mercoledì 2 dicembre 2020

La farina dei partigiani di Piero Purich e Andrej Marini


Racconto del «secolo breve» e di tre generazioni, La farina dei partigiani ha l’andamento di una tromba d’aria: comincia a ruotare in Bisiacaria - il territorio tra Trieste e il Friuli - per poi allargarsi all’Europa e al mondo intero.

Con il cuore che batte nella Resistenza e i piedi piantati nelle lotte sul lavoro, Piero Purich - storico e narratore - e Andrej Marini - discendente della dinastia operaia e antifascista Fontanot-Romano-Marini - ricostruiscono una vera e propria saga familiare e proletaria.

La storia, molte storie, vicissitudini di lavoratori comunisti a cavallo tra confini e culture, tra epoche ed epopee. Dai campi profughi austriaci durante la grande guerra all’emigrazione clandestina in America, dalle lotte nei cantieri navali di Monfalcone alla guerra partigiana in Italia e Slovenia, dall’idealistica partenza per «costruire il socialismo» in Jugoslavia alle amare delusioni nei confronti di Tito, dello stalinismo e del Partito comunista italiano, per arrivare al tardo Novecento, alle esperienze di Andrej a Panama, in Nigeria, in Libia e in Giordania.

Biografie incredibili ma vere, messe insieme col rigore di chi lavora sulle fonti e narrate con la penna del romanziere. Vite che incarnano il grande sogno della sinistra europea e mondiale. Vite di chi non si è mai arreso di fronte alle difficoltà e alle delusioni più cocenti. Vite all’insegna della libertà mosse da un ideale intramontabile: la fine dello sfruttamento.

«Corre su e giù per lo scalo, urla ai compagni, controlla i pezzi, fa ungere ancora qua e là le traversine dove gli sembra che l’attrito potrà creare problemi. Di tanto in tanto guarda su: un muro di venti metri di acciaio, altissimo. Ma ci è abituato. Ora l’importante è che tutto fili liscio. Sicuramente non per quegli sfruttatori dei Cosulich, per i dirigenti del cantiere o per gli ingegneri: su tutti i giornali hanno scritto che la nave è - assieme alla gemella varata l’anno prima - l’orgoglio della flotta. No, dei padroni non gliene frega niente: quella nave è l’orgoglio della classe operaia, di chi ci ha lavorato.»

Giap - Il blog di Wu Ming