I colleghi e le colleghe dell’ASL di Imperia lo ricordano con affetto. “Oltre a un professionista, Servetti era anche un bravo poeta. Dopo l’esordio nel 1981 con “Frammenti in fuga”, scritto in coppia con Teresio Zaninetti, ha pubblicato numerosi libri e raccolte di poesie. Lo porteremo sempre nei nostri cuori”.
Redazione, Imperia: addio a Mirko Servetti, scomparso a 70 anni. Il ricordo dei colleghi. “Poeta di talento, rimarrà nei nostri cuori”, ImperiaPost.it, 4 luglio 2023
Mirko Servetti nasce ad Alassio nel 1953. È autore di poesie e interventi critici presenti in numerose riviste e antologie di letteratura. Tra i libri di poesia pubblicati, dopo l’esordio con Frammenti in fuga (Lalli Editore, 1981) scritto in coppia con Teresio Zaninetti (1947-2007), figurano Quasi sicuramente un’ombra (Forum/Quinta Generazione, 1984); il poema Canti tolemaici, edito in due volumi rispettivamente nel 1989 e nel 1993; L’amor fluido (Bastogi Editrice, 1997); Quotidiane seduzioni (Edizioni del Leone, 2004). Canzoni di cortese villania (Puntoacapo Editrice, 2008) è il volume che raccoglie e sistematizza, con alcune variazioni, le due precedenti raccolte. Nel 2013, per Matisklo Edizioni, viene pubblicato il breve poema Terra bruciata di mezzo (fra Vespero e Lucifero) in versione digitale. Il suo ultimo lavoro in versi, Indefinito canone, vede la luce nel novembre 2016 ancora per Matisklo Edizioni, nella doppia versione digitale e cartacea.
Redazione, Sanremo, riuscita la seconda “Giornata boiniana”, Riviera 24.it, 17 ottobre 2017
Le torri saracene fino a ieri
gli ossigeni splendenti in mare aperto
acquaioli e bruni contrabbandieri
sapevano decifrare i deserti.
Gli altri erano sempre gli altri l’esperto
di maree confidava che i filari
(Dio divenne poi un prezioso reperto)
sputassero un mosto da capogiri.
Il deserto è una notte che non basta
nominare e vedere da vicino
i profughi portano a spalla paesi
interi alcuni con aria entusiasta
raccolgono acqua e notte in un catino
riuscendo a sognare per mesi e mesi
Mi scapicollo per viuzze leggere
a rotta di sasso verso un altrove
in piena discesa fino alle nuove
viste che occultano il quieto terziere.
Scheletrici pilastri di un cantiere
mai avviato sfregiano il cielo fin dove
puoi toccarne il dolore. Per ben nove
lune ne ho custodito il forziere
anzi lunaire cercavo Malvine
in ogni sua minor costellazione
e nelle umide alcove e nel beffardo
balzello del sole sulle colline
nel tempo e nel suo mutar direzione
forse in tempo per squagliarne il ricordo
Mirko Servetti, da Terra bruciata di mezzo
Seguono collaborazioni con diversi importanti periodici di letteratura ed un assiduo rapporto con Logos, la rivista fondata nel 1982 da Zaninetti, dalla quale si allontanerà polemicamente qualche anno dopo.
Intorno alla metà degli anni Ottanta comincia anche la lunga ed ininterrotta corrispondenza con Giorgio Bárberi Squarotti, considerato mentore e preziosa guida, che esprime giudizio positivo su “Quasi sicuramente un’ombra”, secondo volume di versi apparso nel 1984 per l’editrice Forum/Quinta Generazione.
Nel frattempo lavora al poema “Canti tolemaici”, il cui primo volume, intitolato “Degli scherzosi proemî”, vedrà la luce nel 1989 per i tipi di Edizioni Tracce.
A quegli anni risale anche l’adesione alle antologie poetiche in tape “Paté de voix” (1982) curata e pubblicata da Offerta speciale, e “Baobab”, in collaborazione con il musicista ed amico Walter Ferrandi, che esce nel 1986 con Tam-Tam, la rivista del compianto Adriano Spatola. Queste esperienze, che inizialmente lo vedono scettico, suggellano però l’interesse per la “poesia sonora”, che si concretizzerà in anni più recenti con la partecipazione a numerosi reading, soprattutto in Liguria, amata terra natale.
“Canti tolemaici” suscita, intanto, il positivo interesse di molti poeti e uomini di pensiero italiani, quali Alessandro Raffi (con cui comincia una proficua amicizia), Paolo Ruffilli, Maria Grazia Lenisa, Antonio Spagnuolo e Giò Ferri, che firma la prefazione al primo volume. La seconda parte, “Le rifrazioni asimmetriche”, pubblicata da Bastogi Editore nel 1993, sarà prefata proprio da Maria Grazia Lenisa.
Nel 1997, sempre Bastogi stampa la raccolta di sonetti “L’amor fluido”, con prefazione di Bárberi Squarotti.
Si allargano e si intensificano i contatti con i migliori periodici letterari. Collabora col gruppo toscano di ricerche intermediali Eliogabalo alla realizzazione del cortometraggio sperimentale “Ciack… la prima!”, girato presso un centro psichiatrico e di cui cura la regia.
Nello stesso periodo entra in contatto con la rivista L’area di Broca, dando inizio ad una nutrita e amichevole corrispondenza con Mariella Bettarini.
Nel 2004, Edizioni del Leone pubblica “Quotidiane seduzioni”, volume di sonetti e canzoni di vario metro che, con qualche variazione, sarà raccolto, insieme ad una nuova versione de “L’amor fluido”, in “Canzoni di Cortese villania”, Puntoacapo Editrice, 2008.
Per Matisklo Edizioni ha pubblicato “Terra bruciata di mezzo” (2013).
Redazione, Mirko Servetti, Bibbia d'asfalto, 2013
Gremita spunta dal basso
la fratta, e una scaglia
brucia d’un subito
pelle e ricordi;
frangente che ci coglie
recenti e inattesi
finché gli astri,
dilungati all’orizzonte,
si fanno più albi
delle case qui attorno.
***
L’astrantia minor scotolata
nella pastoia cilestra,
le ciglia piene d’angustia
addizioni della spesa quale memento
lo schermo acceso
e dimenticato,
le mattonelle di mezzorilievo
a rammentare che sempre
e poi sempre saranno oltre me.
***
I cuscini da sprimacciare
poggiati in verticale
e là sotto l’adagiata marina
con il suo mugolio ovattato,
il corridoio che si fa campo
prospettiva da definire
nel rituale di luci imbrigliate
alla strettoia breve, quanto
un amore da smemorare.
***
Si frantuma l’aria
con gli avanzi di tavola
e i trascesi crepuscoli,
cattedrale da stupire
perché rovina monotona
e quieta …
…allora la toccavi
la vivevi all’aperto,
distante da queste pareti
e dalla meridiana
riflessa sul pavimento.
Tra i formulari arcani
navigavi sguardi privi di rotta
non immaginando quali effigi
avrebbero fatto ala al tuo ingresso.
***
Il risveglio permane incerto
e chi in maniche di camicia
inizia a rastrellare vuoti d’aria
chi per burla ridisegna
i profili delle colline rosicate
e brunite dalle vampe della notte.
***
Il salotto buono,
come usammo definire,
indifferente alla mia frequentazione
alla nostra stanchezza,
le mani prive di pudore
quando sfogliano parole
sospette in tempi sospetti;
quando colgono il mormorio
delle case azuleñas
di là dalla gran moschea
e affondano negli sguardi delle Urì,
goccia per goccia,
e nelle cortine arabescate
che si rattoppano con pazienza…
…misere strenne mai ricambiate
ché un Lare v’indugia
e vi s’attarda facendone asilo
per i suoi sberleffi,
le manopole del gas
perigliosamente schiuse
i bicchieri implosi
il rintrono del cuore tuo
rasente il mio silenzio.
***
Fanno per rincasare aprendo
quel che basta i portoni vecchi
e per gli anditi opachi
sfiatano un ‘sera malmostoso,
i periti di murature
e controsoffitti a piombo.
Filarono i margini
del fascismo d’allora
e combinavano stereometrie
battendo mansueti e inveleniti
le puntazze sui rialzi di lavagna,
uno zelo senza entusiasmo
nei cantoni dei traffici a cottimo.
Come ieri, alloggiano
sulle parabole esterne e mugugnano
con le sopracciglia aggrottate
i rimasugli di quel tempo
chetando alla spedita
i garzoni ficcanaso.
***
Quanti i nomi
più che le identità da attribuire
ai rimpianti e ai rimorsi
quando affiorò
come un’endiadi
di nomi propri
- il patronimico, che suona
al modo di colei che sola a me par donna,
lo taccio in questa sorta di frottola -
epigrafi da scolpire
per rinnovati poi
nella narcosi del rassicurante anonimato,
allorché una mano s’allenta
scorrendo distratta
fondigli d’eloquenza.
***
L’indifferenza forse,
quella che come un ricatto
succede all’angoscia,
fu sospesa nel vento
che spirava dal fontanile di mare;
eppure sembrava tenerci al sicuro.
Il gioco potrebbe farsi crudele,
complice l’odore litoraneo
che rimonta mischiato
agli scarichi degli autocarri.
Mi lascio disgregare alla foschia
scordando il mio peso,
serrato da un sorriso
in assenza di un fine.
***
Le vestigia del simposio
la complessione del tuo viso
agli scarsi lumi,
la frugalità un poco rapita
da un sorso di sventatezza;
inquietante è la regolarità
dei rendez-vous e dei convegni.
Il giorno seguita nell’indugio,
si proroga tra biancheria intima
e odori di poc’anzi
e il bricco del tè
tace sull’ebollizione,
e non ne sapremo più nulla.
Ma sarebbe stato il primo
dei doveri da assolvere,
dopo esserti rivestita
un po’ tremante d’agitazione
o per l’umidità esterna.
***
Le viste,
svaporando distese d’ebano,
levano pareti come apogei.
Brezze friabili
per pochi minuti
camuffate da metà ottobre
abbozzano rughe
sulla scollatura
e le mosche, qui accasate,
si fanno più arzille dopo la fremuta
buriana di pioggia…
…e mai scorderemo l’aspetto
della contrada prima del sisma
le balte d’affreschi
nelle navate tardomanieriste
l’ansare che ruppe
la silenziosità
tra le screpole del peristilio.
***
A chi renderemo le grazie
per la penombra di passaggio
che per attimi
sfida la viscosa indolenza,
dopo esserci gustati
con la calefazione a fil di pelle,
ricordando che le poesie
non hanno sapore…
…lo avevi già detto
in una rara intervista
secoli fa
lo ripeti ancora
sloggiando il sudore sotto la doccia.
Le rime evaporano
dalle maioliche
in contrasto con i baci
senza dubbio più bagnati,
ma ci sono poesie
che un qualche odore
lo indossano
magari non particolare;
sanno d’acrilico alcune
sono muschiate altre
e di circostanza, come tarsie
a lacerare le future memorie.
Esci dal box
come una musa piangente, ora,
ed io vorrei visitare
i prossimi versi
come città disabitate.
***
Poi le appetite gocce
non lavano le pupille
ma giustificano
la linea dell’orizzonte;
con l’indice segui i contorni
della Corsica
debolmente sorpresa
perché la luce dell’inverno
è remota miglia e miglia,
ma sono neppure le sei
e un convoglio di merci
sferraglia gemiti mai uditi:
avessimo afferrato l’ultima luna,
l’avessimo bevuta
per acquietare la sciarra
di salebrosi cristalli
che da giorni affligge
questa nostra terra…