domenica 30 luglio 2023

La novità, nel panorama dell'antifascismo politico, fu grande


Il 27 giugno 1929, il professor Carlo Rosselli, in compagnia di Emilio Lussu e Francesco Nitti, riuscì a scappare dal confino cui era stato condannato sull'isola di Lipari. <253 I tre fuggirono a bordo di un potente motoscafo pilotato dal repubblicano Gioacchino Dolci. L'eco di quel gesto fu notevole. A Parigi quei tre fuggiaschi furono ricevuti come dei veri e propri eroi, mentre a Roma la notizia venne accolta con malumore. <254 Poche settimane dopo, sul finire dell'estate, fu proprio Rosselli, in compagnia di un gruppo di esuli, a fondare il primo nucleo del movimento Giustizia e Libertà. La novità, nel panorama dell'antifascismo politico, fu grande: comparve una forza nuova, dinamica, che rimescolò le carte in tavola. Rosselli, come ha sottolineato Stanislao Pugliese, fu tra i primi a comprendere che il fascismo era il fatto cruciale del suo tempo: né la parentesi descritta da Benedetto Croce né semplicemente la reazione di classe di una borghesia in armi. <255 Tra il '28 ed il '29, durante il confino a Lipari, Rosselli aveva avuto modo di elaborare quello che sarebbe passato alla storia come il suo manifesto politico: Socialismo Liberale. Il testo fu pubblicato per la prima volta a Parigi, in lingua francese, presso l'editore Libraire Vaolis (per l'edizione italiana si sarebbe dovuto aspettare il '45); nel settimo capitolo, La lotta per la libertà, il Rosselli scriveva: "Il fascismo va innestato nel sottosuolo italico, e allora si vede che esso esprime vizi profondi, debolezze latenti, miserie ahimè del nostro popolo, di tutto il nostro popolo. Non bisogna credere che Mussolini abbia trionfato solo per la forza bruta. La forza bruta, da sola, non trionfa mai. Ha trionfato perché ha toccato sapientemente certi tasti ai quali la psicologia media degli italiani era straordinariamente sensibile. Il fascismo è in un certo senso l'autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell'unanimità, che rifugge dall'eresia, che sogna il trionfo della facilità, della fiducia dell'entusiasmo. Lottare contro il fascismo non significa dunque solo lottare contro una feroce e cieca reazione di classe, ma lottare contro un certo tipo di mentalità, di sensibilità, di tradizione italiana che sono proprie, purtroppo, inconsapevolmente proprie di larghe correnti di popolo. Perciò la lotta è difficile e non può consistere in un semplice problema di meccanico rovesciamento del regime. […] Ma perciò la lotta è bella, la lotta è vitale, la lotta è degna veramente di tutti i sacrifici". <256
Secondo Rosselli solo attraverso una lotta veramente rivoluzionaria si sarebbe potuto sconfiggere il fascismo: «Il fascismo non può essere abbattuto che da un movimento rivoluzionario che imposti e risolva decisamente, in funzione di libertà, i problemi politici e sociali fondamentali della vita italiana. Il movimento Giustizia e Libertà, per il suo stesso modo di costruzione e per la sostanza del suo programma, è l'espressione concreta delle forze che si battono sul terreno rivoluzionario contro il fascismo». <257
Santi Fedele ha parlato di un «volontarismo etico» che avrebbe pervaso «i fondatori di Giustizia e Libertà che non solo si esprime nel proclamato primato dell'azione; ma quest'ultima, contrapposta alle sterili diatribe ideologiche dell'esilio, intende anche come atto audace esemplare, capace di scuotere coscienze sopite, risvegliare entusiasmi, indurre a fenomeni imitativi». <258
Dall'editoriale del primo numero dei Quaderni di Giustizia e Libertà: "Giustizia e Libertà sorse nell'ottobre 1929 con le caratteristiche di un movimento d'azione. I fondatori non vollero appesantirlo con troppi bagagli teorici. L'obbiettivo immediato consisteva nel rompere il contagio della paura, nel richiamare alla lotta una opposizione polverizzata, nel creare una coscienza e una volontà rivoluzionaria in una minoranza audace capace, col tempo, di trascinare le masse. Giovani e veterani - si leggeva nel primo appello di Giustizia e Libertà - chiamiamo a noi i migliori, i dispersi, i credenti, i giovani. Provenienti da diverse correnti politiche, archiviamo per ora le tessere e creiamo un'unità d'azione. Movimento rivoluzionario, non partito, Giustizia e Libertà è il nome ed il simbolo. Repubblicani, socialisti e democratici, ci battiamo per la libertà, per la repubblica, per la giustizia sociale. Non siamo più tre espressioni differenti ma un trinomio inscindibile". <259
Il nuovo movimento suscitò da subito un vivo interesse all'interno dell'universo libertario. Un'esperienza sui generis come quella di GL, per la quale l'antifascismo era assunto a vero e proprio elemento fondante, avrebbe difficilmente potuto essere ignorata dagli anarchici. In un articolo del '33 Rosselli scrisse: «La malattia che urge curare, o diagnostici, o necrofori del capitalismo, non è quella della società capitalistica, ma della società pura e semplice. […] Un antifascismo che non voglia ridursi a un'ombra del passato, deve prendere precisa coscienza di questa crisi, di questa sua insufficienza ideale per rifarsi, nella sua opera, dai fondamenti. Sinora abbiamo costruito sulla rena. Bisognerà cercare la roccia. E per trovarla dovremo avere il coraggio di rimettere in dubbio tutte le nostre posizioni, tutte le mezze verità, il nostro stesso programma, se occorre, per porre le basi di una civiltà nuova, di un uomo nuovo». <260
[NOTE]
253 «A mezzodì l'Africa appare», avrebbe poi scritto lo stesso Rosselli, «L'idea di sbarcare su un altro continente seduce. Resti di geografia infantile. La costa viene ora verso di noi con esasperante lentezza. Fa caldo e ora si vorrebbe arrivare. Seduti a poppa, ascoltiamo lo scroscio dell'acqua squarciata, sotto la protezione della bandiera inglese. Alle 15 gettiamo l'ancora a ridosso di un promontorio deserto e tormentato. Primo contatto con la terra libera, terra d'esilio. Eccoci, infine, salvi. I cuori scoppiano, le labbra sorridono involontarie. Come avessimo cambiato pelle. Diciotto ore fa eravamo a Lipari, eppure sembra già tanto lontana nel tempo. Nuovi interessi, nuove speranze, urgono. Il confino è fulmineamente entrato nel reparto dei ricordi». (Carlo Rosselli. Socialismo liberale e altri scritti, Einaudi, Torino 1973, p. 525).
254 «L'insuccesso più bruciante», ha scritto Mimmo Franzinelli, «mai inflitto all'apparato repressivo del regime è costituito dall'evasione di Emilio Lussu, Francesco Fausto Nitti e Carlo Rosselli». (Franzinelli, I tentacoli dell'Ovra… cit., p. 91).
255 Stanislao G. Pugliese. Carlo Rosselli - Socialist Heretic and Antifascist Exile, Harvard University Press, Cambridge 1999, p. 7.
256 Carlo Rosselli. Socialismo Liberale, Einaudi, Torino 1997, pp. 117-118. [ed. orig. Socialisme libéral, 1930].
257 Quaderni di Giustizia e Libertà, 01/01/1932, p. 4.
258 Fedele, op. cit., p. 96.
259 Quaderni di Giustizia e Libertà, 01/01/1932, prima pagina.
260 Citato in: Santi Fedele (a cura di). Antifascismo e antitotalitarismo - Critici italiani del totalitarismo negli anni trenta, Rubbettino, Catanzaro 2009, pp. 67-68.
Enrico Acciai, Viaggio attraverso l’antifascismo. Volontariato internazionale e guerra civile spagnola: la Sezione Italiana della Colonna Ascaso, Tesi di dottorato, Università degli Studi della Tuscia - Viterbo, 2010