Biblioteca nazionale centrale di Firenze - Fonte: Wikipedia |
La riflessione su Emanuele Casamassima e l’alluvione del 4 novembre 1966 a Firenze, che costituiva in radice l’oggetto della presente ricerca di dottorato, avrebbe poi confermato i motivi d’interesse che avevano portato a formulare tale progetto. L’intervenuta disponibilità dell’archivio storico della Biblioteca nazionale centrale di Firenze anche per il periodo della sua direzione dell’Istituto (1965-1970), che ne consentiva ora una conoscenza più ampia e approfondita, sulla base di un’ingente massa di documenti, insieme al puntuale ricorso a fonti diverse, lasciavano intuire un’esperienza umana di eccezionale complessità, una stagione paradigmatica nella vita di una grande biblioteca.
[...] Si intuiva infatti un percorso più articolato di quello di un intellettuale prestato alle istituzioni per un lustro, ma ad esse sostanzialmente estraneo; di uno studioso, già bibliotecario di altissimo livello del secondo dopoguerra, il quale divenuto quasi suo malgrado direttore di una grande biblioteca, forse ancora la più grande in Italia - comunque la ‘sua’ biblioteca per avervi prestato servizio per quasi tredici anni (1949-1962) - ne aveva retto con eroico coraggio le sorti in uno dei suoi momenti più difficili per puro senso del dovere, forse più con il cuore che con la testa, che vagheggiava invece un veloce approdo nei placidi lidi di uno studio tranquillo.
[...] Come nell’immaginario collettivo e nella storia della cultura del Novecento, la vicenda dell’alluvione alla BNCF (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze) rimane indissolubilmente legata alle figure degli ‘angeli del fango’ e alla straordinaria prova di impegno civile dimostrato da innumerevoli volontari nel salvataggio dei volumi dalle acque limacciose dell’Arno, così l’opera di salvataggio condotta nei mesi di novembre e dicembre del 1966 da Casamassima è certamente la più conosciuta a livello mondiale, ma anche la più frequentata nella storiografia. Che siano state le sue capacità organizzative e le doti personali a consentire in alcune settimane di tirare fuori dal fango i volumi danneggiati, di eseguire in pochi mesi la loro essiccazione negli impianti ad aria calda, nonché di avviare un innovativo sistema di restauro, risulta ormai consolidato anche negli studi tanto che il suo operato è considerato un esempio insuperato di disaster management.
[...] Con la direzione di Casamassima si inaugurò anche la Mostra di codici ed edizioni dantesche, che rimase aperta dal 20 aprile al 31 ottobre 1965 nell’unica sede della Nazionale ed offrì l’occasione al neodirettore di ristabilire il proprio, speciale, connubio con Firenze. <20 Fortemente voluta dalla Società Dantesca Italiana, presieduta da Gianfranco Contini <21, in omaggio a quella che si configurava come una «sorta di tradizione fiorentina», la mostra era stata inserita fra le iniziative di maggior rilievo del Comitato nazionale per le celebrazioni del settimo centenario della nascita di Dante <22.
[...] Casamassima fu coinvolto ad impresa già ampiamente avviata, ma la sua perizia e la stima di cui godeva negli ambienti universitari gli consentirono di dare un contributo non secondario, riconosciuto dagli organizzatori e dal Ministero per la Pubblica Istruzione. La mostra ebbe infatti un notevole successo di critica e di pubblico, calcolato in circa 10.000 visitatori <25, e i ringraziamenti per l’organizzazione da parte dei promotori arrivarono insieme a quelli per lo stesso Righini e i due direttori degli altri istituti fiorentini maggiormente coinvolti <26. Al neodirettore della Nazionale giunsero inoltre in varie occasioni gli elogi del Ministro e del Direttore generale <27. Nella corrispondenza formale il Ministero si mostrava particolarmente sensibile da una parte al prestigio che dall’iniziativa derivava alle istituzioni, dall’altra ne apprezzava la correttezza della documentazione finanziaria. Il rapporto con Casamassima sembrava già improntato alla stima reciproca, come fa intendere anche l’accoglimento di richieste da lui avanzate, a partire dall’aumento della dotazione per le spese. Alle attenzioni del Direttore generale verso gli aspetti amministrativo-contabili, si aggiungeva la soddisfazione per l’apporto scientifico dato da Casamassima e riconosciutogli anche da Contini <28. Nella Avvertenza al catalogo della mostra, uscito a ridosso della sua chiusura, Contini attribuì, infatti, a Casamassima un importante contributo ‘codicologico’ <29. In particolare rivelando come «per la descrizione esterna dei manoscritti, i controlli di data, la definizione delle scritture si è ricorsi in modo sistematico alla competenza e alla inesauribile gentilezza di Emanuele Casamassima». <30
[...] Nel contesto del nostro discorso, al di là dell’influenza esercitata su Casamassima in merito ad alcune questioni tecniche, è opportuno richiamare anche la forte impressione suscitata in lui dal fatto che in Germania nonostante i disastri della guerra si fosse riusciti, a differenza dell’Italia, a riorganizzare in breve tempo un efficace sistema bibliotecario nazionale. La Germania ai suoi occhi costituiva una realtà nella quale la biblioteca era effettivamente un «organismo vivo ed operante nella struttura della società moderna» <88.
[...] Casamassima appena insediatosi alla BNCF iniziò col dare nuovo vigore a quelli che riteneva i principali progetti di innovazione, dei quali era stato protagonista da bibliotecario, che davano lustro alla nazionale oltre a farle mantenere il passo sul piano internazionale: ossia, in primo luogo l’aggiornamento del Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane (Soggettario) e la meccanizzazione della Bibliografia Nazionale Italiana (BNI) <96. Particolarmente attento e curioso nei confronti delle innovazioni tecniche che potevano trovare un’applicazione nelle biblioteche, approfondì le caratteristiche e le prospettive legate alla microriproduzione, giungendo ad elaborare un progetto e ad ottenere per questo l’approvazione del Ministero per copiare su microschede la collezione dei giornali e quotidiani della BNCF; ciò avrebbe consentito contestualmente l’allestimento di una moderna emeroteca nazionale <97. Per il rilancio delle attività catalografiche, promosse una indagine sullo stato dei cataloghi a disposizione del pubblico e sulla copertura retrospettiva delle registrazioni, quale premessa necessaria ad una razionalizzazione della situazione complessiva e per il progetto di unificazione degli strumenti di mediazione per gli utenti. Si dedicò in modo particolare al settore dei rari e dei manoscritti, dove avviò una nuova politica degli acquisti che intendeva basare su una più corretta concezione del libro, in quanto testimonianza storica di una nazione, e sul recupero delle funzione di conservazione e di controllo bibliografico da parte della BNCF anche per questo tipo di materiali. Le collezioni antiche e di pregio avrebbero riacquistato la loro centralità attraverso una nuova campagna di catalogazione e di valorizzazione, ma anche con la collaborazione ad iniziative di alta ricerca, come la Mostra di codici ed edizioni dantesche che abbiamo già considerato in apertura del capitolo.
È da notare come Casamassima nel suo piano di ammodernamento non trascurò anche le questioni legate al personale, avviando in particolare un esperimento di formazione professionale «all’interno della biblioteca». Già nel 1965 infatti attivò un corso di aggiornamento di «bibliografia e biblioteconomia» aperto a tutto il personale nell’ambito della Scuola di archivistica dell’Archivio di Stato di Firenze <98.
[...] Stanti i problemi di spazio per l’immagazzinamento dei giornali (quotidiani e settimanali), ai quali si pensava di trovare soluzione con le nuove disponibilità della ala su via Magliabechi, Casamassima procedette, già nel 1965, alla progettazione di interventi conservativi, che aprivano anche interessanti prospettive grazie alle nuove tecnologie di microriproduzione, sia per l’organizzazione di questo nuovo settore sia per i servizi di consultazione. <160
Sicuramente Casamassima considerava la conservazione e la valorizzazione della raccolta di giornali come uno degli interventi di maggior rilievo culturale, e anche di una certa urgenza, da realizzarsi in BNCF. Si trattava infatti di una raccolta che non aveva «confronti in nessuna biblioteca italiana» e nella quale si trovava «rappresentata quasi senza interruzioni la stampa nazionale, dall’unità ai nostri tempi»; essa, infatti, «comprende, salvo poche eccezioni tutti i ‘giornali’ editi dal 1861, numerosi periodici del XVIII e della prima metà del XIX secolo, testate italiane stampate all’estero, dove più forte era la nostra emigrazione ed anche, grazie ad acquisti e doni, quotidiani e periodici nelle principali lingue straniere, stampa antifascista clandestina, per un totale di oltre 24.000 testate» <161. D’altra parte questo «patrimonio culturale ingentissimo» costituiva una fonte storica in accrescimento continuo ed era perciò anche sottoposto ad una usura crescente.
Durante i primi mesi del 1966 Casamassima elaborò un progetto per il restauro e la riproduzione dei giornali che sottopose alla Direzione generale <162. A motivare l’urgenza della proposta bastava la considerazione delle condizioni critiche della conservazione del materiale: «di giorno in giorno si moltiplicano le richieste in lettura, le richieste d’informazioni, le domande di riproduzioni in microfilm e in fotocopia. La natura stessa del materiale - la carta, come si sa, è di qualità scadentissima - il fatto che nella stragrande maggioranza le annate non sono rilegate, ma semplicemente piegate e legate in pacchi, l’usura determinata per non pochi giornali dalle frequenti consultazioni, tutto ciò ha avuto come conseguenza uno stato di conservazione che può in generale definirsi grave, anzi allarmante». <163
[...] Il progetto di microriproduzione era già stato approvato dal Ministero e si trovava in una fase avanzata quando sopraggiunse l’alluvione. <168
[...] Nei ringraziamenti per la mostra dantesca, Contini non mancò di sottolineare, come detto, i meriti di Casamassima e del Ministero per gli acquisti realizzati recentemente, dei quali anche l’esposizione aveva potuto avvantaggiarsi. Casamassima operava in questo settore avvalendosi degli stretti contatti con studiosi ed amici, nonché con il mondo dei librai: dietro suggerimento di esperti od operatori del settore individuava pezzi di precipuo interesse da proporre per l’acquisto alla Direzione generale dopo una trattativa privata <169.
Il direttore della BNCF aveva un’attenzione particolare per l’incremento delle raccolte e in ciò gli valsero le sue competenze di studioso, particolarmente per i codici ma anche per i libri a stampa antichi. <170 Deve essere tuttavia rimarcato come la sua politica di incremento rientrasse in un più vasto disegno di valorizzazione delle collezioni, in particolare in una campagna che si fondava sulla catalogazione e sulla tutela conservativa delle collezioni antiche e più prestigiose della BNCF.
Non è stato al momento possibile effettuare una ricognizione della corrispondenza dell’ufficio rari e manoscritti che indiscutibilmente consentirebbe uno studio analitico degli acquisti effettuati nel suo primo anno e mezzo di direzione, né quindi valutarne eventuali specificità rispetto alle direzioni precedenti. Emerge tuttavia chiaramente l’idea generale che ne guidava la politica delle collezioni, e non solo sul fronte degli acquisti.
Casamassima si oppose ad una concezione estetizzante e ‘museale’ degli acquisti, la più diffusa ma che era attenta soprattutto ai singoli pezzi, particolarmente pregevoli dal punto di vista artistico o della rarità bibliografica. Era invece da preferire, a suo parere, una politica non bibliofilica degli acquisti almeno, o meglio, a partire, dalla Biblioteca nazionale di un paese, che ha fra i suoi compiti quello tramandare la memoria della tradizione culturale, sia essa manoscritta o a stampa. Un esempio concreto cui ispirarsi poteva essere, secondo lui, la Biblioteca nazionale austriaca e il relativo catalogo dei manoscritti recentemente acquisiti, come suggerì in questo
brano inedito: <171 "I 1600 codici descritti nel presente catalogo costituiscono un quadro quanto mai vario e al tempo stesso estremamente significativo della complessità d’interessi, della ampiezza di vedute, della lungimiranza cui si è ispirata e si ispira la “politica degli acquisti” della Sezione dei manoscritti della biblioteca nazionale austriaca. Una Biblioteca Nazionale, ricorda opportunamente nelle introduzione Frank Unterchicher non può venire meno al dovere di raccogliere accanto ai codici venerandi per età e valore testuale e pregevoli per la veste esteriore, anche manoscritti più tardi, modesti, che costituiscono il sostrato della cultura e della storia letteraria, e che sono già in parte oggi e lo saranno in futuro gli indispensabili testimoni per l’indagine storica. Soltanto una politica di acquisti così orientata è in grado di fornire un quadro non falsato del persistere della tradizione manoscritta in una età che comunemente è vista come quella del predominio assoluto del libro a stampa. L’affermazione di un tale principio non può che trovare consenzienti tutti i conservatori di manoscritti, nonostante le difficoltà di valutazione, di scelta, di mezzi, che la sua applicazione pratica può incontrare. È ora che una concezione museale, in buona parte tra antiquaria ed estetizzante, che esercita ancora un dominio tirannico nelle sezioni manoscritte, ceda il passo, ad una concezione più storicizzante della tradizione manoscritta". <172
La recensione offre molti spunti di interesse, a cominciare dall’affermazione che fosse necessario superare una politica degli acquisti basata prevalentemente su valutazioni di tipo antiquario o estetizzante, piuttosto che puramente storiche. Non si trattava quindi, come sembrava accadere in Italia, di procedere soltanto ad acquisti di rilevante valore economico, oppure che fornissero prestigio alla istituzione, quanto piuttosto di interpretare correttamente il ruolo di biblioteche al servizio degli studi e di offrire il più ampio raggio possibile di documentazione necessaria all’applicarsi di una corretta ricerca storica, ad esempio circa l’evoluzione della tradizione manoscritta.
[...] Come già nella relazione alla Commissione Franceschini, Casamassima denunciava l’inesistenza di una politica nazionale di incremento dei materiali rari e pregiati e l’assenza dello stato dalle vendite all’asta, e anticipando o, forse, orientando la netta presa di posizione del gruppo di studio della stessa Commissione in favore di una «politica sistematica di acquisti retrospettivi appoggiata a una consapevole qualificazione dei compiti delle biblioteche, in rapporto alle tradizioni individuali», che superasse una attività finora soltanto saltuaria, episodica, «praticamente affidata all’iniziativa individuale dei bibliotecari». Dopo il breve periodo di intesa bibliofilia pubblica coincidente con i primi anni di vita della Direzione generale per le biblioteche sotto il regime fascista, lo Stato sembrava in grado di riattivare una politica non occasionale di acquisti. <173 La questione era inoltre collegata alle difficoltà ormai evidenti nel rendere efficace l’attività di tutela delle Soprintendenze attraverso l’istituto del vincolo sugli oggetti dichiarati di ‘importante interesse’, ampiamente disatteso. Il gruppo di studio della Commissione Franceschini aveva avanzato varie proposte al fine di mettere in grado le biblioteche italiane di procedere ad acquisti di eccezionale interesse, cogliendo ogni buona occasione che si presentasse, evocando uno stanziamento straordinario per provvedere ad alcuni insigni casi ben noti, in sospeso da decenni, contemporaneamente a stanziamenti da inscrivere nel bilancio ordinario delle biblioteche e finalizzati agli acquisti, infine l’istituzione di un servizio centrale che seguisse sistematicamente e con adeguata preparazione scientifica il mercato antiquario nazionale e internazionale e procedesse tempestivamente agli acquisti ritenuti opportuni coi mezzi dello stanziamento ordinario, e alla loro migliore destinazione alle singole biblioteche. Si trattava - era la conclusione della Commissione - «di allargare e in gran parte di creare una attività, per così dire, di bibliofilia pubblica, e corrispettivamente di formare una mentalità per ora quasi inesistente tra i bibliotecari» <174.
Nonostante i molti punti in comune tra le concezioni affermatesi con la Commissione Franceschini e le posizioni espresse da Casamassima, credo emerga con altrettanta chiarezza come fosse presente in lui un più nitido e vasto concetto di storicità del codice e del libro, che non riuscì ad imporsi pienamente nei lavori del gruppo di settore. Infatti, pur superata l’applicazione del solo criterio del valore artistico in favore di quello di rappresentatività storica e culturale, la definizione di bene di interesse librario si rivelerà ancora troppo selettiva e lontana dalla estensione, compiuta da Casamassima, del concetto di documento a qualsiasi libro o codice, nonché dalla identificazione delle attività di tutela e conservazione con attività cognitive di tipo storico. <175
[...] Gli interventi pubblici di Casamassima avevano evidenziato i principali problemi per la BNCF attraverso una analisi cruda e ad ampio raggio: la penuria di mezzi e la carenza degli organici; le non buone condizioni degli edifici e la mancanza di spazi; ma anche il personale schiacciato in attività di routine e prevalentemente di tipo amministrativo piuttosto che scientifiche; l’inadeguatezza degli strumenti bibliografici e la loro scarsa rappresentatività rispetto alle insigni raccolte, sottoposte ad usura e senza misure efficaci per loro tutela fisica.
Nel confronto tra esperti ed addetti ai lavori all’interno della Commissione Franceschini molti di questi problemi erano risultati comuni alla maggior parte delle biblioteche italiane. Il quadro che ne era emerso indicava chiaramente l’assenza nella storia del paese di interventi di politica bibliotecaria organici, che avessero ad oggetto il sistema bibliotecario nel suo complesso, al di là delle appartenenze istituzionali e con riferimento alle specifiche questioni di settore. Se l’occasionalità e la discrezionalità degli interventi statali accomunavano le biblioteche alle altre categorie di beni culturali, l’estensione anche ai beni librari del concetto di testimonianza storica nell’ambito della tutela era invece un importante contributo della Commissione d’indagine, che affermava il concetto della storicità del libro fino ad allora avanzato in Italia da pochi specialisti del settore, in primis, come abbiamo visto, proprio Casamassima.
Tra i principi più rilevanti affermati dalla Commissione e apprezzati Casamassima c’era il riconoscimento che anche per le biblioteche l’esigenza conoscitiva, scientifica, d’inventariazione e di catalogazione dovesse tornare ad essere primaria rispetto ad altre istanze. A partire da questo principio, come abbiamo visto, il fronte dei cataloghi e della catalogazione acquistava una nuova centralità nell’operato di Casamassima fin dall’inizio della direzione in BNCF: dal riordino e razionalizzazione dei cataloghi in uso, alla campagna di catalogazione ex novo dei fondi manoscritti e rari; al rafforzamento dell’impegno della Nazionale sul fronte degli strumenti catalografici e bibliografici nazionali, in particolare con l’aggiornamento del Soggettario e la modernizzazione della BNI e delle schede a stampa.
Casamassima percepiva la sua attività in quest’ultimo ambito in continuità col passato, con l’impegno e l’esempio che lo legava in particolare ad Anita Mondolfo ed Alberto Giraldi.
[...] Se nel caso del Vajont la mancata evacuazione figura oggi fra le cause della strage, per Firenze a posteriori si è parlato di una scelta che probabilmente contribuì a tenere ‘basso’ il numero delle vittime. Nonostante ciò, le polemiche per il mancato preallarme ufficiale alla cittadinanza costituiscono uno dei temi più frequentati della letteratura sull’alluvione fiorentina, e la circostanza venne enfatizzata nel celebre film di Franco Zeffirelli Alluvione a Firenze, dove Richard Burton cominciava il suo appello in favore di Firenze con le parole «Tutto è cominciato all’improvviso, senza segnali, senza che fosse possibile sapere in tempo». È d’altra parte plausibile pensare che un qualche preavviso, seppure di difficilissima attuazione, avrebbe consentito alle persone di mettere in salvo le proprie cose e ai responsabili delle istituzioni di procedere con maggior calma alla gestione dell’emergenza, a cominciare da ospedali e carceri, ma anche di quelle culturali, e di effettuare qualche salvataggio dell’ultima ora. Anche Casamassima, come vedremo, intervenne polemicamente in questo senso.
[NOTE]
20 Inizialmente invece «si prevedevano due settori anche localmente distinti, uno dei codici antichi, l’altro di manoscritti più recenti e di stampe, da collocare quello alla Laurenziana, questo alla Nazionale centrale; ragioni tecniche non consentirono di usufruire di quella prima nobilissima sede, talché tutto fu dovuto concentrare nelle sale di via Magliabechi», cfr CONTINI 1965, p. XVI-XVII. La circostanza è confermata anche dalla documentazione: nel novembre 1964 erano ancora previste le due sezioni ma la sala mostre della Laurenziana necessitava di rinnovamento degli impianti tecnici, che si temeva di non riuscire a realizzare in tempi utili. Cfr. Verbale della adunanza del sottocomitato organizzatore della Mostra del 20 novembre 1964, in BNCF AS n. 625.
21 Contini era in quel periodo presidente della Società dantesca e si attivò con molte iniziative, dedicando particolari attenzioni alle celebrazioni del centenario riscuotendo un notevole successo grazie «al suo personale prestigio di studioso, come alla sua capacità di dirigere, quale motore non immobile, gruppi di appassionati e devoti collaboratori», cfr. MAZZONI 2007, in particolare per questi aspetti e per la citazione, p. 117-120. Sulla mostra e il suo significato per le celebrazioni si veda anche CONTINI 1965, p. XV-XX. Contini rivendicò la paternità dell’idea della mostra nonché la continuità con gli altri precedenti fiorentini: quella al Bargello per il centenario del 1865 e quella alla Laurenziana del 1921. Nello stesso contesto Contini ne illustrò così le specificità: «prima restrizione fu che l’esposizione, ancor più rigorosamente che la precedente, si limitasse a materiale bibliografico, essendo gli oggetti d’arte e anche i documenti d’archivio riservata a parallela ma ben distinta iniziativa: quella diventata, attraverso le difficoltà sue proprie, la “Firenze ai tempi di Dante” della Certosa del Galluzzo. Seconda restrizione, che per la provenienza degli oggetti essa avesse carattere non locale (come parecchie altre lodevolmente previste) bensì nazionale; non, tuttavia, internazionale. È incontestabile che pezzi primari per la filologia dantesca siano allogati all’estero […]; da cui sarebbe stato attraente procurare di convocare gli individui più reputati […]. Su questa tentazione prevalse, tuttavia, fin dal principio altro consiglio: quello di consentire, anzi incoraggiare, che quei pezzi potessero diventare centro, nei singoli paesi, di rassegne idealmente affratellate alla nostra», cfr. CONTINI 1965, p. XV-XVI.
22 Il Comitato venne costituito con L. del 20 marzo 1964 n.162, e nominato con DPR del 18 aprile 1964, n. 522. Oltre a Contini e al ministro della pubblica istruzione Luigi Gui, presidente, ne facevano parte: Bruno Benelli, Raffaello Ramat, Renato Gozzi, Angelo Monteverdi, Eugenio Garin, Giacomo Devoto, Aleardo Sacchetto, Antonio Pagliaro, Aldo Ferrabino, Vittore Branca, Giovanni Fallani, Mario Marcazzan, Giovanni Nencioni, Giovanni Mesini, Umberto Bosco, Mario Apollonio, Salvatore Battaglia, Walter Binni, Lanfranco Caretti, Alberto Chiari, Giorgio Falco, Mario Fubini, Giovanni Getto, Carlo Grabher, Bruno Migliorini, Bruno Nardi, Vincenzo Pernicone, Giorgio Petrocchi, Mario Sansone, Natalino Sapegno, Alfredo Schiaffini, Raffaele Spongano, Giuseppe Toffanin, Nicola Mazzaracchio, Giuseppe Padellaro, Pio Archi, Mario d’Alessandria e Silvio Pasquazi.
25 Con riferimento ai risultati della mostra Casamassima scrisse: «Potrà interessarLe sapere che sono stati distribuiti nei sei mesi di apertura della Mostra 6725 biglietti d’ingresso; il che significa che i visitatori sono stati circa 10.000 dacché per comitive e scolaresche veniva staccato un solo biglietto. L’unico rammarico, tanto da parte nostra che da parte degli studiosi, è che purtroppo il desideratissimo Catalogo è venuto alla luce quando la Mostra chiudeva i battenti». Cfr. Lettera di Emanuele Casamassima al Direttore generale dell’8 gennaio 1966, in BNCF AS n. 625.
26 Irma Merolle Tondi era allora direttrice della Biblioteca Medicea Laurenziana, per notizie su di lei si rimanda a Alberto Petrucciani, Merolle Tondi, Irma, in DBBI. Berta Maracchi Biagiarelli dirigeva invece la Riccardiana. Riguardo la BNCF Contini precisava anche che «poiché è forse la persona che per l’impresa ha speso più tempo e più pazienza, non si può non segnalare in modo specialissimo la dott. Eugenia Levi, che presiede alla sezione dei manoscritti alla Nazionale», CONTINI 1965, p. XVIII. Per gli elogi di Contini a Casamassima vedi oltre.
27 Così il Direttore generale ad apertura della mostra: «Egregio dottore, mi è gradito rimetterLe copia di una lettera in cui l’On. Ministro manifesta il suo compiacimento per il felice risultato raggiunto nella organizzazione della Mostra codicologica e delle Edizioni a stampa di Dante, inauguratasi il 20 u.s. nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Alle felicitazioni dell’on. Ministro desidero aggiungere il grato apprezzamento di questa direzione generale e mio personale»; Lettera di Nicola Mazzaracchio ad Emanuele Casamassima, del 24 aprile 1965, in BNCF AS n. 625. Elogi che vengono rinnovati anche a distanza di un anno dopo la ricezione della documentazione contabile finale: «Egregio Direttore, nel darLe assicurazione di aver ricevuto il rendiconto documentato sulla gestione dei restanti 2 milioni, assegnati al Comitato Nazionale a completamento del contributo per la “Mostra dei codici e delle edizioni dantesche”, desidero esprimerLe il mio compiacimento per la scrupolosa tenuta di questa contabilità. Colgo l’occasione per esternarLe ancora una volta il grato apprezzamento per il prezioso contributo da lei dato alla felice realizzazione della Mostra che ha conseguito risultati lusinghieri e ha meritato favorevoli giudizi da parte del pubblico e degli studiosi»; Lettera di Nicola Mazzaracchio ad Emanuele Casamassima del 1° ottobre 1966, in BNCF AS n. 625.
28 Il Direttore generale si complimentò come segue: «Egregio direttore, con sincera soddisfazione debbo comunicarLe il plauso del sig. Ministro per la parte da Lei avuta nella preparazione del Catalogo della mostra dantesca, meritatamente riconosciutaLe dallo stesso prof. Gianfranco Contini nell’Avvertenza premessa al testo. Desidero poi confermarLe che è pervenuto il rendiconto documentato sulla gestione finanziaria della Mostra limitatamente ai primi sei milioni erogati dal Comitato Nazionale, cui dovrà seguire il rendiconto documentato del residuo stanziamento di due milioni. Come ho già scritto al dott. Righini, voglio esprimere anche a Lei il mio grato apprezzamento per l’esemplare amministrazione del contributo e la quasi perfetta dimostrazione delle operazioni contabili. Cordialmente mi creda»; Lettera di Nicola Mazzaracchio ad Emanuele Casamassima del 14 dicembre 1965, in BNCF AS n. 625.
29 Il contributo di Casamassima per la redazione delle schede dei pezzi esposti si rileva in modo esplicito soltanto per il n. 207 [scheda firmata Sergio Pasquali]. In particolare con riferimento all’edizione della Divina Commedia di Foligno editio princeps 1472, Giovanni Numesteir di Magonza, Evangelista Angelini di Trevi, 11 aprile 1472: «Il testo, di cui venne erroneamente indicato come correttore Andrea de’ Bussi da Vigevano, segue la “lectio” di un codice “del Cento” strettamente affine al Lolliano 35 (metà sec. XIV) della Biblioteca del Seminario di Belluno, rispettandone con fedeltà i salti di versi (per gentile comunicazione del dr. Emanuele Casamassima)». Casamassima era infatti un esperto sull’argomento tanto da costituire un riferimento anche per l’antiquariato librario (cfr. Cap. 5). Intorno alla editio princeps della Commedia nello stesso periodo pubblicava il contributo L’edizione folignate della “Commedia” (1472): cfr. CASAMASSIMA 1965b. Ritornò quindi sull’argomento in CASAMASSIMA 1965c ed infine con CASAMASSIMA 1972.
30 È da rilevare che si tratta di un riconoscimento ad personam che sul piano scientifico oltre che a lui venne tributato soltanto a Roberto Longhi, consultato in merito ad alcune miniature per la sua «perizia unica».
88 CASAMASSIMA 2002, p. 89. Dall’ottobre 1960 allo stesso mese del 1961 in Germania si dedicò ad una ricerca sui manoscritti delle opere di Bartolo da Sassoferrato, grazie ad una borsa di studio annuale nell’ambito di un progetto internazionale sulla tradizione manoscritta del pensiero politico-giuridico del Medio Evo italiano. I frutti di questo lavoro codicologico troveranno una prima esposizione nel saggio Nota sui manoscritti di Bartolo nelle biblioteche tedesche, mentre il catalogo vero e proprio, l’Iter Germanicum, sarà pubblicato solo dopo dieci anni. Si veda CASAMASSIMA 1962a e CASAMASSIMA 1971c.
96 Cfr. Soggettario; più che ad un aggiornamento si pensava ad una seconda edizione di questo strumento, per la quale vedi oltre. Il piano per la BNI, messo a punto da Maltese nell’estate-autunno del 1966, prevedeva principalmente l’adozione di un sistema per la composizione fotografica denominato ‘Fotolist’, che andava a completare il rinnovamento delle procedure di redazione avviato a fine 1964 con l’utilizzo di schede perforate e l’allestimento di un centro meccanografico; del lavoro progettuale durante la direzione di Casamassima si conservano testimonianze d’archivio, oltre al resoconto offerto dallo stesso Maltese in MALTESE 1970.
97 Del progetto di riproduzione dei giornali, con l’ausilio di microschede, si trovano tracce documentarie risalenti alla primavera del 1966, in BNCF AS n. 1302. Su questo vedi oltre.
98 Nell’archivio della BNCF si sono conservate le note introduttive redatte da Casamassima per la presentazione del corso riportate in App. I n. 3. In esse si chiariscono anche le circostanze nelle quali erano poi stato programmate le lezioni, nonché il taglio che si era voluto dare ad esse. Restano di particolare rilievo soprattutto per le brevi, ma significative, osservazioni sullo status disciplinare della biblioteconomia.
160 In BNCF tra i giornali «tutte le pubblicazioni periodiche senza frontespizio e nelle quali il testo inizia di seguito al titolo, indipendentemente dalla periodicità e dall’argomento», MARCHINI 1996, p. 25. Marchini chiarisce poi che in virtù di questa accezione, in BNCF anche alcune riviste sono state incluse tra i giornali, dato che la definizione è basata non sulla periodicità ma sull’aspetto del periodico. Inoltre, fu in base a questa idea che a metà ‘800 i periodici vennero suddivisi in tipologie che vennero immagazzinate separatamente: «ancora oggi (anni ’90 del 1900) i termini ‘rivista’ e ‘giornali’ individuano due diverse categorie di periodici e due diverse sezioni di magazzino, ambedue immense».
161 Cfr. MARCHINI 1996, p. 25.
162 Di essa si conserva la lunga missiva di Casamassima alla Direzione generale, trascritta in App. I n. 5, oltre alla corrispondenza tra Casamassima e la ditta Mycron risalente al marzo 1966 dove vengono definiti i possibili dettagli tecnici dell’operazione. Tutta la documentazione si conserva in BNCF AS n. 1302. La busta contiene: appunti di Casamassima, preventivi per microschedatura, corrispondenza con la ditta. Su richiesta della BNCF la ditta compì alcuni sondaggi presso la casa olandese produttrice delle macchine di microriproduzione dato che l’ipotesi di lavoro richiedeva la modifica delle attrezzature. Vi si trovano anche campioni di fotogrammi, che vennero richiesti indietro dalla ditta nel dicembre 1967 quando era ormai chiaro che gli interessi della BNCF si era volti al microfilm. Si conservano anche due elenchi manoscritti di giornali (uno con 28 e l’altro con 34 titoli di testate) che recano il titolo e la città di edizione che si intendeva riprodurre in via prioritaria.
163 Cfr. E. Casamassima, Progetto la microriproduzione dei giornali, 1966, in App. I n. 5; a queste considerazioni aggiunse che «per valutare appieno la gravità della situazione» si doveva considerare «che la metà circa della collezione è costituita da pezzi che possono praticamente ritenersi unici».
168 Casamassima ne parlerà ad Eugene Power in una lettera del 1967: «I think I told you that even before the flood we had already considered a project had been approved by the Ministero della Pubblica istruzione. The 4th of November disaster prevented the beginning of the work, and now of course the problem is much more serious and urgent. Therefore your offer is very welcome and quite suitable in meeting one of our main necessities. The only trouble is that right now, given the present conditions of the library, we are not yet prepared to undertake a large-scale operation, such as you describe. But let me give you some details»; cfr. Lettera di Emanuele Casamassima ad Eugene Power del 4 maggio 1967, in CRIA Pitti - busta 24 - Fascicolo 128 (9) BNCF - Corrispondenza microfilm n. 15, cc. 378r-380v.
169 Le testimonianze sono molte e vi ritorneremo più ampiamente. Qui come esempio si richiama la lettera di Casamassima alla direzione generale trascritta supra dell’ottobre 1965: «Colgo l’occasione per informarla che l’ultima richiesta del librario Gonnelli per il codice di varie scritture in volgare (fiorentino del sec. XV) è di due milioni e mezzo di lire. Il prezzo mi sembra quanto mai conveniente, dato l’interesse del codice che mi è stato segnalato, come Lei sa, dal prof. Contini. Le chiedo dunque di poter trattare con il libraio intorno a questa cifra. Tratteniamo il codice in esame da mesi: ormai è tempo di decidere perché non ci sfugga.» Per gli acquisti all’asta, come vedremo in seguito, era in particolare Alberto Vigevani a segnalare a Casamassima i pezzi di maggior interesse per la biblioteca.
170 Sia Armando Petrucci che Francesco Barberi lo interpellarono a proposito di alcuni codici per una possibile attribuzione a Ludovico degli Arrighi, come risulta dalla corrispondenza con Casamassima che si è conservata in BNCF AS n. 1301 e n. 1306. In quegli anni era già edito CASAMASSIMA 1962c, ed usciranno poi CASAMASSIMA 1963 e CASAMASSIMA 1965, che lo consacreranno quale esperto del Vicentino.
171 Si tratta di una bozza di recensione a: Katalog der abendlandischen Handschriften der Osterreichischen Nationalbibliothek. Series Nova. Wien, Prachner del quale nel 1963 era uscito in due tomi il volume 2 (cod. ser. n. 1600-3200) curato da Otto Mazal. Della stessa opera sono stati pubblicati vari volumi fino al 1997. L’ultimo è: Katalog der abendländischen Handschriften der Österreichischen Nationalbibliothek Series Nova, Teil 5: Cod. Ser. n. 4801-4851 und Cod. Ser. n. 9249-9999. Wien 1997, curato da Otto Mazal e Rosemary Hilmar. In BNCF AS n. 1300 si conservano una versione dattiloscritta ed una manoscritta della recensione. Si può ipotizzare che il testo fosse stato quasi pronto poco prima dell’alluvione e che all’indomani del disastro la questione della sua pubblicazione sia passata in secondo piano fino a sfumare. Una ulteriore conferma che non sia mai giunto alla pubblicazione si può considerare anche il fatto che tuttora non ne risulti alcuna notizia alla Sezione dei manoscritti e libri antichi della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna. Ringrazio, Ernst Gamillscheg, responsabile del Sammlung von Handschriften und alten Drucken, per le informazioni fornitemi in proposito.
172 Cfr. E. Casamassima, Appunti per la recensione a: Katalog der abendlandischen Handschriften der Osterreichischen Nationalbibliothek. Series Nova. Vol. 2, Wien, Prachner, 1963, ora trascritta in App. I n. 7.
173 Quindi vi si sottolineava come la bibliofilia delle biblioteche nei secoli passati non avevano trovato una continuità nello stato che le aveva poi incamerate. Infatti, «per molti decenni questo compito non fu che scarsamente e occasionalmente sentito». «Solo nei primi anno dopo la costituzione della Direzione Generale delle biblioteche si verificò un risveglio, tanto che nel 1934 poté tenersi a Roma una Mostra delle biblioteche italiane: acquisti e doni degli ultimi dieci anni». D’altra parte per Mazzaracchio «l’amministrazione ha curato, nei limiti delle sue disponibilità, di integrare ed arricchire la già insigni raccolte della nostre pubbliche biblioteche con le più cospicue rarità bibliografiche, manoscritte e a stampa, che via si presentavano.» Se la guerra e la ricostruzione avevano interrotto questa politica, per il gruppo di studio era «deplorevole che, ormai a tanta distanza di tempo, non sia stata ancora ripresa e che gli ultimi decenni debbano segnare una già lunga serie di occasioni perdute»; cfr. Per la salvezza dei beni culturali, p. 600-601.
174 Per la salvezza dei beni culturali, p. 596-601. Dopo un paragrafo sulle insufficienti dotazioni per gli acquisti ordinari e straordinari, il successivo è dedicato agli acquisti di materiale prezioso.
175 Nella dichiarazione LIV si procedeva alla identificazione dei beni culturali d’interesse librario, che possono (non devono) essere sottoposti alla dichiarazione di interesse culturale: «volumi manoscritti di particolare importanza per antichità, valore paleografico, storico, letterario, scientifico, artistico; documenti relativi alla produzione letteraria e delle altre opere dell’ingegno anche in ordine alle persone e all’ambiente, ivi compresi gli autografi, i carteggi, gli inediti, i lavori preparatori; gli incunaboli, i libri rari, i libri di pregio; le incisioni, le carte geografiche, i manifesti, il materiale filatelico, le fotografie ed ogni altra opera comunque ottenuta con mezzi grafici o meccanici che presenti particolare importanza nonché le loro raccolte di particolare rappresentatività; le legature di particolare pregio documentario o artistico». Per la salvezza dei beni culturali, p. 88.
Tiziana Stagi, Emanuele Casamassima: una battaglia della cultura, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Udine, Anno accademico 2011/2012