L'odierna ossessione per un'autenticità fondata sul narcisismo dell'Io, la costante ricerca del nuovo e dell'inedito, la bulimia consumistica dell'usa e getta che pervade ogni ambito determinano, nei rapporti e nelle pratiche che caratterizzano la società contemporanea, una sempre più evidente e sintomatica scomparsa delle forme rituali.
Tuttavia, la struttura immutabile e ripetitiva, così come la teatralità dei gesti e l'attenzione riservata alla "bella apparenza", conferiscono ai riti un potere simbolico profondamente unificante.
Il silenzio, il raccoglimento, il senso di sacralità necessari allo svolgimento del rito fondano un legame tra il sé e l'Esterno, tra il sé e l'Altro.
I riti "oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo", creando una comunità anche senza comunicazione.
"Dinanzi all’illusione del ‘vivere intenso’ bisogna riflettere su un’altra modalità di vita, più intensa dell’incessante consumare e comunicare.
I riti creano una comunità della risonanza capace di armonia, di un ritmo comune: I riti creano assi di risonanza consolidati in chiave socioculturale, lungo i quali sono esperibili relazioni di risonanza verticale (verso gli dei, il cosmo, il tempo, l’eternità), orizzontale (nella società civile), e diagonale (in rapporto alle cose).
Senza risonanza si viene ributtati in se stessi, si viene isolati.
Il crescente narcisismo si oppone all’esperienza risonante".
Per infrangere questo cortocircuito, e all'interno di una più ampia critica delle patologie del contemporaneo, Byung-Chul Han propone un recupero del simbolismo dei riti come pratica "potenzialmente in grado di liberare la società dal suo narcisismo collettivo", riaprendola al senso di una vera connessione con l'Altro - e reincantando il mondo.
La necessità dei riti venne acutamente avvertita - nell'Era contemporanea - dalla Rivoluzione Francese, i cui promotori si resero presto conto che, abolite le festività religiose, risultava necessaria la individuazione di momenti di partecipazione collettiva i quali permettessero una crescita del sentimento di attaccamento alle nuove istituzioni, né scontato, né generalizzato, unitamente ad una presa di coscienza individuale.
Da cui seguirono l'instaurazione delle varie festività civili, successivamente riprese dai vari Stati, ed ancor oggi praticate - sebbene, specialmente in Italia, non si riesca tutt'ora a costruire un consenso generalizzato su di esse, espressione di una più generale incapacità ad elaborare una storia condivisa del nostro Paese, quanto meno con riferimento al XX Secolo.
Byung-Chul Han, nato a Seul nel 1959, già docente di Filosofia e Teoria dei Media presso la Staatliche Hochschule für Gastaltung di Karlsruhe, insegna ora Filosofia e Cultural Studies alla Universität der Künste di Berlino.
Eraldo Bigi