martedì 3 maggio 2022

Anche in Brianza e Vallassina durante la Resistenza ci furono donne che forse per la prima volta si assunsero compiti e responsabilità diverse da quelle abituali


Il biennio 1943-1945, con i suoi tragici eventi, coinvolse molte donne di tutte la classi sociali che, attraverso una maturazione personale e collettiva, rappresentarono un supporto insostituibile alla lotta di liberazione, purtroppo rimasto minoritario rispetto a quello maschile, nella storiografia della Resistenza. Si è già detto di come il C.L.N. provinciale, nell’estate 1944, con l’invito a costituire i G.D.D. (Gruppi di Difesa della Donna), ponesse le premesse per una riflessione sui diritti delle donne, falsamente esaltate dal fascismo nel ruolo di madre e amante del guerriero. In realtà erano discriminate nel lavoro (salario inferiore a quello dell’uomo ed esclusione da certe professioni), ed escluse dalla vita politica.
[...] Anche in Brianza e Vallassina ci furono donne che forse per la prima volta si assunsero compiti e responsabilità diverse da quelle abituali. Una Resistenza che si nascondeva sotto l’aspetto della vita quotidiana e che aveva la sua sede nelle case che divennero basi partigiane e luoghi di sostegno e di rifugio. Ciò significò per le donne e le loro famiglie compiere scelte precise, accettare i rischi e subire, in alcuni casi, tragiche conseguenze. <96
Ada Tommasi De Micheli fu una delle tre donne Italiane medaglia d’oro della Comunità Ebraica. Durante la guerra Ada Tommasi soggiornava a Sormano, dove in collaborazione con il parroco Don Carlo Banfi prestava soccorso agli ebrei. Continuò la sua opera anche dopo l’arresto in Svizzera di Don Carlo; gli ebrei venivano da lei portati nello scantinato della parrocchia e poi accompagnati in Svizzera.
[...] Olga Maggi Ponti in Porro Schiaffinati, nata a Milano il 2 agosto 1893 e morta a Milano il 29 dicembre 1977 dopo l’8 settembre guidò con coraggio e determinazione l’antifascismo a Canzo. Fu segnalata la sua opera dai rapporti delle spie del Commissario Prefettizio di Canzo e dell’ufficio politico della G.N.R.. Il 22 novembre 1943, il Commissario Prefettizio di Canzo, Mario Noseda, inviò all’Avvocato Paolo Porta, Commissario Federale di Como, una relazione sulle attività delle bande partigiane e sovversive della zona di Canzo. A proposito della Contessa Porro scrisse: “[…] Sull’attività dei rifornitori e degli informatori esistenti nella zona da me controllata le informazioni raccolte concordano nel citare i nomi della Contessa Porro, dell’esercente Angelo Sormani e del figlio del prestinaio Castagna. […]”. Si nota, leggendo avanti la relazione, la preoccupazione del Noseda di alleggerire le responsabilità della Contessa, essendo a Canzo una persona influente e stimata: “[…] Sulla contessa Porro molto si è detto, non bisogna dimenticare però che essa è un po’ la tutelatrice dei sinistrati di Milano, e quindi fa pensare che, mentre in un primo momento si è fatta anche tutelatrice di tutti i soldati sbandati, poi, per senso umanitario, non ha potuto rifiutare l’assistenza anche in seguito quando questi soldati divennero partigiani. E’ bene comunque vedere il comportamento della Contessa Porro dopo le operazioni di polizia, prima di procedere all’arresto, che sarebbe dannoso, ed influirebbe molto sulla nostra politica di penetrazione, data la notorietà e l’ascendente di detta signora sulla popolazione”. <99
La Contessa Porro era cugina dell’ammiraglio Antonio Legnani, Capo di Stato Maggiore e Sottosegretario alla Marina della R.S.I. e ospitò a Canzo, nella sua villa, la moglie e il figlio dell’ammiraglio, morto per un incidente il 20 ottobre 1943. La situazione era seguita dal Commissario Prefettizio Mario Noseda che in una relazione del 29 novembre 1943, al Federale Paolo Porta, riferì: “[…] A Canzo è giunta la vedova dell’ammiraglio Legnani, ed è ospitata dalla famiglia Porro” <100. In seguito ad un rapporto fatto dal reggente il Fascio di Canzo e Presidente del Comitato Sinistrati di Canzo, lo squadrista mutilato, Porroni, al Comando Militare Tedesco del 22 ottobre 1943 <101 la Contessa Porro venne arrestata dai tedeschi e portata a Como; fu rilasciata e il Porroni dovette lasciare Canzo per motivi di sicurezza personale, sostituito poi da Mario Noseda. Dopo la liberazione, al processo contro il Noseda, la sua prudente condotta, come già è stato detto, lo salverà dalla pena di morte; fu così condannato a trent’anni di reclusione grazie all’intervento della Contessa Porro che testimoniò a suo favore affermando che pur nascondendo nove ebrei nella sua villa, non fu ostacolata dal Noseda.
Nei giorni che seguirono la Liberazione i partigiani del “Battaglione Puecher”, gruppo Eupilio, inviarono una lettera alla Contessa segnalando l’inerzia dei carabinieri di Asso che non arrestavano degli imputati. Allegarono anche una delazione che la riguardava, trovata in una sede fascista <102. Dal documento emerge il ruolo della Contessa nella Resistenza a livello non solo locale, ma anche comasco e milanese. I partigiani si rivolgevano a lei come ad un’autorità riconosciuta. In conclusione e alla luce di quanto è stato detto sulla Resistenza civile al femminile, si può vedere che anche nell’antifascismo di Olga Maggi in Porro Schiaffinati agivano la solidarietà alla scelta del figlio Galeazzo <103 che piuttosto di piegarsi ai tedeschi, preferì partire per il lager, l’assistenza ai perseguitati, l’amore di Patria e la fedeltà allo Stato legittimo Monarchico.
Nella partecipazione popolare alla lotta per la liberazione, in molte donne l’antifascismo significò condividere i rischi e i sacrifici di figli, mariti, fratelli e fidanzati.
Anna Giovenzana e Luigina Oltolini, madri di due renitenti, divenuti poi garibaldini che si erano rifugiati sul monte Cornizzolo, salivano per ripidi sentieri cariche di cibo e vestiario per quei primi ribelli <104.
Luigia Viganò, nata il 18 luglio 1909 e morta il 4 aprile 1993, di Lurago d’Erba, di professione magliaia, sorella di due partigiani, si impegnò con la famiglia ad aiutare i prigionieri alleati a fuggire in Svizzera. Nel maggio 1944 andò in val Sesia e in val d’Ossola, tenendo anche il collegamento con il comando generale delle “divisioni Garibaldi” a Milano ed a Torino. Luigia fu decorata con la medaglia d’argento dal comando alleato. La sorella Elena fu staffetta della “Brigata Puecher” e della 104ª “Brigata Garibaldi” (Brianza) <105.
Sidonia Cattaneo, di Cesana Brianza, nata il 23 settembre 1918 e morta il 6 settembre 1990, di professione maestra, partigiana combattente nella “Brigata Paolo Poet” di “Giustizia e Libertà” del distaccamento di Cesana Brianza, che aveva come comandante Giancarlo Bonfanti col nome di battaglia: “Nauta”. Sidonia Cattaneo, svolse anche il ruolo di ufficiale di collegamento con il comando regionale. Un attestato della Presidenza del Consiglio dei Ministri le riconobbe la funzione di comandante di distaccamento con la qualifica di Partigiano Combattente nel periodo 30 settembre 1943, 25 aprile 1945. Lavorò come insegnante a Naggio, paese sulle montagne dell’alto lago, vicino a Porlezza, paese di confine con la Svizzera e rifugio di bande partigiane. Tornava da scuola in bicicletta il mercoledì e il sabato e il giovedì andava di nascosto a Milano con il comandante “Nauta” o da sola e la sera stessa tornava con i messaggi. Ebbe a dichiarare: "Mi sono messa completamente agli ordini del Comandante Nauta. Dopo la sua fuga e il suo soggiorno clandestino a Cesello Brianza <106, perché ricercato a morte, feci continuamente da staffetta per mantenere le comunicazioni fra il Comandante e Milano. La mia opera l’ho svolta con coscienza e volontariamente" <107.
Vittoria Rossi Anziché, sfollata da Milano (presso la casa San Giuseppe di Alzate Brianza) e Maria Letizia Meda, (sfollata da Milano ad Anzano del Parco), fondarono il C.L.N. di Anzano ed organizzarono un gruppo partigiano con una ventina di militari. L’organizzazione Rossi-Meda, con questo nome era conosciuto il gruppo, aderì alla “Brigata Ticino di Milano”, di ispirazione cattolica, e collaborò con il “Battaglione Patrizi della 2ª Brigata Matteotti” di Albavilla. La zona di operazioni comprendeva: Anzano, Alzate, Orsenigo, Montorfano ed Albavilla. Il gruppo Rossi-Meda agiva in clandestinità, preparando l’insurrezione assieme al reparto aereonautico di Anzano del Parco. I giorni dal 26 al 28 aprile 1945 partecipò al blocco delle formazioni nazifasciste di passaggio sulla statale. Il 26 ebbe un combattimento con una colonna tedesca proveniente da Como <108.
Molte altre furono le donne che si adoperarono in Alta Brianza e Vallassina per la Resistenza, ma di esse si è persa ogni traccia non essendo la loro opera riportata negli archivi storici o privati, venendo così dimenticata o rivivendo solamente nelle testimonianze orali di parenti e compaesani. Al di là delle singole esperienze, sta di fatto che, nel biennio 1943-1945, accanto a tutte le qualità nuove che le donne scoprirono di avere e alle capacità che svilupparono (decisioni in campi fino ad allora sconosciuti, coraggio fisico, resistenza psichica, ampliarsi del sentimento di solidarietà), emersero il protagonismo femminile, la determinazione di essere presente e contare nei luoghi dove la Storia si fa.
[NOTE]
96 Cfr. Cairoli Roberta, Nessuno mi ha fermata. Antifascismo e Resistenza nell’esperienza delle donne del Comasco 1922-1945, Ed. Nodo Libri 2005, p.71;
99 Cfr. ASC, Fondo Prefettura, Carte di Gabinetto, II versamento,Carte riservate Scassellati cart.4, relazione riservata, 22.11.1943, foglio s.n.; , la Contessa Porro venne arrestata dai tedeschi e portata a Como; fu rilasciata e il Porroni dovette lasciare Canzo per motivi di sicurezza personale, sostituito poi da
100 Cfr. ASC, Fondo Prefettura, Carte di Gabinetto, II versamento, Carte riservate Scassellati cart.4, relazione riservata, 29.11.1943, foglio s.n.;
101 Cfr. ASC, Fondo Prefettura, Carte di Gabinetto, II versamento, Carte riservate Scassellati cart.3, relazione riservata, 22.10.1943, foglio s.n.;
102 Cfr. Archivio Privato della famiglia Sagramoso Canzo, 14 maggio 1945, s.n.; Vedi Appendice: Doc. (21);
103 PORRO SCHIAFFINATI GALEAZZO, l’8 settembre si trovava al corso allievi ufficiali della marina, nell’isola di Brioni. Tentò la fuga sulla “Nave Vulcano”, ma la nave fu fermato da un sottomarino tedesco. Tutti gli allievi furono catturati. Galeazzo Porro piuttosto che piegarsi ed aderire alla Repubblica di Salò, preferì partire per il lager. Testimonianza orale dell’architetto Enrico Freyrie, Milano, membro del C.L.N. di Eupilio;
104 Cfr. Arienti Pietro, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite Missaglia Editore 2006, p.168;
105 Cfr. Archivio Privato della famiglia Viganò di Lurago d’Erba, s.d., foglio s.n.;
106 Cesello Brianza, comprendeva gli attuali Comuni di Cesana Brianza e di Suello che sono divenuti Comuni indipendenti nel 1955;
107 Cfr. Archivio Storico A.N.P.I. di Lecco, schede AMG, s.d., foglio s.n.;
108 Cfr. Archivio Privato della famiglia di Nino Pontiggia di Albavilla, Relazione sull’attività svolta dalla formazione partigiana di Albavilla, Battaglione Patrizi delle 2ª Brigata Matteotti, s.d., foglio s.n.; Cfr. ISCPAPC, schede CVL e AMG di Vittoria Rossi Anziché, s.d., fogli s.n.
Laura Bosisio, Guerra e Resistenza in Alta Brianza e Vallassina, Tesi di Laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Anno Accademico 2008-2009

La mamma, Adele Vigevani, era una maestra. Il papà, Guelfo Tommasi, faceva il carabiniere (ma avrebbe abbandonato l'Arma per diventare cappellaio). Ada è nata a Poggio Rusco nel 1916. Ci ha vissuto poco, qualche anno appena, ma l'ha sempre associato alla magia dell'infanzia. Così racconta Gioxe De Micheli, il figlio pittore. Ada Tommasi se n'è andata l'anno scorso. Il suo ricordo è ancora vivo e il suo nome resterà per sempre nell'elenco dei Giusti tra le Nazioni, custodito a Gerusalemme nel complesso di Yad Vashem. Poggio ha scoperto per caso questa concittadina illustre, attraverso un necrologio pubblicato sul Corriere della Sera. Adesso il paese è deciso a coltivarne la memoria. Comincerà con un incontro, in programma domani nella sala Martini della biblioteca comunale (alle 21). Fra gli ospiti c'è anche la poetessa e scrittrice per ragazzi Vivian Lamarque, che è stata studentessa di Ada al liceo linguistico Manzoni di Milano. Di lei racconta: «Mi ha marchiato con la poesia». Allora non si chiamava ancora Lamarque, ma Vivian Provera.
[...] Cioè scrivevo dall'infanzia ma senza pensare alla pubblicazione, Raboni ebbe quasi a mia insaputa le mie poesie (da mio marito Paolo Lamarque)». Tornando ad Ada, lei sapeva dei Giusti tra le Nazioni? «Sì, perché Ada ci insegnava anche storia. E parlava chiaro. Per questo dai colleghi e dalle famiglie era metà amata e metà odiata. Del Giardino dei Giusti l'ho saputo invece dal mio grande amico Gioxe De Micheli, il pittore, suo figlio. Nei musei dove i suoi quadri sono esposti, come nei libri delle mie poesie, c'è Ada, la 'resistenza", a tutti i livelli, che lei ci ha insegnato». Avete continuato a frequentarvi anche dopo la fine della scuola? «Certo che l'ho frequentata, non l'ho più persa, né lei, né la sua 'marchiata" discendenza»
[...] Domani a Poggio ci sarà anche il figlio di Ada Tommasi, Gioxe. Racconterà di come durante la Resistenza la madre e il padre (Mario De Micheli, noto critico d'arte, fra gli ideatori del Premio Suzzara) allestirono un punto d'accoglienza per gli ebrei a Sormano, nella canonica del prete. E da lì li aiutarono poi a fuggire in Svizzera. È così che Ada meritò l'onoreficenza di Giusta tra le Nazioni.
Redazione, Vivian Lamarque: «Ada, la mia maestra che salvò gli ebrei», Gazzetta di Mantova, 29 marzo 2007