sabato 13 dicembre 2014

Aiga ae corde

Uno scorcio di quella parte (oggi detta "Pigna") di Sanremo, che conserva ancora molti tratti dei tempi di Capitan Bresca

Dati certi e documentari sulla COLTURA DELLA PALMA in LIGURIA OCCIDENTALE partono dal Quattrocento, quando le FOGLIE DI PALMA per un verso risultavano ormai ben legate alle coreografie della contemporanea religiosità e per altro aspetto dai contatti commerciali con le COMUNITA' EBRAICHE, che parimenti delle PALME si servivano per le loro tradizioni religiose e cerimoniali (non è peraltro casuale che un grande scienziato del '600 come FRANCESCO REDI ci ha lasciato le sue poco note ma interessantissime OSSERVAZIONI SULLE PALME proprio in merito ad una curiosa e personalissima investigazione in lui suscitata dall'uso delle stesse in occasione della DOMENICA DELLE PALME).
Negli Statuti Comunali di Sanremo del 1435 (pp. 119-120 - capo 57) si legge una norma particolare, quella per cui chi intendeva comperare FOGLIE DI PALMA si obbligava all'acquisto di un identico valore di CEDRI (propriamente tot cireos quot palmas).
Data l'importanza di questa produzione (per tutto il Ponente ligustico), si curava di tutelarla in ogni modo.
Uno scorcio dai bastioni di Bordighera, in onore delle supposte origini locali di Capitan Bresca

Una riflessione particolare merita a riguardo delle PALME PAPALI l'episodio del CAPITANO MARITTIMO BENEDETTO BRESCA (di famiglia sanremese per molti, ma di origini bordigotte - cioé, di Bordighera - per altri studiosi), sposato con tale MARIA BARNABA nel 1595 e defunto in Sanremo nel 1603.
Dopo gli inutili tentativi di 4 predecessori, papa Sisto V si propose di far spostare in centro di piazza San Pietro il gigantesco OBELISCO EGIZIANO, eretto da Caligola entro il circo del Vaticano in memoria di Augusto e di Tiberio.
Per 300 metri, con dispendio di fatiche, l'architetto DOMENICO FONTANA riuscì nell'ardua impresa di far portare nella piazza il monumento (30 aprile-7 maggio 1586), che venne poi sollevato  con funi e carrucole.


Dato il difficile lavoro il Pontefice aveva imposto, pena la morte, il silenzio totale durante le operazioni: il Bresca però da buon marinaio, vedendo tendersi pericolosamente le funi fra le pulegge, osò esclamare nel silenzio "Aiga ae corde", cioè "bagnate le corde (per evitare che si spezzassero)".

Sisto V, visto che l'espediente salvò l'impresa impedendo una rovina, non solo evitò di mandare a fine le sue minacce, ma accordò in perpetuo al Bresca ed ai suoi discendenti l'onore di inviare ogni anno le palme per la Pasqua dalla terra di Liguria sin a Roma (tradizione interrotta da Papa Giovanni Paolo II a favore di addobbo del solo ulivo anche per un superiore rispetto della più antica tradizione liturgica cattolico-cristiana in merito alla ricorrenza del Mercoledì delle Ceneri; tradizione, tuttavia,  rispettata sinora con l'invio gratuito, a carico della comunità locale, di un certo quantitativo di palme lavorate - "parmureli", in dialetto - ).
Sulla fine della storia i dati certi mancano e in fondo si sono avanzati dubbi anche sull'episodio connesso al "salvataggio dell'Obelisco".

da Cultura-Barocca

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