giovedì 31 ottobre 2024

Le giornate di Genova furono uno shock per il Msi



La tensione raggiunse il culmine il 18 aprile 1970 a Genova, durante un comizio di Almirante, qualche giorno prima che il Movimento Sociale inaugurasse ufficialmente la propria campagna elettorale. Una radiotrasmittente pirata si intromise nelle trasmissioni della Rai, invitando la popolazione a bloccare la manifestazione del Msi: erano i Gap, i Gruppi di Azione Partigiana, una delle prime formazioni clandestine di estrema sinistra, nate dopo gli attentati del 12 dicembre 1969 per contrastare l’eventualità di un golpe. Le elezioni regionali del giugno 1970 furono le prime elezioni degli anni Settanta a vedere la partecipazione attiva di formazioni terroristiche di destra e di sinistra impegnate in una serie di attentati volti a influire sul voto elettorale. Accanto all’attività dei Gap, infatti, fece la sua comparsa, con una serie di attentati dinamitardi contro i tralicci dell’alta tensione in Lombardia, il MAR (Movimento di Azione Rivoluzionaria), un gruppo terrorista neofascista in contatto con i servizi segreti e alcuni ex-partigiani anticomunisti <535.
Nei giorni precedenti il Partito comunista, l’Anpi e i sindacati avevano invitato i genovesi a manifestare contro il comizio del Msi. Il 18 aprile giunsero in piazza centinaia di antifascisti che si scontrarono con i servizi d’ordine del Movimento Sociale. Nei tafferugli venne ferito gravemente alla testa Ugo Venturini, un militante del Msi, che morì qualche giorno dopo <536. Le giornate di Genova furono uno shock per il Movimento Sociale, quasi che quella città, dal luglio 1960, fosse divenuta la riprova dell’eterna ghettizzazione e marginalizzazione del partito. Secondo Nino Tripodi, infatti, si era scatenata «la medesima rabbia che un decennio addietro [aveva colpito] con gli uncini acuminati degli scaricatori del porto, carabinieri e agenti» <537. Ugo Venturini divenne un martire, il «caduto per l’Idea» <538. La prima vittima della violenza politica dopo la strage di piazza Fontana fu osannata dai neofascisti e passata sotto silenzio dalla maggior parte delle forze politiche, ad eccezione di un duro intervento sull’«Avanti!» di Gaetano Arfè volto a stigmatizzare le violenze che si stavano registrando durante la campagna elettorale. <539 Una circostanza denunciata con forza dalla stampa di destra <540. Persino la sinistra extraparlamentare rimase quasi indifferente all’accaduto, nonostante avesse partecipato attivamente agli scontri di Genova, e fece riferimento alla morte di Venturini, come vedremo nel prossimo capitolo, solamente nel novembre del 1970, qualche mese dopo che era stata lanciata da Lotta continua e dagli altri gruppi extraparlamentari la campagna dell’antifascismo militante <541.
Per l’estrema destra il discorso fu completamente diverso. Alla liturgia commemorativa della Repubblica Sociale, del fascismo-movimento e dell’epopea del Piave, si andava ad aggiungere, adesso, il culto dei martiri, vittime della violenza rossa <542. A Roma un corteo funebre si diresse al monumento del Vittoriano, con l’intento di deporre una corona di fiori, sulla falsariga delle celebrazioni dei caduti per la rivoluzione fascista svolte nel Ventennio <543.
I funerali si tennero il 6 maggio a Genova e furono un momento celebrativo fondante, destinato a ripetersi per tutto il corso degli anni Settanta. La sala mortuaria fu allestita nella sede della federazione provinciale del Msi; la salma fu trasportata in corteo fino al tempio della Consolazione, una delle chiese più importanti della città ligure. All’interno la bara fu deposta di fronte all’altare maggiore, con ai lati una selva di bandiere tricolori e di ceri. Il rito funebre, a cui parteciparono tutti i più importanti esponenti del partito, fu celebrato da un ex-cappellano militare della Rsi. Terminata l’omelia la bara fu trasportata dai militanti del Movimento Sociale più giovani <544.
Queste liturgie accreditarono la lotta politica come una lotta fratricida: la violenza invadeva uno spazio simbolico prima appannaggio del dolore personale; i funerali divennero un momento di militanza attiva, quasi a ricordare il carattere assoluto dello scontro in atto. Non a caso Almirante si affrettò a chiamare la campagna elettorale una «guerra civile» <545; mentre Nino Tripodi parlò, addirittura, di una guerra «italo-italiana» che si era combattuta nei giorni precedenti <546.
Il lutto non fermò la campagna elettorale del Msi. A Livorno Almirante rischiò un vero e proprio linciaggio, quando la sua macchina venne bloccata in una via laterale ed attaccata da alcuni manifestanti <547. A Roma, a ridosso di un comizio elettorale di Pino Romualdi, i missini assalirono la sede della direzione del Partito Socialista, ma furono respinti dal servizio di vigilanza e dai giovani della Fgsi <548. Tutti i comizi che il Movimento Sociale tenne nel mese di maggio furono occasione di scontri con gli antifascisti. Si registrarono gravi incidenti a Firenze, Mestre, Milano, Bolzano, Reggio Calabria, Catania, Roma e Torino <549. I servizi d’ordine che presero parte agli scontri furono ribattezzati, significativamente, con il nome di Venturini <550. In prossimità del voto, inoltre, il Partito comunista invitò alla vigilanza di massa e chiamò i propri militanti a presidiare le sezioni dopo che si era sparsa la voce per l’imminenza di un colpo di Stato per bloccare il risultato delle elezioni <551.
Nonostante le aspettative negative, le elezioni regionali videro il Movimento Sociale invertire la tendenza al declino che si era manifestata nelle politiche del 1968. Il Msi, infatti, conquistò, complessivamente, il 5,2% dei voti. La fiducia nel positivo risultato elettorale portò il partito di Almirante a proporsi come il polo di un’alleanza politica trasversale a tutte le forze anticomuniste <552.
Il 12 settembre 1970 il 4° corso di aggiornamento per i giovani del Msi, che si tenne a Cascia, in provincia di Perugia, sanzionò definitivamente il riconoscimento dell’impiego della violenza come risorsa strategica della mobilitazione del partito <553. A novembre il IX congresso nazionale del Movimento Sociale propose la costituzione di un “Fronte Anticomunista Articolato” sul quale costruire l’impalcatura di una maggioranza alternativa al centro-sinistra <554. Per fare ciò era necessario «preparare i giovani allo scontro frontale» <555. Nelle parole di Almirante l’«estremismo di destra sarebbe diventato un centro di equilibrio» <556: il bilanciamento con la sinistra passava, infatti, anche attraverso un pari dispiegamento di forze.
[NOTE]
535 Ibio Paolucci, Arrestato un gruppo di dinamitardi fascisti: preparava una «settimana di fuoco» nel Nord, «l’Unità», 24 aprile 1970; vedi anche Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali - Sezione Terza -, Roma, 20 aprile 1970; Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio del Telegrafo e della Cifra, telegramma, da Milano, 18 aprile 1970, 25682; in Ministero dell’Interno, Gabinetto, 195/P/98, sottofasc. 4., Movimento Autonomo Rivoluzionario, MAR, ACS, MI, GAB, 1967-1970, b. 19.
536 Solo rafforzando il Msi si stronca la sovversione, «Il Secolo d’Italia», 9 aprile 1970; Emittente «fantasma» si rifà viva a Genova, «l’Unità», 20 aprile 1970. Sulla storia dei Gap si veda Progetto Memoria, La mappa perduta, Sensibili alle Foglie, Roma 1994, pp. 33-40; Una puntuale descrizione degli eventi che portarono alla morte di U. Venturini è contenuta nell’inchiesta giornalistica di L. Telese, Cuori Neri, Dal rogo di Primavalle alla morte di Ramelli, 21 delitti dimenticati degli anni di piombo, Sperling&Kupfer, Milano 2006, pp. 2-25.
537 N. Tripodi, Cinismo contro martirio, «Il Secolo d’Italia», 5 maggio 1970.
538 Caduto per l’Idea, «Il Secolo d’Italia», 3 maggio 1970.
539 Pochissimi gli articoli in quei giorni sulla stampa nazionale e tutti di poche righe. Si veda, ad esempio, Morto il missino ferito durante il raduno fascista, «l’Unità», 3 maggio 1970; È morto il missino colpito da una bottiglia, «Il Corriere della Sera», 3 maggio 1970. Per la posizione del Psi G. A., Contro tutte le provocazioni, «l’Avanti», 21 aprile 1970.
540 Licenza di uccidere, «Il Candido», n. 20, 14 maggio 1970.
541 Genova: comizio di Almirante durante le elezioni regionali. Il Pci dice di vigilare. I proletari invece attaccano. Giustiziato il fascista Venturini, «Lotta continua», a. II, n. 20, 12 novembre 1970.
542 Mobilitati i giovani del Msi per respingere le aggressioni rosse, «Il Secolo d’Italia», 5 maggio 1970.
543 All’altare della Patria per onorare il sacrifico di Venturini, «Il Secolo d’Italia», 5 maggio 1970.
544 Nel nome dell’operaio Venturini per la libertà e la Nazione col Msi, «Il Secolo d’Italia», 6 maggio 1970.
545 G. Almirante, Campagna elettorale o guerra civile?, «Il Secolo d’Italia», 23 aprile 1970. Cfr. anche l’omonimo opuscolo in AFUS F. Cassiano, b. 16.
546 N. Tripodi, La guerra italo-italiana, «Il Secolo d’Italia», 30 giugno 1970.
547 Gravi incidenti a Livorno durante il comizio di Almirante, «Il Secolo d’Italia», 19 maggio 1970.
548 Rintuzzato un tentativo fascista di assalire la direzione del partito, «l’Avanti», 8 maggio 1970.
549 Violenti scontri a Firenze nel corso del comizio di Tripodi, «Il Secolo d’Italia», 20 maggio 1970; Campagna elettorale all’insegna della violenza, «Il Secolo d’Italia», 3 giugno 1970. Tafferugli a Mestre per un comizio del Msi, «Il Corriere della Sera», 4 maggio 1970; Tafferugli a Roma tra polizia e missini, «Il Corriere della Sera», 8 maggio 1970; Tafferugli a un comizio di Almirante a Livorno, «Il Corriere della Sera», Violenti scontri a Milano tra neofascisti e polizia, «Il Corriere della Sera», 25 maggio 1970; Tafferugli ai comizi del Msi, «Il Corriere della Sera», 2 giugno 1970.
550 I Volontari Nazionali nel nome di Ugo Venturini, «Il Secolo d’Italia», 3 maggio 1970.
551 Armando Cossutta, La nostra responsabilità, «l’Unità», 26 maggio 1970; Continuare nell’impegno e nella vigilanza, «l’Unità», 8 giugno 1970. La stessa notizia fu riportata dall’«Astrolabio». Cfr. Arturo Gismondi, 6 luglio l’ultima carta del partito della paura, «L’Astrolabio», a. VIII, n. 23, 7 giugno 1970.
552 Il Msi realizzerà il fronte anticomunista, «Il Secolo d’Italia», 27 luglio 1970.
553 Nell’impegno dei giovani la vera forza del Msi, «Il Secolo d’Italia», 13 settembre 1970. Il ruolo attribuito alla violenza è segnalato anche nell’informativa della Prefettura di Perugia, Prot. N. 10/913, Div. Ps, Riservata, Oggetto: “Cascia (Perugia) - Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori del MSI - IV Corso di aggiornamento”, in ACS, MI, GAB, 1971-1975, b. 19.
554 All’insegna della coerenza e dell’unità il IX Congresso Nazionale del Msi, «Il Secolo d’Italia», 20 novembre 1970.
555 Dall’unità del Msi all’unione degli italiani, «Il Secolo d’Italia», 21 novembre 1970.
556 Almirante confermato all’unanimità segretario nazionale del Msi, «Il Secolo d’Italia», 24 novembre 1970.
Guido Panvini, Le strategie del conflitto. Lo scontro tra neofascismo e sinistra extraparlamentare nella crisi del centro-sinistra (1968-1972), Tesi di dottorato, Università degli Studi della Tuscia - Viterbo, Anno Accademico 2007-2008