giovedì 5 maggio 2022

Sono stati fermati in questa provincia 14 ebrei

Sondrio - Fonte: Wikipedia

La ricerca degli ebrei da arrestare
Già il giorno successivo alla pubblicazione dell’ordinanza di polizia n. 5 del Ministro dell’interno Buffarini Guidi, utilizzando gli elenchi degli ebrei schedati negli anni precedenti e durante la guerra, nonché approfittando di denunce e delazioni, le questure di tutta la R.S.I cominciarono la ricerca delle persone da fermare, casa per casa . A volte, come avvenne anche a Sondrio per Etta Blinder, furono gli ebrei stessi a presentarsi spontaneamente alla polizia dopo aver appreso la notizia delle nuove misure antisemite. La questura di Sondrio si distinse per la celerità con cui procedette all’arresto di 14 persone come si evince dal seguente telegramma inviato in data 6 dicembre 1943 dal questore di Sondrio al Capo della Polizia, Ministero dell’interno “In ottemperanza alle disposizioni ministeriale del 1° corrente sono stati fermati in questa provincia 14 ebrei mentre altri 19 si erano precedentemente allontanati per altra destinazione. Non appena possibile saranno passati in apposito campo di concentramento. Sono inoltre in corso pratiche per il sequestro di beni mobili ed immobili di loro pertinenza”.
L’allestimento del campo di concentramento
Nello stesso tempo furono avviati celermente i lavori di allestimento del Campo di concentramento.
D’autorità e contro il parere del Comune che ne era il proprietario, venne occupato un padiglione sito in via Nazario Sauro “per dare alloggio agli ebrei”. L’allestimento del campo avvenne, per così dire, alla luce del sole. Dal materiale conservato presso l’Archivio di stato di Sondrio risulta che furono coinvolte nell’allestimento almeno 9 imprese locali: Bertazzini Antonio, per tramezzi e tavolati per le baracche, Capararo Cesare per fornitura ferramenta, Azienda elettrica per impianti vari e fornitura lampade, Fratelli Massera per imbiancatura locale, ditta Evandro Gianoli per impianto termo con radiatori, ditta Galli Giovanni per fornitura posa in opera vetri, ditta Del VO’ per piastre in lamiera, ditta Ferrara Rosario per sistemazione di caldaia.
Le ditte (come si evince da alcune delle fatture) sapevano che le forniture richieste erano destinate all’allestimento di un campo di concentramento per ebrei e, poiché si trattava di imprese note in città, che proseguirono la loro attività anche dopo la fine della guerra, colpisce che l’esistenza a Sondrio di un campo di concentramento per ebrei, che funzionò sia pure per un tempo limitato, sia stata completamente rimossa dalla memoria collettiva della popolazione valtellinese.
Nel frattempo il Capo della Provincia Parenti provvedeva, in base alle istruzioni ricevute, ad acquistare materiale lettereccio e utensili per mensa e cucina per allestire il campo, chiedendo al Ministero dell’interno che la spesa venisse autorizzata.
Il 7 gennaio 1944 Parenti poteva finalmente informare il Ministero dell’interno che dal giorno 29 dicembre 1943 era entrato in funzione il campo di concentramento per ebrei che aveva una capienza di 40 persone e che ospitava a quella data 12 ebrei.
La nota oltre a contenere indicazioni precise sulle generalità degli arrestati illustrava sinteticamente le modalità di organizzazione e gestione del campo, che non appaiono difformi da quelle degli altri campi provinciali allestiti nelle altre province.
La vigilanza del campo era affidata a un apposito corpo di guardia composto da 8 militi e 1 sotto ufficiale della GNR; il servizio veniva svolto con sentinelle armate che ricevevano il cambio sul posto.
Per il vitto dei detenuti era stato stipulato un accordo con un fornitore locali e le persone detenute provvedevano direttamente al confezionamento dei pasti.
Per quanto riguarda il funzionamento del campo presso l’Archivio Centrale di Stato è giacente anche copia della corrispondenza tra Prefettura e Ministero dell’interno in merito al sussidio da corrispondere agli ebrei indigenti internati per l’acquisto del vitto.
In data 22 dicembre 1943 Il Capo della Provincia scrive al ministero dell’interno per conoscere l’entità del sussidio e il Capo della polizia risponde in data 5 gennaio 1944 che per quel che riguarda l’indennità di vitto per gli indigenti è necessario fare riferimento alle disposizioni di massima relative agli internati. In data 25 gennaio il Capo della polizia quando ormai gli ebrei da Sondrio erano stati trasferiti a Milano quantifica in 9 lire l’indennità giornaliera.
Ovviamente i soldi non andavano direttamente agli internati nel campo di concentramento, ma servivano a pagare i fornitori del loro vitto.
Chi erano gli ebrei arrestati e poi internati nel campo di concentramento
La nota conteneva inoltre l’elenco degli ebrei internati che corrispondono ai 14 ebrei di cui il Questore con il sopracitato telegramma dava notizie al Ministero:
1) Famiglia Morpurgo composta da Morpurgo Alberto padre, Amelia Curiel madre, Maura Morpurgo, figlia, Bianca Maria Morpurgo, figlia, Alice Annetta Morpurgo figlia. Maura Morpurgo fu arrestata a Sondrio, mentre gli altri componenti a Tresivio (paese vicino a Sondrio). Bianca Maria fu arrestata nel sanatorio dell’Alpina dove lavorava come medico tisiologo. Tutti e 5 i Morpurgo furono deportati ad Auschwitz con il convoglio partito da Milano il 30/01/1944. Solo Bianca Maria sopravvisse alla Shoah.
2) Famiglia Leoni composta da Arturo Leoni marito, Irma Cuzzeri moglie, Elisa e Amalia Cuzzeri sorella di Irma arrestati anch’essi a Tresivio il 2 dicembre e deportati ad Auschwitz con il convoglio partito da Milano il 30/01/1944. Nessuno di loro sopravvisse.
3) Famiglia Kaufman composta da Sofia Kaufmann, ved. Schafranow figlia, arrestata a Tresivio il 2.12.1943, presso il sanatorio dell’Alpina dove lavorava come medico tisiologo e Etta Blinder, ved. Kaufman madre, arrestata a Sondrio dopo che era andata in questura a chiedere notizia in merito all’arresto della figlia.
4) Bloch Hartmann Caterina fu Luigi già internata civile in provincia di Sondrio deportata ad Auschwitz, non è sopravvissuta.
Nella medesima nota il Capo della Provincia segnalava di aver fermato altre 4 persone che però non erano state internate: Bemporad Alma non trattenuta perché da ritenersi appartenente alla razza ariana; Viventi Salvatore e Montalcini Virginia fermati a Sondalo dove erano ricoverati in sanatorio e piantonati in ospedale; Nina Neufeld non arrestata in quanto appartenente a famiglia mista (il marito era ariano), ma sottoposta a vigilanza speciale, e che verrà arrestata più tardi, inviata nel campo di concentramento di Fossoli e deportata ad Auschwitz dove riuscirà a sopravvivere.
A differenza di quanto avvenne per moltissimi altri casi in cui le persone furono individuate per delazione o mentre cercavano di passare la frontiera con la Svizzera, per quanto riguarda almeno 9 degli ebrei internati nel campo di concentramento, ad indirizzare a colpo sicuro la questura fu la costante opera di schedatura e controllo degli ebrei che a partire dal censimento del ’38 era stata effettuata anche in provincia di Sondrio come si può evincere dalla documentazione giacente presso l’Archivio di Stato di Sondrio.
La famiglia Morpurgo, che proveniva da Trieste, si trovava in Valtellina in quanto una delle figlie Bianca Maria Morpurgo, dopo aver perso il posto di lavoro a Trieste, come la sorella Maura, in quanto ebrea, lavorava quale medico tisiologo presso l’Alpina. E’ presumibile che sebbene ebrea fosse stata assunta dal Sanatorio, come già in precedenza la dott.ssa Kauffman, poiché a causa della guerra non era stato possibile reperire personale di razza ariana.
La presenza della dott.ssa Kaufmann in Valtellina era già nota alla Questura di Sondrio almeno dal 1941.
Anche Bloch Hartman Caterina era  già schedata come ebrea in quanto si trattava di un’ebrea proveniente dall’ex Regno di Jugoslavia che aveva soggiornato nel campo di internamento dell’Aprica per poi spostarsi ad Ardenno e quindi a Sondrio. Non abbiamo notizie precise su quando la famiglia di Leoni Arturo fosse giunta in Valtellina. Le ultime notizie note la danno come residente a Genova. Mentre sono in corso ricerche, possiamo ipotizzare che ci fossero stati rapporti di conoscenza con la famiglia Morpurgo e che lo spostamento da Genova fosse avvenuto a causa dei frequenti rastrellamenti messi in atto dai tedeschi nella città ligure.
Anche Nina Neufeld era presente a Sondrio da tempo. Della sua amicizia con la famiglia di Edo Neufeld, trasferitasi a Sondrio dal campo di internamento dell’Aprica e rifugiata in Svizzera dopo l’8 settembre, ci dà testimonianza Alan Poletti nel suo libro "Una seconda vita".
Due aspetti rendono particolarmente toccante la vicenda dei coniugi Morpurgo e di Etta Blinder. Nel caso dei coniugi Morpurgo è lo stesso prefetto nella nota sopracitata a informare che “ Nei confronti dei Coniugi Morpurgo Abram Alberto e Curiel Amelia, ebrei italiani ultrasettantenni (per i quali in un primo momento non fu previsto l’internamento) si era proceduto all’internamento ciò era da imputarsi alla richiesta delle figlie, in quanto gli stessi rimasti soli non avrebbero avuto di che sostenersi. Non è difficile immaginare l’angoscia delle figlie quando dovettero rendersi conto che il campo di concentramento non era, come avevano immaginato, l’ultima tappa delle persecuzioni a cui erano stati sottoposti fino ad allora, ma il punto di partenza verso la “soluzione finale”
Della sorte di Etta Blinder ci dà invece notizia Alberto Cavaliere, nel suo libro I campi della morte dove raccoglie il racconto della cognata Sofia Kauffman su ciò che era avvenuto nei campi di sterminio. Scrive Cavaliere che quando Etta Blinder, la madre di Sofia che viveva con lei a Tresivio, apprese dell’arresto della figlia si precipitò in questura a Sondrio per chiedere notizie e venne così accolta dall’agente di turno: Ha fatto bene a presentarsi da sé signora così ci ha evitato il disturbo di venirla presentare. consulta qui i documenti relativi alle persone arrestate
La consegna degli ebrei rinchiusi nel campo
Già a metà dicembre le autorità tedesche cominciarono a richiedere ai capi delle province della RSI la consegna degli ebrei arrestati e rinchiusi nei campi di concentramento allestiti a livello provinciale. Anche il prefetto della Provincia Parenti ricevette analoga richiesta e fu il primo tra tutti i capi provincia a consegnare gli ebrei alla autorità germanica il 16 gennaio 1944 come si evince da un telegramma firmato Vice Capo della Polizia Travaglio e inviato al Capo della Polizia.
Anche Questore Sondrio telegrafa che comando superiore polizia Germanica ha sollecitato invio tutti ebrei concentrati o vigilati alle carceri di San Vittore (Milano) precisando che mattina 16 corr. d’intesa con Capo Provincia ha disposto traduzione detti ebrei a Milano a disposizione Polizia Germanica.
La Polizia germanica provvide alla deportazione di tutti gli internati ad Auschwitz. A quanto ci risulta è probabile che il campo non sia più stato utilizzato, ma le ricerche in proposito sono ancora in atto.
In data 19 gennaio 1944 comunque a una richiesta inviata dal Ministero dell’interno relativamente alla disponibilità di posti nel campo di concentramento per ebrei, il Capo della Provincia rispondeva dicendo che erano disponibili 20 posti, ma che non si riteneva opportuno l’internamento di persone ebraiche stante la vicinanza con il confine svizzero.
Redazione, Arresto e internamento di 12 ebrei nel campo di concentramento a Sondrio, A68SO