mercoledì 21 ottobre 2020

Riflessioni di un eremita



“Perché è impossibile cambiare il mondo” me lo sono ritrovata tra le mani il 21 aprile, quando la mia vita da eremita, come quella di milioni di persone, a causa delle restrizioni per il corona virus, era già iniziata da due mesi. Le oltre ottocento pagine del libro, per me che viaggio spesso in treno e vanno bene i tascabili, in altri tempi mi avrebbero fatto desistere dal leggerlo; invece, forte dell’idea, letto il sottotitolo “Riflessioni di un eremita”, che calzasse a pennello con questi drammatici tempi, e della mia drasticità, che spesso mi fa mollare libri che la tirano troppo per le lunghe, mi sono messa comoda e ho cominciato a leggerlo subito. Dall’inizio fino alla fine si è rivelato essere ciò che deve essere un buon libro: un grande piacere. Lo stesso che provavo nell’ascoltare, ai tempi della scuola, le lezioni dei miei professori migliori: quelli che ti fanno sentire una fiaccola accesa e non un sacco pieno.

Approfittando del tempo vissuto da eremita per una settimana sul fiume Lys in Belgio, in una piccola barca costruita in Bangladesh, all’interno di un’iniziativa di solidarietà e cooperazione tra il nord e il sud del mondo, coordinato dal comune di Gent, Pietro Tartamella ha progettato questo libro, che, oltre il diario di quella settimana, contiene le sue riflessioni di eremita da un’intera vita. Perché questa è ed è sempre stata la sua condizione più profonda e, secondo lui, anche quella di ogni uomo. Forse è per questo motivo che ha titolato “E’ impossibile cambiare il mondo”, perché un mondo solo non esiste, essendo ogni uomo un mondo a sé. Sembra un titolo dettato dalla rassegnazione, invece, a mio avviso, è solo una provocazione, una sfida per smuovere ogni piccolo mondo a dei cambiamenti, per un utopico grande mondo governato non dagli uomini, ma dalle cose giuste, equilibrate, oneste, sensate, diligenti, ben fatte.  
 

In questo libro Pietro Tartamella  ha srotolato tutta la sua vita, dedicata in particolar  modo alla cultura e all’impegno civile, ed io, nel leggerlo, ho srotolato la mia, a mo’ di chiacchiera con un amico di cui ti fidi, ricordando persone e fatti importanti, che forse avrei dimenticato per sempre, e vedendo dentro di me cose che senza questo libro forse non avrei mai visto, tornando pari con la frase di Marcel Proust “Ogni lettore, quando legge, legge se stesso…”, che l’autore ha messo a pag. 21, sicuramente come buon auspicio.
 

Ho finito di leggere “Perché è impossibile cambiare il mondo” nel mese di agosto. Sì, lo ammetto, tra appunti e sottolineature, sono andata a rilento, ma come diceva un mio professore:
“Meglio un solo libro letto bene che cento male”.
Collocarlo in libreria è stato l’unico problema, perché di difficile classificazione; infatti, Pietro Tartamella si è rivelato essere romanziere, poeta, filosofo, pedagogo, sociologo, matematico...
Alla fine ho deciso di sistemarlo dove c’era più spazio. Il caso ha voluto che lo affiancassi a “Mahatma Gandhi” di William L. Shirer. Che splendida accoppiata!
 

Prima però ho cercato di risistemare gli angoli delle pagine con le “orecchie”. Una è rimasta prepotente a pag. 560 “l’orcio e il mestolo”, dove l’autore racconta, con un gesto semplice e banale che compiva nella barca, il senso dell’acqua, per avventurarsi in quello misterioso della vita.
 

Trascrivo di seguito il bellissimo haiku che chiude il suddetto paragrafo e ringrazio Pietro Tartamella per la sua bella compagnia [...]


mestolo d’acqua
l’orcio di terracotta
parla sommesso
 

Mariagrazia Dessi, Dolianova (CA), 17 ottobre 2020, Cascina Macondo