del Parco” Anteprima, disponibile online al seguente link: https://open.spotify.com/show/1fTppDC2uFPiTEG2uUjxuR
91 Fonte: www.parconazionale5terre.it/pagina.php?id=4#:~:text=Il%20Parco%20nazionale%20nasce%20come,dal%20duro%20lavoro%20dell'uomo.
92 Fonte: https://fondazionemanarola.org/la-fondazione/
93 LIFE Project, STONEWALLSFORLIFE, (2022) Mid-term, Covering the project activities from 01/07/201993 to 31/01/2022.
94 Fonte: Schiaroli L, Una caccia al tesoro tra i muri a secco di Manarola, 2022.
95 Membri del comitato connsultivo del progetto Stonewallsforlife: Associazione Agricoltori Monterosso, Associazione Per Tramonti, Salviamo Vernazza, ABPS Associazione Les Artisans Bâtisseurs en Pierres Sèches (Francia), ITLA Alleanza Internazionale per i Paesaggi Terrazzati, SPS Société scientifique internationale pour l'étude pluridisciplinaire de la Pierre Sèche (Francia), Unitat de Pedra en Sec i Senderisme - Palma de Mallorca, Illes Balears (Spagna), Institut d'Estudis Penedesencs (Spagna), APSAT Associaciò per la Pedra Seca i l'Arquitectura Tradicional (Catalunya - Spagna) (LIFE Project, STONEWALLSFORLIFE, 2022).
96 LIFE è un programma di finanziamento comunitario nato nel 1992 per sostenere le attività volte all’applicazione e all’implementazione delle politiche comunitarie in materia ambientale e aiutare pertanto le azioni di conservazione e salvaguardia degli habita. Il programma viene gestito dalla Commissione Europea che si occupa dell’emanazione di Bandi periodici, della valutazione e approvazione delle domande di candidatura, dell’erogazione dei fondi e del monitoraggio costante dei progetti. Fonte: https://www.mase.gov.it/pagina/il-nuovo-programma-l-ambiente-e-l-azione-il-clima-life-2021-2027
97 Fonte: intervento di Marchese F. all’interno del Podcast “Voci del Parco” Episodio 12/11/2022, disponibile online al seguente link: https://open.spotify.com/show/1fTppDC2uFPiTEG2uUjxuR.
98 Fonte: Schiaroli L., (2022), Alla scoperta degli antichi muri.
99 Fonte: ibid.
100 Fonte: LIFE Project, STONEWALLSFORLIFE, (2022) Mid-term, Covering the project activities from 01/07/2019100 to 31/01/2022.
101 Schiaroli L., (2022), Il futuro del paesaggio terrazzato si sperimenta alle Cinque Terre.
Erica Lapperier, L’importanza del lavoro umano sul territorio: analisi di progetti di valorizzazione del Parco Nazionale delle Cinque Terre, Tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, Anno accademico 2021-2022