I suoi compagni di fede politica vedevano in Pietromarchi il capo ideale dell’Ufficio Spagna che da Roma coordinava la “crociata contro il bolscevismo”. Le funzioni dell’ufficio erano soprattutto di natura militare, ma vi si svolgevano anche compiti di propaganda e mansioni legate alla “assistenza alle popolazioni civili” organizzata dalla Croce Rossa, dalla quale erano evidentemente esclusi gli attivisti repubblicani. Il rapporto ufficiale sull’istituzione e sulle competenze dell’ufficio rimane molto vago: il suo compito sarebbe stato la “centralizzazione di tutte le richieste provenienti dalla Missione Militare in Spagna, coordinamento dell’attività dei tre Ministeri militari onde dare
alle richieste stesse il più sollecito corso ed infine svolgimento di tutte le pratiche relative alla collaborazione con le forze nazionali spagnole”. <11 L’Ufficio Spagna divenne così il centro di collegamento esclusivo tra le truppe italiane in Spagna e tutte le autorità militari e civili a Roma. Faceva parte delle sue funzioni militari il reclutamento, il raggruppamento e il trasporto delle truppe in Spagna, ma anche la raccolta di informazioni.
Pietromarchi si dedicava a questo lavoro con un impegno tale da seguire spesso di persona tutta la fase di reclutamento delle truppe, portando loro, al momento della partenza, anche il saluto di Mussolini. Nel gennaio del 1937 raccontò a Ciano con entusiasmo l’imbarco dei soldati avvenuto nel porto di Gaeta: “Il gran rapporto degli ufficiali a bordo si è svolto, come sempre, in un’atmosfera di vibrante entusiasmo … Gli ufficiali mi hanno fatto la più favorevole impressione: uomini di profondo sentire, compresi della missione loro affidata. Molti di essi hanno tenuto a dirmi la loro soddisfazione e la loro fierezza di riprendere le armi contro il nemico del Fascismo: il sovversivismo internazionale”. <12
Nelle agende e nei diari Pietromarchi si mostra soprattutto convinto della superiorità morale e militare delle truppe italiane su quelle tedesche. Il 22 febbraio 1939 ad esempio annotò nella sua agenda: “Ottimi rapporti [degli italiani] con gli Spagnoli … La nota del Duce, informazioni diplomatiche, che [gli italiani] sarebbero rimasti fino a quando Franco li avesse voluti ha solleticato l’amor proprio spagnolo come pone il rimettersene alla cavalleresca lealtà spagnola. Franco marca la differenza di trattamento tra Italiani e Tedeschi. Gli Alemanni mi fanno sempre dei ricatti”. <13 Ma non solo nei confronti dei Tedeschi viene ripetutamente sottolineata la destrezza delle truppe italiane. Dalle note di Pietromarchi risalta in generale l’estrema sopravvalutazione delle proprie capacità militari da parte degli Italiani, che dopo la conquista dell’Etiopia si credevano invincibili, e che erano intervenuti in Spagna nella convinzione di sbarazzarsi dei “rossi” in brevissimo tempo. <14 Durante la conquista della Catalogna nel febbraio 1939, Pietromarchi rimarcò in modo particolare la preparazione degli Italiani e la dipendenza da loro degli alleati spagnoli. Egli cita il generale Gambara che gli aveva riferito: “Franco ha detto ai suoi che le unità spagnole avevano fatto figura di essere rimorchiate dagl’Italiani. Le migliori unità di Navarra. Hanno sempre cercato di essere allineate coi nostri”. <15
Il senso di superiorità spingeva gli Italiani talvolta al paradosso di considerare il loro sostegno a Franco come un’azione “altruistica”. <16 Lo stesso Pietromarchi era persuaso della “grande bontà del popolo italiano, serenità con la quale sacrifica la sua giovinezza”. <17 L’autoesaltazione si intrecciava qui con il fatto che Franco effettivamente non offrì nessuna concreta compensazione per il sostegno ricevuto dagli Italiani; talvolta il dittatore spagnolo disapprovava anche l’autonomia che essi mostravano nelle iniziative militari. <18
D’altra parte, dalle annotazioni del diplomatico emergono anche i frequenti momenti di insoddisfazione del governo fascista nei confronti dell’alleato spagnolo, che si alternano però con dichiarazioni rivolte a sottolineare i loro buoni rapporti; in tutto ciò, come in molti altri passi dei diari e delle agende, si scorgono sia le oscillazioni dei giudizi di Pietromarchi sia il corso capriccioso della politica mussoliniana. Soprattutto la disperata battaglia per la conquista della città aragonese di Teruel, durata dal dicembre 1937 al febbraio 1938, accrebbe a Roma l’impazienza nei confronti delle operazioni in Spagna.
Gli iniziali insuccessi delle forze nazionaliste furono addebitati esclusivamente all’incapacità degli Spagnoli. Il proprio senso d’onnipotenza alimentò l’immagine dell’eroico combattente italiano, ostacolato nella conquista della vittoria soltanto dal rammollito alleato spagnolo e dalle sue titubanze. Pietromarchi sperava che gli Italiani assestassero alla fine il “colpo decisivo”, per vincere la battaglia rapidamente; <19 e, a proposito dell’atteggiamento di Mussolini verso Franco, appuntò: “Il Duce è ‘stufo’ del modo col quale vengono condotte le operazioni in Spagna. Franco è un uomo senza attributi virili”. <20 Il tenore caratteristico delle annotazioni di Pietromarchi corrisponde in questo periodo alle affermazioni dei militari italiani in Spagna che sentivano il loro valore compromesso dall’incompetenza del comando spagnolo. <21
Il giudizio più duro sulla condotta di Franco Pietromarchi lo espresse più di un anno dopo la battaglia di Guadalajara del marzo 1937, esaminando le cause della sconfitta subita dalle truppe italiane: “Gli Spagnoli non si mossero … Tutta la tragedia di Guadalajara si riassume nella mancanza di riserve … [Franco] … considerò le richieste italiane come dettate dal panico, non volle mai riconoscere la gravità della situazione, ci lasciò nelle contingenze più critiche con una truppa stanca, scossa, insufficiente ad arginare un nemico preciso, insistente, superiore di numero”. <22 Uno dei motivi della sconfitta di Guadalajara fu effettivamente la passività mostrata da Franco in quell’occasione. Dal punto di vista puramente militare non si trattò di un vero disastro, come sottolinea Ranzato, ma il prestigio di Mussolini e delle truppe italiane venne fortemente leso. <23 Sorprende che Pietromarchi adducesse, nell’appunto diaristico, l’insufficiente addestramento delle proprie truppe e dei loro comandanti come ulteriore causa dell’insuccesso. È uno dei rarissimi momenti in cui Pietromarchi lascia sorgere in sé stesso, e nel suo lettore immaginario, dei dubbi sull’invincibilità degli Italiani in Spagna. È evidente che la corresponsabilità di Franco gli rese il fatto più sopportabile, dal momento che, in chiusura dell’appunto, egli aveva già ritrovato la sua fiducia nelle capacità militari delle truppe italiane: “I [volontari] rimasti fecero miracoli. Da allora, dovunque si presentò il Corpo Legionario, la vittoria fu rapida e travolgente”. <24
Le tensioni tra gli Italiani e gli Spagnoli, che si rispecchiano nelle annotazioni di Pietromarchi soprattutto durante il 1938, possono essere interpretate come diretta conseguenza e continuazione dei risentimenti reciproci che la sconfitta italiana di Guadalajara aveva rafforzato. I rapporti culturali tra Italia e Spagna invece erano basati su un ampio consenso, come risulta pure dalle note di Pietromarchi: nella cornice della concezione fascista, secondo cui l’Italia era l’erede dell’Impero romano, il rinnovato legame italo-spagnolo si presentava come ritorno al glorioso passato antico quando le province spagnole, dopo la loro romanizzazione, avevano svolto un importante ruolo all’interno dello stesso impero. Certo, anche questo era un modo sottile per attribuire all’Italia una posizione di superiorità, seppure intesa come magnanimità, individuando in Roma l’origine della latinità e della romanità spagnola. Ma, nella misura in cui si sottolineavano le comuni origini storiche e si propagava la fratellanza, venivano ben compensati i contrasti che erano emersi nel contesto della cooperazione militare. La dettagliata descrizione delle celebrazioni organizzate nel maggio 1938 a Roma in occasione dell’annuale “Giornata di solidarietà spagnola”, testimonia sia l’entusiastica accoglienza dei rappresentanti spagnoli da parte del popolo italiano, sia l’ostentazione teatrale della concordia tra i ceti dirigenti italiani e spagnoli che veniva ancora ampliata dalla visita di luoghi simbolici come l’altare della Patria e la Casa dei Mutilati, nonché da solenni ricevimenti. <25 Nel contesto di questo evento, che ebbe luogo in un periodo di rancori militari tra Spagnoli e Italiani, Mussolini accennò in un suo discorso ai legami di fratellanza e alle affinità esistenti tra i due popoli. <26
Non meno pomposa risultò l’accoglienza ricevuta dal ministro degli Esteri Ciano e dalla sua delegazione in occasione del viaggio in Spagna avvenuto nel luglio del 1939, dopo la vittoria di Franco. <27 Pietromarchi, a cui Ciano aveva espressamente chiesto di partecipare, ne fece nelle sue annotazioni un grande racconto. <28 Con entusiasmo descrive i ricevimenti, le visite delle città, le corride e le parate falangiste. Che la “fratellanza” italo-spagnola dovesse essere confermata e curata anche dopo la fine della guerra, <29 e precisamente, come prima, sulla base della forza unificatrice della storia, emerge non da ultimo dalla ricollocazione di un bronzo dell’imperatore romano Augusto, un
regalo fatto da Mussolini agli Spagnoli nel 1934. La statua fu inaugurata solennemente a Tarragona, dove Augusto aveva vissuto due anni; Pietromarchi era stato incaricato di stilare il relativo discorso per Ciano. <30 Nel complesso, il viaggio si rivelò un grande successo propagandistico per tutt’e due le parti. Ciano fu accolto dai nazionalisti con grande entusiasmo, come confermano sia le annotazioni del diplomatico sia le notizie della stampa dell’epoca. <31
Pertanto, le agende e i diari di Pietromarchi costituiscono una fonte importante per i rapporti tra l’Italia fascista e la Spagna nazionalista. Da essi risulta che non rari momenti di concorrenza pregiudicavano la cooperazione in ambito militare nonostante tutte le affinità ideologiche, ma anche che, soprattutto attraverso la strumentalizzazione del passato, si riusciva ugualmente a creare un sentire comune tra le due nazioni.
[NOTE]
6. Cantalupo, Spagna.
7. Coverdale, Intervention, pp. 165, 167s.
8. Ranzato, Eclissi.
9. Rochat, Guerre.
10. Cfr. Soddu, Pietromarchi.
11. ASMAE, US 5, Relazione Finale, “Costituzione ed Organizzazione dell’Ufficio Spagna”.
12. Pietromarchi a Ciano, 28 gennaio 1937, ASMAE, US 1.
13. Agenda Pietromarchi, 22 febbraio 1939.
14. Cfr. Ranzato, Eclissi, pp. 376s.
15. Agenda Pietromarchi, 23 febbraio 1939.
16. Cfr. B u r g w y n, Policy, p. 163.
17. Agenda Pietromarchi, 13 luglio 1938.
18. Cfr. ibid.; R a n z a t o, Eclissi, p. 377.
19. Agenda Pietromarchi, 15 gennaio 1938.
20. Ibid., 22 gennaio 1938.
21. Il pilota Ettore Muti ad esempio scrisse a Ciano verso la fine del gennaio 1938: “L’onore delle truppe italiane, la combattività, il valore, lo spirito di sacrificio e tutte le altre virtù del nostro combattente, sono affidate alla incompetenza del comando spagnolo”; Muti a Ciano, 25 gennaio 1938, USSME, Fondo Oltre Mare Spagna F. 18, R.4, fasc. 25, Muti a Ciano, 25 gennaio 1938.
22. Diario Pietromarchi, ca. 11 agosto 1938.
23. Cfr. Ranzato, Eclissi, p. 379.
24. Diario Pietromarchi, 21 agosto 1938.
25. Cfr. Agenda Pietromarchi, 28 maggio 1938.
26. Cfr. ibid., 30 maggio 1938.
27. Sul viaggio di Ciano in Spagna cfr. in dettaglio G. Di Febo, Riti, pp. 245-275.
28. Cfr. Agenda Pietromarchi, dal 9 al 19 luglio 1939. Anche nel diario di Pietromarchi si trova una eco di questo viaggio: il 28 luglio 1939 egli scrisse, sotto il titolo Paesaggi di Spagna, una serie di appunti relativi ad alcune regioni spagnole, che però non sono compresi nella presente edizione; cfr. supra, II.3: La veste editoriale.
29. Di Febo vede nell’immagine della “fratellanza” italo-spagnola il “tema ricorrente nel viaggio fino ad assumere il senso di un codice precostituito e quindi la fissità dello stereotipo”; Di Febo, Riti, p. 246.
30. Cfr. Agenda Pietromarchi, 6 e 10 luglio 1939; Di Febo, Riti, pp. 261s.
31. Cfr. i rapporti e le notizie di stampa in ASMAE, Affari Politici: Spagna, b. 58 (1939), “Visita di Ciano in Spagna”.
(a cura di) Ruth Nattermann, I diari e le agende di Luca Pietromarchi (1938-1940). Politica estera del fascismo e vita quotidiana di un diplomatico romano del ’900, Ricerche dell'Istituto Storico Germanico di Roma Band 5 (2009), Istituto Storico Germanico di Roma & Viella S.r.l., 2009 - Istituto Storico Germanico a Roma- Deutches Historisches Institut in Rom: www.dhi-roma.it
Dimas Vaquero Peláez, analizzando l'atteggiamento adottato da Mussolini riguardo alla politica interna spagnola, sostiene che la decisione italiana fu meditata e presa al termine di una lunga riflessione, considerando sempre i possibili esiti che la rivolta avrebbe potuto avere, poiché il duce voleva essere sicuro per decidere di collaborare in maniera definitiva con Franco. Solo alla fine del mese di dicembre si autorizzò l'apertura a Roma di un ufficio spagnolo per il reclutamento di volontari per la Spagna, l'Ufficio Spagna. Questo ufficio venne creato nella sede del Ministero degli affari Esteri: era composto da varie sezioni provenienti dalle tre Armi e dalla Milizia.
L'ufficio doveva funzionare come organo centrale in tutte le questioni che si riferivano alla guerra di Spagna, centralizzando tutte le richieste provenienti dalla missione militare e coordinando tutte le attività dei tre ministeri militari e la loro collaborazione con le truppe nazionaliste franchiste. La comunicazione con la Spagna si realizzava tramite posta e radio, dalle stazioni di Monte Mario a Roma e a Salamanca <118.
Si deduce, di conseguenza, che tutte le operazioni e i rapporti riguardanti la Spagna non fossero in mano solo a diplomatici, bensì erano quasi sotto il totale arbitrio delle alte gerarchie militari italiane e spagnole, tanto che queste ebbero l'autorizzazione per aprire la sede per il reclutamento di volontari per la Spagna dentro la sede del Ministero degli Esteri.
L'ufficio aveva il compito di vigilare sull'intera operazione, centralizzando le richieste e coordinando tutte le attività; il capo dell'operazione era il conte Luca Pietromarchi, diplomatico amico di Ciano <119.
La predominanza dei militari nel rappresentare gli interessi italiani, che era destinata a caratterizzare i rapporti dell'Italia con la Spagna per tutta la durata della guerra civile, era già implicita nelle istruzioni date al generale Roatta, che pur avendo il carattere di consigliere militare, ricevette dal ministro degli Esteri precise disposizioni di occuparsi degli aspetti politici ed economici del conflitto, oltre che dei suoi compiti strettamente militari <120. L'ingerenza di militari nella sfera civile avrebbe avuto in seguito la sua contropartita nell'assunzione da parte del ministero degli Esteri del comando delle operazioni belliche militari in Spagna. Durante l'intero corso della guerra però la rappresentanza in Spagna degli interessi italiani fu in gran parte affidata a comandanti militari; Roatta ebbe il comando delle forze italiane in Spagna sino all'aprile del 1937, cercando di non immischiarsi troppo nella politica
nazionalista, secondo le direttive di Roma <121.
La decisione più importante presa dagli italiani sul fronte della politica interna della Spagna nazionalista fu quella di appoggiare esplicitamente Franco, e non invece qualche altro capo militare o politico; tale scelta fu chiara sin dalla fine di agosto, cioè quando ancora esistevano forte divisioni interne tra gli insorti spagnoli. Le forze nazionaliste in quel momento erano ancora scisse in due tronconi: Mola al Nord e Franco al Sud.
Inizialmente Mussolini non prevedeva di appoggiare Franco come capo della Spagna nazionalista; le richieste di aiuto da parte del futuro dittatore erano state respinte dal duce; solo dopo l'ambasciata di Mola a Roma si decise di inviare aiuti alle forze comandate dal Caudillo <122.
[NOTE]
118 «La decisión italiana fue meditada y llevada a término con mucha reflexión, valorando siempre las posibilidades de éxito que la revuelta pudiera tener, ya que quería jugar sobre seguro. Muy claro lo tenían que ver para decantarse definitivamente por colaborar con Franco. Será a finales del mes de diciembre cuando definitivamente se autoriza la apertura en Roma de una oficina española para el aislamiento de voluntarios para España, l'Ufficio Spagna» Cfr. D. Vaquero Peláez, Credere, Obbedire, Combattere, Mira Ediciones, Madrid 2007, p. 33.
119 Cfr. Il conte Luca Pietromarchi (1895-1978) iniziò la carriera diplomatica nel 1923. Dal 1932 occupò posti-chiave nel gabinetto di Galeazzo Ciano presso il Ministero degli Affari Esteri. Nell'intero periodo della guerra civile spagnola, dal '36 al '39, fu capo dell'Ufficio Spagna. Cfr. Istituto Storico Germanico a Roma- Deutches Historisches Institut in Rom: www.dhi-roma.it.
120 Cfr. M. Lazzarini, Italiani nella guerra di Spagna!, Italia editrice, Campobasso 1994.
121 Cfr. Generale Mario Roatta: (Modena 1887-Roma 1968) è stato un generale e agente segreto italiano: nel 1934 divenne capo del Servizio Informazioni Militari e lo rimase fino all'agosto 1939, anche se solo sul piano formale, poiché dal 1936 fu nominato comandante del Corpo Truppe Volontarie (CTV) italiane nella guerra civile spagnola al fianco degli insorti nazionalisti guidati da Franco. Il controllo effettivo del SIM era passato nelle mani del colonnello Paolo Angioy. Fu infatti, secondo risultanze giudiziarie, Roatta insieme ad Angioy, al colonnello Santo Emanuele ed al maggiore Roberto Navale l'ideatore del piano per assassinare i fratelli Rosselli e numerosi antifascisti che avevano trovato asilo in paesi vicini. Sia il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano che il suo capo di gabinetto Filippo Anfuso sarebbero stati a conoscenza dell'operazione. Nel frattempo Roatta diviene generale di brigata. Cfr. Istituto Storico Germanico a Roma- Deutches Historisches Institut in Rom: www.dhi-roma.it. Si veda inoltre in proposito: Victoria De Grazia - Sergio Luzzatto, Dizionario del Fascismo, Einaudi, Torino 2000, pp. 532-533.
122 Cfr. M. Lazzarini, Italiani nella guerra di Spagna!, op.cit.
Giulia Medas, ¿Quiénes fuerón los voluntarios? Identità, motivazioni, linguaggi e vissuto quotidiano dei volontari italiani nella guerra civile spagnola, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Cagliari in collaborazione con Universitat de València, 2014
La presenza dell‘apparato propagandistico in Spagna cresce con il passare dei mesi. Dai primi momenti di sorpresa e disorganizzazione si passa ad una sempre più massiccia presenza in loco, in quanto ci si può estendere in tutti i territori via via conquistati dai nazionalisti. L‘agenzia Stefani, ad esempio, ha il suo quartier generale a Salamanca, da dove l‘impianto può captare il servizio mondiale Stefani, da cui ricavare e trasmettere i bollettini quotidiani ai giornali spagnoli del fronte nazionale. L'8 dicembre 1936 viene creato a Roma l‘Ufficio Spagna, presso il Ministero per gli Affari Esteri, diretto dal conte Luca Pietromarchi. Nel febbraio 1937 viene installato a Salamanca l‘Ufficio Stampa e Propaganda (USP), con a capo il giornalista Guglielmo Danzi.
Dal novembre 1937 l'USP assume il nome di Ufficio Stampa Italiano (USI). Dal punto di vista radiofonico, l'USP punta su una propaganda massiccia, anche per contrapposizione all‘uso frequente che ne fanno gli antifascisti. Dall‘Italia il Ministero decide di agire su un duplice livello: intercettare ed interferire sulle frequenze delle radio spagnole antifasciste; sviluppare un‘azione più diretta nei confronti della stessa popolazione spagnola, al punto da arrivare alla creazione di Radio Verdad. Lo sforzo compiuto dal fascismo in Spagna, sul territorio spagnolo, è senz‘altro enorme: è il tentativo di costruire una narrazione propria del conflitto. Una narrazione che prevede l‘uso dei grandi temi della propaganda fascista, già utilizzati in passato, e che collimano in gran parte con gli stessi temi della propaganda franchista. È una comunicazione che vuole avere un target variegato. Un target costituito dalla popolazione spagnola, lì dove si può arrivare, e cioè alle zone riconquistate alla causa franchista. Un target costituito però anche dalle truppe italiane, mandate in Spagna in previsione di un conflitto veloce, spedito, e spesso rimaste lì per più di un anno, in condizioni psicologiche molto diverse da quelle, appunto, narrate dalla propaganda. Ed ecco l‘organizzazione di 6 autocinematografi ambulanti, a ripetere in misura minore l‘esperienza compiuta in Etiopia, laddove venivano proiettate le imprese italiane ad una popolazione digiuna di un tale mezzo comunicativo. Ed ecco la nascita del foglio ufficiale del Ctv, Il Legionario. Nato come settimanale, in seguito il foglio diviene un vero e proprio quotidiano. Il foglio, se si considera la retorica cara alla stampa italiana, è molto più contenuto nei toni di quanto ci si potrebbe aspettare. Ciò corrisponde al fine di tenere alto il morale delle truppe, e distrarli per quanto possibile da altre e meno degne occupazioni, come i postriboli che in alcuni casi vengono frequentati. Esso offre dunque un‘informazione ad ampio raggio, non solo con tematiche militari sulla guerra in corso e sulle condizioni del nemico, ma trattando anche di sport ed altri temi più leggeri. Su pressioni di Bastico, il foglio chiude la sua attività a fine settembre del 1938, a causa degli alti costi che la sua produzione comporta, sostituito dall‘invio direttamente dall‘Italia di alcuni quotidiani, sia di informazione che umoristici.
Riccardo Notari, Il fascismo e la guerra civile spagnola. Propaganda e comunicazione, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Salerno, Anno Accademico 2009-2010