La banda [partigiana] Gaetano Di Salvatore <1703 fu attiva nel comune di Tagliacozzo <1704 e aree limitrofe <1705 tra il primo di ottobre 1943 ed il 10 giugno 1944, compiendovi attività di propaganda antinazista ed antifascista, di assistenza nei confronti delle popolazioni e degli ex prigionieri alleati, ed azioni armate e di sabotaggio. Per stessa affermazione del capobanda, Dante Salsiccia, dalla sua costituzione e fino all'aprile 1944 la formazione tagliacozzana agì seguendo le direttive degli «organi centrali del Fronte Clandestino di Resistenza» <1706 a cui era collegata tramite l'avvocato Antonio Paoluzi, mentre dal maggio a seguito dell'interruzione di detti contatti «agimmo solo di nostra iniziativa» <1707. Intessuti dalla banda anche rapporti con viciniori gruppi partigiani con cui operarono assalti armati soprattutto nell'ultima fase della loro esperienza partigiana <1708.
La Commissione Regionale Abruzzese in data 3 febbraio 1947, così si espresse nei confronti della formazione: «esaminata la relazione e documentazione in atti, sentita la relazione del membro Di Gianfilippo Eleuterio incaricato dell'inchiesta delibera: 1° - di riconoscere la Banda quale formazione Partigiana al comando del S. Ten. Salsiccia Dante operante in località Tagliacozzo e dintorni […]; 2° - di riconoscere la qualifica di Partigiano Combattente esclusivamente a coloro per i quali è stata accertata dai sopraluoghi e dalle indaggini [sic!] effettuate l'effettiva partecipazione alla lotta armata e clandestina e precisamente: DI SALVATORE Gaetano <1709 (caduto); SALSICCIA Dante <1710 (Comandante); DE SANTIS Emilio <1711; MARINI Vincenzo <1712; FERRARI Amleto <1713; IACOMINI Benedetto <1714; PROSPERI Corrado <1715; SACERDOTE Lucidi Giulio <1716; MAIOLINI Luigi <1717; MARINI Raffaele <1718» <1719.
Il successivo iter di riconoscimento dell'elenco aggiuntivo - di 37 partigiani e 20 patrioti - presentato dal Salsiccia alla Commissione e da questa accettato nella seduta del 14 agosto 1947 <1720, scatenò però una bufera di reclami e polemiche <1721 che si trascinò fino al 1950 terminando con provvedimenti di revoca di buona parte delle qualifiche aggiuntive rilasciate <1722. Tale complesso percorso rende quindi difficile quantificare con esattezza il numero di partigiani e patrioti effettivamente riconosciuti nella Gaetano di Salvatore, altresì però permette di valutare, con buona approssimazione, la forza della banda come al di sotto della stima del Salsiccia che parlò 10 elementi tra fine settembre e seconda quindicina di ottobre, saliti a 35 nel periodo tra la fine di ottobre '43 e i primi di maggio '44, ed infine a 55 nell'ultimo mese di attività <1723.
Alla fine del settembre '43, dopo che il 12 erano giunte in Tagliacozzo le truppe tedesche d'occupazione, presso la casa del Paoluzi si tennero le prime riunioni dei partigiani tagliacozzani «nelle quali si concepì il bisogno di organizzare una banda armata» <1724. Nonostante questa condivisa decisione di massima, l'elaborazione di una strategia richiese diversi incontri non tutti di esito favorevole, almeno prestando fede al Vincenzo Marini secondo cui nella riunione del 22 settembre, «quando tutto sembrava risolto più che la diffidenza verso qualcuno poco desiderato, fu la paura di alcuni che mandarono, secondo il mio modesto modo di vedere, tutto a monte» <1725. Il progetto comune fu infine realizzato il primo di ottobre con la nascita di un primo gruppo partigiano con a capo Vincenzo Marini e formato da nove partigiani tra cui Dante Salsiccia, Amleto Ferrari, Enea Liberati <1726, Antonio Paoluzi, e Benedetto Attili <1727. Due i primi colpi di mano attuati dalla piccola banda, entrambi ai danni della locale stazione dei Carabinieri «allora comandata dal maresciallo Pecora Rosario» <1728 da cui furono asportati prima «due fucili mitragliatori “Breda 30”, cinque moschetti, quattro pistole, cinquanta bombe a mano, due casse di munizioni per mitragliatori e relativi accessori ed una cassa di munizioni per moschetti» <1729 e poi «le armi civili che erano state consegnate dalla popolazione in considerazione del bando tedesco emanato in proposito» <1730. Forte delle armi sottratte e di un accresciutosi numero di elementi <1731, la banda diede quindi il via alle azioni di sabotaggio con taglio sistematico di cavi telefonici ed interruzioni stradali <1732 operate nell'area tra Tagliacozzo, Magliano dei Marsi, San Donato di Tagliacozzo, Poggiofilippo di Tagliacozzo, Villa San Sebastiano, Carsoli e Valle del Liri <1733. Dette azioni continuarono per i mesi successivi, fino a che i tedeschi per porvi un freno istituirono turni di guardia ai fili, adibendo al servizio gli abitanti del paese <1734. Nell'intento di tutelare l'incolumità della popolazione, i sabotaggi furono quindi interrotti ma ormai i partigiani erano stati in buona parte individuati <1735 e così alla fine del mese di novembre <1736 i tedeschi arrestarono Luigi Maiolini, Raffaele Marini e Corrado Prosperi, mentre il Ferrari <1737 e il Paoluzi <1738 riuscirono fortunosamente ad evitare la cattura.
Tra il mese di ottobre e quello di novembre si segnala anche un trasferimento del comando della banda dalle mani di Vincenzo Marini a quelle del Salsiccia che lo tenne fino al giugno '44. La ricostruzione dell'esatto momento in cui ciò avvenne e delle modalità con cui si determinò sono però quanto mai rese complesse dalla discordanza delle fonti documentali presenti nel carteggio della banda. Il Salsiccia riferì che nell'ottobre '43 l'allora capobanda Marini scomparve senza dare più notizia di sé a seguito di un paventato arresto avvenuto per mano tedesca - arresto fissato però nelle note agli elenchi presentati dalla Commissione Regionale Abruzzese, al 28 novembre. Dal canto suo il Marini <1739 affermò di essersi allontanato volontariamente perché assorbito dalle sue molteplici attività resistenziali - lo ritroveremo nel giugno '44 a capo di un altro gruppo partigiano - ma solo dopo aver passato le consegna della banda al Salsiccia <1740.
Successivamente alla ridda di arresti del novembre e dopo un primo momento di comprensibile disorientamento - benché si legga nella relazione che «la perdita di questi elementi attivi non errestò [sic!] né impaurì gli altri componenti» <1741 - le attività della banda ripresero orientandosi stavolta verso due precisi obiettivi perseguiti per tutto il lungo inverno e fino all'avanzata primavera. In primo luogo prestare assistenza ai numerosi ex prigionieri «fuggiaschi sui monti» <1742 a cui vennero procurati alloggi e guide <1743 e che furono riforniti di viveri e vestiario grazie alle elargizioni in denaro ma non solo, di Paoluzi, Ottorino Gubitosi e del sacerdote don Giulio Lucidi <1744. Il Salsiccia stimò di circa una «centinaia», il numero di ex P.O.W.s che si avvalsero della loro opera umanitaria. Al contempo fu attivata un'intensa campagna di propaganda antinazista ed antifascista, concretizzatasi con la diffusione di manifestini sia volanti che murali, e con la divulgazione del giornale “Italia Libera” di matrice P.d.A. « col cui centro clandestino eravamo in comunicazione per mezzo del sergente Attili Benedetto» <1745.
[NOTE]
1703 Il nome fu scelto per onorare il partigiano omonimo, caduto per la lotta di liberazione tra le fila della formazione. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Gaetano Di Salvatore, schedario partigiani e schedario caduti e feriti.
1704 Tagliacozzo: comune della Marsica in provincia de L'Aquila situato su uno sprone della catena di Monte Bove, non distante dal confine regionale con il Lazio; durante l'occupazione nazista di rilevante interesse strategico per la vicinanza alla strada statale Tiburtina-Valeria e alla ferrovia Roma-Avezzano, e per la presenza a circa 12 km. del Comando della X Armata tedesca con a capo il generale Heinrich von Vietingoff-Scheel, stanziatosi dall'ottobre 1943. Durante il periodo di occupazione fu sede di un carcere tedesco.
1705 «S. Donato di Tagliacozzo, Stazione ferroviaria Villa S. Sebastiano, Poggio Filippo di Tagliacozzo, S. Stefano, Carsoli, Monte Autore, Valle del Liri», ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1706 Non è chiaro a quale organizzazione patriottica con sede a Roma il Salsiccia faccia riferimento con questa dicitura. Si presuppone trattarsi di un centro clandestino di area P.d.A. con cui la banda costituì certamente una collaborazione secondo le testimonianze di seguito nel testo.
1707 «DIRETTIVE RICEVUTE DAGLI ORGANI CENTRALI DEL FRONTE CLANDESTINO DI RESISTENZA: Dall'inizio fin verso aprile furono limitate solo ad atti di sabotaggio. Dopo questo periodo non avemmo più direttive da organi superiori », ibidem.
1708 Cfr. ibidem.
1709 Nato a Pescorocchiano (RI) il 26 gennaio 1914, ha svolto attività partigiana nella banda, dal 01/10/43 al 07/06/44, giorno della sua morte per mano tedesca. Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario caduti e feriti.
1710 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 5 settembre 1919, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani. «Maestro fuori ruolo», ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, lettera del Provveditorato agli Studi di Aquila del 3 marzo 1947.
1711 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 04 marzo 1893, soldato, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Il 6 giugno 1944 fu ferito in combattimento da soldati tedeschi. Riconosciuto partigiano combattente invalido per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario caduti e feriti.
1712 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 16 novembre 1915, tenente, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani. Riferì nella sua relazione che dopo essersi «apertamente opposto fino al 17/9/43 ai Tedeschi in quel di Cogoleto (Genova)», dove svolgeva il servizio militare, raggiunse Tagliacozzo «miracolosamente il giorno 20 settembre 1943, dopo che il 18 s.m. fuggii alla cattura tedesca a Massa Apuiana», ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Marini Vincenzo.
1713 Nato a Roma il 26 novembre 1917, sergente, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1714 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 25 luglio 1921, allievo ufficiale, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1715 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 21 novembre 1925, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Ferito il 23 gennaio 1944 a Roccaraso durante un bombardamento. Riconosciuto partigiano combattente invalido per la lotta di Liberazione. Cfr. ibidem.
1716 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 1° maggio 1914, sacerdote, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1717 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 6 settembre 1890, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1718 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 2 luglio 1889, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/1943 al 10/06/1944. Cfr. ibidem.
1719 Ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, Commissione Regionale Abruzzese per il riconoscimento della qualifica di partigiano, presso la Prefettura, L'Aquila, del 3 febbraio 1947, prot. n. 3466, pratica n. 1648: «3° - di richiedere al comandante della Banda (perché si possa procedere al riconoscimento della rispettive qualifiche di “PARTIGIANO CADUTO PER LA LOTTA DI LIBERAZIONE” ed “INVALIDO PER LA LOTTA DI LIBERAZIONE”) gli estratti di morte per i Caduti ed il referto medico per i feriti 4° - di richiedere al comandante della Banda le generalità complete dei Partigiani riconosciuti onde poter procedere alle registrazioni e alle segnalazioni prescritte».
1720 Ivi, Commissione Regionale Abruzzese per il riconoscimento della qualifica di partigiano, presso la Prefettura, L'Aquila, del 15 ottobre 1947, prot. n. 3367, pratica n. 080.
1721 Presenti nel carteggio della banda almeno tre testimonianze dell'avversione suscitata dall'esposizione degli elenchi aggiuntivi presso l'albo del comune di Tagliacozzo. Il Marini Vincenzo in una lettera inviata al comando A.N.P.I. le definì quali «oggetto di scherno da parte di tutti i lettori» dato che il «50% di quella gente o ha servito e collaborato col tedesco invasore o pavida fino alla nausea non ha fatto nulla, oppure all'inizio voleva operare solo dirigendo da lontano», e ne richiese l'immediato annullamento «altrimenti sarò costretto a pubblicare sui giornali i miei risentimenti per difendere il nome mio […], il vostro e quello di tutti coloro che hanno veramente combattuto», ivi. Il maggiore di complemento Frattodì Angelo, vedendo il proprio nome inserito in detto elencò, inviò comunicazione alla Commissione in data 14 novembre 1947, affinché se ne disponesse la cancellazione, motivando la sua scelta con ragioni di competenza ma soprattutto «perché nel suddetto elenco figurano, per la quasi totalità, nomi di persone che notoriamente non hanno fatto nulla per ottenere tale qualifica ed anche, alcuni di essi, hanno collaborato con i tedeschi», ivi. Casali Pierino e altri paesani di Tagliacozzo inviarono alla Commissione in data 7 novembre 1947 una vibrante protesta, adombrando velenose insinuazioni circa l'integrità dei membri commissari accusati di aver proceduto al riconoscimento «per far numero che aumentino i Partigiani falsi della Marsica», o in cambio di qualche «regaluccio». Chiamato dalla Commissione con la missiva del 12 novembre 1947 a rispondere delle sue infamanti affermazioni, il Casali Pierino rispose in tono molto più conciliante il 24 aprile 1948 presentando una lista di partigiani meritevoli a suo giudizio di riconoscimento, e ancora il 22 gennaio 1950 ritirando quanto affermato nella precedente lettera, «scritta in un momento di rabbia», ivi.
1722 Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario patrioti.
1723 Cfr. ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Salsiccia Dante. Si segnala che per le fonti del Costantino Felice, vennero regolarmente riconosciuti nella formazione 47 partigiani e 20 patrioti e che nel mese di maggio la banda arrivò a contare 150 componenti soprattutto «per l'aggregarsi di un gruppo di montenegrini», in Costantino Felice, Dalla Maiella alle Alpi, Guerra e Resistenza in Abruzzo, cit., pp. 233-234. Anche l'allora capobanda Salsiccia Dante accennò dell'apporto di elementi montenegrini, limitandone però la presenza a soli quindici elementi, aggiuntisi per tramite del Ferrari. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Salsiccia Dante.
1724 Ibidem.
1725 Ivi, relazione di Marini Vincenzo.
1726 Il Liberati Enea fu tra i più attivi collaboratori del Corbi Bruno della Patrioti Marsicani, e da questi ritenuto il responsabile per il PCI della zona di Tagliacozzo. Cfr. Bruno Corbi, Scusateci tanto, cit., p. 64. «Faceva il motorista, tutti lo conoscevano e lui sapeva tutto di tutti», ibidem. Per i contatti tra il Liberati ed il Corbi cfr. ivi, Patrioti Marsicani. Al giugno 1946 era Segretario della Sezione di Tagliacozzo del Partito Comunista Italiano, e come tale firmò una dichiarazione relativa all'attività della banda Gaetano di Vincenzo, che è tra le fonti di questa ricostruzione. Si segnala che il suo nome figura tra i partigiani con qualifica revocata e cambiata in quella di patriota. Cfr. ivi, schedario patrioti.
1727 Definito dall'avvocato Paoluzi un «valoroso patriota del Partito d'Azione», ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione Paoluzi del 25 luglio 1946.
1728 Ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1729 Ibidem. Il Marini riferì nella sua relazione che una sera, uscendo da casa del Paoluzi con il Salsiccia e un altro patriota, già in animo di costituire una banda armata, ebbe un incontro con il maresciallo maggiore Pecora Rosario, a capo della stazione dei CC., a cui chiese le armi e da cui si sentì rispondere: «Io non glie le [sic!] posso dare, perché le ha in consegna il sig. Tenente, però lei è una persona intelligente e se vuole si può arrangiare». La notte stessa, all'alba, aiutati dal carabiniere Giannoni, i patrioti penetrarono nella caserma per sottrarvi armi e munizioni che poi furono ricoverate presso la Chiesa di Sant'Egidio. Ivi, relazione di Marini Vincenzo.
1730 Ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1731 Tra cui De Sanctis Emilio, Di Salvatore Gaetano e Prosperi Corrado. Cfr. ibidem.
1732 Cfr. ivi, dichiarazione del Partito Socialista Italiano, Sezione di Tagliacozzo, del 1° marzo 1946 ed a firma del Segretario della Sezione G. Giua.
1733 Cfr. ibidem e relazione di Salsiccia Dante.
1734 Cfr. ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1735 «Durante tutto il tempo in cui la banda operò nella regione marsicana numerosi furono gli arresti e gli interrogatori della polizia fascista contro gli appartenenti ed i loro parenti», ivi, dichiarazione del Partito Socialista Italiano del 1° marzo 1946. Il tristemente noto accanimento vessatorio tedesco sui familiari dei partigiani, trovò un suo esempio anche Tagliacozzo, dove il successivo 4 febbraio 1944, le «S.S. tedesche si recarono nell'abitazione dello Zangari Emilio di Angelo, per arrestare costui, in seguito a segnalazione che lo Zangari espletava opera di partigiano […] non trovando il suddetto, arrestarono la moglie Moretti Maria Elena di Panfilo che […] rimase detenuta per cinque o sei giorni.» ivi, atto notorio.
1736 Secondo le note agli elenchi presentati dalla Commissione Regionale Abruzzese il Prosperi Corrado venne arrestato il 26 novembre 1943 mentre Maiolini Luigi e Marini Raffaele il 29 novembre 1943. Cfr. ivi.
1737 «[…] riuscì ad evitare l'arresto per una intuita riuscita omonimia e fuggì con la propria famiglia nel paese di Borgocollefegato», ivi relazione di Salsiccia Dante.
1738 «[…] fuggito a Roma», ibidem. «A Roma stabilii contatti con il Fronte della resistenza a tramite del dottor Alberto Vecchietti, mentre rimasi in relazione con la banda a mezzo di Attili Benedetto», ivi dichiarazione di Paoluzi Antonio del 25 luglio 1946.
1739 Il Marini Vincenzo fu un personaggio a suo modo controverso: messo a capo della formazione di Tagliacozzo, nella sua relazione riferì di aver compiuto diverse attività personali e stretto numerosi contatti sia prima che dopo la costituzione della banda che non trovano riscontro né nel carteggio della Gaetano Di Salvatore e né nella documentazione relativa alle altre formazioni marsicane esaminate. Per altro contro di lui furono avanzati diversi sospetti di collaborazionismo. Anche nella dichiarazione di Paoluzi del 10 agosto 1947 si evidenziano dei sospetti: «rimane da acclarare la posizione di Marini Vincenzo, al quale si addebita di aver indossato persino la divisa tedesca e di aver partecipato ad un doppio gioco», ivi, dichiarazione di Paoluzi Antonio. Anche il Di Gianfilippo Eleuterio della Patrioti Marsicani e poi membro della Commissione Regionale Abruzzese, ne parlò: «[…] il Marini nell'ottobre 43 arrestato dai tedeschi per liberarsi dal carcere (di Avezzano) si mise al servizio dei tedeschi stessi arrivando a vestire la divisa teutonica», ivi, relazione di Di Gianfilippo Eleuterio alla Commissione del 13 luglio 1947.
1740 Cfr. ivi, relazione di Marini Vincenzo.
1741 Ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1742 Ibidem.
1743 «In detta opera ha partecipato come guida, per i rifornimenti viveri e per il cambiamento dei successivi nascondigli il socialista Nuccilli (o Luccilli) Giovanni fu Antonio di Tagliacozzo, affiliato alla suddetta banda», ivi, dichiarazione del Partito Socialista Italiano del 1° marzo 1946 e schedario partigiani.
1744 Cfr. ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Salsiccia Dante.
1745 Ibidem. La circostanza trova conferma, seppure in una diversa collocazione temporale, nella relazione del Marini Vincenzo per cui: «Il 14/10/43 Benedetto ATTILI va a Roma, dove, grazie all'Avv. Antonio Paoluzi, riesce ad avere dei giornali clandestini, fra cui l'Italia Libera, il giornale che tutte le settimane arrivò nella marsica per opera di questo valoroso giovane che tutto sfidando lo andava a prendere usando una bicicletta tutta sgangherata. Io poi m'incaricavo di distribuirlo nella zona. Dimenticavo di dire che l'Attili lo distribuiva da Tivoli ad Arsoli», ivi relazione di Marini Vincenzo.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018
La Commissione Regionale Abruzzese in data 3 febbraio 1947, così si espresse nei confronti della formazione: «esaminata la relazione e documentazione in atti, sentita la relazione del membro Di Gianfilippo Eleuterio incaricato dell'inchiesta delibera: 1° - di riconoscere la Banda quale formazione Partigiana al comando del S. Ten. Salsiccia Dante operante in località Tagliacozzo e dintorni […]; 2° - di riconoscere la qualifica di Partigiano Combattente esclusivamente a coloro per i quali è stata accertata dai sopraluoghi e dalle indaggini [sic!] effettuate l'effettiva partecipazione alla lotta armata e clandestina e precisamente: DI SALVATORE Gaetano <1709 (caduto); SALSICCIA Dante <1710 (Comandante); DE SANTIS Emilio <1711; MARINI Vincenzo <1712; FERRARI Amleto <1713; IACOMINI Benedetto <1714; PROSPERI Corrado <1715; SACERDOTE Lucidi Giulio <1716; MAIOLINI Luigi <1717; MARINI Raffaele <1718» <1719.
Il successivo iter di riconoscimento dell'elenco aggiuntivo - di 37 partigiani e 20 patrioti - presentato dal Salsiccia alla Commissione e da questa accettato nella seduta del 14 agosto 1947 <1720, scatenò però una bufera di reclami e polemiche <1721 che si trascinò fino al 1950 terminando con provvedimenti di revoca di buona parte delle qualifiche aggiuntive rilasciate <1722. Tale complesso percorso rende quindi difficile quantificare con esattezza il numero di partigiani e patrioti effettivamente riconosciuti nella Gaetano di Salvatore, altresì però permette di valutare, con buona approssimazione, la forza della banda come al di sotto della stima del Salsiccia che parlò 10 elementi tra fine settembre e seconda quindicina di ottobre, saliti a 35 nel periodo tra la fine di ottobre '43 e i primi di maggio '44, ed infine a 55 nell'ultimo mese di attività <1723.
Alla fine del settembre '43, dopo che il 12 erano giunte in Tagliacozzo le truppe tedesche d'occupazione, presso la casa del Paoluzi si tennero le prime riunioni dei partigiani tagliacozzani «nelle quali si concepì il bisogno di organizzare una banda armata» <1724. Nonostante questa condivisa decisione di massima, l'elaborazione di una strategia richiese diversi incontri non tutti di esito favorevole, almeno prestando fede al Vincenzo Marini secondo cui nella riunione del 22 settembre, «quando tutto sembrava risolto più che la diffidenza verso qualcuno poco desiderato, fu la paura di alcuni che mandarono, secondo il mio modesto modo di vedere, tutto a monte» <1725. Il progetto comune fu infine realizzato il primo di ottobre con la nascita di un primo gruppo partigiano con a capo Vincenzo Marini e formato da nove partigiani tra cui Dante Salsiccia, Amleto Ferrari, Enea Liberati <1726, Antonio Paoluzi, e Benedetto Attili <1727. Due i primi colpi di mano attuati dalla piccola banda, entrambi ai danni della locale stazione dei Carabinieri «allora comandata dal maresciallo Pecora Rosario» <1728 da cui furono asportati prima «due fucili mitragliatori “Breda 30”, cinque moschetti, quattro pistole, cinquanta bombe a mano, due casse di munizioni per mitragliatori e relativi accessori ed una cassa di munizioni per moschetti» <1729 e poi «le armi civili che erano state consegnate dalla popolazione in considerazione del bando tedesco emanato in proposito» <1730. Forte delle armi sottratte e di un accresciutosi numero di elementi <1731, la banda diede quindi il via alle azioni di sabotaggio con taglio sistematico di cavi telefonici ed interruzioni stradali <1732 operate nell'area tra Tagliacozzo, Magliano dei Marsi, San Donato di Tagliacozzo, Poggiofilippo di Tagliacozzo, Villa San Sebastiano, Carsoli e Valle del Liri <1733. Dette azioni continuarono per i mesi successivi, fino a che i tedeschi per porvi un freno istituirono turni di guardia ai fili, adibendo al servizio gli abitanti del paese <1734. Nell'intento di tutelare l'incolumità della popolazione, i sabotaggi furono quindi interrotti ma ormai i partigiani erano stati in buona parte individuati <1735 e così alla fine del mese di novembre <1736 i tedeschi arrestarono Luigi Maiolini, Raffaele Marini e Corrado Prosperi, mentre il Ferrari <1737 e il Paoluzi <1738 riuscirono fortunosamente ad evitare la cattura.
Tra il mese di ottobre e quello di novembre si segnala anche un trasferimento del comando della banda dalle mani di Vincenzo Marini a quelle del Salsiccia che lo tenne fino al giugno '44. La ricostruzione dell'esatto momento in cui ciò avvenne e delle modalità con cui si determinò sono però quanto mai rese complesse dalla discordanza delle fonti documentali presenti nel carteggio della banda. Il Salsiccia riferì che nell'ottobre '43 l'allora capobanda Marini scomparve senza dare più notizia di sé a seguito di un paventato arresto avvenuto per mano tedesca - arresto fissato però nelle note agli elenchi presentati dalla Commissione Regionale Abruzzese, al 28 novembre. Dal canto suo il Marini <1739 affermò di essersi allontanato volontariamente perché assorbito dalle sue molteplici attività resistenziali - lo ritroveremo nel giugno '44 a capo di un altro gruppo partigiano - ma solo dopo aver passato le consegna della banda al Salsiccia <1740.
Successivamente alla ridda di arresti del novembre e dopo un primo momento di comprensibile disorientamento - benché si legga nella relazione che «la perdita di questi elementi attivi non errestò [sic!] né impaurì gli altri componenti» <1741 - le attività della banda ripresero orientandosi stavolta verso due precisi obiettivi perseguiti per tutto il lungo inverno e fino all'avanzata primavera. In primo luogo prestare assistenza ai numerosi ex prigionieri «fuggiaschi sui monti» <1742 a cui vennero procurati alloggi e guide <1743 e che furono riforniti di viveri e vestiario grazie alle elargizioni in denaro ma non solo, di Paoluzi, Ottorino Gubitosi e del sacerdote don Giulio Lucidi <1744. Il Salsiccia stimò di circa una «centinaia», il numero di ex P.O.W.s che si avvalsero della loro opera umanitaria. Al contempo fu attivata un'intensa campagna di propaganda antinazista ed antifascista, concretizzatasi con la diffusione di manifestini sia volanti che murali, e con la divulgazione del giornale “Italia Libera” di matrice P.d.A. « col cui centro clandestino eravamo in comunicazione per mezzo del sergente Attili Benedetto» <1745.
[NOTE]
1703 Il nome fu scelto per onorare il partigiano omonimo, caduto per la lotta di liberazione tra le fila della formazione. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Gaetano Di Salvatore, schedario partigiani e schedario caduti e feriti.
1704 Tagliacozzo: comune della Marsica in provincia de L'Aquila situato su uno sprone della catena di Monte Bove, non distante dal confine regionale con il Lazio; durante l'occupazione nazista di rilevante interesse strategico per la vicinanza alla strada statale Tiburtina-Valeria e alla ferrovia Roma-Avezzano, e per la presenza a circa 12 km. del Comando della X Armata tedesca con a capo il generale Heinrich von Vietingoff-Scheel, stanziatosi dall'ottobre 1943. Durante il periodo di occupazione fu sede di un carcere tedesco.
1705 «S. Donato di Tagliacozzo, Stazione ferroviaria Villa S. Sebastiano, Poggio Filippo di Tagliacozzo, S. Stefano, Carsoli, Monte Autore, Valle del Liri», ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1706 Non è chiaro a quale organizzazione patriottica con sede a Roma il Salsiccia faccia riferimento con questa dicitura. Si presuppone trattarsi di un centro clandestino di area P.d.A. con cui la banda costituì certamente una collaborazione secondo le testimonianze di seguito nel testo.
1707 «DIRETTIVE RICEVUTE DAGLI ORGANI CENTRALI DEL FRONTE CLANDESTINO DI RESISTENZA: Dall'inizio fin verso aprile furono limitate solo ad atti di sabotaggio. Dopo questo periodo non avemmo più direttive da organi superiori », ibidem.
1708 Cfr. ibidem.
1709 Nato a Pescorocchiano (RI) il 26 gennaio 1914, ha svolto attività partigiana nella banda, dal 01/10/43 al 07/06/44, giorno della sua morte per mano tedesca. Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario caduti e feriti.
1710 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 5 settembre 1919, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani. «Maestro fuori ruolo», ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, lettera del Provveditorato agli Studi di Aquila del 3 marzo 1947.
1711 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 04 marzo 1893, soldato, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Il 6 giugno 1944 fu ferito in combattimento da soldati tedeschi. Riconosciuto partigiano combattente invalido per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario caduti e feriti.
1712 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 16 novembre 1915, tenente, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani. Riferì nella sua relazione che dopo essersi «apertamente opposto fino al 17/9/43 ai Tedeschi in quel di Cogoleto (Genova)», dove svolgeva il servizio militare, raggiunse Tagliacozzo «miracolosamente il giorno 20 settembre 1943, dopo che il 18 s.m. fuggii alla cattura tedesca a Massa Apuiana», ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Marini Vincenzo.
1713 Nato a Roma il 26 novembre 1917, sergente, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1714 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 25 luglio 1921, allievo ufficiale, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1715 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 21 novembre 1925, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Ferito il 23 gennaio 1944 a Roccaraso durante un bombardamento. Riconosciuto partigiano combattente invalido per la lotta di Liberazione. Cfr. ibidem.
1716 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 1° maggio 1914, sacerdote, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1717 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 6 settembre 1890, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1718 Nato a Tagliacozzo (AQ) il 2 luglio 1889, ha svolto attività partigiana nella banda dal 01/10/1943 al 10/06/1944. Cfr. ibidem.
1719 Ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, Commissione Regionale Abruzzese per il riconoscimento della qualifica di partigiano, presso la Prefettura, L'Aquila, del 3 febbraio 1947, prot. n. 3466, pratica n. 1648: «3° - di richiedere al comandante della Banda (perché si possa procedere al riconoscimento della rispettive qualifiche di “PARTIGIANO CADUTO PER LA LOTTA DI LIBERAZIONE” ed “INVALIDO PER LA LOTTA DI LIBERAZIONE”) gli estratti di morte per i Caduti ed il referto medico per i feriti 4° - di richiedere al comandante della Banda le generalità complete dei Partigiani riconosciuti onde poter procedere alle registrazioni e alle segnalazioni prescritte».
1720 Ivi, Commissione Regionale Abruzzese per il riconoscimento della qualifica di partigiano, presso la Prefettura, L'Aquila, del 15 ottobre 1947, prot. n. 3367, pratica n. 080.
1721 Presenti nel carteggio della banda almeno tre testimonianze dell'avversione suscitata dall'esposizione degli elenchi aggiuntivi presso l'albo del comune di Tagliacozzo. Il Marini Vincenzo in una lettera inviata al comando A.N.P.I. le definì quali «oggetto di scherno da parte di tutti i lettori» dato che il «50% di quella gente o ha servito e collaborato col tedesco invasore o pavida fino alla nausea non ha fatto nulla, oppure all'inizio voleva operare solo dirigendo da lontano», e ne richiese l'immediato annullamento «altrimenti sarò costretto a pubblicare sui giornali i miei risentimenti per difendere il nome mio […], il vostro e quello di tutti coloro che hanno veramente combattuto», ivi. Il maggiore di complemento Frattodì Angelo, vedendo il proprio nome inserito in detto elencò, inviò comunicazione alla Commissione in data 14 novembre 1947, affinché se ne disponesse la cancellazione, motivando la sua scelta con ragioni di competenza ma soprattutto «perché nel suddetto elenco figurano, per la quasi totalità, nomi di persone che notoriamente non hanno fatto nulla per ottenere tale qualifica ed anche, alcuni di essi, hanno collaborato con i tedeschi», ivi. Casali Pierino e altri paesani di Tagliacozzo inviarono alla Commissione in data 7 novembre 1947 una vibrante protesta, adombrando velenose insinuazioni circa l'integrità dei membri commissari accusati di aver proceduto al riconoscimento «per far numero che aumentino i Partigiani falsi della Marsica», o in cambio di qualche «regaluccio». Chiamato dalla Commissione con la missiva del 12 novembre 1947 a rispondere delle sue infamanti affermazioni, il Casali Pierino rispose in tono molto più conciliante il 24 aprile 1948 presentando una lista di partigiani meritevoli a suo giudizio di riconoscimento, e ancora il 22 gennaio 1950 ritirando quanto affermato nella precedente lettera, «scritta in un momento di rabbia», ivi.
1722 Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario patrioti.
1723 Cfr. ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Salsiccia Dante. Si segnala che per le fonti del Costantino Felice, vennero regolarmente riconosciuti nella formazione 47 partigiani e 20 patrioti e che nel mese di maggio la banda arrivò a contare 150 componenti soprattutto «per l'aggregarsi di un gruppo di montenegrini», in Costantino Felice, Dalla Maiella alle Alpi, Guerra e Resistenza in Abruzzo, cit., pp. 233-234. Anche l'allora capobanda Salsiccia Dante accennò dell'apporto di elementi montenegrini, limitandone però la presenza a soli quindici elementi, aggiuntisi per tramite del Ferrari. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Salsiccia Dante.
1724 Ibidem.
1725 Ivi, relazione di Marini Vincenzo.
1726 Il Liberati Enea fu tra i più attivi collaboratori del Corbi Bruno della Patrioti Marsicani, e da questi ritenuto il responsabile per il PCI della zona di Tagliacozzo. Cfr. Bruno Corbi, Scusateci tanto, cit., p. 64. «Faceva il motorista, tutti lo conoscevano e lui sapeva tutto di tutti», ibidem. Per i contatti tra il Liberati ed il Corbi cfr. ivi, Patrioti Marsicani. Al giugno 1946 era Segretario della Sezione di Tagliacozzo del Partito Comunista Italiano, e come tale firmò una dichiarazione relativa all'attività della banda Gaetano di Vincenzo, che è tra le fonti di questa ricostruzione. Si segnala che il suo nome figura tra i partigiani con qualifica revocata e cambiata in quella di patriota. Cfr. ivi, schedario patrioti.
1727 Definito dall'avvocato Paoluzi un «valoroso patriota del Partito d'Azione», ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione Paoluzi del 25 luglio 1946.
1728 Ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1729 Ibidem. Il Marini riferì nella sua relazione che una sera, uscendo da casa del Paoluzi con il Salsiccia e un altro patriota, già in animo di costituire una banda armata, ebbe un incontro con il maresciallo maggiore Pecora Rosario, a capo della stazione dei CC., a cui chiese le armi e da cui si sentì rispondere: «Io non glie le [sic!] posso dare, perché le ha in consegna il sig. Tenente, però lei è una persona intelligente e se vuole si può arrangiare». La notte stessa, all'alba, aiutati dal carabiniere Giannoni, i patrioti penetrarono nella caserma per sottrarvi armi e munizioni che poi furono ricoverate presso la Chiesa di Sant'Egidio. Ivi, relazione di Marini Vincenzo.
1730 Ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1731 Tra cui De Sanctis Emilio, Di Salvatore Gaetano e Prosperi Corrado. Cfr. ibidem.
1732 Cfr. ivi, dichiarazione del Partito Socialista Italiano, Sezione di Tagliacozzo, del 1° marzo 1946 ed a firma del Segretario della Sezione G. Giua.
1733 Cfr. ibidem e relazione di Salsiccia Dante.
1734 Cfr. ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1735 «Durante tutto il tempo in cui la banda operò nella regione marsicana numerosi furono gli arresti e gli interrogatori della polizia fascista contro gli appartenenti ed i loro parenti», ivi, dichiarazione del Partito Socialista Italiano del 1° marzo 1946. Il tristemente noto accanimento vessatorio tedesco sui familiari dei partigiani, trovò un suo esempio anche Tagliacozzo, dove il successivo 4 febbraio 1944, le «S.S. tedesche si recarono nell'abitazione dello Zangari Emilio di Angelo, per arrestare costui, in seguito a segnalazione che lo Zangari espletava opera di partigiano […] non trovando il suddetto, arrestarono la moglie Moretti Maria Elena di Panfilo che […] rimase detenuta per cinque o sei giorni.» ivi, atto notorio.
1736 Secondo le note agli elenchi presentati dalla Commissione Regionale Abruzzese il Prosperi Corrado venne arrestato il 26 novembre 1943 mentre Maiolini Luigi e Marini Raffaele il 29 novembre 1943. Cfr. ivi.
1737 «[…] riuscì ad evitare l'arresto per una intuita riuscita omonimia e fuggì con la propria famiglia nel paese di Borgocollefegato», ivi relazione di Salsiccia Dante.
1738 «[…] fuggito a Roma», ibidem. «A Roma stabilii contatti con il Fronte della resistenza a tramite del dottor Alberto Vecchietti, mentre rimasi in relazione con la banda a mezzo di Attili Benedetto», ivi dichiarazione di Paoluzi Antonio del 25 luglio 1946.
1739 Il Marini Vincenzo fu un personaggio a suo modo controverso: messo a capo della formazione di Tagliacozzo, nella sua relazione riferì di aver compiuto diverse attività personali e stretto numerosi contatti sia prima che dopo la costituzione della banda che non trovano riscontro né nel carteggio della Gaetano Di Salvatore e né nella documentazione relativa alle altre formazioni marsicane esaminate. Per altro contro di lui furono avanzati diversi sospetti di collaborazionismo. Anche nella dichiarazione di Paoluzi del 10 agosto 1947 si evidenziano dei sospetti: «rimane da acclarare la posizione di Marini Vincenzo, al quale si addebita di aver indossato persino la divisa tedesca e di aver partecipato ad un doppio gioco», ivi, dichiarazione di Paoluzi Antonio. Anche il Di Gianfilippo Eleuterio della Patrioti Marsicani e poi membro della Commissione Regionale Abruzzese, ne parlò: «[…] il Marini nell'ottobre 43 arrestato dai tedeschi per liberarsi dal carcere (di Avezzano) si mise al servizio dei tedeschi stessi arrivando a vestire la divisa teutonica», ivi, relazione di Di Gianfilippo Eleuterio alla Commissione del 13 luglio 1947.
1740 Cfr. ivi, relazione di Marini Vincenzo.
1741 Ivi, relazione di Salsiccia Dante.
1742 Ibidem.
1743 «In detta opera ha partecipato come guida, per i rifornimenti viveri e per il cambiamento dei successivi nascondigli il socialista Nuccilli (o Luccilli) Giovanni fu Antonio di Tagliacozzo, affiliato alla suddetta banda», ivi, dichiarazione del Partito Socialista Italiano del 1° marzo 1946 e schedario partigiani.
1744 Cfr. ivi, Banda Gaetano Di Salvatore, relazione di Salsiccia Dante.
1745 Ibidem. La circostanza trova conferma, seppure in una diversa collocazione temporale, nella relazione del Marini Vincenzo per cui: «Il 14/10/43 Benedetto ATTILI va a Roma, dove, grazie all'Avv. Antonio Paoluzi, riesce ad avere dei giornali clandestini, fra cui l'Italia Libera, il giornale che tutte le settimane arrivò nella marsica per opera di questo valoroso giovane che tutto sfidando lo andava a prendere usando una bicicletta tutta sgangherata. Io poi m'incaricavo di distribuirlo nella zona. Dimenticavo di dire che l'Attili lo distribuiva da Tivoli ad Arsoli», ivi relazione di Marini Vincenzo.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018