martedì 5 luglio 2022

L'Erba maga

Circaea alpina. Foto di Alfredo Moreschi

L'antico medico greco Dioscoride, uno dei padri della fitoiatria ed antesignano della ricerca botanica aveva descritto nelle sue opere un vegetale ritenuto dotato di poteri sovrannaturali, tanto che era stato dedicato alla mitica Maga Circe.
Si diceva persino fosse una fra le piante alle quali la fattucchiera ricorresse più frequentemente per la preparazione dei portentosi intrugli che l'avevano resa famosa.
Durante le sue il botanico fiammingo Mathias de Lobel credette di averla identificata in una specie erbacea abitatrice dei boschi umidi ed ombrosi, soprattutto ricchi di Ontani, e la denominò Circaea lutetiana.
Per la cronaca la specificazione fu scelta con l'intenzione di celebrare la località dove la pianta era stata identificata riesumando l'antico nome di Lutetia, assegnato dai romani a Parigi.
Alla base dello stelo, si possono notare delle piccole sfere dalla sommità leggermente rigonfiata; a primavera la protuberanza si sviluppa ulteriormente trasformandosi in gemma e susseguentemente spunta un nuovo individuo completamente autonomo.
Ambedue le nostre specie, per l'aspetto dei fiori biancastri o appena rosati paragonabile a quello di minuscole Fucsie e per la fama di erbe magiche, sono state introdotte nel giardinaggio da almeno tre secoli; vengono destinate alle zone più ombrose ed umide dove non mancano di diffondersi autonomamente.
Solo la Circaea lutetiana ha conosciuto qualche modesto utilizzo medico come risolutivo. Le due specie non presentano caratteri distintivi facilmente individuabili; ad un primo esame la Circaea alpina si distingue dalla lutetiana per la minore taglia, il racemo meno lineare all'inizio della fioritura con un paio di bratteole alla base dei peduncoli fiorali.
Bisogna precisare che in Italia il battesimo popolare di "Circea" è esteso anche alla Mandragora, una pianta assai discussa e legata, anch'essa, all'esoterismo ed ai riti satanici.
 

Un'altra pianta chiamata "Circea" in Italia è la Mandragora officinarum, ma non nasce in Liguria

La  Mandragora officinarum non è mai stata individuata in Liguria, ma è presente con due specie, una nel Nord d'Italia e l'altra nel Meridione. Questa inquietante Solanacea era chiamata dai Greci "Kirkaia" ed il fatto che il suo nome sia stato assegnato dai sistematici ad un gruppo di piante del tutto differenti è un arbitrio del quale si è preso atto senza cercare ulteriori spiegazioni. Restando alla Mandragora, questa ha un passato legato a riti e superstizioni come il commercio delle sue radici antropomorfe ritenute potenti amuleti.
Le Circaea sono in tutto cinque, diffuse in tutto l'emisfero boreale.
In Italia ed in Liguria ne nascono due più un ibrido sterile presente in genere frammisto alle specie originarie (Circaea intermedia). Rappresentano la Famiglia delle Onagracee, assieme agli Epilobium, ma rispetto a  questi ultimi, l'"Erba maga" non affida all'aria la diffusione dei suoi semi, preferendo cospargerli di minuscoli aculei ricurvi con i quali si attaccano al vello degli animali per essere trasferiti altrove.
Sembra sia stata questa modalità biologica, peraltro abbastanza diffusa nel mondo vegetale, ad aver originato l'antico sospetto di un legame con la Maga omerica, figlia di Apollo.
Infatti, il modo con il quale i semi sembrano impadronirsi di un passante, aderendo solidamente alle sue vesti, fu letto come l'equivalente del proverbiale possesso dovuto ad un incantesimo.
I tipici caratteri  morfologici delle Onagracee, sono quelli di avere i petali inseriti direttamente sulla parte superiore dell’ovario, dando l'impressione, a prima vista, di un frutto già maturo sul quale sia stato dimenticato un fiore aperto. Come negli Epilobium viene evitata l'autofecondazione, attuando la maturazione del polline con largo anticipo rispetto al momento della massima ricettività dello stimma. Gli insetti pronubi sono piccoli moscerini o mosche attratti dagli umori, peraltro poco abbondanti a causa del tessuto nettarifero piuttosto rudimentale. L'ovario è ricoperto da numerose setole destinate ad indurirsi con la maturazione trasformandosi in aculei.
 

Circaea alpina. Foto di Alfredo Moreschi

Circaea alpina: il frutto a forma di clava. Foto di Alfredo Moreschi

- Circaea alpina L. (VI- VII. Nasce nelle zone umide ed acide del sottobosco dai 500 sino ai 2100m). Ha un piccolo rizoma orizzontale biancastro, fusto esile ed eretto quasi sempre a base arrossata, alto sino a 20cm. Le foglie picciolate sono cuoriformi appuntite con il bordo dentellato. I fiori appena rosati, alla fioritura, formano un racemo  breve a corimbo, hanno ovario infero, calice (peloso) e corolla a due divisioni alternate con altrettanti stami; ogni petalo è bilobo. Il frutto porta un solo seme aculeato.
 

Circaea lutetiana. Foto di Alfredo Moreschi

- Circaea lutetiana L.  (VI- VII. Nasce nelle zone umide del sottobosco sino ai 1500m). Ha una radice strisciante protetta da squame, un fusto esile ed ascendente, pubescente  verso la sommità, alto sino a 40cm. Le foglie picciolate ed opposte sono cuoriformi a base troncata, con il bordo dentato. I fiori rosati, formano un racemo  allungato, con peduncoli patenti ed hanno ovario infero, calice e corolla a due divisioni con altrettanti stami; ogni petalo cuoriforme è profondamente diviso in due lobi. Il frutto a forma di clava, porta due semi ed è ricoperto di minuscoli aculei.
Come raccoglierle e coltivarle.
Nei nostri boschi di latifoglie accanto alle piante adulte nascono le nuove generazioni di Circaea, a volte molto fitte. Non si crea nocumento al patrimonio se si diradano prelevando gli stoloni di alcuni esemplari. Si coltivano abbastanza facilmente nel giardino insediandole su una terra da orto fertile e leggera, piantandole in località umide sotto alberi o arbusti.
E' possibile moltiplicarle agevolmente per seme o per divisione dei ceppi. 

Alfredo Moreschi