mercoledì 27 ottobre 2021

Il “Corrierino” sapeva racchiudere in sé tante cose diverse



Franco D’Imporzano, in un succoso articolo apparso sui numeri 14 e 15 del “Regesto” (Noi che… seguivamo l’avventura del signor Bonaventura), ha saputo rievocare una galleria di personaggi che comparirono, in diverse fasi, sulle pagine del Corriere dei Piccoli. Subito definendosi “fuori moda, fuori tempo, fuori dalle regole”, è riuscito un poco anche a far riassaporare quell’atmosfera di divertimento e curiosità che aureolava quella celebre e celebrata pubblicazione. Solo attorno alla metà degli anni ’50 - così ci racconta - D’Imporzano smette di seguire il “Corrierino”, e quando nel ’73 ne prova ad acquistare qualche copia lo trova “invaso da fumetti fin troppo seri e da personaggi del ‘Carosello’ pubblicitario della tv”. In effetti, poco a poco i gadget invasero il giornaletto, un certo clima televisivo-commerciale divenne sempre più evidente, la testata nel ’72 fu mutata in Corriere dei Ragazzi (di cui il Corriere dei Piccoli rimase come una tenue appendice in forma di supplemento), le vendite calarono. Si profilava la fine, e la fine, infine, fu.
Ma, riprendendo il discorso da dove lo ha lasciato D’Imporzano, cioè grosso modo all’altezza dell’estremo Rubino avveniristico e ironico, si deve rilevare che ci fu un ultimo periodo glorioso, che arrivò sino al ’67-’68.
Dopo la direzione di Giovanni Mosca (’52-’61) ci sono quelle di Guglielmo Zucconi (’61-’63) e di Carlo Triberti (’64-’72). Negli anni ’60 il sopravvento dei fumetti nei confronti delle vignette accompagnate con rime, baciate o meno, si trasforma in una vittoria definitiva: eppure continuano i revival del passato, anche in copertina, con la rubrica “Gli eroi di mamma e papà”. E se il giornale ad un certo punto appare oramai convertito senza pentimenti al fumetto e vi trionfano i nuovi eroi, possiamo notare che a lungo le tavole in cui le immagini sono “sottotitolate” con le filastrocche hanno convissuto felicemente con i balloons. Nell’annata 1960, per dire, sono ancora rigorosamente in rima, ad esempio, le avventure di Sceriffo Botticella create da Cassio Morosetti, in cui immancabilmente il tutore della legge cattura il brigante Manolesta: “per un tale farabutto / la Giustizia innanzi tutto!”. E sono in rima le vicende di Billi “Patata” e di Alibella e Bimbo e le piccole storie del Corriere dei piccolissimi. Tre creazioni di Grazia Nidasio.
Poi si affermeranno i nuovi personaggi, per lo più di provenienza statunitense, italiana, francobelga.
Così, alla rinfusa, ricordiamo: Ambrogio e Gino su testi di Carlo Triberti e con disegni di Dino Attanasio, Poldino Spaccaferro di Peyo, Gigi Peste di Reg Smythe, Tribunzio su testi di Vezio Melegari e con disegni di Leo Cimpellin, Umpa-pah di Goscinny e Uderzo.
Arriveranno i Puffi di Peyo con il loro straordinario linguaggio (a cui Umberto Eco ha dedicato un saggio) e le bizzarre e stralunate invenzioni di Benito Jacovitti.
Appariranno Anna nella jungla e Una ballata del mare salato di Hugo Pratt.
E sul “Corrierino-estate” ecco il Principe Val di Hal Foster e il Lucky Luke di Morris (e Goscinny), il cowboy saggio e solitario, attorniato da una cerchia di comprimari, fra cui, a tacer degli umani, il cavallo Saltapicchio e il cane Rataplan, probabilissima risposta parodica a Rin Tin Tin (da lì noi abbiamo desunto il concetto di “effetto Rataplan” quando una persona capisce tutto il contrario di quello che si dovrebbe capire).
Eccetera.
Ma il “Corrierino” non fu solo questo. Accanto alla nobile arte del fumetto (inteso qui, ora, in senso ampio, filastroccato o nuvolettato che fosse) presentava mille altre cose. Ed è il segreto del suo fascino, che dura tuttora. Tanto per cominciare, insieme alle storielle narrate “per rima” c’erano quelle in prosa. Vale a dire grandi vignette (in genere se ne trovavano sei per pagina) accompagnate dal testo narrativo posto come didascalia.
Possiamo ricordare Le avventure di un cinese in Cina, riduzione di Forina e Paccariè, disegni di Sciotti. E La sacra Bibbia, episodi narrati da Corrado Vanni, disegni di Sergio Toppi. E l’Odissea di Franca Ongaro Basaglia (proprio colei che diverrà una protagonista della psichiatria democratica) disegnata da Pratt. E le avventure del Dottor Oss, scritte da Piero Selva e disegnate (ma dovremmo dire sognate, rese per incantamento) da Nidasio.
E poi c’erano i racconti e i romanzi veri e propri, a puntate. Giusto per fare qualche titolo, Marcovaldo di Italo Calvino, illustrato da Gioia, La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati, le favole di Gianni Rodari, magari a finali multipli.
E le pagine di pura avventura, come quelle di Mino Milani: Efrem, Aka Hor, La trottola.
Trame giocate sulla tensione, una lingua senza decorazioni, tutta azione, un po’ come quella di Jules Verne.
E poi, chiaramente derivati dalle immagini d’Épinal, c’erano i soldatini di carta, che si potevano incollare su cartoncino e ritagliare. Che ad un certo punto smisero di essere solo soldatini: e si arrivò così al Far West e ai cavalieri medioevali di Toppi o ai personaggi del circo di Francesconi. E si potevano ritagliare e montare anche fondali, presepi, teatrini.
E infine (ma potremmo continuare ancora, in questo nostro elenco delle dimensioni corrierinesche) c’era la grande vocazione didattica del settimanale.
Tavole illustrate sulla storia, pagine scientifiche, sino agli inserti di “Corrierino-scuola”: le schede degli anni ’65-’66 e ’66-’67, che spaziano dalla storia alla zoologia alla fisica, sono un miracolo di sintesi e vanno annoverate fra le figurine didattiche più felicemente riuscite dell’editoria italiana.
Perché, come la televisione generalista degli anni ’60 nei suoi momenti migliori o l’Enciclopedia dei Ragazzi Mondadori, il “Corrierino” sapeva racchiudere in sé tante cose diverse: «Notizie, invenzioni, attenzione per i particolari che di primo acchito ci passi sopra, poi ci pensi» ci spiega Roberto Colombo, fervido rubinologo.
Cose che nel giornale subito quasi non si vedono, e che poi scopri, assapori e riassapori, costruisci, reinventi.
luglio 2013
Marco Innocenti, Noi che... seguivamo Rataplan e i Puffi in IL REGESTO (Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna - Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo), Sanremo (IM), anno IV N° 4 (16), ottobre-dicembre 2013


[n.d.r.: tra gli scritti di Marco Innocenti si segnalano: articoli in Mellophonium; Verdi prati erbosi, lepómene editore, 2021;Libro degli Haikai inadeguati, lepómene editore, 2020; Elogio del Sgt. Tibbs, Edizioni del Rondolino, 2020; Flugblätter (#3. 54 pezzi dispersi e dispersivi), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2019; articoli in Sanremo e l'Europa. L'immagine della città tra Otto e Novecento. Catalogo della mostra (Sanremo, 19 luglio-9 settembre 2018), Scalpendi, 2018; Flugblätter (#2. 39 pezzi più o meno d'occasione), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2018; Sandro Bajini, Andare alla ventura (con prefazione di Marco Innocenti e con una nota di Maurizio Meschia), Lo Studiolo, Sanremo, 2017; La lotta di classe nei comic books, i quaderni del pesce luna, 2017; Sanguineti didatta e conversatore, Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2016; Sandro Bajini, Libera Uscita epigrammi e altro (postfazione di Fabio Barricalla, con supervisione editoriale di Marco Innocenti e progetto grafico di Freddy Colt), Lo Studiolo, Sanremo, marzo 2015; Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, Ventimiglia, Philobiblon, 2014; Sandro Bajini, Del modo di trascorrere le ore. Intervista a cura di Marco Innocenti, Ventimiglia, Philobiblon, 2012; Sull'arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010; articolo in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 - 11/2013; Prosopografie, lepómene editore, 2009; Flugblätter (#1. 49 pezzi facili), lepómene editore, 2008; C’è un libro su Marcel Duchamp, lepómene editore, Sanremo 2008; con Loretta Marchi e Stefano Verdino, Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, De Ferrari, 2006 ]