Oggi, grazie ad un risvegliato interesse nei confronti della letteratura d’emigrazione e delle nostre origini, possiamo renderci conto di quanto le conseguenze del movimento migratorio italiano siano ancora attive, soprattutto in un paese dove la matrice culturale italiana è profondamente significativa, come in Argentina. In particolare nei paesi americani siamo di fronte ad un processo che per dirla con termini dello storico francese, Fernand Braudel, è di lunga durata. <10 Infatti nonostante il flusso migratorio italiano si sia chiuso, continua a produrre avvenimenti di carattere sociale e culturale nel presente, proprio a partire dalla proprietà transitiva che abbiamo attribuito alla migrazione.
[...] La presenza dell’immigrato italiano è visibile sin dalle origini della narrativa, del teatro e del tango argentino, cioè di quelle manifestazioni culturali che inseriscono il paese nella modernità. Nel panorama letterario argentino il personaggio dell’immigrato italiano inizia a prendere forma in uno dei personaggi stereotipati del teatro di Buenos Aires, “il senso della nazionalità si costruisce, dunque, in opposizione allo straniero, mediante il racconto della vigliaccheria, della disonestà, della cattiveria che lo caratterizzano e, in seguito, mediante l’uso di una lingua castigliana deformata e storpiata” <13, che cambia di connotazione fino alla trasformazione dell’italiano nel personaggio che parla cocoliche (castigliano maccheronico parlato dagli italiani rozzi). Il teatro come diretta manifestazione delle dinamiche, dei disagi, e delle novità sociali ci mostra nelle sue trame come l’immagine negativa dell’italiano sia superata con la sua integrazione nella società e nella cultura argentina e con il superamento del tradizionale modello economico rurale. L’immigrante italiano rappresenta nella letteratura e nella saggistica approssimativamente fino al 1930, la novità umana e sociale che la nuova situazione ha generato; fino al momento in cui diviene parte integrante del tessuto sociale, individuato e assorbito nei tratti e nei comportamenti. L’Argentina si può quindi definire per gli italiani una seconda patria. Numerosissime erano le famiglie di umili origini che arrivavano nella zona della Pampa Gringa. Venivano loro concesse una o due quadre di terreno che sarebbero dovute essere sufficienti alla loro sussistenza e intanto avrebbero dovuto raccogliere velocemente l’esperienza necessaria e indispensabile per lavorare il terreno su ampia scala. Nel frattempo i nuovi arrivati avrebbero potuto familiarizzare con il paese, cercarsi un lavoro e quindi uno stipendio ed apprendere gli usi e costumi del luogo, abituarsi al clima e imparare la lingua. Non erano stati costruiti luoghi in cui i migranti potessero alloggiare, né pozzi né condotti per gli animali. Non erano state prese misure per garantire l’ordine pubblico e nemmeno per quanto riguardasse l’insegnamento del lavoro, non vi erano ospedali. Ci si comportò come se i coloni fossero uomini già ben accomodati, con esperienza sul campo e capaci di organizzarsi e dirigersi da sé. Per questo per numerosi anni gli immigrati sono stati costretti a lottare e convivere con la miseria. Se con gli anni la colonia di Esperanza, prima colonia della provincia di Santa Fe, ha saputo risollevarsi dalla povertà e crescere con equilibrio non fu certo merito delle autorità del luogo. <14 Diversi sono i modi in cui l’immigrazione italiana incide nella zona della Pampa Gringa, soprattutto per il carattere alluvionale della sua configurazione. Il nome identificativo di “gringo”, vocabolo che veniva utilizzato in America per designare lo straniero che parla un’altra lingua e che è allo stesso tempo in contatto con la popolazione locale <15, viene infatti attribuito all’immigrato europeo o all’abitante di origine italica in generale. Perciò è inevitabile che la presenza italiana abbia avuto una grande incidenza in diverse aree della cultura, architettura, letteratura, scienza e arte locale. Seppure ci fu una diffusione capillare in tutte le provincie del processo immigratorio in Argentina, la zona della Pampa Gringa sperimentò un fenomeno particolare di colonizzazione a partire dal 1856 con la fondazione della città di Esperanza. Gli italiani costituirono una forza alluvionale con una decisa determinazione identitaria che, in interazione con l’etnia creola e aborigena, diede vita ad un’esperienza inedita di fusione e di sincretismo culturale. L’italiano arrivò accompagnato da politiche provinciali di distribuzione della terra che propiziarono la fondazione di colonie agricole. La matrice italiana si indaga quindi in interazione con la matrice nativa per analizzare il ruolo giocato nella configurazione di un campo intellettuale di marcata valenza identitaria, accettando quindi la fatalità italica che già Borges riconosceva nell’essere argentino e nell’affermare che siamo “europei in esilio”. <16 Questo lavoro di ricerca, analizzando un autore discendente dei primi fondatori della colonia di Esperanza, quale è Gastón Gori, pretende quindi di mettere in rilievo il patrimonio letterario locale della Pampa Gringa, e soprattutto recuperare un aspetto dell’identità dei santafesini da un lato e degli italiani dall’altro, mai stato analizzato in profondità, che è quello che mette in relazione le produzioni nell’ambito intellettuale di Santa Fe con la matrice culturale italiana. È infatti anche nell’impronta della produzione letteraria attuale che possiamo leggere i processi che hanno portato alla formazione dell’identità culturale nella Pampa dei gruppi emigranti dall’Italia.
[...] “Siamo di fronte ad un nuovo interesse per non dire ad una rivalutazione della regione sia nella sua dimensione letteraria e sociale sia delle radici regionali dei nostri esodi migratori”, dice ancora Blengino sulla rivista Oltreoceano dell’Università di Udine.
Questo nuovo interesse viene da uno sguardo che finalmente riesce a scrutare alle sue spalle, verso il passato migratorio che ci appartiene e quindi verso i paesi di approdo della nostra migrazione. Essendo, come già detto, il processo migratorio un avvenimento di lunga durata, nei paesi che ricevettero la migrazione si continuano a costruire avvenimenti sociali, e di conseguenza anche a livello letterario si affrontano temi che trattano dei padri e dei nonni migranti, arrivando quindi a una rivalutazione del processo migratorio in tutte le accezioni che comporta. Tuttavia il fenomeno migratorio con gli anni è cresciuto di valore. Si apprezza il lavoro, si indaga la storia, si rispetta il contributo dei padri e dei nonni emigranti in quanto individui singoli e di conseguenza si valorizza l’immigrazione e la regione, la quale, per ciò che riguarda l’Italia, è la mediazione obbligata fra individuo e nazione. <19
La prima colonia agricola che si formò nella provincia di Santa Fe, e quindi nella zona della Pampa Gringa fu Esperanza, fondata nel 1856. <20 Gastón Gori parla di come si relazionavano in questa zona le popolazioni autoctone, il gringo e il creolo, nel saggio El indio, el criollo, el gringo en las colonias del Oeste Santafesino, con un punto di vista piuttosto oggettivo, seppur nella seconda metà del XX secolo sarebbe stato impossibile uscire dal canone (che ancor oggi contamina la letteratura e non solo), che contrappone il concetto di barbarie, associato all’erroneamente cosiddetto “indio”, a quello di civilizzazione, che è ovviamente portata dall’uomo occidentale. <21 Grazie ad un fascicolo del “Bollettino di Studi Etnografici e Coloniali di Santa Fe” scritto da Gori stesso, siamo oggi a conoscenza che era diffuso un comportamento estremamente violento e sanguinario nei confronti dell’etnia denominata, in modo sbagliato, ‘india’ rifacendosi alle errate credenze di Colombo, ossia l’etnia autoctona del luogo, perseguitata dal governo, per questo successivamente si utilizzeranno i termini “indigeni”, “aborigeni” o “popolazioni autoctone”.
[...] Nel 1862 infatti il governo santafesino iniziò ad affidare titoli di proprietà della terra alle famiglie che le lavoravano, senza preoccuparsi della loro nazionalità, affinché gli immigrati ne diventassero proprietari. Perciò lo spazio della Pampa finì per popolarsi interamente di “gringos”. <22 Il gringo fu il padrone della terra e anche colui che cambiò l’aspetto del paesaggio, l’etnografia e le relazioni sociali nelle campagne, fino a che influenzò la politica del paese assumendo ruoli importanti. <23 Alla fine del XIX secolo, il censo documenta che nel 1887 gli italiani costituivano il 70% degli immigrati presenti a Santa Fe, “El impacto generado por los inmigrantes no sólo trastocó las bases económicas de la provincia, sino que también modificó radicalmente las estructuras sociales, demográficas y culturales. Este marco de transformaciones dio origen... a la Pampa Gringa”. <24 Non si può infatti negare che l’Argentina attuale abbia trovato il suo sviluppo grazie al lavoro e alla fantasia di coloro che sono arrivati con le navi e con il desiderio di inventare il loro futuro. Essi sono riusciti a trasformare aride zone rurali in piccole oasi di fertilità, questa è la realtà che testimoniano le numerose colonie nella provincia di Santa Fe. La regione del Litorale infatti, che confina con il Paranà, il fiume Salado, e le provincie di Cordoba e Buenos Aires si converte nella zona più produttiva del paese, ossia la Pampa Gringa. Anche se una grande quantità di persone, non trovando l’opportunità della concessione di terre da coltivare, si diressero verso città più moderne, che offrivano maggiori opportunità di lavoro. La situazione dei migranti è stata dura e difficile, ma d’altra parte, soprattutto nelle loro lettere, fu possibile captare il senso del nuovo inizio nel formare parte dell’essenza più intima dei “nuovi argentini”. Gli italiani insieme agli spagnoli, i “gringos”, i “tanos” o i “papolitanos”, come vengono derisi nel Martin Fierro, costituiscono il gruppo più numeroso di migranti che affondarono le loro radici in Argentina. <25 Per questo l’italiano va ad incarnare il personaggio-simbolo nella produzione culturale della trasformazione del paese, nel teatro come nella letteratura: Vanni Blengino commenta “i suoi itinerari - dell’italiano - nell’immaginario argentino attraversano tutti i sentieri, da quelli più impervi del rifiuto a quelli più generosi dell’esaltazione del lavoro migratorio, fino a un atteggiamento cauto ed equilibrato nei suoi confronti”. <26 Un’integrazione che oscilla tra considerazioni favorevoli e denigratorie, a seconda della situazione socio-politica del momento, che vede popolazioni autoctone e nuovi arrivati uniti molte volte in un’esistenza di miseria e di alienazione a causa di drammatiche e inaspettate esperienze di vita. Questo fu il processo che si venne attuando anche nella zona della Pampa Gringa, dove si arrivò alla creazione di zone etniche nazionali e culturali ogni volta più coscienti di se stesse, affermandosi quindi nei loro caratteri distintivi e nella loro integrità rispetto alla loro cultura originaria e a quella del luogo, creandone una nuova che è anche frutto di queste due. I migranti di seconda e terza generazione sono coloro che interiorizzarono la coscienza e l’orgoglio d’appartenere a una nuova nazione, ormai padroni della lingua e delle dinamiche sociali del territorio. La nostalgia della vecchia terra non impedisce quindi la fiducia e la dedizione totale alla ‘nuova’ nazione, che si va radicando sempre più nel cuore degli immigrati desiderosi da una parte di mantener vive le loro tradizioni italiane e dall’altra disposti ad accettare altri usi e costumi che nascono e si consolidano nell’incontro con popolazioni differenti. <27
[NOTE]
10 Longue durée, in italiano "Lunga durata" è un termine utilizzato dalla scuola francese degli storici delle Annales per designare il loro approccio allo studio della storia, che dà la priorità alle strutture storiche di lunga durata più che agli eventi. Tale approccio introduce il metodo sociale scientifico nella storia. Pionieri di quest'approccio furono Marc Bloch e Lucien Febvre nella prima metà del XX secolo. L'approccio fu portato avanti da Fernand Braudel nella seconda parte del secolo.
13 Regazzoni, Susanna - ‘Riflessioni sulla presenza italiana nella letteratura argentina’, rivista Oltreoceano, Vol I 2007, p. 106
14 William Perkins - Las Colonias de Santa Fé. Su orígen, progreso y actual situacion, El Ferro-Carril, Rosario, 1864, p. 18
15 Adriana Crolla - Literatura, localidad, identidad: reconfiguraciones de las matrices italianas en la cultura y la literatura argentina. En Anais de Literatura e Territorialidade, Brasil, SINEL, URI, Frederico Wesphalen, 2011.
16 Jorge Luis Borges - El idioma de los Argentinos, Seix Barral Biblioteca Breve, 1928.
19 Vanni Blengino - Alle spalle della Nazione Italia, Rivista Oltreoceano, 2007.
20 Gastón Gori - El indio, el criollo, el gringo en las colonias del Oeste Santafesino, Tirada aparte del “Boletín del Departamento de Estudios Etnográicos y Coloniales de Santa FE (Rep. Argentina)”, Santa FE, 1947.
21 Cfr. Ana Copes e Guillermo A. Canteros - Variación y fuga: promesas de integración en América Latina en “La enseñanza europea por la integración latinoamericana”, Ediciones UNL, Santa Fe Capital, 2012, pp. 13-29.
22 Valeria Ansò - Tesina de Licenciatura , Recorridos migratorios: la Pampa Gringa, entre Italia y Santa Fe. La figura de Gastón Gori, Santa Fe, 2016.
23 Gaston Gori – El indio, el criollo, el gringo en las colonias del Oeste Santafesino, Tirada aparte del “Boletín del Departamento de Estudios Etnográicos y Coloniales de Santa FE (Rep. Argentina)”, Santa FE, 1947, p.12.
24 Adriana Crolla - Altrocché! Italia y Santa Fe en diálogo. Historia, ciencia, cultura y voeces poéticas de la Pampa Gringa. Santa Fe. Ediciones UNL, 2014, p. 55
25 Silvana Serafin - La literatura migrante en la formación de la conciencia nacional argentina, RiMe, n. 6, giugno 2011, p. 173
26 Vanni Blengino - “Rileggere l’emigrazione italiana nell’era delle immigrazioni”, in Mario Sartor (a cura di), Nazioni e identità plurime, Studi Latinoamericani/Estudios latinoamericanos, n. 02, 2006, p. 20.
27 Silvana Serafin - La literatura migrante en la formación de la conciencia nacional argentina, RiMe, n. 6, giugno 2011, p. 175.
Samantha Nisi, Letteratura d’immigrazione italiana in Argentina. La Pampa Gringa di Gastón Gori, Tesi di Laurea, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Anno Accademico 2015/16
[...] La presenza dell’immigrato italiano è visibile sin dalle origini della narrativa, del teatro e del tango argentino, cioè di quelle manifestazioni culturali che inseriscono il paese nella modernità. Nel panorama letterario argentino il personaggio dell’immigrato italiano inizia a prendere forma in uno dei personaggi stereotipati del teatro di Buenos Aires, “il senso della nazionalità si costruisce, dunque, in opposizione allo straniero, mediante il racconto della vigliaccheria, della disonestà, della cattiveria che lo caratterizzano e, in seguito, mediante l’uso di una lingua castigliana deformata e storpiata” <13, che cambia di connotazione fino alla trasformazione dell’italiano nel personaggio che parla cocoliche (castigliano maccheronico parlato dagli italiani rozzi). Il teatro come diretta manifestazione delle dinamiche, dei disagi, e delle novità sociali ci mostra nelle sue trame come l’immagine negativa dell’italiano sia superata con la sua integrazione nella società e nella cultura argentina e con il superamento del tradizionale modello economico rurale. L’immigrante italiano rappresenta nella letteratura e nella saggistica approssimativamente fino al 1930, la novità umana e sociale che la nuova situazione ha generato; fino al momento in cui diviene parte integrante del tessuto sociale, individuato e assorbito nei tratti e nei comportamenti. L’Argentina si può quindi definire per gli italiani una seconda patria. Numerosissime erano le famiglie di umili origini che arrivavano nella zona della Pampa Gringa. Venivano loro concesse una o due quadre di terreno che sarebbero dovute essere sufficienti alla loro sussistenza e intanto avrebbero dovuto raccogliere velocemente l’esperienza necessaria e indispensabile per lavorare il terreno su ampia scala. Nel frattempo i nuovi arrivati avrebbero potuto familiarizzare con il paese, cercarsi un lavoro e quindi uno stipendio ed apprendere gli usi e costumi del luogo, abituarsi al clima e imparare la lingua. Non erano stati costruiti luoghi in cui i migranti potessero alloggiare, né pozzi né condotti per gli animali. Non erano state prese misure per garantire l’ordine pubblico e nemmeno per quanto riguardasse l’insegnamento del lavoro, non vi erano ospedali. Ci si comportò come se i coloni fossero uomini già ben accomodati, con esperienza sul campo e capaci di organizzarsi e dirigersi da sé. Per questo per numerosi anni gli immigrati sono stati costretti a lottare e convivere con la miseria. Se con gli anni la colonia di Esperanza, prima colonia della provincia di Santa Fe, ha saputo risollevarsi dalla povertà e crescere con equilibrio non fu certo merito delle autorità del luogo. <14 Diversi sono i modi in cui l’immigrazione italiana incide nella zona della Pampa Gringa, soprattutto per il carattere alluvionale della sua configurazione. Il nome identificativo di “gringo”, vocabolo che veniva utilizzato in America per designare lo straniero che parla un’altra lingua e che è allo stesso tempo in contatto con la popolazione locale <15, viene infatti attribuito all’immigrato europeo o all’abitante di origine italica in generale. Perciò è inevitabile che la presenza italiana abbia avuto una grande incidenza in diverse aree della cultura, architettura, letteratura, scienza e arte locale. Seppure ci fu una diffusione capillare in tutte le provincie del processo immigratorio in Argentina, la zona della Pampa Gringa sperimentò un fenomeno particolare di colonizzazione a partire dal 1856 con la fondazione della città di Esperanza. Gli italiani costituirono una forza alluvionale con una decisa determinazione identitaria che, in interazione con l’etnia creola e aborigena, diede vita ad un’esperienza inedita di fusione e di sincretismo culturale. L’italiano arrivò accompagnato da politiche provinciali di distribuzione della terra che propiziarono la fondazione di colonie agricole. La matrice italiana si indaga quindi in interazione con la matrice nativa per analizzare il ruolo giocato nella configurazione di un campo intellettuale di marcata valenza identitaria, accettando quindi la fatalità italica che già Borges riconosceva nell’essere argentino e nell’affermare che siamo “europei in esilio”. <16 Questo lavoro di ricerca, analizzando un autore discendente dei primi fondatori della colonia di Esperanza, quale è Gastón Gori, pretende quindi di mettere in rilievo il patrimonio letterario locale della Pampa Gringa, e soprattutto recuperare un aspetto dell’identità dei santafesini da un lato e degli italiani dall’altro, mai stato analizzato in profondità, che è quello che mette in relazione le produzioni nell’ambito intellettuale di Santa Fe con la matrice culturale italiana. È infatti anche nell’impronta della produzione letteraria attuale che possiamo leggere i processi che hanno portato alla formazione dell’identità culturale nella Pampa dei gruppi emigranti dall’Italia.
[...] “Siamo di fronte ad un nuovo interesse per non dire ad una rivalutazione della regione sia nella sua dimensione letteraria e sociale sia delle radici regionali dei nostri esodi migratori”, dice ancora Blengino sulla rivista Oltreoceano dell’Università di Udine.
Questo nuovo interesse viene da uno sguardo che finalmente riesce a scrutare alle sue spalle, verso il passato migratorio che ci appartiene e quindi verso i paesi di approdo della nostra migrazione. Essendo, come già detto, il processo migratorio un avvenimento di lunga durata, nei paesi che ricevettero la migrazione si continuano a costruire avvenimenti sociali, e di conseguenza anche a livello letterario si affrontano temi che trattano dei padri e dei nonni migranti, arrivando quindi a una rivalutazione del processo migratorio in tutte le accezioni che comporta. Tuttavia il fenomeno migratorio con gli anni è cresciuto di valore. Si apprezza il lavoro, si indaga la storia, si rispetta il contributo dei padri e dei nonni emigranti in quanto individui singoli e di conseguenza si valorizza l’immigrazione e la regione, la quale, per ciò che riguarda l’Italia, è la mediazione obbligata fra individuo e nazione. <19
La prima colonia agricola che si formò nella provincia di Santa Fe, e quindi nella zona della Pampa Gringa fu Esperanza, fondata nel 1856. <20 Gastón Gori parla di come si relazionavano in questa zona le popolazioni autoctone, il gringo e il creolo, nel saggio El indio, el criollo, el gringo en las colonias del Oeste Santafesino, con un punto di vista piuttosto oggettivo, seppur nella seconda metà del XX secolo sarebbe stato impossibile uscire dal canone (che ancor oggi contamina la letteratura e non solo), che contrappone il concetto di barbarie, associato all’erroneamente cosiddetto “indio”, a quello di civilizzazione, che è ovviamente portata dall’uomo occidentale. <21 Grazie ad un fascicolo del “Bollettino di Studi Etnografici e Coloniali di Santa Fe” scritto da Gori stesso, siamo oggi a conoscenza che era diffuso un comportamento estremamente violento e sanguinario nei confronti dell’etnia denominata, in modo sbagliato, ‘india’ rifacendosi alle errate credenze di Colombo, ossia l’etnia autoctona del luogo, perseguitata dal governo, per questo successivamente si utilizzeranno i termini “indigeni”, “aborigeni” o “popolazioni autoctone”.
[...] Nel 1862 infatti il governo santafesino iniziò ad affidare titoli di proprietà della terra alle famiglie che le lavoravano, senza preoccuparsi della loro nazionalità, affinché gli immigrati ne diventassero proprietari. Perciò lo spazio della Pampa finì per popolarsi interamente di “gringos”. <22 Il gringo fu il padrone della terra e anche colui che cambiò l’aspetto del paesaggio, l’etnografia e le relazioni sociali nelle campagne, fino a che influenzò la politica del paese assumendo ruoli importanti. <23 Alla fine del XIX secolo, il censo documenta che nel 1887 gli italiani costituivano il 70% degli immigrati presenti a Santa Fe, “El impacto generado por los inmigrantes no sólo trastocó las bases económicas de la provincia, sino que también modificó radicalmente las estructuras sociales, demográficas y culturales. Este marco de transformaciones dio origen... a la Pampa Gringa”. <24 Non si può infatti negare che l’Argentina attuale abbia trovato il suo sviluppo grazie al lavoro e alla fantasia di coloro che sono arrivati con le navi e con il desiderio di inventare il loro futuro. Essi sono riusciti a trasformare aride zone rurali in piccole oasi di fertilità, questa è la realtà che testimoniano le numerose colonie nella provincia di Santa Fe. La regione del Litorale infatti, che confina con il Paranà, il fiume Salado, e le provincie di Cordoba e Buenos Aires si converte nella zona più produttiva del paese, ossia la Pampa Gringa. Anche se una grande quantità di persone, non trovando l’opportunità della concessione di terre da coltivare, si diressero verso città più moderne, che offrivano maggiori opportunità di lavoro. La situazione dei migranti è stata dura e difficile, ma d’altra parte, soprattutto nelle loro lettere, fu possibile captare il senso del nuovo inizio nel formare parte dell’essenza più intima dei “nuovi argentini”. Gli italiani insieme agli spagnoli, i “gringos”, i “tanos” o i “papolitanos”, come vengono derisi nel Martin Fierro, costituiscono il gruppo più numeroso di migranti che affondarono le loro radici in Argentina. <25 Per questo l’italiano va ad incarnare il personaggio-simbolo nella produzione culturale della trasformazione del paese, nel teatro come nella letteratura: Vanni Blengino commenta “i suoi itinerari - dell’italiano - nell’immaginario argentino attraversano tutti i sentieri, da quelli più impervi del rifiuto a quelli più generosi dell’esaltazione del lavoro migratorio, fino a un atteggiamento cauto ed equilibrato nei suoi confronti”. <26 Un’integrazione che oscilla tra considerazioni favorevoli e denigratorie, a seconda della situazione socio-politica del momento, che vede popolazioni autoctone e nuovi arrivati uniti molte volte in un’esistenza di miseria e di alienazione a causa di drammatiche e inaspettate esperienze di vita. Questo fu il processo che si venne attuando anche nella zona della Pampa Gringa, dove si arrivò alla creazione di zone etniche nazionali e culturali ogni volta più coscienti di se stesse, affermandosi quindi nei loro caratteri distintivi e nella loro integrità rispetto alla loro cultura originaria e a quella del luogo, creandone una nuova che è anche frutto di queste due. I migranti di seconda e terza generazione sono coloro che interiorizzarono la coscienza e l’orgoglio d’appartenere a una nuova nazione, ormai padroni della lingua e delle dinamiche sociali del territorio. La nostalgia della vecchia terra non impedisce quindi la fiducia e la dedizione totale alla ‘nuova’ nazione, che si va radicando sempre più nel cuore degli immigrati desiderosi da una parte di mantener vive le loro tradizioni italiane e dall’altra disposti ad accettare altri usi e costumi che nascono e si consolidano nell’incontro con popolazioni differenti. <27
[NOTE]
10 Longue durée, in italiano "Lunga durata" è un termine utilizzato dalla scuola francese degli storici delle Annales per designare il loro approccio allo studio della storia, che dà la priorità alle strutture storiche di lunga durata più che agli eventi. Tale approccio introduce il metodo sociale scientifico nella storia. Pionieri di quest'approccio furono Marc Bloch e Lucien Febvre nella prima metà del XX secolo. L'approccio fu portato avanti da Fernand Braudel nella seconda parte del secolo.
13 Regazzoni, Susanna - ‘Riflessioni sulla presenza italiana nella letteratura argentina’, rivista Oltreoceano, Vol I 2007, p. 106
14 William Perkins - Las Colonias de Santa Fé. Su orígen, progreso y actual situacion, El Ferro-Carril, Rosario, 1864, p. 18
15 Adriana Crolla - Literatura, localidad, identidad: reconfiguraciones de las matrices italianas en la cultura y la literatura argentina. En Anais de Literatura e Territorialidade, Brasil, SINEL, URI, Frederico Wesphalen, 2011.
16 Jorge Luis Borges - El idioma de los Argentinos, Seix Barral Biblioteca Breve, 1928.
19 Vanni Blengino - Alle spalle della Nazione Italia, Rivista Oltreoceano, 2007.
20 Gastón Gori - El indio, el criollo, el gringo en las colonias del Oeste Santafesino, Tirada aparte del “Boletín del Departamento de Estudios Etnográicos y Coloniales de Santa FE (Rep. Argentina)”, Santa FE, 1947.
21 Cfr. Ana Copes e Guillermo A. Canteros - Variación y fuga: promesas de integración en América Latina en “La enseñanza europea por la integración latinoamericana”, Ediciones UNL, Santa Fe Capital, 2012, pp. 13-29.
22 Valeria Ansò - Tesina de Licenciatura , Recorridos migratorios: la Pampa Gringa, entre Italia y Santa Fe. La figura de Gastón Gori, Santa Fe, 2016.
23 Gaston Gori – El indio, el criollo, el gringo en las colonias del Oeste Santafesino, Tirada aparte del “Boletín del Departamento de Estudios Etnográicos y Coloniales de Santa FE (Rep. Argentina)”, Santa FE, 1947, p.12.
24 Adriana Crolla - Altrocché! Italia y Santa Fe en diálogo. Historia, ciencia, cultura y voeces poéticas de la Pampa Gringa. Santa Fe. Ediciones UNL, 2014, p. 55
25 Silvana Serafin - La literatura migrante en la formación de la conciencia nacional argentina, RiMe, n. 6, giugno 2011, p. 173
26 Vanni Blengino - “Rileggere l’emigrazione italiana nell’era delle immigrazioni”, in Mario Sartor (a cura di), Nazioni e identità plurime, Studi Latinoamericani/Estudios latinoamericanos, n. 02, 2006, p. 20.
27 Silvana Serafin - La literatura migrante en la formación de la conciencia nacional argentina, RiMe, n. 6, giugno 2011, p. 175.
Samantha Nisi, Letteratura d’immigrazione italiana in Argentina. La Pampa Gringa di Gastón Gori, Tesi di Laurea, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Anno Accademico 2015/16
Fonte: Samantha Nisi, Op. cit. |
Avvocato e scrittore, Gastón Gori (pseudonimo di Pedro Marangoni) nasce a Esperanza (ex colonia di immigranti europei) nel 1915. È nipote di immigranti friulani che si stanziarono ad Esperanza negli anni ‘70 del XIX secolo. Gori, però, non è molto conosciuto al di fuori del contesto argentino. Eppure, è un elemento molto importante nello studio dell’immigrazione europea in Argentina. I suoi scritti spaziano da studi scientifici e storici a racconti fittizi, ma tutti a volti ad analizzare l’immigrazione in uno studio che tende alla ricerca della verità. Gori non ha vissuto direttamente il processo d’immigrazione, ma è legittimato a parlarne in quanto è cresciuto nella colonia di Esperanza, i nonni erano italiani ed è stato uno dei primi studiosi che ha deciso di documentarsi e studiare avanti poterne parlare. Inoltre, grazie agli studi da avvocato, per Gori è fattibile analizzare come la società oligarchica argentina abbia cercato di organizzare la colonizzazione europea nella pampa, l’immigrazione urbana (le due si dividono in immigrazione organizzata e spontanea) e la distribuzione della terra. L’oligarchia, per aiutare l’Argentina a crescere economicamente (come stabilito dalla Costituzione argentina firmata a Santa Fe nel 1853), offre le terre fertili agli europei che, spinti dalla necessità di sopravvivenza, prendono al volo l’occasione. L’immigrante è speranzoso di poter velocemente esercitare il ruolo di padrone del pezzo di terra assegnatoli, ma, molto spesso, inizia la sua avventura già indebitato: riceve animali, materiale, attrezzi, ma in cambio deve pagare con denaro o con un terzo della cosecha. Chi riesce a pagare il debito può diventare a sua volta proprietario del suo campo. Un esempio di successo è la colonia di Esperanza, da Gori nominata come “madre de colonias” (Esperanza, madre de colonias, 1969), la prima ad aver ottenuto ottimi risultati; mentre un caso particolare che trionfa e di cui Gori racconta, è il personaggio fittizio di El desierto tiene dueño (1958), Ernesto Bourdin. [...]
Redazione, L’immigrazione in Argentina raccontata da Gastón Gori, scrittore di origini italiane, aletheia, 29 aprile 2019
Redazione, L’immigrazione in Argentina raccontata da Gastón Gori, scrittore di origini italiane, aletheia, 29 aprile 2019