Scritta nel 1960 e subito messa in scena da Eduardo, "Il sindaco del rione Sanità" è dotata di un linguaggio simbolico e realistico al tempo stesso e rappresenta uno spaccato di realtà napoletana.
Portandola in scena, Eduardo dà vita al personaggio centrale dell’opera in modo superlativo, attraverso un’interpretazione calda e misurata, cosicché certi passaggi, pure se trattano una vicenda scabrosa, assumono il tono solenne, ma naturale, dell’antica tragedia e diventano pertanto elegia.
Molti registi e critici hanno creduto di rinvenire nell’opera il dramma di un capo camorra, che alla fine, come spesso succede nella realtà, viene ammazzato da un suo nemico. Questa interpretazione però è fuorviante, perché difficilmente Eduardo avrebbe portato sulla scena uno dei tanti fatti di criminalità organizzata che si leggono ogni giorno sui giornali.
E’ per questa ragione che non ci sentiamo di avallare la recente versione cinematografica del Sindaco del rione sanità, realizzata da Mario Martone, valente regista che abbiamo apprezzato in precedenti lavori; tantomeno possiamo condividere la recensione che ne ha fatto Andrea Pocosgnich, il quale scrive: "Martone sacrifica eleganza, speranza e leggerezza per calare la vicenda nell’inferno di una Gomorra contemporanea, operazione giustificata se serve ad avvicinare i giovani al teatro del più importante drammaturgo napoletano”.
Noi invece riteniamo che, per avvicinare i giovani al teatro, piuttosto che puntare sulle mode narrative del momento, gioverebbe riproporre le riprese degli spettacoli originali allestiti dallo stesso Eduardo e i video degli incontri da lui tenuti con gli studenti universitari e i ragazzi del Filangieri e Nisida, documenti quanto mai utili, istruttivi ed edificanti.
E’ comunque Renzo Tian che ha colto il significato profondo del testo originale de Il Sindaco del rione Sanità, rilevando che: “Don Antonio Barracano è qualcosa di assai diverso da quel capo camorra che all'inizio sembrerebbe che fosse: egli è un visionario che cerca di ristabilire nel mondo un ordine andato fuori sesto”.
Ed è lo stesso Eduardo a confermare la correttezza di questa interpretazione: “A Napoli videro erroneamente nel sindaco un capo camorra, tant'è vero che il pubblico si identificava con lui, lo scambiava per un mammasantissima e non lo voleva morto. Don Antonio Barracano non è un padrino, ma un uomo che ha vissuto sulla propria pelle l'ingiustizia e che, per amore della giustizia e sfiducia negli uomini, se la fa da sé”.
La commedia originale dunque non è la celebrazione del mondo delinquenziale e nemmeno la rappresentazione di un universo pericoloso e deviato, ma la desolata constatazione che certe anomalie della società nascono per l’assenza delle Istituzioni.
Portandola in scena, Eduardo dà vita al personaggio centrale dell’opera in modo superlativo, attraverso un’interpretazione calda e misurata, cosicché certi passaggi, pure se trattano una vicenda scabrosa, assumono il tono solenne, ma naturale, dell’antica tragedia e diventano pertanto elegia.
Molti registi e critici hanno creduto di rinvenire nell’opera il dramma di un capo camorra, che alla fine, come spesso succede nella realtà, viene ammazzato da un suo nemico. Questa interpretazione però è fuorviante, perché difficilmente Eduardo avrebbe portato sulla scena uno dei tanti fatti di criminalità organizzata che si leggono ogni giorno sui giornali.
E’ per questa ragione che non ci sentiamo di avallare la recente versione cinematografica del Sindaco del rione sanità, realizzata da Mario Martone, valente regista che abbiamo apprezzato in precedenti lavori; tantomeno possiamo condividere la recensione che ne ha fatto Andrea Pocosgnich, il quale scrive: "Martone sacrifica eleganza, speranza e leggerezza per calare la vicenda nell’inferno di una Gomorra contemporanea, operazione giustificata se serve ad avvicinare i giovani al teatro del più importante drammaturgo napoletano”.
Noi invece riteniamo che, per avvicinare i giovani al teatro, piuttosto che puntare sulle mode narrative del momento, gioverebbe riproporre le riprese degli spettacoli originali allestiti dallo stesso Eduardo e i video degli incontri da lui tenuti con gli studenti universitari e i ragazzi del Filangieri e Nisida, documenti quanto mai utili, istruttivi ed edificanti.
E’ comunque Renzo Tian che ha colto il significato profondo del testo originale de Il Sindaco del rione Sanità, rilevando che: “Don Antonio Barracano è qualcosa di assai diverso da quel capo camorra che all'inizio sembrerebbe che fosse: egli è un visionario che cerca di ristabilire nel mondo un ordine andato fuori sesto”.
Ed è lo stesso Eduardo a confermare la correttezza di questa interpretazione: “A Napoli videro erroneamente nel sindaco un capo camorra, tant'è vero che il pubblico si identificava con lui, lo scambiava per un mammasantissima e non lo voleva morto. Don Antonio Barracano non è un padrino, ma un uomo che ha vissuto sulla propria pelle l'ingiustizia e che, per amore della giustizia e sfiducia negli uomini, se la fa da sé”.
La commedia originale dunque non è la celebrazione del mondo delinquenziale e nemmeno la rappresentazione di un universo pericoloso e deviato, ma la desolata constatazione che certe anomalie della società nascono per l’assenza delle Istituzioni.
Antonio Magliulo, Eduardo De Filippo. Questioni Critiche, Youcanprint, 2018