sabato 26 giugno 2021

Il poeta agricoltore di Bagnolo, Reggio Emilia

Lenin Montanari - Fonte: Musei Civici di Reggio Emilia

«Più che un agricoltore, mi sento un anarchico dell’agricoltura. Sono tornato a fare il contadino a un esame dalla laurea. Volevo restare puro. Mio padre era un mezzadro, coltivava terra non sua, ed era di sinistra: così i padroni gli davano sempre la terra più difficile. Ma lui era innamorato della terra e quando in Russia l’hanno dato ai contadini, Lenin è diventato il suo mito. Era un uomo intelligente: mentre gli altri agricoltori mandavano i figli a lavorare, lui ci mandava a scuola [...] Allora la poesia era la mia rivalsa sugli altri, il mio modo di comunicare, specialmente con le ragazze.
La scelta di fare il contadino è stata bella, ma faticosa. Sono stato però un innovatore, perché dal 1999 ho lasciato le mucche libere nella stalla, non legate alla catena. Solo dopo si è visto che, con la stabulazione libera, le mucche producono più latte. Io, però, non l’avevo scelta per guadagnare di più, ma per lavorare meno e avere più ore per vivere, cioè per scrivere e frequentare la gente. Penso di essere stato un po’ il cronista della mia generazione, della reggianità. Gli insegnamenti di mio padre mi sono rimasti dentro e mi sento realizzato, anche perché mi sono fatto un reddito come gli altri. Oggi credo di essere un mito per i giovani, proprio per questa mia trasgressione positiva: io contestavo, ma costruivo. La mia generazione, invece, comincia ad apprezzarmi ora. Forse».
Redazione, Lenin Montanari, Noi, Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane, Ritratti di un paesaggio, Musei Civici di Reggio Emilia 

Lenin Montanari - Fonte: the submarine

[...] “The extraordinary life of an ordinary Lenin” in questione fa tutt’altro. Giomi e Braglia hanno deciso di non fare grandi viaggi, ma si sono imbattuti in un Lenin di tutti i giorni tra le pianure emiliane: hanno trovato Lenin Montanari. Agricoltore, poeta, commediografo, anarchico: “Più che un agricoltore, mi sento un anarchico dell’agricoltura,” così si definisce il loro Lenin.
 

Fonte: the submarine

Il libro parte da un testo che racconta del Lenin russo, per poi confondersi con Montanari man mano che si procede nella lettura. Così le fotografie: la prima è un ritratto “colorato” di Lenin - scelta per cui si può spezzare una lancia a favore, in questo caso - per poi iniziare a tratteggiare il ritratto del Lenin ordinario, tra foto di repertorio, frasi e fotografie di quello che segna la sua vita.
Il gioco su cui si basa il libro è questo intreccio continuo tra le due storie, dove però, alla fine, emerge sicuramente la personalità di Lenin Montanari, il vero soggetto del progetto.
[...] Abbiamo ritenuto che la storia di Lenin Montanari, rappresentata in modo evocativo piuttosto che documentario, suscitasse interesse ma soprattutto ponesse delle domande riguardo la linea di confine tra ideale e reale oggi.
[...] Come siete entrati in contatto con Lenin Montanari?
Reggio Emilia è una realtà provinciale, per chi sa muoversi bene non è così difficile conoscere un po’ tutti. Un caro amico ci ha suggerito di conoscere quest’uomo e, mossi dalla curiosità insita nel nome abbiamo accettato. Non avevamo idea di che storia si celasse dietro ad un nome già così straordinario di per sé.
 

Fonte: the submarine

Cosa vi ha portato a voler raccontare la sua storia?

La prima cosa che ci ha colpito di quest’uomo è stata la sua verità d’animo, una limpidezza che sfiora l’assurdo. Niente di costruito, di preparato o di impostato, l’ambiente e l’aura che lo circondano richiamano, a distanza di tempo, mode, epoche e rivoluzioni, ancora intatte e genuine. Nei suoi racconti abbiamo riscontrato qualcosa di troppo originale e autentico: valori, idee e pensieri lungimiranti racchiusi nel corpo di un comune contadino e negli oggetti che sono attorno a lui, anonimi ma che godono di una luce particolare dovuta al ruolo che hanno rivestito nella sua vita. La sua è una storia che non poteva non essere raccontata.
Il progetto è stato realizzato grazie al supporto di Fotografia europea. Come è andata?
Abbiamo partecipato nell’edizione 2017 del festival con una piccola mostra all’interno del circuito OFF. Il progetto raccontava una sorta di viaggio che abbiamo fatto a vicenda  nel passato e nella storia della famiglia dell’altro, utilizzando i rispettivi archivi fotografici dei nonni, e documentando o evocando gli effetti visibili ed effimeri insiti in tale scarto temporale. Con questo progetto, chiamato What else is there?, abbiamo ottenuto il primo premio tra i partecipanti del circuito OFF, e quindi la possibilità di esporre un nuovo progetto nell’edizione seguente.
 

Lenin Montanari - Fonte: the submarine

Nella realizzazione di questo libro ho visto che sono intervenute diverse persone. Come è stato il percorso dall’idea alla realizzazione?

Da tempo avevamo in mente l’idea di cercare una minoranza, una comunità o un piccolo paese dove la vita quotidiana procedesse in modo diverso rispetto a tutto il resto del mondo globalizzato. Un giorno, facendo ricerca, è saltato fuori il nome di Lenin Montanari, assieme a diverse leggende su di lui. Così abbiamo deciso di andarlo a trovare, e in un pomeriggio ci siamo resi conto come nella sua fattoria e nella sua persona vivessero dei caratteri unici, degni di un utopista pragmatico, come abbiamo voluto definirlo. Sicuramente i suoi racconti, assieme a quelli di sua moglie e le figlie (che ci hanno ospitato gentilmente per vari giorni) ci hanno reso un quadro della sua vita. Successivamente, con tutto il materiale raccolto, Matilde Losi ed Alessandra Lanza ci hanno dato una mano nel ristabilire una connessione chiara tra le varie parti della sua vita e tradurre determinati concetti in parole. Dal punto di vista fotografico, editoriale e di allestimento della mostra invece è stato vitale l’aiuto fornito da due grandi esperti del settore: Joan Fontcuberta e Ilaria Campioli.
Nicolò Piuzzi, La vita straordinaria di Lenin Montanari, the submarine, Diaframma, 3 maggio 2018 


Il poeta agricoltore Lenin Montanari, di Bagnolo, è un personaggio assai noto in paese. A lui è intitolato un libro fotografico che viene presentato il 18 giugno in occasione di una mostra allestita da oggi fino al 25 luglio al Chiostro della Ghiara di Reggio. Nell’anno in cui si celebrano il secolo dalla nascita del Pci, il racconto fotografico di Paolo Simonazzi rende omaggio a Lenin Montanari. Partendo dagli scatti realizzati nel 2012, alcuni dei quali poi inclusi nel progetto "So near, so far", presentato alla Collezione Maramotti nel 2016, Simonazzi è tornato nel casale di Lenin Montanari, a San Tomaso della Fossa, per completare un lavoro che a distanza di quasi dieci anni viene presentato con una mostra e un libro fotografico in occasione di "Fotografia Europea 2021".
Lenin Montanari, 75 anni, ha avuto un’eredità importante e impegnativa. Suo padre, mezzadro e di sinistra, aveva ammirato la distribuzione della terra ai contadini poveri decisa in Unione Sovietica dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
Una bella responsabilità, che Lenin di Bagnolo ha interpretato a suo modo. A un passo dalla laurea, ha deciso di rimanere a lavorare la terra, ma più che un agricoltore si è sempre sentito un innovatore e "un anarchico dell’agricoltura".
Le sue poesie, come ricorda Claudio Gavioli in uno dei testi che accompagnano il progetto fotografico, così evocative e melodiche, avevano conquistato un musicista sensibile come Augusto Daolio dei Nomadi, amico di Lenin fino al temine prematuro dei suoi giorni [...]
Redazione, Un libro fotografico sul poeta agricoltore, il Resto del Carlino, giugno 2021 

Giorno d'inverno
è una fredda mattina
bianca di gelo e di brina,
e questo giorno d’inverno
come un vecchio quaderno
risveglia in un solo momento
le antiche fiabe di un tempo,
e la speranza si fa lieve
come nei sogni dei bimbi la neve;
ma domani, senza di te,
il ragazzo che è in me
svanirà come i diamanti
gelidi d’acqua lucenti,
e sui rami di rosa ogni gemma
di brina
ritornerà un’arida spina.
Lenin Montanari, Terra Scura, APM Edizioni, 2003, qui ripresa da Andrea Mariotti