venerdì 21 gennaio 2022

Gli organi di polizia sospettavano che anche l’Uisp svolgesse, per conto del Pci, un ruolo di copertura rispetto alla preparazione di attività di carattere sovversivo

Momento di una partita di calcio UISP (inizio anni Cinquanta) - Fonte: Aa.Vv, ... Sessant’anni di sport sociale in Italia attraverso la storia dell’UISP, La Meridiana, 2008

Il materiale preso in esame per questo contributo proviene dalla serie «G Associazioni» del fondo del Ministero dell’Interno conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato <1 . La serie è costituita da carte di polizia: telespressi riservati, corrispondenza tra organi dello Stato, relazioni informative, rapporti su singoli e gruppi, note trasmesse da “fonti fiduciarie”.
La rappresentazione dell’attore politico “vigilato” risulta ovviamente filtrata dalla chiave di lettura delle autorità politiche e di pubblica sicurezza, con «un forte elemento di soggettività, una serie di interessate esagerazioni e anche di falsità» <2 . Occorre quindi una particolare attenzione nell’utilizzare queste fonti che «devono essere tenute a distanza, interpretate, padroneggiate, ma mai accettate acriticamente» <3 .
Se si escludono i materiali prodotti dai soggetti indagati, raccolti dagli organi dello Stato e allegati alle note informative, le carte di polizia sono infatti, «anche se non esclusivamente, principalmente una fonte sui sorveglianti». Tuttavia, proprio perché «nessun punto di osservazione [può] essere considerato, di per sé, del tutto attendibile e scientificamente “neutro”», ecco allora che «anche una visione palesemente “nemica” può diventare elemento indispensabile della conoscenza». Inoltre, come osservato da Mimmo Franzinelli, utilizzando i documenti polizieschi con la dovuta attenzione, è possibile far emergere vicende personali e collettive altrimenti destinate all’oblio <4 .
I documenti sull’Unione Italiana Sport Popolare (Uisp) sono raccolti in due buste <5  contenenti diversi fascicoli che coprono l’arco temporale compreso tra il 1948, anno di nascita dell’associazione, e il 1984.
Anche nel caso dell’Uisp, la documentazione di polizia - oltre a fornire informazioni che possono arricchire la conoscenza della storia nazionale e locale dell’associazione <6 - risulta utile per verificare in che misura l’Unione fosse considerata “pericolosa” per lo Stato ed esplorare alcuni aspetti dell’azione di controllo e di repressione del dissenso svolta dagli organi di polizia in ambito sportivo, nel quadro della generale azione di sorveglianza nei confronti della sinistra, e particolarmente del Partito comunista.  
Dal punto di vista cronologico, l’analisi dei documenti è circoscritta al periodo che vede l’Uisp impegnata nella costruzione della sua struttura organizzativa e nella definizione del proprio profilo politico-sportivo, in un contesto molto difficile.
Nel clima della guerra fredda l’associazione, al pari delle altre organizzazioni delle sinistre, deve misurarsi con il duro attacco portato al movimento operaio dal blocco politico-economico conservatore che fa perno sulla Democrazia cristiana. La Dc tende ad egemonizzare tutti i settori della vita sociale e culturale, compreso lo sport, a partire dal Coni, di fatto sotto tutela governativa in quanto dipendente in termini amministrativi dalla presidenza del Consiglio. Sul piano dei finanziamenti i vertici politico-sportivi discriminano le associazioni di sinistra rispetto a quelle “clericali”, l’associazionismo popolare viene marginalizzato ostacolando o impedendo la promozione di manifestazioni e il possesso di licenze, figure legate alla sinistra sono escluse dalle cariche direttive dello sport nazionale.
Costretto sulla difensiva e con pochi mezzi a disposizione, l’Uisp risente delle rigidità e della radicalizzazione che caratterizzano lo scontro ideologico, politico e sociale nei “duri” anni Cinquanta e tende ad utilizzare lo sport in chiave propagandistica, agendo in funzione di collateralismo rispetto ai partiti di sinistra, soprattutto al Pci, egemone al suo interno.
L’associazione riesce comunque a ritagliarsi un ruolo peculiare in campo sportivo, articola la sua presenza sul territorio attraverso comitati provinciali radicati principalmente nelle regioni “rosse” e contribuisce a rappresentare i valori della sinistra nello spazio dello sport italiano: tra questi, anzitutto il diritto allo sport e una concezione del fenomeno sportivo come pratica popolare di massa, aperta a tutti, non limitata allo svago o alla ricerca della prestazione, volta a realizzare momenti di partecipazione democratica e a fornire strumenti di emancipazione e di crescita sul piano individuale e sociale.
Uno sguardo d’insieme
Una parte cospicua della documentazione si riferisce alla struttura nazionale dell’Uisp e alla partecipazione a competizioni sportive in Europa orientale. Altre carte riguardano l’attività dell’associazione in diverse province, in primo luogo dell’Emilia-Romagna e della Toscana, punti di forza dell’Unione.
Questori e prefetti forniscono anzitutto informazioni sul quadro dirigente nazionale che consentono di individuare in modo sufficientemente preciso la sua composizione. Si tratta in genere di persone definite come «note», ovvero precedentemente schedate per la loro attività politica, di cui in alcuni casi si sottolinea la particolare “pericolosità” («ex partigiano, fazioso violento, per cui è ritenuto elemento pericoloso per l’ordinamento democratico dello Stato»; «comunista fanatico ed attivissimo») <7 .
Diversi dirigenti hanno alle spalle un’esperienza politica iniziata in età liberale o sotto il fascismo. Le relazioni di polizia ripercorrono la loro storia fornendo una serie di dati che possono integrare le importanti biografie contenute nel volume sull’Uisp di Di Monte, Giuntini e Maiorella, dalle quali emergono alcuni tratti comuni della classe dirigente uipsina: «diverse esperienze assorbono la lezione appresa con l’emigrazione e l’esilio politico in Francia, la quasi totalità dei “padri fondatori” passa per l’opposizione antifascista, la lotta partigiana, la stagione del FdG [Fronte della Gioventù] e l’attiva militanza nei due partiti di sinistra» <8 .
Attraverso le carte si delineano i principali filoni di impegno dell’Uisp, dal sostegno agli sport minori all’attenzione per l’attività sportiva femminile, dalla formazione di leve sportive agonisticamente competitive alla cura per l’aspetto ricreativo dello sport.
L’attività di controllo si intensifica in occasione delle manifestazioni e dei congressi nazionali, seguiti dagli organi di polizia attraverso specifiche relazioni e la raccolta di documenti prodotti dall’associazione. “Confidenti” assistono alle riunioni del Consiglio nazionale riferendo sull’evoluzione della linea politico-sportiva uispina. Anche organismi collegati all’Uisp come l’Uges (Unione ginnico escursionistico sportiva) - indicata come «similare all’Associazione Esploratori Cattolici e capace di contrastarne l’attività tra i giovani» <9 - e il Cet (Campeggi escursioni turismo) sono oggetto di attenzione da parte degli organi di sicurezza.
I documenti restituiscono alcuni aspetti dei primi anni di vita dell’Uisp lungo la penisola, visti attraverso lo sguardo dei sorveglianti che insistono sul carattere “pretestuoso” dell’attività sportiva promossa dall’associazione, letta come un’insidiosa e subdola trappola per avvicinare i giovani alla causa comunista e «inculcare in essi l’ideologia estremista» <10 .
Sebbene […] non sia specificamente menzionato lo scopo politico e le finalità a cui mirano i dirigenti, che sono mascherate sotto il pretesto della cultura fisica e morale, gli scopi si ritengono quelli di avere sempre maggiori aderenti, nelle masse, al PCI <11 .
In realtà, fine principale di detta Unione è quello di riunire in sé il maggior numero di giovani di ambo i sessi, venendo loro incontro nel miglior modo possibile, nel campo dello sport per poi, a conquistata fiducia degli stessi, deviarli sul campo politico e convogliarli sotto la Direzione del P.C. <12
Gerarchi della gioventù comunista, sono all’opera […] per promuovere manifestazioni sportive tra i vari gruppi UGES, nel quadro dell’Unione Italiana Sport Popolari. […] Tali iniziative hanno lo scopo di allettare i giovani e i giovanissimi perché, con il pretesto dello sport, si affianchino alle organizzazioni comuniste, abbandonando i Patronati cattolici <13 .
Gli organi di polizia locale trasmettono a Roma informative anche sui dirigenti dei Comitati provinciali, corredate da note sull’età, sulla professione, sugli orientamenti ideologici, sulla condotta politica e “morale” e su eventuali precedenti penali <14 . I militanti più attivi sono in maggioranza giovani, molti sono operai, alcuni hanno incarichi nel partito o nelle Camere del lavoro o provengono dalla Fgci e dalla precedente esperienza nel Fronte della Gioventù, altri sono “indipendenti” o sportivi che non risultano impegnati in campo politico. Come a livello nazionale, anche nelle sedi periferiche dell’Uisp la componente comunista è nettamente prevalente rispetto a quella di area socialista.
Nel complesso si delinea un universo di militanti che suppliscono con il volontariato alle carenze finanziarie e strutturali dell’associazione. Al pari di altre attività culturali e politiche, lo sport svolge una preziosa funzione di scuola di formazione per i giovani della sinistra <15 .
Le informazioni che giungono dai prefetti e dai questori sono talvolta approssimative e inducono perciò a sovradimensionare o sottovalutare la forza dell’Uisp. Alla fine del 1948 ad esempio vengono segnalati 15.000 iscritti 16 , quando i tesserati a quella data sono in realtà circa 9.000 <17 . I Comitati provinciali individuati nel 1950 risultano 12 <18 , mentre a quell’altezza l’Uisp ha ormai articolato la sua presenza in molte province italiane. Gli atleti organizzati dall’associazione nel 1951 vengono valutati intorno ai 50.000 19 , mentre sono oltre 70.000 <20 .
I documenti della serie consultata sono legati da precisi vincoli archivistici, ma il flusso di informazioni tra la periferia e il centro risulta evidentemente lacunoso. Mancano materiali relativi alle Marche, all’Umbria, all’Abruzzo, al Molise, alla Calabria e alla Sicilia. Colpisce l’assenza della Lombardia e soprattutto di Milano (sono conservate solo due note della questura milanese), una città centrale per lo sport italiano e di radicate tradizioni nello sport popolare. D’altra parte, non tutta la documentazione sulle associazioni e i movimenti sorvegliati confluiva in questa serie che presenta il vantaggio dell’omogeneità tematica ma dovrebbe essere integrata dalla consultazione di altre carte di polizia conservate nell’Archivio Centrale dello Stato <21 .
Sport e “addestramento militare”
L’esistenza di una struttura militare occulta predisposta dal Pci nel secondo dopoguerra - non in funzione difensiva, come “apparato di vigilanza”, ma con l’obiettivo di rovesciare lo Stato democratico - è un tema che ricorre frequentemente nella pubblicistica anticomunista, con evidenti intenti politici.
In ambito storiografico questa tesi è al centro di alcune ricerche realizzate allo scopo di riequilibrare la storiografia prevalente che sostiene l’estraneità dell’opzione militare al corpo e alla cultura dei comunisti italiani, impegnati durante la ricostruzione a dare forma ad un partito di massa secondo l’impostazione togliattiana.
Si tratta di studi che tendono a considerare le carte di polizia e dei servizi segreti come fonti “neutre” e dunque attendibili e veritiere, perché non destinate a scopi propagandistici esterni ma ad una corrispondenza interna prodotto da soggetti che non avrebbero alcun interesse ad ingannare se stessi.
Un esempio significativo è la relazione approntata da Gianni Donno per la Commissione stragi, confluita nel volume La Gladio rossa del PCI (1945-1967) <22 .  Nella sua indagine Donno si affida esclusivamente a documenti prodotti dai servizi - «che lasciano, in molti casi, francamente perplessi sulla loro autenticità e sul loro valore ai fini della ricerca» <23  - e descrive l’inventario di un “archivio segreto” del Pci della cui esistenza non viene data alcuna prova, «se non testimonianze de relato » <24 . Come nota Aldo Giannulli, «il prestigioso storico salentino» «assume le informazioni contenute nei documenti dell’Ufficio Affari Riservati e del SIFAR senza alcuna riserva sulla loro veridicità»: "Tanta fiducia è rafforzata anche dal rinvenimento di un documento che un confidente avrebbe trafugato al PCI, nel quale sono contenute asserzioni abbastanza esplicite sull’esistenza dell’esercito parallelo. La lettera - vero “pezzo forte” dell’intera ricerca - reca l’intestazione a stampa Partito Comunista Italiano-Direzione Militare del Mediterraneo-Comando Emilia Romagna : colpisce che l’autore non sia assalito dal dubbio sull’autenticità del documento, al punto di non svolgere alcuna verifica in merito; in fondo, non appare molto probabile che il Pci stampasse la carta intestata di un organismo segreto, la cui stessa esistenza doveva essere tenacemente negata!" <25
Gli organi di polizia sospettavano che anche l’Uisp svolgesse, per conto del Pci, un ruolo di copertura rispetto alla preparazione di attività di carattere sovversivo.
Le prime informazioni sulle strutture paramilitari in seno all’Unione risalgono all’autunno del 1948. A partire dall’estate, il Partito comunista e le sue organizzazioni collaterali sono oggetto di una «durissima repressione poliziesca ad opera del ministro dell’Interno Scelba, fondata sul principio che il Pci fosse solo una sezione italiana del partito bolscevico con precisi piani insurrezionali (“piano K”)» <26 . Per Scelba il Partito comunista «era responsabile del clima di guerra che si era venuto a creare e nel quale era maturato l’attentato a Togliatti» <27 .
L’8 ottobre 1948 il prefetto di Firenze comunica alla Direzione generale della Pubblica sicurezza che l’Uisp è nata «pare per disposizioni date dal Cominform» che avrebbe stanziato «dieci milioni di lire» per sostenere l’organizzazione. Scopo dell’associazione, afferma perentoriamente il prefetto fiorentino, è «istruire militarmente i giovani di ambo i sessi, mediante l’apertura di palestre ginnastiche e campi sportivi» <28 .
Poco dopo, una relazione più circostanziata proviene dal questore di Foggia. «Persona degna di fede» riferisce agli organi di polizia che «di recente è ripreso il lavoro di organizzazione e di inquadramento della gioventù comunista in reparti organici di tipo militare» e a tale fine è stata costituita l’Uisp sui cui membri il questore assicura di «aver disposto le più oculate misure di vigilanza». Per non incorrere «nei divieti e nelle sanzioni previste dalla legge per le formazioni paramilitari e per l’uso delle uniformi», il Pci avrebbe scelto di «mascherare i suoi veri scopi» dando «a tutta l’attività» illegale «una veste sportiva» <29 .
Richiamandosi alla nota del collega foggiano, il 18 gennaio 1949 il questore di Bari rincara la dose. Fallito «almeno in parte» il tentativo di «costituire veri e propri reparti paramilitari camuffati in seno al noto “Movimento avanguardie garibaldine”» <30 , il Partito comunista si orienta verso lo sport, «strumento efficacissimo di propaganda», per realizzare una «graduale e pervicace infiltrazione» nelle masse giovanili. L’Uisp, sorta «per disposizioni del Cominform» che ha stanziato a questo scopo «ingenti somme» <31 , si propone, «in apparenza, di risollevare lo sport nazionale e di difendere “gli interessi degli sportivi più poveri”», in realtà secondo «notizie confidenziali molto attendibili» ha il compito di «catechizzare, sotto la copertura sportiva, i giovani d’ambo i sessi ed educarli all’ideologia marxista, istruendoli, nel contempo, militarmente, per costituire una massa di manovra da impiegare eventualmente al momento opportuno» <32 .
Il questore si adopera inoltre per impedire che possa andare a buon fine la richiesta dell’Uisp di affittare una palestra della ex Gil «chiusa, vastissima, ove, lontano da sguardi…indiscreti e senza la possibilità di controllo alcuno, è facile riunire - per qualsiasi scopo - centinaia di persone ed occultare materiale vario se non armi addirittura.» <33 .
Il 21 gennaio 1949 è la Direzione generale della Pubblica sicurezza, per conto del ministro degli Interni, a diramare una circolare «riservata personale» nella quale si invitano i prefetti ad intensificare la sorveglianza sull’attività dell’Uisp, descritta con parole che ricalcano quasi letteralmente la nota del prefetto barese <34 .
In risposta alla circolare ministeriale, il più solerte ad aderire alla tesi del “complotto militar-sportivo” è ancora una volta il prefetto di una città pugliese - Brindisi - che conferma la natura nascostamente paramilitare dell’Uisp 35 , seguito dal collega di Cagliari che avvia i dovuti accertamenti <36 .
Fino a questo punto, si può supporre che alcuni funzionari e organi di polizia abbiano ricavato dalla teoria sul “Piano K” la lente di lettura sulle iniziative e le finalità dell’Uisp, attentamente monitorata perché le attività fisiche, apparentemente “innocue”, si presterebbero in realtà a forme di addestramento militare.
Vittime dei loro schemi interpretativi, i sorveglianti procedono però lungo una pista che si rivela un vicolo cieco. Tra il 1949 e il 1956 indagini e rapporti “confidenziali” attestano la natura esclusivamente politico-sportiva dell’associazione e in alcuni casi escludono esplicitamente l’ipotesi complottista <37 .
Anche le cosiddette “operazioni sulla linea gotica”, attribuite al Pci, non trovano sostanziali riscontri. Si veda ad esempio il caso delle gare nazionali di sci organizzate dall’Uisp il 16-17 febbraio 1952 a Maresca, una frazione di San Marcello Pistoiese, sull’Appennino tosco-emiliano.
In vista della manifestazione il Comitato di zona del Pci promuove un incontro al quale partecipano alcuni dirigenti nazionali dell’Unione e dirama un comunicato nel quale invita tutti gli iscritti a mobilitarsi, data «la massima importanza politica» dell’iniziativa <38 .
Il prefetto di Pistoia invia una relazione al Gabinetto del Ministero degli Interni nella quale riporta puntuali informazioni sull’organizzazione della manifestazione <39 .
L’Uisp sta costituendo un «centro turistico di sport invernale» presso Maresca, in località “Casetta”, raggiungibile «a mezzo di strada rotabile forestale», in una zona «fitta di vegetazione, per cui poco adatta allo sport sciistico». Per realizzare il centro l’associazione «ha ottenuto, mascherando evidentemente l’iniziativa con l’intenzione di valorizzare la zona, l’adesione degli esercenti di Maresca, i quali hanno versato ciascuno un’offerta di L. 10.000». Il comitato organizzatore è costituito da quattro operai e artigiani comunisti e da due albergatori, uno «indipendente», l’altro «elemento opportunista»; del Comitato faceva parte inizialmente anche il parroco di Maresca, «il quale soltanto in questi giorni si è ritirato, avendo constatato lo scopo politico dell’iniziativa». Il 20 gennaio viene inaugurato il centro; sul posto confluiscono 200 persone, in prevalenza operai.
A queste osservazioni seguono le notizie raccolte per “via confidenziale”: "Secondo taluni confidenti, il nascente centro turistico sportivo a Maresca, avrebbe lo scopo occulto di istruire militarmente, attraverso l’U.I.S.P., i giovani di ambo i sessi alla vita della montagna, in relazione anche alla nota attività del P.C.I. lungo la linea gotica. Infatti tenuto conto che
a) la località prescelta non può essere definita ideale per praticare lo sport sciistico;
b) la strada che conduce alla “Casetta” è solo in parte carrozzabile;
c) la frazione Maresca è situata in località fuori mano isolata, rispetto alla strada statale 66;
d) la foresta del “Teso” è completamente appartata e ben si presta ad essere frequentata, senza sorveglianza diretta da parte della polizia (la stazione dell’Arma di Campotizzoro dista circa 10 km dalla “Casetta”);
e) valicando i crinali, oltre località “Casetta”, si arriva dopo circa 10-15 km per sentieri diversi al confine modenese-bolognese;
si desume che gli organizzatori dell’U.I.S.P., prevalentemente operai, avrebbero tutta la possibilità di istruirsi, indisturbati, all’uso degli sci, di conoscere tutte le piste che da Maresca e dalla località “Casetta” conducono ai versanti modenese e bolognese e di impratichirsi della zona appenninica Tosco-Emiliana" <40 .
Le allarmistiche note dello zelante prefetto pistoiese non hanno però seguito. La manifestazione dell’Uisp risulta essere, come annunciato, una tranquilla competizione sciistica e il pericoloso “centro” di Maresca altro non è che un modesto luogo di ritrovo uispino per gli sport invernali.
Anche i campeggi in montagna sono ritenuti potenzialmente “pericolosi”. Nell’estate del 1952 il capo della polizia di Modena chiede alla questura di Trento di accertare «l’effettiva attività» svolta in un campeggio organizzato sulle Alpi dall’Uisp modenese <41 . Effettuati gli «accertamenti», la questura comunica che «non si sono tenuti corsi di mistica comunista o di addestramento militare, in quanto i partecipanti curavano soltanto l’attività ricreativa e turistica, compiendo brevi escursioni nelle vicinanze del campeggio o recandosi a Molveno a prendere bagni in quella piscina» <42 .
Sportivi comunisti per la pace
A cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, mentre nei paesi dell’Europa orientale i colpi di Stato appoggiati dall’Urss impongono i partiti comunisti al potere e la guerra di Corea definisce drammaticamente i tratti della guerra fredda, il Pci elabora una politica sempre più incentrata sulle questioni internazionali e sul rischio di un nuovo conflitto. Iniziano le campagne per la pace e si serrano le file intorno all’Unione sovietica.
Alla fine del 1948 si costituisce a Roma il Movimento dei partigiani della pace, guidato per il Pci da Ambrogio Donini. Collegato ad un comitato mondiale, il movimento promuove numerose iniziative, a partire dalla campagna contro il Patto atlantico e dalla raccolta di firme per l’interdizione delle armi atomiche, lanciata a Stoccolma nel 1950, che raccoglie oltre 16 milioni di adesioni. <43
Il Pci utilizza il movimento per sviluppare un’incessante azione propagandistica basata su «una mitologia manichea che si nutre della connotazione positiva dell’Urss (adesso identificata con la causa della pace, oltre che con il progresso e la giustizia sociale) e della assimilazione degli Stati Uniti a “male radicale”»: «nell’immaginario collettivo e nella cultura politica dei militanti comunisti, “imperialismo”, “Casa Bianca”, “NATO” diventano sinonimi che identificano stabilmente il nemico principale, assoluto e irriducibile: una “realtà” aliena, da combattere senza quartiere e senza incertezze» <44 .
Le attività del settore culturale e ricreativo del Pci, comprese quelle sportive, vengono ricondotte al tema onnipresente della pace:
"Parola che sembrava dotata della capacità di rivestire e dare significato a qualunque momento di aggregazione e socialità: «serate della pace», gare di marcia «Trofeo della pace», gite «per la pace», tornei calcistici «Coppa per la pace», gare di cucito «per la più bella bandiera per la pace», concorsi per «la più bella poesia sulla pace», estrazioni a premi con in palio «colombe della pace», sino all’elezione delle «stelline» e degli «angioletti». Ovviamente «della pace»" <45 .
La pace è al centro anche dei Festival mondiali della gioventù nei quali lo sport assume un notevole rilievo. Il Pci organizza la partecipazione dei giovani comunisti alle assise internazionali che si svolgono nei paesi dell’Est europeo. Queste trasferte politico-sportive preoccupano i governi democristiani. In occasione della seconda edizione del Festival, che si tiene a Budapest nell’agosto 1949, la delegazione sportiva italiana, «largamente composta da atleti “uispini”», viene bloccata ai confini con l’Austria <46 .
Due anni dopo il Festival viene organizzato a Berlino Est. Il 5 agosto 1951 è Enrico Berlinguer a tenere il discorso di apertura <47 . Al rientro in Italia, il segretario dei giovani comunisti viene fermato alla frontiera di Chiasso dove gli vengono sequestrati i documenti d’identità. Sull’episodio i deputati Ottavio Pastore (comunista) e Emilio Lussu (socialista) presentano un’interpellanza parlamentare, alla quale risponde seccamente Scelba: «Il ritiro del passaporto al signor Berlinguer è stato disposto perché l’attività da questi svolta all’estero risulta pregiudizievole ai fini della sicurezza interna e internazionale dello Stato» <48 .
In occasione del IV Festival che si tiene a Bucarest nel 1953 l’Uisp denuncia le manovre ostruzionistiche del Coni «che non ha dato il suo appoggio affinché il Ministero dell’Interno concedesse sollecitamente i passaporti agli atleti» <49  costringendo alcuni di loro a rinunciare alla manifestazione.
Il Ministero e gli organismi dirigenti dello sport italiano si adoperano inoltre per ostacolare la partecipazione di atleti uispini alle gare ciclistiche internazionali “per la pace” che si svolgono nell’Europa dell’Est.
Il 1 maggio 1949 prende il via la Varsavia-Praga «la più importante corsa ciclistica dell’Europa centrale […], alla quale partecipano le rappresentanze ciclistiche albanesi, cecoslovacche, francesi, svizzere e sovietiche» <50 . L’Uisp iscrive alla competizione una squadra di 12 atleti, ma l’Unione Velocipedistica Italiana, in accordo con il Coni, non concede il nullaosta. «Ci punge il sospetto - commenta “Pattuglia”, la rivista della Fgci - che in tutto questo ci sia lo zampino dell’On. Andreotti» <51 .
Nel maggio 1952 l’ambasciata italiana a Varsavia comunica al Ministero degli Interni i nominativi dei ciclisti uispini che stanno per recarsi nella capitale polacca dove è prevista la V Corsa internazionale per la pace. Il gruppo è guidato dal deputato comunista e dirigente nazionale dell’Uisp Leonildo Tarozzi. Anche alcuni corridori triestini «cominformisti» partecipano alla gara <52 . L’ambasciatore trasmette a Roma la traduzione degli articoli della stampa polacca che riportano le dichiarazioni rilasciate dai ciclisti italiani, giunti a Varsavia «dopo 36 ore di viaggio per treno»:
"Anche quest’anno abbiamo trovato difficoltà a venire fino a voi. Gli organizzatori ci avevano già comprato i biglietti per via aerea ma, ciononostante, il Governo italiano non ci ha permesso il sorvolo. Abbiamo, pertanto, dovuto comprare i biglietti [del treno] a nostre spese, vendendo la radio avuta per premio l’anno scorso. Siamo lavoratori e non abbiamo risparmi. Due di noi sono disoccupati. […] Noi operai sportivi, in nome della pace, protestiamo contro la rinascita del fascismo. Siamo uniti con tutti coloro che amano la pace e la libertà" <53 .
Per la successiva edizione della corsa, che si snoda in otto tappe tra Varsavia, Berlino e Praga, il Coni concede il nullaosta alla rappresentativa dell’Uisp. L’associazione chiede quindi al Ministero degli Interni di rendere validi i passaporti per l’Europa orientale <54 . Scelba nega l’autorizzazione, suscitando una dura reazione della stampa comunista:
"Per più di una settimana l’on. Tarozzi aspettò che il visto arrivasse. Il giorno 27 aprile alle ore 13 il vicepresidente dell’Uisp riceveva comunicazione che l’on. Scelba aveva categoricamente rifiutato i visti degli italiani. […] Tale diniego è semplicemente antisportivo. […] Giuridicamente e politicamente è un arbitrio. […] Il Coni e l’Uvi ne escono con la dignità scossa" <55 .
Il copione si ripete nel 1954. Il Coni invia al Ministero le richieste di concessione del passaporto per i ciclisti che parteciperanno alla Varsavia-Berlino-Praga <56 . Su indicazione del capo gabinetto della presidenza del Consiglio, l’autorizzazione viene bloccata <57 . Come l’anno precedente, mentre la sinistra protesta <58 , il Coni tace.
Lo stillicidio di divieti degli organi di polizia si estende anche alle attività minori dell’Uisp: quando una squadra di calcio di una fabbrica di Lipsia propone all’associazione di incontrare un’omologa formazione italiana nel territorio della Germania orientale, il Dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero interviene prontamente impartendo disposizioni affinché «non sia dato corso ad eventuali richieste di passaporto da parte di aderenti all’Unione» <59
L’Uisp e il Coni
Il primo Statuto dell’Uisp, varato nel 1950, si propone tra l’altro di definire «accordi con il CONI e le Federazioni Sportive Nazionali allo scopo di garantire il successo delle manifestazioni organizzate e nell’interesse dei singoli sportivi» <60 .
Il Coni si muove però su una asse politico che discrimina palesemente l’Uisp e favorisce il Centro sportivo italiano, l’ente di propaganda sportiva cattolico guidato da Luigi Gedda: «prendendo a campione il 1952», il Csi «ebbe da Onesti un contributo di 30 milioni», l’Uisp «di 7» <61 .
Gli organi di polizia inizialmente faticano ad inquadrare il rapporto tra Uisp e Coni. Nel 1949 il questore di Roma attribuisce all’Unione nientemeno che l’intento di esautorare il Coni <62
Più realisticamente, negli anni successivi si segnalano le difficoltà dell’Uisp che rivendica «la concessione di tutte le sovvenzioni e agevolazioni» di cui godono le altre strutture sportive: «Sembra, però, che i dirigenti del partito comunista non nutrano molte speranze sul successo di questa iniziativa, ben sapendo come l’UISP sia guardata con molta diffidenza negli ambienti sportivi ufficiali […] per il suo malcelato carattere di organizzazione pseudosportiva controllata da un partito politico» <63 .
Nel 1955 il Ministero degli Interni chiede al Coni «dettagliate notizie sull’attività dell’Uisp». Il Comitato olimpico risponde con una lettera riservata inviata alla presidenza del Consiglio dei ministri nella quale enfatizza la capacità dell’organismo di mantenere lo sport al riparo da contaminazioni politiche - secondo la formula “lo sport agli sportivi” -, conferma la prevalenza delle tendenze politiche conservatrici nel mondo sportivo e minimizza il peso dell’Uisp:
"Il C.O.N.I vigila attentamente affinché non vi siano deviazioni politiche nel campo sportivo […?]. Aggiungiamo, per maggiore conoscenza di codesta Presidenza, che la quasi totalità delle forze sportive italiane diffuse in tutta la periferia della Nazione è, per certa conoscenza, diretta da elementi che se pure si professano apolitici sono tendenzialmente orientati verso i partiti di centro. Si tratta nella grande maggioranza di industriali, di commercianti, di professionisti, di funzionari che naturalmente si incanalano nelle correnti di centro oppure vanno con prudenza e moderazione verso destra. Tale situazione non è possibile rilevarla da documentazioni ma per logica sensazione che chiunque può trarre entrando in contatto con i Circoli sportivi. Le cosiddette forze dell’U.I.S.P., in conseguenza di tale situazione, sono pertanto del tutto marginali" <64 .
La questione del rapporto Uisp-Coni si ripresenta l’anno successivo quando, con l’approssimarsi delle Olimpiadi di Roma, l’Unione costituisce le “Leve delle giovani speranze di Olimpia”. Il significato dell’iniziativa è tratteggiato da Antonio Ghirelli sulle pagine della rivista dell’Uisp, con accenti che richiamano lo spirito dell’”olimpismo”:
"La scelta di un tema apparentemente così remoto come “la preparazione dello sport italiano alle Olimpiadi del ‘60”, non ha nulla di arbitrario. […] È appena il caso di notare, del resto, come altre organizzazioni e gruppi politico-confessionali di consumata esperienza, abbiano addirittura anticipato le iniziative della nostra UISP, lanciando grandi parole d’ordine e attuando espedienti propagandistici […]. L’Unione Popolare […] si è proposta di affrontare la questione sotto un profilo ben diverso. In luogo di aspirare ad una qualificazione politica o settaria delle Olimpiadi, l’Unione al contrario ha chiaramente affermato di volerne esaltare il significato universale, la nobile funzione mediatrice tra politiche ed ideologie diverse che possono odiarsi solo a patto di non conoscersi. […] Basterebbero le “leve delle giovani speranze di olimpia” a dar ragione della fattiva nobiltà dei nostri propositi. Vogliamo essere presenti alla grande festa della gioventù italiana, vogliamo che essa si risolva in una affermazione di civiltà e di progresso del popolo italiano" <65 .
Il questore di Roma informa il ministro degli Interni che l’Unione ha predisposto una «campagna», incentrata sulle Leve olimpiche, attraverso la quale "intende procedere ad una vasta azione di reclutamento, specie tra i giovanissimi, col proposito di dare nuova linfa alla sua organizzazione e di preparare, nelle varie specialità, il più gran numero di giovani possibile in vista delle Olimpiadi di Roma, col proposito anche di far partecipare a tale grande manifestazione sportiva internazionale dei propri atleti" <66 .
Ma, al contrario dei “nobili” propositi enunciati da Ghirelli, secondo i funzionari di pubblica sicurezza «lo scopo effettivo», "è convogliare la gioventù, attraverso gli allettamenti delle manifestazioni sportive, presso i partiti di sinistra. La relativa azione viene svolta, naturalmente, anche nei confronti dei giovani cattolici, ai quali, come, del resto, ai giovani di altre tendenze, si fa balenare la possibilità di successi sportivi e, più ancora, di viaggi e divertimenti come, ad esempio, la partecipazione, gratuita o quasi, al Festival di Mosca, in programma per l’estate del 1957" <67 .
Sul tema interviene con un’informativa riservata anche il Sifar <68 , riproponendo la tesi dell’assalto al “palazzo d’inverno” dello sport italiano da parte dell’Uisp. Il servizio segreto non ha dubbi sulle reali finalità dell’iniziativa. Le “leve” sono il “cavallo di Troia” che i comunisti intendono utilizzare per penetrare nella “cittadella dello sport”, “corrompere” «centinaia di migliaia» di giovani cattolici e «impadronirsi» del Coni:
"Il P.C.I., con la nuova iniziativa, in sostanza si ripromette, attraverso l’UISP, di:
a) sottrarre al controllo del Centro Cattolico Italiano <69  e della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, col miraggio d’un brillante avvenire sportivo, centinaia di migliaia di giovani che, gradatamente, dovrebbero ingrossare le fila della FGCI;
b) impadronirsi delle principali Federazioni sportive italiane e quindi del CONI" <70 .
A dispetto di questa ennesima rappresentazione dell’associazione come soggetto politico “sovversivo”, l’Uisp sta avviando un percorso che la porterà ad attenuare la sua “opposizione sportiva”. In occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960 l’Unione si spenderà per la buona riuscita dei Giochi e per garantire un clima di pace sociale, in nome dell’interesse dello sport nazionale e in funzione di una propria legittimazione come forza “responsabile” <71 .
[NOTE]
1  Si tratta di 7.435 fascicoli classificati dal Dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero, Ufficio ordine pubblico. Il versamento risale al 2002 e si compone di due parti (prima e dopo il 1966), corrispondenti a due successivi titolari. Prima della ristrutturazione degli apparati di polizia (1981), la serie era indicata come “G1 Associazioni” e faceva capo alla Sezione prima della Divisione Generale Affari Riservati della Pubblica sicurezza. Tra il 1948 e il 1956 la Divisione era guidata dall’ex dirigente dell’Ovra Gesualdo Barletta, affiancato da Domenico Rotondano, un altro ex funzionario della polizia politica fascista, cfr. G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia , Editori Riuniti, Roma, 1991, pp. 46-48.
2  M. Franzinelli, Sull’utilizzo (critico) delle fonti di polizia , in «Percorsi Storici», n. 0, 2011: [ http://www.percorsistorici.it/component/content/article/10-numeri-rivista/numero-0/20-franzinelli ] (salvo diversa indicazione tutti gli url sono stati controllati il 3 ottobre 2019).
3  Id., Sull’utilizzo (critico) delle fonti di polizia , in AA.VV., Voci di compagni schede di questura. Considerazioni sull’uso delle fonti orali e delle fonti di polizia per la storia dell’anarchismo , Milano, Quaderni del Centro studi libertari archivio Pinelli, 2002, p. 20.
4  E. Francescangeli, Sorvegliare con lentezza. I gruppi della sinistra extraparlamentare nelle carte di polizia , in Gli anni Settanta. Tra crisi mondiale e movimenti collettivi , a cura di A. De Bernardi, V. Romitelli, C. Cretella, Bologna, Archetipolibri, 2009, p. 324. Cfr. G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento , Ragusa, La Fiaccola, 2002, p. 9; e M. Franzinelli, Sull’utilizzo (critico) delle fonti di polizia , Op. cit ., pp. 22-23.
5  Archivio centrale dello Stato (ACS), Ministero dell’Interno (MI)  Dipartimento generale pubblica sicurezza (DG) , Segreteria del dipartimento (Sdip), Ufficio ordine pubblico (OP), Categorie permanenti (CP), G.1 Associazioni (1944-1986), bb. 207 (1948-1966) e 388 (1969-1984). Poiché tutte le carte in seguito citate sono raccolte nella prima busta (erroneamente indicata nell’inventario come busta 208), in nota si farà riferimento solo ai fascicoli.
6  Cfr. L. Martini, Nascita di un movimento. I primi anni dell’UISP , Roma, Edizioni Seam, 1998; B. Di Monte, S. Giuntini, I. Maiorella, Di sport, raccontiamo un’altra storia. Sessant’anni di sport sociale in Italia attraverso la storia dell’UISP , Molfetta, La Meridiana, 2008. Sulla storia locale dell’Uisp cfr. S. Giuntini, UISP a Milano 1948-1990. Dall’Unione Italiana Sport Popolare all’Unione Italiana Sport Per tutti , Milano, Edi-ermes, 1991; L. Senatori, Dallo sport popolare allo sport per tutti: le radici storiche, l’esperienza dell’UISP di Firenze , Firenze, Polistampa, 2006. Sull’UISP tra il 1968 e la prima metà degli anni Settanta cfr. A. Molinari, G. Toni, Storie di sport e politica. Una stagione di conflitti (1968-1978) , Milano-Udine, Mimesis, pp. 125-138.
7  F. 1 (1948-settembre 1952), Questura di Roma, Unione Italiana Sport Popolare, 12 gennaio 1951; ivi, Questura di Roma, Unione Italiana Sport Popolare, 4 agosto 1952.
8  Di Monte, Giuntini, Maiorella, Op. cit ., p. 44.
9  F. 3 (giugno 1954-settembre 1954), Prefettura di Padova, Padova-Attività del P.C.I., 31 maggio 1954.
10   Ivi, Prefettura di Matera, Costituzione Comitato Unione italiana sport popolare, 9 agosto 1954.
11  F. 1 (1948-settembre 1952), Prefettura di Alessandria, Attività del P.C.I. attraverso l’U.i.s.p., 1 giugno 1949.
12   Ivi, Questura di Livorno, Unione Italiana Sport popolare-Federazione di Livorno, 10 febbraio 1950.
13  F. 3 (gennaio-giugno 1954), Questura di Padova, Padova-attività del P.C.I., 24 marzo 1954.
14  Talvolta gli organi di polizia forniscono indicazioni anche sull’ubicazione delle sedi, sul numero di iscritti, sulle iniziative per l’autofinanziamento.
15  Su questo tema cfr. il capitolo Lo sport popolare  della ricerca di A. Fanelli, A casa del popolo. Antropologia e storia dell’associazionismo ricreativo , Roma, Donzelli, 2014, pp. 89-94.
16  F. 1 (1948-settembre 1952), Questura di Roma, Unione Italiana Sport Popolare, 6 ottobre 1948.
17  Di Monte, Giuntini, Maiorella, Op. cit ., p. 32.
18  F. 1 (1948-settembre 1952), Ministero dell’Interno, Unione popolare sport popolare, s. d., ma databile alla fine del 1950.
19   Ivi, nota di una “fonte fiduciaria”, L’azione dell’Unione Italiana per lo Sport Popolare per penetrare nelle società sportive, 27 gennaio 1952.
20  Di Monte, Giuntini, Maiorella, Op. cit , p. 72.
21  Come le serie “Fascicoli permanenti. Partiti politici” e “Fascicoli correnti” del Gabinetto del ministro dell’Interno e il fondo “Affari vari” della Divisione Affari Riservati della Direzione generale di Pubblica Sicurezza.
22  Cfr. G. Donno, La Gladio rossa del PCI (1945-1967) , Soveria Mannelli, Rubbettino,  2001; cfr. anche R. Turi, Gladio Rossa , Venezia, Marsilio, 2004.
23  G. Scirocco, recensione a La Gladio rossa del PCI (1945-1967),  in SISSCO. Società italiana per lo studio della storia contemporanea: [ http://www.sissco.it/recensione-annale/gianni-donno-la-gladio-rossa-del-pci-1945-1967-2001/ ]. Perplessità espresse anche da uno storico non sospettabile di simpatie “negazioniste” come E. Galli della Loggia, cfr. il forum sul libro in «Nuova storia contemporanea», a. V, n. 6, novembre-dicembre 2001.
24  Scirocco, Op. cit .
25  A. Giannulli, Il trattamento delle fonti provenienti dai servizi di informazione e sicurezza , in AA.VV., Op. cit., p. 51.
26  A. Vittoria, Storia del PCI (1921-1991) , Roma, Carocci, 2006, p. 68.
27  Ibidem;  «Le voci sui presunti piani comunisti di rovesciamento delle istituzioni democratiche», «messe in circolazione ad arte dagli ambienti moderato-conservatori italiani e statunitensi», sono funzionali ad una strategia politica che alimenta nell’opinione pubblica il timore per il pericolo rosso, cfr. M. Dondi, La lunga liberazione. Giustizia e violenza nel dopoguerra italiano , Roma, Editori Riuniti, 2004, pp. 178-179, 183. Anni dopo, lo stesso Scelba affermerà di non avere mai creduto all’esistenza del “piano K”, cfr. F. Orlando, Ecco come difesi la libertà degli italiani. Intervista a Mario Scelba , in «Prospettive del mondo», n. 139-140 (1988), p. 9 e sgg.
28  F. 1 (1948-settembre 1952), Prefettura di Firenze, Unione Italiana Sport Popolare e Unione Turistica Italiana, 8 ottobre 1948.
29  Ivi, Questura di Foggia, Partito comunista-Pseudo attività sportiva, 14 dicembre 1948.
30  Il movimento giovanile promosso dalla sinistra in vista delle elezioni del 18 aprile 1948.
31  «Il finanziamento sarebbe effettuato attraverso la fabbrica di biciclette Taurus di Bologna»: f. 1 (1948-settembre 1952), Questura di Bari, Gioventù comunista-U.I.S.P.-Pseudo attività sportiva, 18 gennaio 1949.
32   Ibidem .
33   Ibidem .
34   Ivi, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza-Divisione Affari Riservati, Riservata personale, 21 gennaio 1949.
35   Ivi, Prefettura di Brindisi, Attività del Partito Comunista Italiano, 25 gennaio 1949.
36   Ivi, Prefettura di Cagliari, Comitato Provinciale Unione Sport Popolare, 17 febbraio 1949.
37   Ivi, Prefettura di Napoli, P.C.I. Attività, 21 agosto 1950; ivi, Prefettura di Arezzo, Unione Italiana Sport Popolare, 18 aprile 1951.
38   Ivi, P.C.I. Comitato di zona Montagna Pistoiese, A tutti gli iscritti della sezione, s.d.
39   Ivi, Prefettura di Pistoia, Attività del partito comunista lungo la linea gotica, 26 gennaio 1952.
40   Ibidem .
41   Ivi, Questura di Modena, Gruppo campeggiatori modenesi, aderente all’Unione Italiana Sport Popolare, 8 agosto 1952.
42   Ivi, Questura di Trento, Gruppo campeggiatori modenesi, aderenti all’U.I.S.P,   18 agosto 1952.  
43  S. Cerrai, I partigiani della pace in Italia. Tra utopia e sogno egemonico , Padova, Libreria Universitaria, 2011, p. 209.
44  G. Gozzini, R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano. Dall’attentato a Togliatti all’VIII congresso , Torino, Einaudi, 1998, p. 178.
45  A. Guiso, La colomba e la spada. “Lotta per la pace” e antiamericanismo nella politica del Partito comunista italiano , Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, p. 483.
46  Di Monte, Giuntini, Maiorella, Op. cit ., p. 92.
47   Discorso di apertura di Enrico Berlinguer. Conquisteremo la pace al mondo intero , in «Pattuglia», n. 32, 26 agosto 1951.
48  Atti parlamentari (d’ora in avanti AP), Senato della Repubblica, Discussioni, Seduta n. 708 del 31 ottobre 1951, p. 28.087.
49  Dichiarazione del dirigente Uisp Giorgio Mingardi rilasciata il 1° agosto 1953, cit. da Di Monte, Giuntini, Maiorella,  Op. cit ., pp. 95-96.
50   Strano rifiuto dell’UVI all’UISP , in «Pattuglia», n. 8, 1-15 maggio 1949.
51  Ivi .
52  F. 1 (1948-settembre 1952), Ministero degli Affari esteri, Comunicato dell’ambasciata d’Italia in Varsavia, Unione Italiana Sport Popolare-V Corsa Internazionale della pace,   26 aprile 1952; Ivi, Prefettura di Gorizia, Riservata raccomandata, 17 settembre 1952.
53   Ivi , Ministero degli Affari esteri, Comunicato dell’ambasciata d’Italia in Varsavia, Stampa polacca del 30 aprile 1952, 6 maggio 1952.
54  F. 2 (marzo-dicembre 1953), Lettera del Consiglio nazionale dell’Uisp all’On.le Mario Scelba, 22 aprile 1953.
55  Scelba ha negato i visti , in «Pattuglia», n. 19, 10 maggio 1953.
56  F. 3 (gennaio-giugno 1954), Lettere di Bruno Zauli, segretario generale del Coni al Ministero dell’Interno, 20 e 26 aprile 1954.
57   Ivi, Telespresso del capo gabinetto della presidenza del Consiglio, 29 aprile 1954.
58   Proibita ai nostri ciclisti la “corsa della pace , in «Il Paese», 30 aprile 1954.
59  F. 2 (marzo-dicembre 1953), Direzione Generale della Pubblica Sicurezza-Divisione Affari Riservati, Progettato scambio di squadre sportive tra un’associazione della Germania Orientale e l’U.I.S.P., 4 settembre 1953.
60  Di Monte, Giuntini, Maiorella, Op. cit ., p. 82.
61   Ivi , p. 74.
62  F. 1 (1948-settembre 1952), Questura di Roma, Sport popolare-Unione italiana, 24 gennaio 1949.
63  F. 2 (marzo-dicembre 1953), Questura di Torino, Iniziative comuniste nel campo sportivo, 5 dicembre 1953.
64  F. 4 (gennaio 1955-agosto 1956), Il testo della lettera si trova in Presidenza del Consiglio dei ministri (d’ora in avanti PCM), Unione italiana sport popolare, 18 maggio 1955.
65  A. Ghirelli, Tempestività  in «Il Discobolo», n. 2, febbraio 1956.
66  F. 4 (gennaio 1955-agosto 1956), Questura di Roma, Attività della U.I.S.P. - Campagna per la leva delle giovani speranze di Olimpia, 15 maggio 1956.
67  Ibidem.
68  Il Servizio informazioni forze armate - primo servizio segreto della Repubblica - nasce il 1° settembre 1948 «in forza di una circolare interna del Ministero degli Interni e non a seguito di dibattito parlamentare». Nel 1956 è guidato dal generale Giovanni De Lorenzo e la sua attività è ancora disciplinata da norme che risalgono all’epoca fascista. Cfr. De Lutiis, Op. cit ., pp. 38-39.
69  Si tratta probabilmente del Centro sportivo italiano.
70  La segnalazione del Sifar è riportata in f. 4 (gennaio 1955-agosto 1956), P.C.I.-Attività dell’Unione Italiana Sport Popolare, 5 giugno 1956,.
71  Cfr. Di Monte, Giuntini, Maiorella, Op. cit ., pp. 107-109.
Alberto Molinari (Istituto Storico di Modena), I sovversivi dello sport. L’Uisp nelle carte di polizia (1948-1956) in Storia Dello Sport. Rivista Di Studi Contemporanei, Vol 2 No 1 (2020), pp. 74-86, 6 febbraio 2021