martedì 23 agosto 2022

Nell’estate del 1926 Luigi Campolonghi affrontava già sulla "France de Nice e du Sud-Est" il problema dell’immigrazione italiana


Il clima di sospetto nei confronti delle autorità italiane non fu però sopito dal riassestamento del Fascio e il 1926 segnò infatti l’inizio di una grave crisi diplomatica tra le due nazioni confinanti in merito alla questione coloniale. Oltre che dalla questione irredentista, infatti, la metà degli anni Venti fu segnata anche dalla crisi diplomatica tra Italia e Francia sul colonialismo. Com’è noto, infatti, secondo il trattato di Versailles Francia e Inghilterra avevano potuto beneficiare delle colonie dei Paesi vinti, non così l’Italia, che concorreva continuamente con l’imperialismo francese nell’Africa settentrionale, in Marocco, Siria, Tunisia - Tunisia dove peraltro erano presenti molti più italiani che francesi -. Il governo italiano rimproverava alla Francia di francesizzare gli italiani in Tunisia e di rifiutare loro gli stessi diritti dei cittadini francesi <53.
Anche l’opinione pubblica era coinvolta nelle diatribe che si consumavano all’interno della colonia italiana e che minacciavano sempre più direttamente l’ordine locale. Le redazioni dei giornali, con le loro diverse tendenze politiche, si occuparono di rendere note le impressioni degli abitanti della Costa Azzurra ma anche di influenzare e indirizzare gli orientamenti sociali e politici della popolazione nizzarda. Fu Albert Dubarry, direttore del quotidiano 'La France de Nice et du Sud-Est', a volersi rivolgere esplicitamente al pubblico transalpino riservandogli una pagina redatta in lingua italiana. Il giornale era nato all’inizio del 1926, in competizione con l’'Eclaireur de Nice' e con il 'Petit Niçois', conservatori, ed era di tendenza radicale, a differenza dei suoi due concorrenti. Dubarry decise di affidare la “Pagina Italiana” a Luigi Campolonghi, - figura ammirata e studiata a fondo dalla storiografia francese, come nella ricerca di Delpont <54 -, a cui era legato da profonda amicizia. Campolonghi aveva ormai una solida esperienza di giornalismo nel Sud della Francia ed era da poco tempo divenuto presidente della “Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo”, un’associazione molto stimata dagli ambienti radicali francesi, in cui essa era nata con il nome di “Ligue des Droits de l’Homme” <55.
La "Ligue des Droits de l’Homme" era stata fondata, ai tempi dell’affare Dreyfus, al fine di proteggere i proscritti rifugiati in Francia, salvaguardandoli dalle persecuzioni poliziesche e dalla vigilanza, facilitando loro l’acquisizione di documenti e regolarizzandone dunque la permanenza in territorio francese, agevolando il loro inserimento nella società di accoglienza. Nel dopoguerra, con l’affluire di vasti flussi immigratori di varie nazionalità, la Ligue necessitava di un sostegno per poter gestire l’assistenza alle migliaia di esuli che giungevano in Francia e cominciò così a delegare a poco a poco a sezioni nazionali il compito di occuparsi dell’aiuto ai propri compatrioti. Data l’imponenza dell’immigrazione italiana, gli ambienti radicali e massonici francesi, vicini alla Ligue, compresero l’urgenza di fondare un’organizzazione transalpina, e in particolare furono i fautori della “Lega internazionale dei diritti dell’uomo” a promuoverne la formazione. La sua direttrice, “Madame” Aline Ménard-Dorian, celebre per il suo spirito umanitario e democratico, apriva i salotti del suo hôtel particulier della rue de la Faisanderie, nei pressi del Trocadéro, accogliendo esuli illustri e sconosciuti al grande pubblico, tra cui, nei primi anni Venti, figuravano anche due uomini che sarebbero diventati proprio i fondatori della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo nel 1922: Luigi Campolonghi, inserito nel mondo politico della sinistra radicale e massonica francese, vicino a Edouard Herriot, Victor Basch, Léon Blum, e Alceste De Ambris, fiumano della fazione sindacalista rivoluzionaria, che aveva dedicato la vita alla lotta per i diritti umani. Si univa a loro un personaggio ancora defilato rispetto al panorama del fuoriuscitismo, Ubaldo Triaca, che abitava a Parigi dal 1911, ma altrettanto importante nel creare la struttura della Lega per la sua posizione di “venerabile” nella loggia massonica “Italia” affiliata alla “Grande Loge de France”, una rete da penetrare per potersi inserire nell’ambiente democratico della sinistra della Terza repubblica. È stato Eric Vial a studiare a fondo i rapporti dell’antifascismo con la Lidu e con i radicali francesi della Ligue, con la sua tesi di dottorato confluita poi in una pubblicazione fondamentale per la comprensione delle dinamiche dell’antifascismo democratico <56. Appoggiata dalla Ligue consorella di Victor Basch, la Lidu si strutturò sul modello francese, piramidalmente, con un presidente, Campolonghi, e un segretario, De Ambris, un comitato al vertice e sezioni locali, teoricamente apolitica, di fatto dominata dalla componente repubblicana e massonica, cosa che portò non di rado a scontri anche aperti con l’organizzazione comunista in esilio. Anche con gli anarchici il rapporto non fu sempre facile, dacché i libertari denunciavano l’appartenenza massonica dei dirigenti e le finalità controrivoluzionarie e conservatrici sul modello della Repubblica francese.
La Lidu ebbe grande pregnanza nel Sud-Ovest, dove risiedevano Campolonghi e De Ambris, che a Tolosa curavano la redazione del Mezzogiorno, mentre la sezione parigina fungeva piuttosto da comitato centrale; ma a poco a poco si sviluppò in tutto il Paese e in particolare ebbe un ruolo centrale nell’Est e nel Midi come organizzazione antifascista interpartitica in momenti di crisi per il movimento in esilio, facendo prova della sua efficacia, come nel caso dell’affare Garibaldi o del processo a Pertini <57.
Nelle mani di un intellettuale antifascista di tale levatura e di tale influenza politica come Campolonghi, la “Pagina Italiana” divenne in poco tempo uno spazio d’espressione per i fuoriusciti di tutta la Francia, in una fase particolarmente delicata in cui il regime gettava le basi del suo consolidamento attraverso l’emanazione delle leggi fascistissime e rilanciava con grande foga nei territori di confine la questione irredentista di Nizza e la Savoia; per di più nel dicembre del 1925 aveva da pochi mesi visto la luce "Il Pensiero Latino", contro cui si scagliava la feroce penna di Campolonghi e del figlio Leonida, che a differenza del padre, il quale si era installato con la moglie Ernesta nel Sud-Ovest e faceva viaggi sporadici in Costa Azzurra, viveva proprio a Nizza e si occupava di organizzare la propaganda sul territorio <58.
La “Pagina italiana” condusse una campagna offensiva contro il regime e le sue propaggini all’estero, il sistema di spionaggio e di provocatori messo in atto in Costa Azzurra e alla frontiera, svelando complotti, indiscrezioni, scorribande fasciste, destando anche preoccupazioni per l’ordine pubblico francese, dato il clima di tensione creato dalle accuse reciproche tra La France e il Pensiero Latino. L’“affare Garibaldi”, che coinvolse in uno scandalo di corruzione il colonnello Ricciotti Garibaldi, fece grande scalpore sull’opinione pubblica francese e sulla comunità antifascista, e le inchieste dei Campolonghi si infittirono sempre più, in particolare a Beausoleil, considerata roccaforte dei fascisti della Costa Azzurra <59.
[...] Al di là delle numerose tematiche politiche trattate dalla Pagina italiana, Campolonghi e i suoi coredattori si occupavano di dispensare consigli sulla vita del migrante, per agevolare l’inserimento e l’accettazione da parte della società francese, nel rispetto delle leggi del paese ospitante, nell’assiduità al lavoro, nell’attenersi alla legalità e alla documentazione richiesta per regolare il soggiorno.
Nell’estate del 1926 Luigi Campolonghi affrontava già sulla "France de Nice e du Sud-Est" il problema dell’immigrazione italiana e dello statuto degli immigrati, in relazione al sovrappopolamento italiano e alla necessità di manodopera francese, stante il problema del sovrappopolamento della Tunisia, non più in grado di assorbire il surplus demografico italiano, smontando quindi la tesi nazionalista delle colonie portata avanti dal regime. Ben prima del dibattito sullo “Statuto giuridico” della metà degli anni Trenta, Campolonghi abbozzava idee su una legislazione ben definita che tutelasse i diritti e definisse lo status dell’emigrato, affrontando anche il problema della doppia nazionalità <68.
Gastaut spiega che si chiedeva agli italiani di Francia sobrietà e buona condotta, evitando bagarre e scontri con i fascisti nella terra di accoglienza, così come era richiesto dalla legge francese, dunque di non farsi notare per le proprie inclinazioni politiche; ma al tempo stesso si cercava di suscitare sentimenti antifascisti, di diffondere la propaganda, di informare le masse immigrate su quel che accadeva in Italia sotto il regime, dimostrando di condurre una campagna contraddittoria che avrebbe poi condotto nel 1928 alle dimissioni di Campolonghi, quando gli fu chiaro che non sarebbe riuscito nella politicizzazione dell’immigrazione italiana di massa del Sud <69.
Dopo l’esperienza della "Pagina italiana", ci racconta Tombaccini, fu il "Corriere degli italiani" fondato da Giuseppe Borelli nel 1925 l’unico ed ultimo organo a rappresentare l’antifascismo sovrapartitico, anche se non eguagliò per impegno e qualità intellettuale la “Pagina” di Campolonghi. Edito a Parigi come quotidiano, il Corriere vedeva tra i suoi redattori anche Francesco Ciccotti, Mario Pistocchi, Oddino Morgari e nei primi tempi persino Gaetano Salvemini, ponendosi l’intento di editare ciò che in ltalia era stato interdetto dalla censura fascista.
Nel corso del 1926, mentre "La France de Nice" affrontava l’irredentismo e le incursioni della Milizia fascista, il Corriere accoglieva nella redazione due esuli fascisti, in rotta con il regime, pronti a svelare committenti ed esecutori materiali del delitto Matteotti: Cesare Rossi e Carlo Bazzi. Le autorità francesi temevano una reazione di Mussolini ma nella République la libertà di stampa proibiva la censura preventiva; il Corriere pubblicò alcune informazioni di troppo, che non furono gradite al duce. Nell’ottobre del 1926 ben quindici fuoriusciti furono privati della nazionalità italiana, un fatto eclatante che ebbe una grande risonanza internazionale: tra essi Gaetano Salvemini, Francesco Frola, Mario Pistocchi, Carlo Bazzi, Cesare Rossi, Alceste De Ambris, Ubaldo Triaca.
Finiva nel 1927 l’avventura del giornalismo inter- e sovrapartitico con il fallimento del Corriere, ma al tempo stesso si chiudeva un’epoca per il giornalismo in esilio che cominciava ad organizzarsi secondo linee partitiche che rivendicavano il proprio diritto a guidare la lotta politica. E ciò coincise con la conclusione dell’antifascismo esule della prima ora, dopo lo sventato complotto dell’affare Garibaldi, che fece prendere più consapevolezza alla comunità di fuoriusciti delle responsabilità e delle implicazioni diplomatiche che il loro agire poteva avere sulla scena internazionale <70.
[NOTE]
53. Cfr. Schor, Le fascisme italien dans les Alpes Maritimes, cit.
54. Hubert Delpont, Ernesta et Luigi Campolonghi: immigration italienne et antifascisme en Albret, Amis du vieux Nérac, Nérac 1991.
55. Sulla Ligue si vedano gli studi di Vial: Éric Vial, Lidu 23-34: une organisation antifasciste en exil. La Ligue Italienne des Droits de l’Homme, de sa fondation à la veille des fronts populaires, Lille 3: Anrt, 1987; Id., Une organisation antifasciste en exil, la Ligue italienne des droits de l’ homme, thèse de doctorat de l’Ecole des Hautes Etudes, sous la direction de Pierre Milza, Paris 1996; Id., La Ligue Francaise des Droits de l’Homme et la L.I.D.U., son homologue italienne, organisation d’exilés antifascistes dans l’entre-deux-guerres, in «Le Mouvement Social», 1998; Id., «La Ligue italienne des droits de l’Homme de 1938 à la Seconde Guerre mondiale», in Aa.Vv., Italiens et Espagnols en France. 1938-1946, Actes du colloque international, Paris, 28-29 novembre 1991, Ihtp, Paris 1991, pp. 493-501. Sulla figura di Luigi Campolonghi si veda ad esempio il suo importante scritto politico francese, pubblicato dalla Ligue: Luigi Campolonghi, Avec l’Italie? Oui ! Avec le Fascisme? Non!, Ligue des Droits de l’Homme, Paris 1932.
56. Vial, Une organisation antifasciste en exil, cit.
57. Cfr. Tombaccini, Storia dei fuoriusciti cit., pp. 15-19. Sulla Lidu Vial, Une organisation antifasciste en exil, cit.
58. Yvan Gastaut, La Pagina Italiana de “La France de Nice”, espace d’expression des fuorusciti (1926-1928), in «Cahiers de la Méditerannée» n. 52, 1996, pp. 173-182.
59. Gastaut, La Pagina Italiana cit.
68. Adam: 04M 1386: aôut 1926. Si parlerà più approfonditamente della campagna per lo Statuto Giuridico nel IV Capitolo.
69. Gastaut, La Pagina italiana cit.
70. Tombaccini, Storia dei fuoriusciti cit., pp. 33-43.
Emanuela Miniati, La Migrazione Antifascista dalla Liguria alla Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015