Il ponte Carlo a Praga in uno scatto del 1957 / Mark Susina - Fonte: Lorenzo Berardi, art. cit. infra |
Com’è noto, Curzi entrò in Rai nel 1975 e diventò direttore del telegiornale di Rai3 (che i detrattori chiamavano «TeleKabul» quando l’Afghanistan era comunista e filosovietico). Un altro giornalista de «L’Unità» che forniva contenuti a Radio Oggi in Italia era Carlo Ripa di Meana. Quest’ultimo, a Praga, dirigeva la rivista World Student News, ma nel 1957, in seguito all’invasione sovietica dell’Ungheria, lasciò il Pci e confluì nel Psi, di cui fu deputato. Dopo una parentesi nei Verdi, oggi è presidente di «Italia Nostra».
Radio Oggi in Italia era davvero efficiente, tanto da sollevare diverse proteste al parlamento italiano (a tutti gli effetti era una emittente clandestina). Realizzò anche alcuni scoop, come l’inizio dei fatti d’Ungheria, l’accordo tra Kennedy e Krushev sulla crisi dei missili a Cuba, il fallimento della «legge truffa» (così la chiamavano i comunisti, ma prevedeva solo un premio di maggioranza alle elezioni del 1953), tutte notizie con cui bruciò sul tempo la concorrenza. Iniziava le trasmissioni, inconfondibilmente, con l’«Inno dei lavoratori», cui seguiva l’«Inno di Garibaldi». Ma commise l’errore di essere troppo tenera con Dubcek e la sua «primavera di Praga», così che, paradossalmente, furono i sovietici a chiuderla nel 1968. Invadendo la Cecoslovacchia, i russi avevano occupato, tra le altre cose, Radio Praga, l’emittente statale. I redattori avevano cercato rifugio negli studi della collega italiana ma in poche ore fu occupata anche questa. E chiusa. L’invasione della Cecoslovacchia, diversamente da quella ungherese di dodici anni prima, non provocò alcuna emorragia di iscritti al Pci. Anzi, per i comunisti italiani il 1968 fu l’inizio di un decennio di successi in crescendo. Così come, vent’anni dopo, il crollo dell’Urss doveva portarli, paradossalmente, al premierato e alla presidenza della Repubblica. Della loro radio praghese non ci fu più bisogno.
Ora quella lontana storia è stata riportata alla luce da un libro e un dvd della regista Claudia Cipriani: La guerra delle onde. Storia di una radio che non c’era (www.laguerradelleonde.it), presentati al milanese Circolo della Stampa il 16 aprile u.s. insieme all’autore Niccolò Volpati. Nel documentario vengono intervistati i protagonisti ancora viventi di quella vicenda, tra cui Stella Amici, speaker di Radio Oggi in Italia dagli esordi alla fine. Suo marito era redattore nella stessa radio e ambedue si erano rifugiati in Cecoslovacchia con altri comunisti nel dopoguerra. Altro intervistato (oltre ai già citati Sandro Curzi e Carlo Ripa di Meana) è Aroldo Tolomelli, a suo tempo giovane dirigente del Pci. Nei disordini che seguirono al fallito attentato a Togliatti venne accusato di essere stato mandante di un omicidio e anche lui si rifugiò a Praga, dove diventò caporedattore a Radio Oggi in Italia. Tornato con la Amici quando le accuse decaddero (dal 1963), fu senatore del Pci. L’opera della Cipriani non è né critica né apologetica. E’ solo giornalismo. Utile per chi vuol saperne di più sulla storia dei comunisti italiani.
Rino Cammilleri, La radio del Pci che trasmetteva da Praga, La Nuova Bussola Quotidiana, 22 aprile 2014
La casa da dove trasmettevano le radio - Fonte: Andrea Lawendel, art. cit. infra |
[...] Riporto qui una scheda sul documentario apparsa su Indymedia nei giorni del festival milanese (questa la locandina ufficiale del documentario) [n.d.r.: i collegamenti non sono più funzionali], segnalandovi però che di Radio Praga e Radio Oggi in Italia ha parlato esattamente un anno fa la rubrica dei TGR Estovest in due puntate, la prima delle quali è presente in archivio RAI. Purtroppo non ho trovato la seconda, ma sul sito della trasmissione si trovano alcune indicazioni. [Nota aggiunta il 4 giugno 2013: purtroppo sull'attuale sito Web della rubrica del TG3 EstOvest mancano proprio le due puntate del 1 e 8 marzo 2008 che parlavano di Radio Praga e di Oggi in Italia. Una coincidenza o un tentativo di rimuovere informazioni sgradite a qualcuno?]
autore: Claudia Cipriani
SINOSSI
Protagonista del filmato è Stella, storica speaker di Oggi in Italia, presso i cui studi lavorò dagli esordi alla chiusura. Per la prima volta dopo tanti anni, Stella decide di tornare a Praga per andare a visitare gli archivi della radio e rivedere la balia che accudì sua figlia. Un viaggio nella memoria della radio, dell’Italia degli anni ’50 e del proprio percorso di vita. Un viaggio fatto di emozioni e di ferite ancora aperte. La descrizione di questo viaggio è intercalata da varie testimonianze, tra cui quelle di Sandro Curzi, Carlo Ripa di Meana e Aroldo Tolomelli, per quasi vent’anni caporedattore della radio. I loro interventi rispondono a domande chiave: perché si dovette fare a Praga questa radio? Perché i redattori erano esuli? Perché il governo italiano si accanì per chiuderla? Perché invece fu chiusa dai sovietici? Domande e risposte svelano a poco a poco la storia, stimolando la curiosità e tratteggiando sempre più marcatamente il quadro di una radio scomoda e di una storia sfaccettata.
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Andrea Lawendel, Praga 1950-1968: il racconto di Radio Oggi in Italia, Radiopassioni, 14 marzo 2009
OGGI IN ITALIA fu una radio portavoce del Partito Comunista Italiano, che trasmise in lingua italiana dal 1950 al 1970 da Praga verso l´Italia. Rispetto ad altre radio di propaganda sovietiche (come ad esempio anche Radio Praga o Radio Mosca) le notizie non erano di carattere internazionale, ma erano esclusivamente indirizzate al territorio italiano.
Sull´etere si trasmetteva solo a certi orari della giornata, commentando i fatti del giorno, l´operato del Governo e dei politici, in un ottica di aperta critica.
La radio venne definita clandestina, per il fatto che le trasmissioni erano ascoltabili in tutta Italia su frequenze radio medie, ma di fatto non erano autorizzate alla trasmissione.
Tuttavia, trasmettendo dalla allora Cecoslovacchia, nessuno fu in grado di intervenire anche perché per moltissimi anni, non fu mai chiarito da dove trasmettesse questa radio (seppure, ad onor del vero, diverse interpellanze parlamentari parlarono di Praga, cosí come furono frequenti le critiche mosse dal Governo italiano verso la Cecoslovacchia).
La radio fu gestita quasi interamente da italiani trasferiti in Cecoslovacchia dal PCI nell´ambito di un accordo con il Partito Comunista Cecoslovacco, sotto placet del PCUS di Mosca.
Questi militanti di partito furono trasferiti a Praga prevalentemente per motivi politici, per evitare ritorsioni e anche al fine di evitare processi che furono avviati dalla giustizia italiana negli anni del dopoguerra – per fatti avvenuti nell´immediato dopoguerra, anni che furono turbolenti e pieni di tensioni sociali. Si parla di diverse centinaia di italiani che furono trasferiti in Cecoslovacchia a scopi di tutela e precauzione negli anni 50 e 60 dello scorso secolo.
In realtá, solo pochissime persone furono dedicate al progetto segreto OGGI IN ITALIA (Araldo Tolomelli fu il caporedattore, Stella Amici la speaker storica), e queste avevano precisi obblighi di non svelare la loro identitá (avevano nomi falsi) e nemmeno parlare della radio.
La radio, nei primi anni 50 iniziò a trasmettere dalla sede della Radio nazionale cecoslovacca - Československý Rozhlas, ma proprio per mantenerne comunque l´indipendenza, fu trasferita negli anni successivi nel quartiere di Nusle, a Praga 4, in una villa appositamente dedicata. Negli anni sessanta, le autoritá ceche continuarono a monitorare in maniera distratta l´attivitá di questa radio, poiché non era effettivamente correlata alla realtá del paese, ma era focalizzata solo sull´Italia.
Collaborarono con la radio anche giornalisti italiani di sinistra di primissimo ordine, quali Curzi e Carlo Ripa di Meana ed in generale diversi professionisti dell´Unitá. Si trattó di un progetto unico nel suo genere, molto veloce nel trasmettere le informazioni (si dice che sia stata la prima radio al mondo a trasmettere l´informazione dell´invasione dell´Ungheria nel ´56) e commentare la realtá quotidiana italiana.
Per la storia Cecoslovacca, la radio OGGI IN ITALIA assunse un ruolo importante dopo l´invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia avvenuta il 21 agosto 1968. Queste, immediatamente occuparono la sede della radio Cecoslovacca a Praga 2, Vinohrady, e diversi giornalisti locali di rilevo trovarono rifugio e possibilitá di trasmettere in maniera libera nei 12 giorni successivi, proprio dalla sede di Praga 4 di Nusle. Gli italiani presenti a Praga, erano solidali con i loro colleghi cecoslovacchi e apertamente si schierarono contro l´occupazione. Si tratto certamente del motivo principale che porto´ poi a terminare l´attivitá di questa radio nei primi mesi del 1970 quando in Cecoslovacchia inizió il periodo c.d. di “normalizzazione”.
Redazione, OGGI IN ITALIA - la radio clandestina che trasmetteva da Praga, Il blog su Praga e sulla Repubblica Ceca
C’era una volta una radio italiana in Cecoslovacchia. Si chiamava Oggi in Italia e per 21 anni trasmise fatti, opinioni, cronaca, musica e propaganda antidemocristiana dalla Praga socialista. Un'emittente che ufficialmente non è mai esistita e della quale, oggi, sembra essersi persa la memoria. Eppure, dal 1950 al 1971, questa stazione radiofonica fuorilegge sfidò il monopolio radiotelevisivo pubblico e raggiunse milioni di ascoltatori dal Piemonte alla Sicilia. Venne creata Oltrecortina con uno scopo ben preciso: diffondere la voce del Partito comunista italiano per combattere «le menzogne di Radio Roma», ossia la Rai.
[...] La radio trasmetteva sia su onde medie che su onde corte. Frequenze che raggiungevano tutta Italia, isole comprese, e sulle quali si potevano ascoltare una o due volte al giorno trasmissioni rivolte a un pubblico eterogeneo. I programmi iniziavano in genere alle 20:30, introdotti dal Va, pensiero di Giuseppe Verdi, e proseguivano fino a mezzanotte circa. Come riportato nelle trascrizioni originali, faceva eccezione la domenica, in cui già alle 12:45 andava in onda una «trasmissione per contadini» seguita da una rassegna sportiva, spesso sul campionato di calcio. Il palinsesto comprendeva notiziari, rassegne stampa, interviste, reportage radiofonici, rassegne parlamentari e persino innovative dirette non stop di avvenimenti italiani. Non mancavano contenuti più propagandistici quali un programma di «aneddoti sugli scandali democristiani» e trasmissioni di «denuncia del titismo» jugoslavo.
Tutto cominciò con 30 minuti sperimentali andati in onda nel dicembre 1950. Li curarono cinque redattori, ex partigiani comunisti divenuti esuli a Praga e senza esperienza radiofonica. Nel marzo del 1951 la radio aveva il suo primo palinsesto e nel 1954 dava lavoro a 12 persone. Cinque anni dopo, contava 19 fra redattori, sbobinatori e speaker con 16 addetti agli interni e tre agli esteri. Paola Oliva Bertelli, che ha lavorato per Oggi in Italia dal 1953 al 1960, ricorda nel suo libro Praga, radio clandestina come l’emittente del Pci non fosse un unicum nella capitale cecoslovacca. Dall’estate del 1954 al dicembre del 1955, infatti, ad essa si affiancò Ce Soir en France, radio del partito comunista transalpino e a sua volta indipendente dalle trasmissioni francesi di Radio Praga. Fu chiusa su pressioni dell’allora premier d’Oltralpe, Pierre Mendès-France, come condizione per la firma di una serie di accordi commerciali tra Francia e Cecoslovacchia. Un'azione netta mai intrapresa dai governi italiani dell’epoca che talvolta finsero di ignorare, per scelta politica, da dove trasmettesse Oggi in Italia. Né cercarono di coprirne il segnale, nonostante alcune interrogazioni parlamentari sul tema. Secondo lo storico britannico Philip Cooke, già nell’estate del 1951 il governo De Gasperi sapeva che la radio trasmetteva dalla Cecoslovacchia e inviò una lettera di protesta all’ambasciatore di Praga a Roma. Seguirono altri due timidi tentativi di bloccare le trasmissioni tramite i canali diplomatici, nel 1954 e nel 1958, entrambi senza successo.
Gli italiani approdati nella Praga comunista per fare radio erano giovanissimi, perlopiù ventenni. Molti provenivano dall’Emilia-Romagna anche se non mancavano lombardi, toscani e siciliani. Quasi tutti adoperavano nomi di fantasia e avevano documenti falsi: un diktat imposto loro dal Pci per tutelarne l’anonimato e, talvolta, la sicurezza personale. Su alcuni pendevano infatti accuse o condanne per crimini che avrebbero commesso in Italia durante e dopo la Resistenza, rendendoli a tutti gli effetti latitanti. Come svelava l’ex caporedattore Aroldo Tolomelli nel documentario La guerra delle onde «c'era un accordo fra il Partito comunista italiano e quello locale per avere una redazione composta da emigrati politici in Cecoslovacchia».
Un’intesa fra i leader dei due partiti, Palmiro Togliatti e Antonín Novotný, che non metteva al riparo i redattori dalla legge italiana nel caso in cui fossero rimpatriati. L’articolo 269 del codice penale, abrogato nel 2006, poteva inoltre ritenere quella svolta da Oggi in Italia attività anti-nazionale all’estero, punibile fino a cinque anni di reclusione. Nonostante la sua segretezza, l'emittente era ascoltata almeno quanto le trasmissioni italiane di Radio Praga. Delle circa mille lettere inviate ogni mese a quest’ultima dagli ascoltatori italiani a un fermo posta dell’allora Berlino Ovest, la metà era indirizzata a Oggi in Italia. Questa corrispondenza veniva ritirata da un agente di stanza a Berlino Est, il quale poi la mandava in Cecoslovacchia.
[...] Nei suoi 21 anni di storia, Oggi in Italia è stata capace di scoop giornalistici, anche grazie agli stretti rapporti con il Pci. Già nel 1960, il partito aveva creato un gruppo dedicato a procurare notizie per la propria radio: ne facevano parte cronisti de L'Unità e di Paese Sera e lo coordinava Sandro Curzi, in seguito direttore del Tg3 e di Liberazione. L'emittente poteva inoltre contare su una rete di corrispondenti europei, compresi improvvisati reporter dalle fabbriche di Fiat e Volkswagen e dalle miniere belghe. È grazie a loro che Oggi in Italia fu forse il primo organo d'informazione al mondo a dare notizia dell’invasione sovietica dell’Ungheria nel ’56. E sei anni dopo la radio anticipò la Rai nel comunicare l’accordo fra John Fitzgerald Kennedy e Nikita Chruščëv sulla crisi missilistica di Cuba.
L’Unità era la prima fonte per Oggi in Italia. I redattori di Praga chiamavano Roma ogni giorno alle 16, come ricorda Stella Amici, storica speaker dell’emittente. Le notizie ricevute venivano battute a macchina, e poi lette ai microfoni. Prima del 1960, ricorda Paola Oliva Bertelli, «da Roma e da Milano le redazioni de L'Unità trasmettevano per telefono le notizie a redazioni delle radio di Berlino Est e di Budapest in lingua italiana (Radio Berlino Internazionale e Radio Kossuth-Budapest). Redattori italiani delle due emittenti governative di quei Paesi ci dettavano al telefono i testi che noi incidevamo». Tutto ciò che doveva andare in onda era controllato dal caporedattore. Chi commetteva un errore nel riportare una notizia, o si concedeva delle libertà nel commentarla, doveva poi fare autocritica nella successiva riunione di redazione.
[...] E fu proprio da qui che la Radio Praga Libera creata dai redattori cecoslovacchi rivolse i propri appelli alla popolazione. Le trasmissioni sarebbero durate una decina di giorni, prima che i sovietici scovassero il trasmettitore e le interrompessero. Come rivelato da Stella Amici in La guerra delle onde, nella villa in quel periodo «c’erano quelli che lavoravano a Oggi in Italia, quelli di Radio Praga italiana e quelli di Radio Praga ceca che lavoravano dal mattino alla sera. Perché la notte c’era il coprifuoco e uno o usciva prima che scattasse o stava lì sino al giorno dopo». [...]
Lorenzo Berardi, La radio cecoslovacca del Pci, Centrum Report, 22 gennaio 2019